Lui & Lei
Banane, zucchine, porri e carote.

24.01.2013 |
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"Sempre con l’ortaggio nel culo la spinsi contro il piano della cucina e senza difficoltà le feci entrare il cazzo nella figa..."
Mi ero ritrovato a seguirla fin da fuori del centro commerciale.Faceva freddo e la avevo vista spingere frettolosamente il carrello davanti a me. Vestiva una giacca a vento chiusa in vita e una minigonna indossata sopra a un paio di fuseaux aderenti, che sottolineava un paio di natiche da sogno. Nonostante un paio di stivali si aggiungesse al tutto, la donna comunicava eleganza e provocava senza essere volgare.
Io spingevo il mio carrello dietro a lei guardando inebriato. Le esigenze di spesa mi avevano poi costretto a perderla di vista.
L’avevo incontrata nuovamente al banco dei surgelati, di fronte a me ma dall’altra parte dei frigo. Sulla cinquantina, capelli castano/rossi, un seno importante su un fisico asciutto… come piacciono a me. I nostri sguardi si erano incrociati e quando la avevo seguita lungo la corsia successiva sapevo che si era accorta di me. Mi accostavo a lei quando sceglieva la merce e mi fermavo a guardarla quando si chinava per prendere qualcosa nella parte bassa degli scaffali.
Poi il solito collega rompicoglioni mi aveva fermato… “anche tu a fare la spesa in pausa pranzo…”. Cinque minuti di chiacchiere e lei era scomparsa dal mio orizzonte. Vabbè tanto…
Restava da prendere solo frutta e verdura. Mele, pere, banane. E proprio accanto a me una mano affusolata, senza il guanto di plastica, si era posata su un frutto insolitamente lungo e lo aveva percorso con il dorso della mano prima di prenderlo e metterlo nel sacchetto. Mi sono voltato a guardare e, accanto a me, di nuovo lei, con un sorriso appena accennato, piegata in avanti a tastare un’altra banana per provarne la consistenza. Poi si era spostata verso le zucchine… stessa procedura: le guardava, ne saggiava la consistenza, poi prendeva le più lunghe e grosse. A quel punto incrociò nuovamente il mio sguardo, accennando ancora quel sorriso provocante. Io ormai avevo nei pantaloni un affare che non aveva niente di meno delle verdure che la signora stava mettendo nel sacchetto. Restai a guardarla mentre aggiungeva alla spesa carote e porri, scelti sempre con lo stesso criterio.
Spingendo il carrello la seguii verso le casse. Lei stava sfilando provocante davanti a me.
Riuscii a pagare alle casse automatiche e a uscire prima di lei. Restai misi in attesa e quando la rividi mi misi nuovamente dietro.
Si fermò dietro a una familiare e appena aprì il bagagliaio:
- Posso aiutarla a caricare? Vedo che ha molte cose e molto pesanti -
- Ma non vorrei disturbare – disse con il solito sorrisino
- Nessun disturbo – risposi – e poi la mia macchina è proprio accanto alla sua e non perdo tempo –
Caricai le sue cose e poi, con una gran faccia da culo – Come farà a casa con tutte queste cose? Sono pesanti –
- In effetti… - rispose ridendo.
Nel giro di un minuto avevo caricato anche la mia macchina e la stavo seguendo lungo una strada che portava fuori città. Ad un certo punto lasciammo la strada principale per entrare in un viale sterrato che terminava nel cortile di una casa di campagna ristrutturata. Affiancai la macchina alla sua, scesi e mi avvicinai per aiutarla a scaricare. Carico di sporte la seguii mentre mi faceva strada fino alla cucina dove mi invitò a lasciare la spesa a terra.
- Siediti – mi disse indicandomi una sedia – io arrivo subito.
Mi trovavo in un bell’ambiente spazioso e luminoso, arredato con gusto; un tavolo lungo con 12 sedie, una parete arredata a cucina, un frigo tipo americano, un’isola per la cottura al centro con un bel piano di lavoro.
Lei rientrò, si era tolta solamente la giacca a vento sotto alla quale indossava una semplice camicia bianca. Bella da morire, si chinò a prendere la borsa delle verdure e la appoggiò sul piano di lavoro di fronte al quale ero seduto.
Mi stava guardando provocante mentre infilava la mano nella sporta e ne estraeva una banana.
