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Lui & Lei

L' ascensore


di Vincent_W
09.08.2019    |    9.267    |    0 9.0
"Sappiamo entrambi che da un momento all'altro l'ascensore arriverà al piano, la porta si aprirà e potremmo essere sorpresi da chiunque, ma questo è..."
L' ascensore

Assorto nei miei pensieri, mettendo in tasca il tagliandino del parcheggio, che ho appena pagato alla cassa, mi dirigo con passo lento ma deciso verso l'ascensore.
All'arrivo all'autosilos avevo trovato l'ultimo parcheggio disponibile, in cima all'edificio, al sesto ed ultimo piano, che è un enorme terrazzo panoramico nel centro della città.
Questo è quello che accade nelle giornate di pioggia, quando viene paventato lo sciopero dei mezzi pubblici, avevo pensato.

Camminando con l'ombrello ciondolante nella mano, mentre le suole delle scarpe si asciugano e ad ogni passo lasciano un segno più sbiadito sul cemento grezzo, incrocio una donna. Siamo quasi sicuramente, le uniche due persone in tutto l'enorme edificio deserto, silenzioso e lugubre, ad eccezione del tizio distratto che sta nella cabina della cassa.
Di fronte ho lo stretto ascensore e a sinistra c'è la porta dei bagni aperta, con cornice in alluminio naturale e tamponata con pannelli color rosso; io premo subito il pulsante di chiamata e resto in attesa, lei esita qualche instante e come a dire a sé stessa, ma rivolgendosi anche a me data la prossimità, quasi a giustificarsi: - Meglio lavarsi le mani, va !

Entra nel bagno, e inizia a lavarsi le mani nel piccolo lavandino attaccato alla porta, pochi secondi e l'ascensore si apre, entro e per cortesia, come se fossimo due amici insieme, decido di aspettarla, portando l'ombrello davanti al sensore di sicurezza della porta ogni volta che inizia a chiudersi.
Finalmente esce dal bagno, fa un passo verso l'ascensore e con un'espressione tra lo sorpreso, il compiaciuto e il timoroso, mi dice: - Ah, mi hai aspettato !
È lusingata che l'abbia attesa, ma è anche timorosa, non conoscendo nè me nè le mie intenzioni.

In fondo con la mossa strategica del bagno, pensava di evitare questa strana e potenzialmente pericolosa situazione, di trovarsi sola in un edificio deserto, in un angusto ascensore, praticamente in contatto fisico con un uomo che la sovrasta dal punto di vista fisico, per altezza, peso e forza muscolare.
Il fatto poi che io con il mio gesto di cortesia, abbia, in fin dei conti mostrato un interesse nei suoi confronti, e abbia sventato il suo piano di elusione, aumenta a dismisura tutte le sensazioni e le emozioni, rendendo l'intera situazione estremamente eccitante ed erotica.

Lei è nel complesso una bella donna, poco più di un metro e sessanta con dei tacchi non alti, aspetto giovanile, anche se non ha meno di 45 anni, capelli castani ricci, occhi castani, sensuali e furbetti, labbra sottili e naso grosso; per quello che riesco a vedere sotto la leggera giacchetta ha un seno piuttosto piccolo, nonostante non sia una donna magra, indossa una gonna larga con delle pieghe per nascondere il sedere grosso. Le mani sono forti e un po' rovinate.

Con un sorriso, cercando di rassicurarla, le dico: - Si, certo, ci mette una vita a salire al 6º e tornare giù.
-Ma che stella!! Risponde lei rassicurata
Io le chiedo: - A che piano vai ?
-Anche io, al sesto - sorridendo.

Seleziono il piano e l'ascensore parte.
Lei forse per il rilassamento, dovuto al calo della tensione, fa cadere le chiavi e un piccolo sacchetto, i nostri corpi sono praticamente attaccati, io mi abbasso subito per aiutarla e raccogliere gli oggetti, lei volontariamente, o come riflesso naturale per aiutarmi a raggiungerli meglio, allarga le gambe portandone una tra le mie cosce leggermente aperte , mentre io sono quasi inginocchiato.
Avvicino timidamente la mia mano alla sua caviglia, per saggiare la sua reazione; posso sempre far finta che sia un movimento involontario visto lo spazio angusto. E chiedere scusa.

Lei non dice nulla, io aumento la pressione: è ormai evidente che la sto accarezzando e anche lei ormai lo sa, ancora pochi istanti di esitazione, in attesa di un suo ravvedimento tardivo, e inizio a risalire la gamba, alzandomi piano piano. Ormai le mie mani hanno esplorato e accarezzato ogni centimetro delle sue gambe, ormai sono tra le due cosce, la sento respirare forte, poi con intensità cresente, mi incita: - Dai, dai, dai !
Era quello che volevo, mentre accarezzavo l'interno coscia a pochi centimetri dalla sua fica, volevo che l'attesa e la voglia la portassero a desiderare, a chiedere, a implorare le mie mani sulla sua fica, le mie dita dentro. A desiderare, il mio membro dentro di lei, il mio corpo pesante contro lei, a desiderare me!

