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Lui & Lei

Come un toro


di 4occhi
07.07.2015    |    11.344    |    5 8.5
"“Ti ho portato qualcosa da mangiare” gli disse, “Devo controllare una piccola cosa del trattorino, se ti va di aspettarmi”, lui era sorpreso, lei era..."
Questa storia parla di persone realmente esistite, due vicine di casa di mia nonna, un po’ di anni fa mi raccontarono la storia dei loro genitori. All’inizio il loro matrimonio non fu così felice, ci fu un’ intoppo ma poi tutto si risolse e nacque un grande amore che diede origine alla loro famiglia. Non mi dissero mai nei dettagli cosa accadde e su questo mistero io ho costruito questo racconto. I cognomi sono inventati.


Tutto iniziò nel dopoguerra, precisamente nel ’47, lei era rimasta vedova senza figli a venticinque anni e pur lavorando come lavandaia, faceva fatica a mantenere i suoi vecchi genitori, un giorno ricevette una lettera che la informava che aveva ricevuto una proposta di matrimonio dal suo vecchio vicino della casa di campagna nel pavese, il signor Mario Consonni, se era interessata avrebbe dovuto rispondere all’indirizzo scritto sulla busta…Restò sorpresa e fece mente locale: ma sì!! Mario!! Era un bellissimo uomo, alto imponente, ma se lo ricordava fidanzato ad una ragazza del paese, chissà cosa era successo? Fece due calcoli: si massacrava di lavoro e non riusciva a pagare tutti i conti, così si sarebbe sistemata…poi qualcos’altro si insinuò nella sua testa, era da quasi due anni che non aveva un uomo e Mario se lo ricordava con piacere, oltre ad essere bello era anche simpatico ed educato. Chissà come era arrivato a lei ? L’avrebbe scoperto, prese penna e carta e rispose affermativamente alla lettera. Dopo una settimana, ad una velocità impressionante, aveva già concordato il trasferimento di lei e i suoi genitori a Villa Verniana nell’oltre Po pavese, dove si sarebbe sposata verso mezzogiorno per poi restare definitivamente nella dimora del suo futuro marito. Era tesa come un violino, sposarsi senza nemmeno vedere prima il suo sposo, senza scambiare due parole, ma così fu : arrivò in paese direttamente alla chiesa, accolta dai pochi parenti di lui, si accorse che del futuro coniuge nemmeno l’ombra. Fu accompagnata dal padre davanti all’altare quando lo vide, alto, di spalle, folti capelli castani, non si girava…le prese il panico, non è così che l’aveva immaginato…Poi gli arrivò di fianco e lo guardò, il cuore le si fermò : il suo volto era attraversato da due enormi strisce rosse che lo deturpavano, restava comunque un bell’uomo, il suo viso non esprimeva nessuna emozione, impassibile, freddo la guardava.
“Benvenuta” e gli porse la mano. Respirò, era bella come l'aveva vista un giorno a Milano. Ecco perché tutta questa fretta e questo alone di mistero, era rimasto ferito e sfigurato…lei lo guardò bene, fregandosene di apparire sfacciata : era lo stesso un magnifico esemplare di maschio, terribilmente virile. Lei gli strinse la mano :” Sono contenta di essere qua !”, si girarono e la cerimonia ebbe inizio. Il pranzo e i regali, il brindisi : lui non la guardava mai direttamente negli occhi, era sempre girato di sbieco come a nascondere la sua vergogna. Fu così che verso sera si ritirarono tutti, lei rimase sola nella stanza nuziale, si era messa una camicia da notte castigatissima ed aspettava il marito. La casa era dotata di elettricità, un’ abat-jour era accesa sul comodino, il letto era a baldacchino con quattro colonne di legno intarsiato e tendalino sopra, lei si era seduta sulla sponda e attendeva…era già stata con un uomo, il primo marito era stato gentile e premuroso, abbastanza da farle provare piacere durante l’amplesso, quindi non aveva paura anzi desiderava fare l’amore con lui. La porta si aprì e Mario entrò, aveva indosso solo i pantaloni, si diresse verso la luce e la spense. Buio . Ora era preoccupata, sentiva il suo respiro farsi più vicino, era davanti a lei, alzò il viso a prendere un desiderato bacio…nulla.
Lui era fermo, tesissimo, in paese c’era una prostituta che lo accettava e si faceva scopare da dietro senza problemi ma ora era con sua moglie e non sapeva come iniziare. Lei si sentì prendere per i fianchi e girare, la mise piegata sul letto, le tirò su la camicia fino alla schiena lasciandole scoperto il sedere . “Mario, cosa fai?” , lui si abbassò all’altezza del suo sesso, sfregò una guancia sul gluteo e con una mano la toccò…un dito, due dita , ad aprirle le labbra. La accarezzava su tutta la fica, lentamente, girava sul clitoride, era senza fiato, era meraviglioso essere blandite in quel modo.
