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Lui & Lei

Sara cap 1


di MissSerena
07.07.2025    |    285    |    2 9.3
"Da una parte c’era il piacere che solo una mazza del genere sa dare, e fra l’altro fra le gambe di un uomo che sa come usarla, dall’altra il dolore puro e semplice perché non poteva farmi un po’..."
“Sara questo è il tuo primo vero appuntamento, vedi di non strafare anche perché per il cliente è la prima visita alla casa, quindi non pressarlo troppo o rischi che scappi.”
Le parole del mio capo non potevano esser più chiare, per quello che era davvero il mio debutto come agente immobiliare.
Avevo da poco preso la laurea breve con un voto neanche eccezionale, così i miei mi avevano tagliato i viveri ed io ero stata costretta a cercarmi un lavoro, finendo dopo un paio d’anni di precariato in un’agenzia immobiliare con un contratto degno di questo nome.
Così a neanche ventiquattro anni mi apprestavo al mio primo vero incarico di vendita, con la segreta speranza di farcela, se non altro perché iniziavo ad esser a corto i soldi, e quelli della provvigione sarebbero stati una bella boccata d’ossigeno per le mie casse.
Ad esser sincera avevo speso e molto per la mia persona, investendo molto fra estetista e parrucchiera, oltre che un paio di bei vestiti che facessero risaltare il mio fisico dall’alto del mio metro e settanta, ma soprattutto senza un filo di grasso o di cellulite.
Guardai nella cartella di vendita e mi colpì subito il nome del mio primo potenziale cliente.
“Ma come fa uno a chiamarsi Romney ? E per giunta Ascot di nome.” pensai mentre aprivo l’appartamento che dovevo presentare.
Chi si presentò però era tutto tranne che ridicolo, ma un gran bel pezzo di maschio dalla pelle scura ma non troppo, con tanto di vestito di gran classe e valigetta in cuoio, così elegante da far sfigurare il mio abbigliamento della domenica.
“Ascot Romney ? Sono Sara Gezzero dell’immobiliare MyCity.” gli dissi allungando la mano che lui strinse brevemente.
“Piacere anche se m’aspettavo un uomo, se non sbaglio si doveva chiamare Aldo.”
“Sì, è un mio collega ma oggi ha avuto un problema personale e l’agenzia ha mandato me. Quindi se mi vuol seguire le mostro l’appartamento, e non si faccia problemi se ha domande da farmi.”
“Possiamo darci del tu ? Insomma, lei è poco giovane di me, ed il lei mi fa sentire più vecchio di quel che sono.” mi chiese mostrando un sorriso a trentadue denti.
“Va bene Ascot, posso chiederti che lavoro fai, tanto per capire le tue esigenze.”
“Faccio l’attore nei film porno.” mi disse come se fosse la cosa più naturale del mondo e lasciandomi senza parole.
Dopo un attimo di comprensibile esitazione, iniziai a mostrargli l’appartamento nel modo più professionale possibile, ma dalla mia testa non riuscivo a togliermi il pensiero che doveva per forza di cose avere una gran mazza, e che visto il lavoro doveva anche saperla usare anche bene.
Ebbi anche la netta sensazione che lui guardasse più il mio fondoschiena che le varie stanze, e quasi inconsciamente presi a sculettare non dico in modo vistoso, ma mettendo maliziosamente in mostra quello che forse era un pezzo forte del mio fisico.
Finito il giro dell’appartamento ci ritrovammo nel salotto, e lì la discussione si fece subito infuocata.
“Scommetto che ti serve un posto che funzioni anche d’alcova.” gli chiesi sfiorandomi le labbra con un dito “E del resto uno come te chissà quante donne ha dietro…”
“Non è proprio come credi, ma sì la compagnia femminile non mi manca, anche se è diverso farlo sul set da quello che si fa con una donna che non deve recitare, e sia chiaro la seconda dà molta più soddisfazione.”
“In effetti una donna può anche fingere, mentre un uomo alla fine deve pur venire o sbaglio ?”
“Sì ma non è solo quello, però è inutile parlarne perché sono cose che una persona deve vivere.”
“Non credo che sia così.” gli dissi avvicinandomi ancora di più a lui.
“Lascia la borsa e ne parliamo.” mi rispose con un chiaro tono di sfida.
A quel punto non mi rimase che far cadere la mia borsa a terra e togliermi il bolerino che avevo indossato la mattina, ma come Ascot fece per avvicinarsi, lo spinsi contro il muro per poi infilargli la lingua in bocca, neanche fossi un’adolescente al suo primo bacio.
Lui non perse un solo attimo per sollevarmi il vestito e mettere le mani sulle mie chiappe, ma fu un massaggio quasi dolce, un farmi sentire sua ma come vera donna e non come una che la stava dando ad uno sconosciuto.
