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Lui & Lei

Diego e Roberta


di FWB84
31.05.2023    |    1.691    |    0 10.0
"Fu allora che Diego prese il suo arnese e lo piantò sull’ingresso di Roberta, provocandole ancora una scossa, facendola trasalire di piacere non appena fu..."
Roberta è una splendida ragazza, occhi azzurri profondissimi, capelli biondi e ricci appena appena sulle spalle, che contornano un viso angelico dai lineamenti con i tipici tratti del nord Europa. Non passa inosservata, Roberta: il suo sedere morbido, la sua quarta misura di seno si muovono all’interno dei suoi vestitini soffici e leggeri che gli si posano addosso come se fossero cuciti su misura, una grazia ed un’eleganza nei modi che non si trova facilmente nelle altre donne in giro per la città. I tatuaggi sulla cui coscia destra, la spalla ed il fianco sinistro contribuiscono a definire altresì la sua grossa autostima, la consapevolezza di poterlo fare venire duro a chiunque posasse lo sguardo su di lei, la coscienza del fatto di poter essere il pensiero su cui gli uomini che incontra tutti i giorni per strada, al lavoro, al bar o nei negozi si masturbino proprio pensando a lei, dedicandole un orgasmo che solo in parte celebra ciò che lei dal vivo potrebbe donare loro.
Si è trasferita da poco in uno squisito appartamentino in centro, una mansarda che chiude un piccolo condominio, dove c’è un’unica altra abitazione sotto alla sua.

Dove vive Diego.

Lui è un ragazzo alto e sportivo, la barba lunga come comanda la moda, le spalle ampie e forti, gli abiti sempre perfettamente abbinati, la scia del Christian Dior che lascia sulle scale dietro di sé rimane spesso nell’aria fino ad incontrare l’olfatto di Roberta, che si immagina quel profumo addosso a lei tante volte, troppe ultimamente per lasciarle inascoltate, ricambiando inconsapevolmente i pensieri erotici che Diego elabora su di lei.
L’uomo l’aveva notata, era impossibile non farlo d’altro canto, fin dal primo incontro nelle scale proprio nei giorni successivi al trasloco: la sua esuberanza fisica e caratteriale non fecero altro che instillare dentro di lui un pensiero, un chiodo fisso che saltava fuori ogni volta che la incontrava in garage o quando clandestinamente la osservava scendere le scale dallo spioncino della sua porta d’ingresso.

“Chissà com’è a letto…”.

E lei sembrava aver carpito la sua curiosità nei suoi occhi, tanto che ogni volta che si masturbava in camera da letto, la sera d’estate, con il caldo che ti obbliga a tenere le finestre aperte, i suoi gemiti, i suoi urletti di piacere venivano colti nitidamente da Diego che, quasi come ipnotizzato, prendeva a masturbarsi anche lui, con il suo cazzo che non riusciva a resistere a quel richiamo, quasi come fosse il canto di una: aveva bisogno di un orgasmo proprio nell’esatto momento in cui anche lei, a qualche metro di distanza da lui, ne stava godendo.

“Mi aiuteresti con una serranda che ho tirato su troppo forte e non riesco più a tirare giù?”

Diego era appena uscito da sotto la doccia, i capelli ancora umidicci, la maglia attillata addosso a sottolineare i suoi pettorali ed i suoi deltoidi, i pantaloni della tuta morbidi ed aggrappati ai suoi fianchi e quando lei lo vide dovette faticare per non sussultare davanti a lui.
Era tardo pomeriggio, quando Diego si sentì rivolgere quella domanda, subito dopo aver aperto la porta ed essersi trovato davanti Roberta: in abiti casalinghi le faceva quasi più sesso ancora che quando la esaminava scendendo di corsa le scale la mattina: i capelli raccolti e gli occhiali da vista, la maglia larga sotto cui quelle splendide tette stavano su, i leggins che le strizzavano le chiappe, lasciando intuire la sagoma della brasiliana di pizzo.
Arrivarono nel suo appartamento dopo soltanto due rampe di scale, lei aprì la porta e lo invitò ad entrare.
“Dov’è il danno? Sono una frana con i lavori manuali, ma vedrò che posso fare tanto peggio di così non credo che possa andare” chiese Diego sorridendo sornione, con il pensiero fisso che ritornava ad urlare a squarciagola nella sua testa. Lei lo fece entrare in cucina e gli mostrò la serranda da riparare e gli disse che nel frattempo avrebbe preparato il caffè, come incentivo alla riparazione del problema. “Anche se vorrei ricompensarti in un ben altro modo” penso quasi a voce alta Roberta, a quel punto molto eccitata anche lei, come se avesse sentito in qualche modo i provocatori pensieri del suo vicino di casa.