Era come se tutto il mondo fosse concentrato sulla sua passera, sentiva solo quella parte di sé…si stava bagnando velocemente, mosse il bacino a sfregarsi ancora di più sulla mano, le piaceva tantissimo…poi la mano sparì e lei desiderò di più.
Era soddisfatto, si era eccitata, molto bagnata e desiderosa di prenderlo. Lui l’accontentò, senti la punta di qualcosa strusciarsi sui suoi copiosi umori, e lo sentì entrare. Si sentì allargare, riempire.
Si spinse contro, per sentirlo tutto dentro, di più e insieme si mossero dando vita ad una corsa al piacere. Gemevano, lui la teneva per i fianchi e le dava il ritmo, la scopava deciso ma senza fretta. Durò parecchio, lei era in estasi, aveva la passera in fiamme, non riusciva più a resistere, mordendosi le mani trattenne un urlo e venne. Lui continuò un poco e poi con un grugnito si piegò su di lei, le sborrò dentro, felice di non doversi trattenere. Ada sentì il caldo sperma uscire e colarle sulle cosce, ma la cosa la riempì di felicità : voleva dei figli.
Pochi minuti e lui si staccò e se andò di corsa dalla stanza, lasciandola col sedere per aria, stranita ed esterrefatta, soddisfatta ma allo stesso tempo inappagata.
Non poteva restare, scappò e si rifugiò nella sua camera, steso sul letto sereno e svuotato…
I giorni passavano e durante il giorno Mario era preso col lavoro della vigna, la cascina, spesso non rientrava neanche per mangiare fino all’ora di cena, dove mangiava con la moglie e i vari parenti, poi si ritirava. La prima settimana se lo ritrovò tutte le sere in camera e il rituale era lo stesso : mancanza totale di luce, veniva messa alla pecorina e via di scopata.
Fare sesso con lui era fantastico, non aveva mai goduto così tanto : una notte la sorprese sfiorandola col naso, lei al momento non capì, poi senti la bocca di lui farsi largo tra le pieghe del suo sesso…si vergognò, non lo aveva mai fatto…lui la leccava, beveva i suoi fluidi, la succhiava, la sua faccia era immersa nella sua fica, continuò fino a farla venire. Poi la penetrò scopandola per un po’ con solo la cappella e poco altro, restando parecchio esterno, quando anche lui non ne poté più, entrò tutto e venne “Sii…sei mia”…pochi attimi di vicinanza e lui spariva come sempre.
Si parlavano durante il giorno, ma l’argomento era sempre la gestione della vita quotidiana, non si dicevano mai tenerezze e lui faticava a guardarla in faccia, il viso era sempre basso o addirittura girato. Dopo un mese era arrivata al massimo della sopportazione, ok , provava piacere ma si sentiva sola : mai baci e sorrisi, sguardi di desiderio mentre erano a letto.
Si sentiva trattare come una vacca da monta, lui come un toro la montava e poi fatto se ne andava via. Qualcosa doveva cambiare…un dì lei lo raggiunse in vigna, era mezzogiorno e tutti i braccianti erano andati nel fienile per desinare all’ombra e al fresco, lui era una visione: tutto sudato, luccicava sotto il sole cocente, i muscoli risplendevano, tesi liberi all’aria.
“Ti ho portato qualcosa da mangiare” gli disse, “Devo controllare una piccola cosa del trattorino, se ti va di aspettarmi”, lui era sorpreso, lei era bella: una massa di riccioli neri su un corpo flessuoso, due tette piene da cui non riusciva a staccare gli occhi, con quel vestitino a fiori estivo, così attillato, deglutì…si mise sdraiato sotto il veicolo a lavorare. Ada aspettava un’occasione, quello era il momento! Presa da una smania incredibile gli si inginocchiò accanto e senza esitare gli sbottonò la patta dei pantaloni, voleva vedere com’era, sentirlo…mise una mano dentro e gli prese il pene e lo tirò fuori, restò ammutolita era già bello duro…’ma che diavolo..’, lui imbarazzato, restò impietrito quando si accorse e rimase incastrato in quella posizione, la lasciò fare.
Lei lo accarezzava su e giù, muovendogli la pelle, usò due mani per tenerlo e si muoveva.
Il prepuzio si era tirato indietro rivelando la testa lucida. Lui si godeva la situazione, “Prendilo in bocca..” , ‘che cosa gli era venuto in mente!!! Non era una puttana..’, ma lei smaniosa si abbassò a baciarlo. Tanti bacini, come se fosse un bimbo , alcune gocce le scivolarono sulle labbra.
‘Dio! Com’era inesperta, ma era meraviglioso lo stesso…’, poi lo leccò, se lo mise dentro e lo succhiò…’mm…era salato’ , le piaceva parecchio sentirlo mugugnare sotto il trattore e vedeva le sue gambe tirarsi e scalciare nella terra. “Adaaa, no!” , lei non si accorse che stava sborrando, ma lo tenne e la bevve tutta, continuando a tenere la sua cappella in bocca e tenendo l’asta per le mani…’forte, è stata fantastica’ pensò ansimando, “Almeno so come sei fatto..”, corse via verso casa lasciandolo col cazzo al vento, steso per terra…
La sera come se niente fosse, tutto si svolse nello stesso identico modo…’che rabbia !!!’
