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Ritorno dal passato


di 4occhi
17.10.2015    |    11.147    |    15 9.4
"Non importa cosa sarebbe successo, lo aveva amato, almeno una volta..."
Caterina. Lo vide arrivare al cancello della sua scuola e il suo cuore saltò un battito, il suo corpo si fece caldo e il respiro aumentò, primo anno di liceo, primo amore della sua vita di adolescente.
Lo amava dalle superiori. Amare forse non era la parola giusta, lo bramava.
Il suo corpo, il suo modo di fare, le sue movenze, la voce, tutto in lui la ipnotizzava, la eccitava.
Eppure aveva un fisico normale, smilzo, poco più alto di lei, la classica faccia da bravo ragazzo. Però per lei era le risate, gli interessi, la tenerezza, il sesso, non esisteva nessun’altro nella sua mente.
Erano diventati amici inseparabili, il duo scatenato della loro classe. Aveva provato di tutto per farselo, come apparire nuda in camera mentre facevano i compiti, ma lui niente, come se non avesse visto nulla. Pietro teneva sempre il rapporto su un piano di amicizia e poi all’ultimo anno si era innamorato di una compagna di scuola, una biondina slavata e timida. Piatta come un’asse da stiro, bigotta di chiesa.
Lei la odiava, di sicuro non gliela avrebbe data se non dopo il matrimonio e lui come se si fosse bevuto il cervello la seguiva come un cagnolino…argh!!!
Se non lo avesse amato così tanto gli avrebbe tirato una padellata in testa! Cretino lui e grande stratega lei, le superiori passarono e all’università fu anche peggio. Loro che erano comunque stati sempre buoni amici si separarono, la biondina fece di tutto per separarli e ci riuscì.
Lei si arrese e decise che era meglio metterci una pietra, un masso enorme sopra e si iscrisse ad un ateneo in un’altra città, si buttò nello studio e per un po’ si dimenticò di Pietro e della sua eterna fidanzata Laura.
Si laureò con il massimo dei voti e con lode in medicina, la sua vita era improntata sull’ambizione e la passione per i suoi studi, non esistevano innamorati, stronzate melensi.
Arrivò alla laurea vergine, convinta che il suo cuore e così la sua vagina, non si sarebbero mai piegate all’amore per un omuncolo del cavolo e siccome doveva innamorarsi per entrare in confidenza con qualcuno e farlo ‘entrare’ fisicamente in sé, la sua astinenza si prolungò oltre. Aveva altri progetti per la sua vita, un nobel per la medicina forse ma nessun coinvolgimento sentimentale.
Così arrivarono ai 35 anni, ognuno di loro aveva preso la sua strada:
Caterina neuro-chirurga famosa, faceva la sponda tra New York, Basilea, Milano; Pietro laureato in economia e commercio, gestiva una catena di case di riposo in Lombardia e Laura…Laura faceva la casalinga, la spalla, le pubbliche relazioni del marito. E si perché nel frattempo si erano sposati, ma non avevano avuto figli a coronare il loro imperituro amore.
Si rincontrarono quando Matilde, una comune ex-compagna di classe diede una mega festa nella propria villa in Brianza. Lei arrivò vestita in rosso, un abito al ginocchio che la fasciava mettendo in evidenza tutte le sue curve procaci.
Era una bella donna, lo sapeva e gli ammiratori non le mancavano mai.
Poi si videro, e il resto del salone sparì, erano di nuovo loro due e il mondo intorno.
Si sorrisero e si strinsero le mani come due colleghi qualsiasi,
Caterina stringendo la mano a Pietro provò un dolore fisico, una fame improvvisa, una stretta allo stomaco, lui l’abbracciò appena…Dio, persino il suo odore la faceva star male.
Gli guardò la bocca, le labbra chiare nascoste da una barba castana corta tenuta in ordine, i denti bianchi a sorridere come soldatini pronti a mordere…argh! ‘si mordimi…’ La visione di lui che le mordeva il collo…
Una vampata di desiderio le bloccò il respiro, la sua passera tutto a un tratto reclamò la sua soddisfazione, la sua naturale occupazione, negata per anni, ora tornava prepotente a farsi sentire.
Urlava, protestava la sua vuotezza, richiedeva pienezza, appagamento.
Laura la salutò con un cenno della testa, lei rispose altrettanto.
Si sentì mancare, sembrava che tutti le leggessero nella testa, doveva allontanarsi e riprendersi.
Così scappò in una stanza che sembrava essere una biblioteca, e si sedette prendendosi la testa tra le mani, cercando di calmarsi.
La porta si aprì e vide Pietro entrare, si sedette sul divano vicino a lei.
“Come stai? Mi sei sembrata pallida, pensavo stessi svenendo.”
“Sono solo un po’ stanca, arrivo da Oslo per un convegno” e sorrise.
Lo guardò, con tenerezza, che bello che era. Persino più bello ora che era un uomo, qualche ruga intorno agli occhi, occhi marroni che erano più profondi, lo trovava anche più sexy di un tempo, in giacca e cravatta.