Le mie mani arrivano alla sua parte più intima e la accarezzano, stringono le sue labbra attraverso i collant leggerissimi neri che indossa.
Sono ormai completamente in posizione eretta, in entrambi i sensi, le sono addosso e le faccio sentire il mio corpo da dietro, le bacio il collo, quello spazio di pelle dove iniziano i capelli, lei si gira cerca la mia bocca, le labbra si sfiorano e lasciano subito spazio alle lingue.

Sappiamo entrambi che da un momento all'altro l'ascensore arriverà al piano, la porta si aprirà e potremmo essere sorpresi da chiunque, ma questo è maledettamente e perversamente eccitante.
Io vorrei strapparle le calze, ma lei capisce e più esperta di me nel movimento le abbassa insieme alle sue mutandine basic, che si arrotolano quasi a formare un tutt'uno con i collant. Questo groviglio di calze nere e mutandine bianche lucide dei suoi umori, tra le sue gambe larghe è molto eccitante ed erotico, sicuramente questa mattina indossando questo intimo non si sarebbe aspettata di essere vista e scopata da uno sconosciuto.

Il suo afrore mi invade le narici, vorrei tanto assaggiarla, ma il tempo è poco... con una mano la masturbo lentamente, producendo uno sciacquettio, per far crescere il suo desiderio.
Con l'altra mano le tocco il seno andando sotto la camicetta, mentre lei sta cercando qualcosa nella sua borsa che ha a tracolla, estrae un preservativo, lo apre e si gira, io libero subito il membro duro e completamente esposto, calandomi pantaloni e mutande; lei me lo mette dopo avermi masturbato velocemente, per saggire la consistenza e la durezza del mio pene, come quando si toccano i frutti al mercato per vedere se sono maturi.

Lei è pronta, si gira, si piega in avanti e appoggia le mani al muro e mentre mi dice:
- Dai lo voglio dentro adesso! - io le alzo la gonna, e aiutandomi con una mano imbocco il membro all'apertura della sua vagina, poi semplicemente spostando il peso in avanti, le sono dentro completamente. In quel preciso momento, din din, l'ascensore di ferma con il solito contraccolpo, che ci fa leggermente sobbalzare e la porta si apre.

Per fortuna non c'è nessuno, ma il momento è stato assurdo, un vero tuffo al cuore. Per evitare che l'ascensore venga chiamato dai piani inferiori, mi allungo e appoggio l'ombrello allo stipite interno, a coprire il sensore per impedire che la porta si chiuda.
Ci troviamo così: lei appoggiata al muro, io dietro di lei che la scopo, e la porta aperta che ogni tanto fa per chiudersi e poi si riapre.
Ora il rischio è anche maggiore, siamo totalmente esposti, in qualunque momento potrebbe arrivare qualcuno dal secondo ascensore posto simmetricamente all'altra estremità dell'edificio oppure dalle scale.

Dopo le iniziali spinte che ci hanno fatto prendere confidenza con la situazione, e raggiungere un equilibrio meno precario, l'amplesso procede in maniera normale, come se ci trovassimo in una stanza d'albergo. È una scopata veloce, un poco rude, senza fronzoli, ma non violenta.
Siamo tutti e due consapevoli di dover finire presto, in quanto la fortuna potrebbe voltarci le spalle in ogni momento ed essere sorpresi da qualcuno, ma non prima di aver avuto il nostro piacere.

Per la natura della scopata sento i primi segni che mi indicano di essere vicino e devo cercare di farla venire prima che sia troppo tardi, così con una mano raggiungo il suo seno e stringo il capezzolo lungo e duro, con l'altra scendo a stimolare il clitoride gonfio.
L'effetto combinato, delle poderose spinte a ritmo veloce, della stimolazione del capezzolo e del clitoride, della mia lingua sul collo e sull'orecchio alternata alle ososcenità che le sussurro, la portano velocemente and un forte orgasmo: la sento emettere un grido che subito cerca di smorzare, la sento cedere sulle gambe, sento le contrazioni dei suoi muscoli vaginali, sento il suo respiro ansimante.

A quel punto mi lascio trasportare e vengo copiosamente, con un numero indefinito di spasmi che mi fanno quasi mancare il respiro ed emettere un suono gutturale.

La scopata è finita, lei come se nulla fosse si tira su mutande e calze, e si ricompone, io tolgo il preservativo, controllo che non sia rotto e poi mi sistemo.
Cerco l'ultimo bacio, lei me lo concede con riluttanza e poca convinzione, io le chiedo il numero di telefono per rivederci, lei mi stupisce dicendomi: - Sono una donna sposata, non possiamo rivederci.

Così come ci siamo incontrati ci salutiamo e ci dirigiamo ognuno alla sua propria auto.



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