- Mi piacciono le banane – disse, e appoggiandosi al bancone sollevò una gamba che mise sul piano di lavoro. La gonna si alzò rivelandomi che non portava le mutande. Il mio sguardo si posò sul suo sesso, schiuso e liscio. Poi si portò la banana alla bocca, tirò fuori la lingua e iniziò a leccarla, a prenderla tra le labbra e a farle un pompino. Intanto non smetteva di guardarmi negli occhi, mentre il ritmo del suo risucchio aumentava. Con la mano sinistra intanto aveva tirato fuori dalla borsa una zucchina, e sempre con lo sguardo fisso su di me, iniziò a spompinare anche quella, mentre con la banana, oramai bagnata della sua saliva, si stuzzicava l’interno delle cosce. Vidi il frutto giallo che entrava nella sua fichetta, lentamente ma inesorabilmente per tutta la sua lunghezza. Gemeva e succhiava e io mi sentivo il cazzo duro come il manico di un cacciavite.
- E tu cosa fai? – disse – vieni e infilami uno dei quei bei porri dentro al culo –
Si girò per appoggiarsi con i gomiti al piano di lavoro, sempre scopandosi la banana e succhiando la zucchina.
Io frugai nella sporta e ne tirai fuori il porro più grosso che c’era. Mi misi dietro di lei slacciandomi i pantaloni e lasciando uscire il mio membro, che saltò fuori come fosse a molla tanto era duro. Lo spinsi in verticale tra le sue natiche con tutte le intenzioni di penetrarla.
- No – disse imperiosa – dopo, prima sodomizzami con il porro – mi ordinò con tono deciso.
Allora senza penetrarla ma continuando a strofinarmi le spinsi il porro in bocca e cominciai a mandarlo su e giù.
- Bagnalo per bene – le dissi da sopra il collo – che poi te lo infilo tutto nel culo, così sarai già bella larga per prendere il mio cazzo! –
L’ortaggio entrava e usciva dalla sua bocca facendo un forte rumore di risucchi e saliva. Il mio cazzo, tra le sue natiche, mi faceva quasi male per la forte erezione. Allora toltole il porro dalle labbra, mi inginocchiai e lo inumidii ancora un po’ passandolo tra fica e culo, dove i suoi umori stavano abbondantemente raccogliendosi una volta colati dalla banana.
Poi le puntai la testa dell’ortaggio sul buchetto, che ne risucchiò subito la piccola testa. Lei ebbe un sussulto e, abbassandosi, se ne infilò nel culo quindici centimetri buoni. Mugolava e si muoveva come in preda alle convulsioni. Non avevo mai visto una cosa del genere. Mi stava bagnando tutta la mano e l’odore dei suoi umori mi riempiva le narici.
Ero eccitatissimo nel momento in cui si tirò su di scatto voltandosi. Mi prese per i capelli e mi fece alzare. Il porro le era rimasto piantato a fondo nel culo, aveva lasciato cadere la zucchina a terra e teneva con la destra ancora la banana nella figa.
- Adesso mi scopi – disse guardandomi negli occhi mentre estraeva il frutto dalla vagina. Era tutto bagnato.
Sempre con l’ortaggio nel culo la spinsi contro il piano della cucina e senza difficoltà le feci entrare il cazzo nella figa. Era bagnatissima e calda. Lei era come una gatta che si dimenava e ansimava intimandomi di sbatterla. La tenevo per i fianchi e la pompavo con colpi forti e profondi.
Improvvisamente sentii che stava puntando la banana che teneva ancora in mano tra le mie natiche. I colpi che le davo mi facevano andare avanti e indietro, e proprio mentre arretravo facendo scivolare fuori dalla sua figa il mio cazzo eccitato, lei con un colpo solo mi infilò tutta la banana nel culo.
Io cacciai un urlo e per reazione le penetrai dentro con forza. Lei in preda a una eccitazione feroce iniziò ad andare su e giù sempre più velocemente, spingendomi il frutto tutto dentro e urlando frasi sconnesse. Io sentivo la banana riempirmi lo sfintere, il cazzo scivolare fuori e dentro di lei, il suo fiato e le sue urla. Esplosi in un orgasmo contemporaneo a quello della donna, animale, sudato, bagnato.
Scivolammo a terra ancora uno dentro l’altra, ansimando. Stremati ma non ancora soddisfatti.
Lei mi chiese se mi piacevano le carote...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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