Iniziarono a parlare di cosa facevano, del loro lavoro, era la cosa più naturale del mondo stare lì con lui.
Poi un lampo e un tuono, la luce andò via e si ritrovarono al buio.
Silenzio, sentivano solo i loro respiri e il ciacolare, le risate degli ospiti nel resto della casa.
Si presero le mani, “Vedrai che ora torna, non ti preoccupare” disse lui.
Poi la porta si aprì. “ Ma non riesci ad aspettare?! ” e ridevano, “ Ho una voglia di fotterti pazzesca! ” …Laura?
Lei lo prese e lo tirò con sé dietro il tendone pesante della finestra. Erano stretti attaccati, muti.
Udirono i due nuovi arrivati ruzzolarsi sul sofà, ridevano e si baciavano con foga.
“Quel cornuto di tuo marito dove lo hai lasciato?” ,
“ Sarà a parlare con quella lesbica dottoressa della sua ex-compagna!” , stava parlando di lei, la stronza si era finalmente scavata la fossa con le sue mani.
Ora doveva agire, non poteva più sfuggirgli. Lui non la voleva, non l’aveva mai voluta. Ma quella sera lei avrebbe avuto qualcosa da lui, volente o nolente.
Si girò, vide i suoi occhi brillare, sembrava sul punto di piangere. Eh no! Lacrime per una merda umana no! Quindi si abbassò, si mise in ginocchio. Pietro si irrigidì e lei lo percepì.
Era in trappola…trovò i bottoni dei pantaloni e iniziò a sbottonarli.
Lui la prese per i polsi e le bloccò le mani contro l’inguine. Lui la guardava serio, lei gli baciò le dita e poi le morse…a sangue.
Lui rabbrividì e lei godette di quel tentennamento. “ No” le sussurrò con un filo di voce.
Lei si accorse che nei pantaloni era in piena erezione, “ Si invece”, un’esultanza la fece quasi gridare quando lui lasciò libere le sue mani.
Nel frattempo i due sul sofà si divertivano parecchio, mugolavano forte.
Riportò l’attenzione su Pietro, non aspettò un attimo e aprendo i lembi tirò fuori l’oggetto del suo desiderio, duro, pesante, caldo. Fece scorrere le dita sulla pelle rovente del suo pene e sfregò il viso contro.
L’odore del suo sesso, la durezza, Pietro si era irrigidito di nuovo quindi prima che potesse scappare aprì la bocca e ingoiò il glande.
Lo sentì sussultare, lei chiuse gli occhi e si lasciò andare alle sensazioni del suo cazzo sulla sua lingua, lo leccò, lo assaporò, se lo fece scorrere fino in fondo alla gola. Sapeva di sale e di uomo e lo succhiò con avidità. Pensava che sarebbe morta così volentieri, soffocata dal suo pene e invece pur arrivando fino in fondo il piacere la nutriva, scaldava la sua passera che sentiva inumidirsi.
Lo succhiava e con una mano lo teneva stretto sulla base, voleva che lui non dimenticasse quel momento.
E non l’avrebbe fatto visto che si stava facendo fare un pompino mentre sua moglie si scopava uno a poco più di un metro da loro. Sentì le sue gambe tremare, poi le mani di Pietro si posarono sulla testa di Caterina, le accarezzarono i capelli, la fronte, mentre lei lo torturava baciandogli il cazzo.
Le lacrime arrivarono nello sforzo di ingoiarlo il più possibile, lei prese una pausa breve e lo guardò.
Lui asciugò con la punta di un dito una lacrima, l’emozione era troppo da sostenere per lei, non ci era abituata. " Caterina” , “ No ” , imperterrita riprese nel suo intento, si concentrò solo sul pene, il mondo intero sparì : lui che respirava forte, i due amanti sul divano lì vicino, gli invitati alla festa, tutto.
Con l’altra mano gli prese i testicoli sodi e li massaggiò, continuò a succhiare, succhiare.
Inesperta ma vogliosa di farlo godere…finché sentì lui tirarle i capelli, capì che era al culmine.
Pietro gemette, come se soffrisse, in sintonia lei sentì una contrazione dentro di sé.
Lo sentì irrigidirsi e il primo getto caldo arrivò quasi insapore, il secondo salato e così a riempirle la bocca ma lei succhiò con cupidigia, senza volerne perdere una goccia!
Era sua, tutta sua, era merito suo, il suo premio, la sua ricompensa. Lo sentì rilassarsi, quindi rallentò fino a leccarlo delicatamente.
Dopo secoli sentì il suo corpo pronto a ricevere dentro di sé ma sapeva che non sarebbe successo, mentre ci pensava si sentì tirare su da Pietro e in un secondo come se null’altro accadesse in quella stanza la baciò.
La bocca sporca del suo sperma, la lingua la esplorò, la succhiò avidamente, che meraviglia!