In un attimo Diego risolse il problema e si appoggiò alla penisola in attesa della sua ricompensa: lei gli dava le spalle e lui si dovette sistemare il pene in mezzo alle gambe perché quella visione stava cominciando a dare i suoi frutti, come naturale che fosse. Presero il caffè parlando del più e del meno, da buoni vicini, ma adesso lui voleva sentirla godere come quando l’ha sentita la sera prima, proprio nel letto della stanza accanto a quella in cui si trovavano in quel momento. Con una scusa lui fece per avvicinarsi e lei non perse tempo, un bacio a stampo per sapere cosa aspettarsi da quella situazione, se quello che stava già pregustando nella sua testa sarebbe davvero accaduto di lì a breve. Un attimo di stupore, quasi come se non se lo aspettasse, e lui ricambiò, con passione cominciarono a baciarsi violentemente, era la scintilla che stavano aspettando entrambi, scoppiò l’incendio e loro erano fuoco e fiamme.

Le mani addosso a lei, sempre più desiderose di conoscere cosa ci fosse sotto i vestiti, cominciò a baciarla e leccarla ovunque, con i gemiti di soddisfazione da parte sua quando da sotto la maglia e da dentro al top, tirò fuori quei due seni sbalorditivi con due capezzoli enormi che imploravano di essere succhiati: Diego non se lo fece ripetere due volte ed aveva bocca, lingua e denti proprio in mezzo alle sue tette, lei mugolava di piacere, stringendo la sua testa addosso a sé e cominciava a bagnarsi copiosamente tra le gambe. Allungò le mani sul suo petto, gli fece letteralmente volare via la maglietta e cominciò anche lei ad affibbiargli lo stesso trattamento che stava subendo fino a qualche istante prima, mordicchiandogli i capezzoli ed affondandogli le unghie sulla schiena. Strusciandosi addosso a lui, Roberta sentì quanto fosse eccitato ed in men che non si dica lui si ritrovò con i pantaloni ed i boxer abbassati ed il cazzo dentro la bocca di lei.
Succhiava, succhiava fortissimo. Dal glande all’asta alle palle, tutto era alla sua mercé, ne stava adoperando come se fosse suo, con gli occhi di lei che cercavano quelli di Diego mentre con la sua bocca e la sua lingua era impegnata a procurargli piacere, mentre le sue mani giochicchiavano con i suoi testicoli, pratica che lui adorava durante un pompino.
Diego stava letteralmente impazzendo di piacere, con la mano dietro la testa di lei continuava a suggerirle come muoversi e quanto a fondo andare. Lei aveva già bagnato brasiliana e pantaloni, quando lui la stacco da quel pompino divino che stava facendo e la agguantò per poggiarla col culo sul banco della cucina: quel movimento repentino e la temperatura del quarzo, le fecero emettere un piccolo urlo ma non desiderava altro… Diego la fece abbassare, lei si poggiò con i gomiti ed i talloni sul piano da lavoro, potendo, da quell’angolazione, godere della scena che si stava profilando davanti a sé: tolse velocemente e voracemente pantaloni e brasiliana, che annusò e baciò eccitando ulteriormente Roberta con quel modo di fare e cominciò a praticarle un cunnilingus da favola, armeggiando magistralmente con bocca, lingua e mani solo per il suo piacere che avvenne di lì a breve. Fu allora che Diego prese il suo arnese e lo piantò sull’ingresso di Roberta, provocandole ancora una scossa, facendola trasalire di piacere non appena fu dentro di lei.
I colpi fermi e decisi la riempivano dentro, si sentiva avere come un treno che faceva su e giù al suo interno, il volto di Diego era quasi trasformato in un ghigno, qualche rivolo di sudore gli stava bagnando la fronte ma continuava a spingere dentro di lei con il bacino che si univa al suo ritmicamente, il seno di lei che ballava e che, una mano lei ed una lui, tentavano di fermare e il banco da lavoro ormai intriso dei loro umori.
“Oddio, sto venendo, non fermarti!” urlò lei, la voce strozzata dal godimento, il viso paonazzo, i capezzoli turgidi che si continuava a tormentare con una mano, mentre con l’altra inevitabilmente stuzzicava il clitoride mentre lui continuava il suo andirivieni con il attrezzo dentro di lei: quelle parole sono state una miccia anche per lui che non poteva più trattenersi, prese il suo cazzo, lo tirò fuori e venne, copiosamente, addosso a lei, sul suo addome che adesso era tutto schizzato, come la tela di un pittore.

Si guardarono, col fiato corto, sorrisero stremati dal godimento.
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