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Lui & Lei

Il regalo


di Membro VIP di Annunci69.it Eulalia
30.05.2025    |    3.152    |    13 9.6
"Mi scopa lento, potente; scopa ogni atomo della mia carne; lo scopa con la chiara intenzione di disintegrarmi di piacere..."
Un po‘ incerta avevo ritirato il pacchetto intestato alla “signora Pina Rossi” che mi aspettava negli uffici del corriere. Il mittente recitava “Mario Bianchi” senza alcun indirizzo.
Almeno l’anonimato era salvo.
Digito veloce “Ritirato” e metto via il cellulare prima di vedere le spunte.
Non volevo leggere nessuna risposta, nessuna istruzione.

Lo scarto in cucina.
È rosa, lo passo veloce sotto l’acqua.
Divarico le gambe e lo inserisco.
Scivola bene nella mia fica bagnata di fantasie, ma soprattutto bagnata di pensieri su di lui.
Lui, una voce calda senza nome, incontrato su una piattaforma digitale. Lui che a furia di messaggi era riuscito a convincermi ad accettare questo regalo.
Lui senza viso, ma con la capacità di eccitarmi oltre ogni limite.

Questa pienezza mi piace molto.
Con il cellulare inquadro il QR-Code, scarico la app e…
Come vibra bene, silenzioso ed efficace.
Cambio l’intensità e godo appoggiata al bancone fantasticando su di lui.

Alle 18.00 in punto sono in piazza alla ricerca di un tavolino all’aperto con l’ovetto alloggiato nella mia fica.
I patti erano chiari: avrei dovuto fare aperitivo e lui mi avrebbe trovato.

“Sei la mia troia telecomandata?”
“Si” è l’unica risposta che posso digitare.
Mi aspetto che inizi a vibrare, invece niente: calma piatta.
Trovo un tavolino defilato da cui osservare l’andirivieni delle persone.
Una brevissima vibrazione.
Non capisco se l’ho l’immaginata io dalla voglia che ho oppure se è stato lui.
Mentre aspetto il cameriere, studio la piazza alla ricerca di uomini soli con un cellulare in mano.
Identifico almeno dieci candidati.
Ordino un gin tonic.

Lo maledico perché sono fradicia e non è successo ancora nulla.
Mi appoggio in grembo il libro che mi sono portata. Col pretesto di sfogliarlo mi tocco il clitoride attraverso la gonna. Mi pare di impazzire dalla voglia di godere, di essere scopata.
Assieme al drink arrivano le prime vibrazioni.

Sono fiera di me, riesco a non cambiare espressione del viso mentre fingo di leggere.
Aumenta l’intensità e accavallo le gambe cercando di non inarcare la schiena.
Fingo di soffiarmi il naso per nascondere il primo orgasmo.
Ho paura di aver macchiato la gonna, tanto mi sento bagnata.

Non smette di vibrare e il piacere si rincorre su tutto il mio corpo. Ho i capezzoli che urlano dal bisogno di essere maltrattati, tutto il mio corpo vuole sentire mani esigenti che strizzano, torcono, sculacciano, divaricano per far strada ad un cazzo.
Non ci devo pensare, non ci devo pensare.
Come un mantra mi ripeto queste parole. Ma non serve a nulla, nella mia fantasia vedo questa cappella che si appoggia alle mie labbra per essere succhiata e insalivata, la mia lingua che risale l’asta e la fica che pulsa dall’aspettativa.
Un messaggio interrompe i miei pensieri.
Le vibrazioni smettono.

