Lui & Lei
Chiarimenti.. a gambe aperte

15.07.2025 |
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"Il bacino tremava, i muscoli dell’addome si contrapponevano al piacere per contenerlo, ma era troppo..."
TRAMASi erano dati appuntamento dovevano solo chiarire, parole lasciate in sospeso, accuse lanciate via messaggio e troppi silenzi. Il classico “vediamoci e parliamone” con la promessa di essere civili. Ma bastano pochi minuti, qualche sguardo tagliente, e l’atmosfera esplode e sfugge di mano.
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Paola tracciò il contorno delle labbra con mano ferma, lo sguardo fisso nello specchio. come se ogni gesto avesse un secondo fine. Ogni dettaglio del suo abbigliamento era studiato, la gonna che le ricopriva i fianchi, le autoreggenti che salivano le gambe fino a dove la vista si perdeva. Era vero, lei amava vestirsi così. Ma era anche esattamente il modo in cui piaceva a Dante. E questo non era affatto un caso.
Ultimo sguardo allo specchio, sistemandosi una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio. Non poteva negare di sentirsi nervosa. Dopo mesi di messaggi, di incontri falliti e del suo improvviso silenzio, Dante aveva finalmente accettato di vederla. Solo per parlare, si era ripetuta, chiarire, mettere un punto.
Il telefono vibrò sul tavolo. Un messaggio era arrivato. Dante era arrivato, puntuale come sempre, la sua auto nera lucida parcheggiata davanti al suo palazzo. Dante la accolse con un sorriso enigmatico, i suoi occhi scuri che la scrutavano con un’intensità che la fece sentire nuda nonostante i vestiti. “Sei leggermente in ritardo,” disse, la sua voce calma e controllata, come sempre.
“Solo un paio di minuti,” rispose Paola, cercando di mantenere un tono leggero mentre saliva in auto. L’interno dell’auto era immacolato, profumava di cuoio e un costoso profumo maschile. Dante guidò in silenzio, le mani ferme sul volante, lo sguardo fisso sulla strada. Paola si sentiva a disagio. Aveva sperato in una conversazione, in una spiegazione per il suo comportamento, ma l’atmosfera era tesa, carica di un’energia che non sapeva come gestire. “Dante,” iniziò, la voce si era fatta seria, “perché sei scomparso? Non capisco cosa sia successo.” Lui non rispose subito, i suoi occhi fissi sulla strada davanti a sé. Quando finalmente parlò, la sua voce era bassa e decisa. “Non è importante. Quello che è successo ormai è passato.” Paola si sentì frustrata. “Ma io ho bisogno di capire. Non puoi semplicemente sparire e poi tornare come se niente fosse.”
Dante svoltò in una strada laterale, lontano dal traffico cittadino. Fermò l’auto in un vicolo appartato, il motore che si spense si voltò verso di lei, il suo sguardo ora intenso. “ Va bene adesso chiariamo" disse.
Prima che Paola potesse rispondere, lui le afferrò i capelli con una mano ferma, tirandola verso di sé. Il suo bacio fu feroce, la sua lingua che le invadeva la bocca con una durezza che la lasciò senza fiato. Paola tentò di
resistere, ma la forza della sua presa e l’intensità del suo bacio la prevalsero. Si sentì impotente, intrappolata in un vortice di desiderio e paura.
Dante la rilasciò solo per un attimo, solo io tempo di infilarle la mano sotto la gonna tra le gambe e dirle "vedo che sei già bagnata". Con quel suo modo arrogante di chi sa come ottenere ciò che vuole.
Paola voleva protestare, ma le parole le si bloccarono in gola questo trattamento in qualche modo la mandavano in estasi soprattutto quando lui le sfilò la gonna, lasciandola solo con le autoreggenti e il tanga.
Il suo sguardo si posò sul plug anale, che le aveva portato, un oggetto che aveva sempre con sé che lui piaceva usare nei precedenti incontri.
“Mettilo,” ordinò Dante, la sua voce che non ammetteva repliche.