Io non restai però con le mani ferme, anzi ne feci scivolare una sulla sua patta per saggiarne la consistenza, rimando quasi sconvolta da quello che sentivano i miei polpastrelli. Volendo togliermi ogni dubbio iniziai a muovermi per arrivare vicino al divano, dove feci sedere Ascot, il quale aveva ben capito dove volevo arrivare.
“Eccoti servita.” mi disse calandosi i pantaloni per poi sedersi “Ora vediamo cosa sai fare tu.”
In realtà non feci nulla, ipnotizzata dalle dimensioni extra-large del suo pene, anche perché non ne avevo mai visto uno così grande, e non era neanche in piena erezione.
Non potevo però, dopo tutto quello che avevo fatto, scappare via magari urlando terrorizzata da quella bestia, così mi inginocchiai fra le sue gambe e presi a baciargli la cappella, che era grossa più o meno come una bella prugna.
Con non poca fatica riuscii a mettermela tutta in bocca, ma a quel punto non potei fare molto altro, se non girarci intorno con la lingua. Cercai di far scivolare le labbra lungo quell’asta, ma questa era troppo grossa, e mi sentii non poco ridicola in quella posizione.
Ascot però non solo non disse nulla, ma sembrò gradire quello che riuscivo a fare anche se era abituato a ben altri trattamenti.
“Vieni qui vicino a me.” mi disse battendo la mano sul divano “Ma prima togliti le mutandine.”
“Certo che ti piace comandare !” gli risposi sorridendo, per poi fare esattamente quello che mi aveva chiesto.
Sdraiata al suo fianco gli presi la mazza in mano, ma soprattutto lo baciai questa volta con passione e non più come una ragazzina, mentre la sua mano scivolava in mezzo alle mie gambe. Lasciando solo per un attimo l’oggetto del mio desiderio, mi tolsi l’abito che oramai era solo d’impiccio, poi cercando di non farmi troppo male da sola, decisi d’impalarmi su quel gigantesco palo di carne viva.
Far entrare la cappella fu relativamente facile, ma una volta superato quell’ostacolo il resto non fu certo semplice. Nonostante cercassi di scivolare verso il basso molto lentamente, penetrarmi con quel gran cazzo in modo ‘civile’ mi parve un’impresa disperata, perché mi bloccavo sempre per il dolore.
“Rilassati e lascia fare a me.” mi disse Ascot cercando di tranquillizzarmi
Lui iniziò a dare delle piccole spinte dal basso mentre mi teneva quasi sospesa per aria, ma così facendo riuscì a mettermi dentro tutta la sua mazza.
“Vedi che non è stato poi così difficile ? Basta fidarsi e il resto viene da sé.”
Sentendo quelle parole ebbi l’irrefrenabile desiderio di baciarlo, cosa che feci mettendoci tutta la mia gratitudine per non avermi fatto male, per poi cercare di muovermi volendo godere insieme a lui. Non era però tanto una questione d’inesperienza, e del resto non ero certo una ragazzina alle prime armi, quanto di non sapere proprio come fare a cavalcare uno stallone del genere, così dopo qualche minuto in cui riuscii a combinare ben poco, lasciai che fosse lui a prendere il comando delle operazioni.
Mi ritrovai così in piedi piegata in avanti con un piede e le mani poggiate su un tavolino, con Ascot che mi prese subito da dietro riempendomi la passera col suo immenso pene. In principio lui spinse davvero piano, più che altro per farmi riabituare a quell’ingombrante presenza dentro di me, facendomi però godere davvero tanto, ma quando poi il ritmo si fece più intenso iniziai a provare sensazioni così contrastanti che sono anche di difficile spiegazione.
Da una parte c’era il piacere che solo una mazza del genere sa dare, e fra l’altro fra le gambe di un uomo che sa come usarla, dall’altra il dolore puro e semplice perché non poteva farmi un po’ male lo scorrere di tanta grazia dentro il mio sesso.
A larghi tratti dominava il godimento, ma quanto questo lasciava un po’ di spazio alla sofferenza, questa era quasi lancinante, ma, nonostante ciò, non dissi nulla per farlo fermare.
Rimasi in silenzio, anche se per modo di dire visto che gemevo senza sosta, anche quando mi mise carponi sul divano per stare entrambi più comodi, anche se in quella posizione lui poteva spingere molto di più, cosa che fece aumentare vertiginosamente le sensazioni che provavo ogni volta che mi era del tutto dentro.
Arrivammo quasi insieme all’orgasmo, che lui mi schizzo sulle chiappe per non venirmi dentro, e che mi lasciò in uno stato di semi incoscienza che durò diversi minuti.
“Sai che hai un bellissimo culo ?” mi chiese cogliendomi del tutto impreparata.
“Scordatelo ce l’hai troppo grosso e mi spaccheresti in due.” gli risposi avendo ben capito le sue intenzioni.