“Gonna grigia, camicetta bianca, libro. Bar Fiore, tavolino in fondo a sx.”
Mi guardo attorno e si, sono io.
“Come hai fatto?” rispondo e mi guardo attorno alla ricerca di un uomo che mi stia guardando. Non ce ne sono, ognuno sembra occupato a farsi gli affari propri.
“Hotel Belvedere, stanza 402. Adesso.”
“Ma dove sei?”
Una vibrazione fortissima come una scarica elettrica che mi fa sbattere le mani sul tavolino è la riposta.
“Tutto a posto, signora?” mi chiede il cameriere.
Balbetto un sì, mentre sul cellulare lampeggia “Immediatamente, zoccola!”
Il Belvedere è di fronte a me a pochi passi.
L’ovetto ronza pigro nella mia fica, quanto basta per permettermi di camminare senza accartocciarmi in un orgasmo.
Hall, ascensore, quarto piano, busso alla 402 e mi sento quasi al sicuro.
Nessuno risposta alla porta solo un costante crescendo della vibrazione. Appoggio la fronte al legno fresco e con una mano cerco di attutire il movimento dell’ovetto. Ottengo solo di premerlo dentro più. Spalmata sulla porta mi rassegno a godere in corridoio, non riesco a trattenermi e nemmeno a controllarmi. Godo, nonostante l’impellente bisogno di mani sui fianchi, di un cazzo che mi sfondi, godo lasciando una scia di saliva sullo stipite e la porta cede sotto al mio peso.
Nel buio due braccia mi raccolgono prima che io cada.
Faccia al muro vengo perquisita dalle ginocchia in su.
“Hai proprio goduto.” È la constatazione che accompagna la mano lungo le cosce fradice prima di strappare l’ovetto dal suo alloggio.
“Dovrei metterti il cazzo in bocca per sentire la tua gratitudine.”
Non finisce la frase che con un colpo secco me lo sbatte dentro strappandomi un urlo di piacere.
Si muove ringhiando, potente. Senza ritegno rimesta nella mia femminilità. Non ho ancora visto il suo viso, nemmeno ci siamo baciati e la mia colonna vertebrale rischia di spezzarsi nell’arco di questo devastante orgasmo. Una tempesta che ricolloca ogni mia singola cellula.
Lava rovente, ecco cosa sento mentre con gli ultimi affondi si riversa dentro di me.
“Guarda cos’hai combinato.” Mi sussurra all’orecchio “Per colpa tua ho già sborrato.”
Scivolo lungo la parete finché la mia bocca trova il suo cazzo. Gli aromi dei sessi e degli orgasmi si sciolgono sulla mia lingua. Succhio, lecco, bacio e insalivo finché sa di pelle pulita e tesa, pronta a scoparmi di nuovo, perché non mi è bastato.
Ci spogliamo a vicenda cadendo sul letto. Una lama di luce taglia il mio corpo e la sua lingua ne segue i contorni.
È padrone del mio corpo. Si abbevera alla mia fica spalancandomi le cosce con le mani. Potrei essere un frutto, forse un’ostrica dalla perla impossibile da risucchiare. Premo il suo viso sulla mia fessura insaziabile: voglio che soffochi nel mio piacere,
Con un movimento fluido sostituisce alla lingua il cazzo. Lo pianta prima che la sua bocca prenda possesso della mia.
Mi scopa lento, potente; scopa ogni atomo della mia carne; lo scopa con la chiara intenzione di disintegrarmi di piacere. Mi lascio andare, non importa più nulla, conta solo il godere esplosivo che pervade il mio corpo.
Sono spossata da questo orgasmo.
Ma non abbastanza per non obbedire al suo “A carponi!”
Nemmeno riesco ad alzare le spalle dal lenzuolo e rimango a culo alto ed esposto.
Inserisce l’ovetto. Vibra piano, quasi calmante rispetto alle sensazioni di prima.
I centri del mio piacere paiono soddisfatti e rilassati.
Lo sento muoversi dietro di me.
Il suo cazzo duro si appoggia al mio osso sacro, le sue mani massaggiano le mie natiche.
Le comprimono mentre la sua verga scorre nella fenditura bagnata.
Le allargano. Punta la cappella e spinge.
Costante, duro, inesorabile mi apre con questa colonna di fuoco.
Immota, piantata nel culo fino alla radice.
Brucia, la prima manata brucia la carne. Rispondo muovendo il bacino attorno a questa carne solida conficcata nel mio ano.
La seconda manata scatena una reazione a catena.
Ed è impossibile aspettare le sue stoccate, lo scopo io questo cazzo, mi impalo più e più volte, impazzita dal piacere implorando di essere sfondata come si deve e senza sosta.
Roca grido il mio orgasmo godendomi ogni stilla di piacere.
Lui infine si sfila.
Due dita divaricano di poco il mio culo, come a controllare che sia tutto a posto, delicato spalma lo sperma che ne esce.
Niente vibra più.
Un lenzuolo fresco copre il mio corpo rovente.
Devo essermi addormentata, perché sento la porta che si chiude e non ho visto il suo viso.
“La prossima volta ci presentiamo” accompagnato da un cuore è il messaggio che ricevo.
L’ultima cosa che vedo prima di riaddormentarmi è una scatola di lacca nera. Gli ideogrammi e il lucchetto d’oro brillano sotto all’unica piccola luce accesa. Al polso, legata con un fiocco nero, la chiave.
Lascio cadere le palpebre, non ho nemmeno la forza per fantasticare.
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