Paola esitò, il cuore che le martellava nel petto. Ma c’era qualcosa nel suo sguardo, una combinazione di desiderio e dominazione, che la fece obbedire. Con mani tremanti, prese il plug e lo inserì lentamente, sentendo
il bruciore piacevole che le si diffondeva nell’intestino.
Dante la osservò con soddisfazione, la riprese per i capelli e le piantò la lingua in bocca talmente in profondità da farla soffocare. Poi si abbassò la cerniera dei pantaloni, liberando il suo cazzo già eretto, la riprese per la testa e la spinse giù “ iniziando a muoverla con un ritmo implacabile. Ogni spinta la riempiva di un piacere intenso, la soffocava, mescolato a un senso di sottomissione che la eccitava e la spaventava allo stesso tempo. Il tempo di prendere aria e subito il suo cazzo finiva alla gola lasciandola senza respiro. “Ti piace essere usata così?” Paola non rispose, il suo corpo che parlava per lei. Si sentiva perduta, travolta da un’ondata di sensazioni che la facevano sentire viva e vulnerabile allo stesso tempo. Dante aumentò il ritmo, le sue mani le afferravano la testa con forza. I suoi occhi lacrimavano facendo scogliere il trucco e la sua saliva usciva ai lati dalla bocca, non aveva neanche il tempo di ingoiare che subito si trovava il suo cazzo in gola talmente in profondità da farle venire coniati di vomito. “Voglio sentire la tua bocca prenderlo tutto,”
disse, la sua voce che si spezzava per lo sforzo. “Voglio che tu lo succhi per me.”
Paola gemette, il piacere che le montava dentro, inarrestabile la sua bocca non si fermava più, risucchiando con una fame incontrollabile.
Finalmente la lasciò respirare, le alzò il viso dal suo cazzo turgido e bagnato e lasciò scivolare la mano tra le sue
gambe e iniziò a masturbarla. Le dita si muovevano con una lentezza cinica, fino a penetrarla con una pressione profonda, lenta, inesorabile. Il gemito di Paola fu immediato.
“Oh diamine! ,” ansimò Paola, il corpo che si contorceva per il piacere. Era un lago, umida, aperta, esposta completamente a lui. E lui lo sapeva. E affondava sempre di più. Lei a quel punto se ne rese conto. “Non posso, non ce la faccio…” “Sì che puoi,” sussurrò lui, la sua voce che la incoraggiava e la dominava allo stesso tempo.
La esplorava con una confidenza feroce, andando più a fondo, più dentro, fino a strapparle un altro gemito, più alto, più intenso.
La sua mano era ben dentro la muoveva con decisione, curvandola verso l’alto, colpendo con precisione quel punto nascosto che la faceva sobbalzare. Ogni affondo era più profondo, più mirato.
Le pareti interne cedevano, calde e bagnate, ma lui non si fermava. Il polso ruotava, le dita affondavano e si piegavano con un ritmo preciso, alternando pressioni lente a spinte più veloci. Ogni colpo si contorceva sotto di lui, incapace di stare ferma. I muscoli delle cosce si contraevano, il bacino si sollevava per seguirlo, cercando più pressione, più profondità. Ogni volta che lui aumentava il ritmo, il piacere diventava quasi insopportabile e il corpo le tremava.
Il punto interno, quella zona spugnosa e sensibile, era martellato con una precisione ossessiva.
"Guarda, la mia mano è quasi sparita tutta nella tua fica.” disse lui accelerando sempre di più il movimento.
Le parole, il suo tocco, il piacere che le montava dentro, tutto si fuse in un’esplosione di sensazioni che la travolsero. Paola guardò verso il basso vedeva la sua mano sparire all'interno della sua fica, era la prima volta che accadeva o che qualcuno aveva osato così tanto. Intanto lui accelerava sempre di più quando improvvisamente gridò, il suo corpo si perse in un orgasmo che sembrava non finire mai. La pressione dentro di lei diventava insostenibile. Il bacino tremava, i muscoli dell’addome si contrapponevano al piacere per contenerlo, ma era troppo. Le sue mani cercavano qualcosa da afferrare, qualsiasi cosa.