La stava baciando!!! Si abbracciarono e si gustarono, si nutrivano, si sfregavano con ansia e bramosia.
La gioia non le fece sentire più nulla se non il sapore di lui.
Ma il suo volto era umido…lacrime. Cristo! Aveva pianto.
Poi la luce tornò improvvisa e si bloccarono ansimanti.
I due piccioncini avevano terminato o comunque il loro incontro terminò, si ricomposero e uscirono ridacchiando. Pietro e Caterina restarono abbracciati, fronte a fronte, dietro la tenda.
In un secondo realizzò cosa aveva fatto: lo aveva costretto ad una fellatio mentre sua moglie lo tradiva lì vicino. Non osava guardarlo negli occhi. Lui era sempre stato corretto ma tradire mentre veniva a sua volta cornificato, forse era troppo da reggere in una serata.
Due labbra le sfiorarono la guancia e si fermarono ad imprimere un bacio. Lei doveva interrompere quel macigno di silenzio.
" Non centro con le corna che ti mette tua moglie! Non lo sapevo!”,
lui guardava triste verso la finestra, nel buio, fermo. Poi guardandola ,
“Che puttana, vuoi ridere? Non mi ha mai baciato il cazzo, tu sei stata la prima…”, restò allibita, come potevano essere sposati e non aver fatto certe cose.
Lui continuò , " Sai come lo ha preso stasera sul divano? "
...non capiva, " Da dietro, alla pecorina!", lei continuava a non capire,
"Missionario !!! Diceva che era sconveniente farlo diversamente!! Luci spente e via! Il tempo per farmi scaricare i coglioni e poi si addormentava!!! Perché ? "
Oh cribbio, in pochi attimi lui stava rivalutando il suo rapporto con Laura e lei ? Cosa centrava ? Come se le leggesse nella mente :
"Ora penso solo alle tua bocca su di me…non a lei” e mentre lo diceva si piegò a infilarle la mano sotto l'abito, sfiorò la coscia, lento , scostando gli slip , fino al pelo. Caterina non chiuse le gambe, lo guardava dritto negli occhi, da quanto aspettava quella carezza? Quell'intimità? Ora sapeva che sapore aveva un uomo e che meravigliosa sensazione era baciare un pene fino a farlo godere.
“Mi vuoi ancora, lo so . Mi hai preso , ora tocca a me”.
Si girò e la fece sedere sul cassone del termosifone di fianco alla finestra, tirò su il vestito, accarezzò le cosce aprendole e le strappò le mutandine con un colpo secco.
Nessuno l'aveva mai guardata lì, si vergognò ma per orgoglio aprí più che potè le gambe esponendo la sua intimità e Pietro serio, ne approfittò per aprirla.
Pelo nero, labbra rosa chiaro, bagnata, pronta per essere penetrata, un sogno.
Si abbassò e avvicinò la bocca, la annusò…allungò la lingua e trovò pelle e umori, morbida, sugosa.
In un attimo spinse la faccia contro che si bagnò di lei , la succhiava, la beveva e si accorse di avere sete. Una sete infinita, di lei, che gli era piombata nella vita dopo tanto tempo, stravolgendola.
Caterina si godeva la cosa senza fiatare, la paura che tutto potesse interrompersi e sparire era tanta come era tanto il godimento che provava.
Accarezzava i capelli ricci di quella testa che la stava facendo impazzire, non ne poteva più…ma voleva di più. Pietro si alzò, si era abbassato i pantaloni ed era giusto giusto all’altezza della sua passera, il suo pene era sull’attenti, come un siluro punta verso la nave da abbattere, puntava lei. Lei lo prese tra le mani e guardandolo negli occhi : “ Lo desidero da allora…” ,
“Mi spiace averti fatto aspettare, eri la mia migliore amica…”, senza proferire parola entrò, piano, spingendo, fino a quando lei gli addentò un deltoide dal dolore, durò poco ma lui, anche se sorpreso, non si scoraggiò e dopo una breve esitazione continuò a penetrarla. Era fatta. Scopavano. Finalmente.
Non poteva crederci !! Lo sentiva entrare, ansimare, l’aveva presa per i fianchi e dava il ritmo delle sue spinte…era incredibile! Cosa si era persa !?
Piena di emozione lo baciò, siiii !!! Si , era dentro di lei, che gioia!
Lei gli prese il sedere e se lo spinse ancora più dentro, non avrebbe smesso mai.
“ Caterina…sto per venire!” , si guardarono godendosi gli ultimi colpi, urlandosi in faccia il proprio appagamento.
Restarono avvinghiati, senza fiato dopo una intensa corsa al piacere.
Non importa cosa sarebbe successo, lo aveva amato, almeno una volta.
Lo guardò e per un attimo rivide il ragazzino che varcava il cancello della scuola, il suo primo amore, l’unico.
E ancora come se le leggesse i suoi pensieri :
“ Davvero un bel ritorno dal passato, ben tornata a me Caterina”.


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