Ada non capiva perché non si ruzzolasse nel letto con lei normalmente come facevano tutti gli uomini, ma la cosa fatta in vigna gli era piaciuta e lei era consapevole che era piaciuta tanto anche a lui. Doveva parlargli, capire. Lo trovò nella segheria, sempre da solo, in pausa pranzo, “Ciao, ti ho portato da bere”, quando disattento nel guardarla si ritrovò steso sotto delle assi di legno a pancia in su, “Mario ti sei fatto male!?” , “No ma aiutami a spostarle così mi alzo” , sarà la sensazione di sentirsi trattare come un vacca della fattoria, che lei lo ignorò, anzi si approfittò della situazione.
Si tolse le mutandine e si mise su di lui gli sbottonò i pantaloni, estrasse il cazzo e ci si appoggiò su.
Lui si coprì la faccia con le braccia e non si mosse, Ada iniziò a sfrusciarsi, lo sentiva ferreo tra le sue labbra allargate, la sua passera si bagnava sempre di più, scivolava di più, non lo aveva mai fatto così, ma andava bene, meglio che farlo sempre come bovini. Si alzò un po’ e con la mano se lo mise dentro la fica, lo accolse lentamente, voleva godersi ogni attimo e centimetro di quel favoloso pene…”Non ti coprire..”, lui era estasiato, era impalata sul suo cazzo, “Muoviti, ti prego!” , aveva le braccia bloccate quindi cercò di muovere il bacino spingendo col sedere, lei si mosse ad accoglierlo e stringeva i suoi muscoli interni per sentirlo bene. Lei prese la cadenza giusta e continuò a scoparlo cavalcandolo…’più veloce, si così’, sentiva arrivare l’orgasmo, aumentò ancora e strinse ancora di più…anche lui spingeva come un forsennato…l’apice arrivò, sconquassante per entrambi. Sudati ed esausti, rimasero attaccati. Ada si alzò sentendosi le gambe bagnate, prese le assi e le spostò insieme a lui che si sedette nascondendogli il volto, tenendolo basso. Lei allungò una mano e gli accarezzò una guancia, lui trasalì e si scostò…poi per la prima volta sostenne lo sguardo di lei, fissi negli occhi dell’altro…il tempo si fermò, niente si muoveva, un silenzio assordante…”Io credo di amarti” disse Ada, poi se ne andò lasciandolo seduto per terra a pensare.
Quella sera a cena lei prese una decisione. Più tardi nella camera lo aspettava, lui entrò e come da abitudine si diresse verso l’abat-jour, lei mise una mano sul pomellino per impedirgli di spegnerla.
Lui la guardò in attesa, “D’ora in poi mai più luci spente, e facce nascoste. Se vorrai fare l’amore con me queste sono le condizioni, oppure vattene da qui, io non ti voglio!” , decisa lo fronteggiò.
Una rabbia feroce crebbe in lui, ‘non lo voleva?’, la prese per le gambe e la buttò sul letto, le strappò la camicia e si buttò sulla sua passera. Ada lo lasciò fare sperando che si calmasse.
Avido, furioso con la bocca succhiò tutto quello a cui arrivava, la aprì bene con le mani e divorò tutta la sua fica, le succhiava il bottoncino, le infilò un dito dentro…”Non mi vuoi!?”, continuava a penetrarla, aggiunse un dito. “Per questo sei così bagnata?”, lei si aggrappò ai suoi capelli, gli teneva la testa in posizione. Lui si spostò e le prese un capezzolo tra le labbra e lo succhiò, lei gemendo dal piacere si morse un labbro. Lui prese le sue tette finalmente e le strapazzò, godendosele le baciò avidamente. Poi la raggiunse, sistemandosi col cazzo all’entrata…lei lo abbracciò, e gli baciò la bocca. Baci…labbra, lingua, saliva…da quanto non baciava?
Guardandola le prese un labbro succhiandolo, poi ancora l’altro e poi ancora, ancora, ancora…la baciò saccheggiandole la bocca, poi mise la sua lingua dentro, incontrò quella di lei e impazzì di desiderio, gli piaceva rigirarla con l’altra, il suo sapore scivoloso, la voleva mangiare…di baci. Continuandosi a baciare lui la penetrò, e la scopò senza riserve , era giusto, bello, liberatorio…era così eccitato che sentiva i testicoli contrarsi, gli mancava poco…ma non voleva smettere di baciarla, quindi aumentò l’intensità dei colpi, lei si sentiva spaccare in due, le batteva sul fondo…urlarono tenendosi stretti, abbracciati.
Sfiniti, grondanti sudore, si guardarono, lei gli mise una mano sul viso, non si parlarono ma si dissero tutto. Da quella notte le cose cambiarono, diventarono una coppia vera, senza mai più nascondersi. E così due vecchiette adorabili raccontarono dei loro genitori definendolo ‘una grande passione’. ;-)

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