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Lui & Lei

"Alexandra" – Il ricordo del Castello


di Membro VIP di Annunci69.it BUONANOTTE
26.05.2025    |    279    |    0 6.0
"La ricordo ancora come si ricordano certi profumi: con i sensi, non con la mente..."
La ricordo ancora come si ricordano certi profumi: con i sensi, non con la mente.
Alexandra.
Il suo nome aveva la cadenza lenta del peccato, e quel suo modo di camminare – come se l’aria tra le cosce le fosse nemica – lo portavo dentro ancora adesso, anni dopo, ogni volta che chiudo gli occhi.
Arrivò al castello in un pomeriggio toscano gonfio di calore e promesse. La sua macchina sollevava polvere e desiderio lungo il viale dei cipressi. Indossava una camicetta bianca, leggerissima. Il reggiseno? Non c’era.
Lo capii subito, perché il tessuto aderiva al seno come una carezza inutile, e sotto quei bottoni mal chiusi c’erano due capezzoli duri come spine, come se sapessero che stavo guardando.
Mi chiamo Guglielmo, ma quel giorno non dissi quasi nulla. Bastava guardarla. Aveva l’aria di chi crede di sapere cosa cerca, e invece è lì per perdersi. La guidai alla torre sud – la più antica, la più… affamata. Lo sapevo che l’avrebbe attratta. Tutte le donne sensibili al piacere sentono qualcosa, lì dentro. Alexandra non fece eccezione.
Quella notte, la spiavo. Lo ammetto. Dal passaggio segreto dietro la parete.
La vidi esplorare la stanza, scoprire la parete murata, trovare il ritratto di Elia, il Marchese maledetto.
E poi la vidi toccarsi.
Dio…
Si era lasciata cadere sul letto, nuda tranne un triangolo minuscolo di seta tra le gambe.
Allargò le cosce come se sapesse di essere vista. Forse lo sapeva davvero. Si sfiorava lentamente, respirava con la bocca aperta, gemeva piano, con quella voce roca e rotta che mi avrebbe perseguitato nei sogni.
Quella notte, giurai che sarebbe diventata mia.
Il secondo giorno, qualcosa cambiò. I suoi occhi erano diversi. Più lucidi. Più affamati.
Mi chiese del ritratto, del Marchese. Io le dissi la verità: era morto lì, ma non se n’era mai andato davvero. Alexandra rise, ma i suoi capezzoli si drizzarono sotto la camicia. Non era paura, no. Era eccitazione.
La notte successiva, entrai nella stanza. Non più come spettatore.
Lei era sulla poltrona, sfogliava un libro. Indossava solo la camicia sbottonata. Le gambe nude, allungate. Si stava toccando ancora. Più decisa. Più sporca. Il dito medio dentro, le altre dita a massaggiarle il clitoride. I fianchi si muovevano da soli, la testa buttata all’indietro. Quando mi vide, non si fermò.
“Vuoi sapere cosa c’è dietro quel ritratto?” le dissi.
Non rispose. Si aprì di più. Mi offrì tutto.
Mi inginocchiai. Le sfilai le mutandine con i denti. Il suo odore era denso, salato, femminile in modo devastante. Le affondai la lingua dentro. Era già liquida, calda, pulsante. Il suo sapore mi mandò in delirio. Lei si contorceva, mi stringeva la testa tra le cosce, gemeva come se la scopata fosse già iniziata. Ma non era che l’inizio.
Mi alzai. Abbassai i pantaloni. Il mio cazzo era duro da far male.
“Dimmi che lo vuoi.”
Mi guardò, le labbra umide. “Prendimi. Come si prende qualcosa che non si vuole restituire.”
E così feci. La piegai sul tavolo di marmo, le mani sui fianchi. La penetrai con un colpo secco.
Entrai in lei fino in fondo.
Un gemito le esplose in gola. Era stretta, calda, viva. Le prendevo i fianchi, le mordicchiavo la schiena, la scopavo con forza, con rabbia, con adorazione. Lei spingeva indietro, mi urlava di non fermarmi, e io la seguivo in un ritmo primitivo.
Venni dentro di lei, senza freni, e sentii il suo corpo tremare sotto il mio. Alexandra urlava il mio nome, o quello del Marchese. Non importava. In quel momento, ero entrambi.
Non so se tutto questo sia mai successo davvero.
Lei partì all’alba. Il castello era tornato silenzioso. Le lenzuola ancora umide, il profumo della sua pelle ancora sulle mie dita.
Ogni tanto torno in quella stanza. Annuso il cuscino. E la vedo ancora lì, gambe aperte, schiena inarcata, la voce roca che sussurra:
“Scopami come se fosse l’ultima notte del mondo.”
E io lo faccio.
Nel ricordo, nella fantasia, nei sogni che non vogliono morire....
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