Lui non si fermò subito, continuò ancora, più lento, ma fermo, prolungando l'orgasmo. E quando decise che era il momento di uscire dalla sua fica lei ancora in preda al piacere e di aver provato qualcosa di estremamente eccitante, Paola riprese la mano rimettendola dentro con un gesto istintivo carico di desiderio. Voleva ancora continuare.
Le dita di Dante erano ancora calde, lente e riprendevano a muoversi dentro di lei, prolungando il suo piacere. E lei ancora in preda all'estasi continuava a muovere il bacino e lui, la mano, entrando ancora di più.
Il ritmo aumentò. A sua mano si muoveva con urgenza, ma senza perdere precisione. Le dita racchiuse in un pugno curvate, affondavano e premevano esattamente sul punto che la stava mandando fuori controllo. Ogni colpo era un’esplosione che partiva da dentro.
Lei gemette forte, senza freni, le gambe che si chiusero istintivamente attorno al suo braccio, come a volerlo trattenere lì, bloccarlo dentro. Ma lui resistette alla stretta e continuò. Il palmo premeva sull’esterno, amplificando tutto, mentre dentro le dita colpivano, strofinavano, spingevano.
“Sto. sto venendo di nuovo.. Cazzo.. Credo, non lo so…non sto capendo nulla! ” ansimò. Non poteva fermarlo, né voleva. Era liberazione pura.
Un singolo colpo più deciso, una rotazione più profonda, e il suo corpo esplose in un orgasmo violento, incontrollato. Il bacino si sollevò di scatto.
Lei gridò, senza più freni, senza vergogna, finché il suo corpo non cedette, esausto.
Solo allora lentamente lui sfilò la mano, con attenzione, lasciandola vuota e distrutta. Le dita erano bagnate, scivolose. Lei rimase lì, ansimante, ancora aperta sotto di lui, gli occhi chiusi, il respiro spezzato.
Rimase immobile per qualche secondo, il petto si alzava e abbassava a scatti, la bocca aperta cercava aria.
“Oddio…” mormorò appena, senza forza nella voce. Aveva goduto come non le succedeva da tempo, come forse mai prima.
Lui la guardava, “Non sapevo ti venisse così forte,” sussurrò lui, con un mezzo sorriso, portando le dita alla bocca per assaporarla senza distogliere lo sguardo.
“Non sapevo neanche io.”
Quando finalmente si calmò, Dante le afferrò le gambe avvolte dalle autoreggenti le sollevò con fermezza, posizionando i suoi piedi esattamente sul proprio cazzo duro, voglioso.
" Ora fammi sentire questi piedi"
"Prima posso togliere questo? Disse Paola riferendosi al plug.
Ma lui scosse la testa piano, con un mezzo sorriso." No! lascialo. Mi piace quando lo indossi.“ Ma lei lo tolse ugualmente lentamente di proposito e poi mosse i piedi lentamente facendo scivolare il suo cazzo tra le piante.
Paola avvertì il calore della sua eccitazione, i gemiti di Dante, e vista la situazione e l'eccitazione ormai al culmine il suo respiro divenne più profondo, più rapido, finché il suo corpo si irrigidì e il suo pene esplose in fiotti caldi, schizzando sui suoi piedi con molta velocità, senza alcuna resistenza.
“Ti sei sporcato tutto,” disse Paola, con una risata maliziosa, passandosi un piede sull’altro, ancora bagnati. Dante rise e aggiunse "dobbiamo rimandare la nostra conversazione a un altro giorno a quanto pare."
Detto ciò si ricomposero, la situazione euforica ritornava lentamente alla realtà, il motore si accese e con un rombo secco accese l'auto e la riportò a casa. Lo sapeva, era il solito. E quella conversazione? Ci sarebbe mai stata?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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