“Scommetti che neanche te ne accorgi ? Anzi facciamo così, tu lasci che ci provi e al primo dolore me lo dici e io smetto ok ?”
“Davvero ti fermeresti se te lo dovessi chiedere ?” gli domandai con una certa curiosità.
“Parola di boy-scout ! E poi non mi piace far male alle donne, lo trovo non da uomo ma da miserabile.”
“Va bene dimmi solo cosa devo fare.”
“Nulla rimani ferma così e lasciami prendere i miei ferri del mestiere.”
Non compresi quali strumenti potesse usare sul set se non la sua mazza, ma quella non doveva certamente prenderla da qualche parte, ma poi lo vidi tirar fuori dalla sua valigetta una boccetta d’olio e diversi giocattoli sessuali.
“Ma tu giri con quella roba ?” gli chiesi quasi ridendo.
“No però me li hanno dati chiedendomi di usarli per poi dare un giudizio, diciamo che tu sei un po’ la mia cavia, ma tranquilla che sono oggetti che so usare più che bene.”
Ascot iniziò ad accarezzarmi il sedere avvicinandosi sempre di più al buchetto, che pur non essendo più vergine da tempo, non aveva mai visto un pene come il suo. Con estrema attenzione fece entrare un po’ d’olio nel retto per poi quasi spingerlo dentro con le dita, allargando nello stesso tempo l’ano usando entrambi gli indici.
Quello che in fondo poteva considerarsi un massaggio, per quanto fosse perverso, ebbe l’ovvio effetto d’eccitarmi a dismisura, tanto che dovetti trattenermi dal chiedergli di farmi sua seduta stante.
Quando prese uno strano fallo anale mi sodomizzò con la sola punta di questo, una sorta di uomo leggermente più grande del manico, facendola poi uscire e rientrare diverse volte anche per dilatarmi l’ano. Il piacere che provavo non era più controllabile, e così presi a gemere sempre più forte, alzando ancor di più il volume quando lasciò il fallo per prendere un plug di notevoli dimensioni che mi ritrovai dentro quasi senza accorgermene.
“Ora sei pronta lascia solo che mi unga bene il cazzo altrimenti ti rompo il culo.”
Non so quanto lubrificante mise sulla sua mazza e dentro il mio buchetto, ma che, quando iniziò a penetrarmi quel gran bastone una volta tolto il plug, sembrava scivolare dentro senza trovare alcuna resistenza, e che ben presto mi ritrovai lo sfintere pieno come non avrei neanche potuto immaginare.
“Allora ti ho fatto male ?” mi chiese come se volesse una conferma.
“Poco ma non importa, adesso fammi godere.”
Ascot iniziò a scoparmi con tutta calma, aumentando costantemente il ritmo man mano che capiva che mi stavo dilatando sempre più. Quasi istintivamente portai una mano fra le gambe, per ritrovarmi la passera che era un vero e proprio lago, ma del resto stavo godendo moltissimo.
Lui non mi fece mai spostare se non poco prima di venire, quando mi fece sdraiare sul divano per sodomizzarmi guardandomi in faccia, come se volesse vedere quanto piacere mi stava donando. Ebbi un violento orgasmo, amplificato forse dal fatto che lui non si fermò per un attimo, e per la prima volta in vita mia mi sentii una vera porca, anche se quella sensazione mi piacque moltissimo.
“Vuoi che ti sborro dentro ?” mi chiese poco prima di venire.
“No voglio essere io a farti venire.”
Ascot si mise quindi seduto sul divano e subito dopo presi a segarlo tenendogli la cappella in bocca, sino a quando non mi ritrovai la gola piena del suo seme.
“Mio Dio ma voi agenti immobiliari siete tutte così assatanate ?” mi chiese ridacchiando.
“No anche perché i clienti non sono tutti come te.” gli risposi ridendo a mia volta “Solo non mi hai detto se l’appartamento ti piace.”
“Sì e non perché ho scopato con te, è quello che mi serve ed il prezzo è nelle mie possibilità anche se uno sconto è sempre bene accetto.”
Mi rivestii per poi chiamare l’ufficio e chiedere di potergli far firmare il contratto riducendo di poco la cifra richiesta dal proprietario, e una volta avuto il benestare del mio capo, sistemai tutti i fogli davanti ad Ascot per chiudere l’accordo.
“Posso chiederti se un giorno ti andrebbe di venire a cena con me ?” mi chiese poco prima d’uscire.
“Sì ma solo se il dopocena non è solo un drink in un bel locale.” gli risposi facendogli l’occhiolino.
“Stai tranquilla e poi sai dove abito giusto ?”
Ci mettemmo a ridere di gusto tutti e due, poi tornare nel mio ufficio brandendo il contratto come se avessi vinto il premio Nobel, ed iniziando così la mia carriera nel ramo immobiliare.

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