Lui & Lei
La stanza 306


30.05.2025 |
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"Mi addormentai nella stanza 306, tra le sue braccia..."
Non avevo mai fatto niente del genere.Nemmeno un bacio fuori posto, nessuna chat segreta, nessuna scusa per evadere. Con Marco era tutto pulito, lineare. Un amore adulto, stabile. Di quelli che non bruciano, ma scaldano. Eppure quella sera, davanti alla porta della stanza 306, avevo il cuore che batteva come se stessi per fare qualcosa di proibito. Perché lo era.
Tommaso mi aveva guardata tutto il giorno con occhi che non cercavano solo il mio sguardo. Erano mani, quei suoi occhi. Mi spogliavano lentamente, mentre parlavamo di strategie aziendali, mentre ci versavamo il caffè, mentre ridevamo delle stesse battute.
Quando mi disse «Passa da me, solo per un saluto», avrei dovuto ignorarlo.
E invece eccomi lì. Vestito corto nero, senza reggiseno, solo le mutandine nere di pizzo, e il profumo che metto solo quando voglio che qualcuno mi desideri.
Mi aprì in boxer, camicia sbottonata e piedi nudi. Aveva appena fatto la doccia. Profumava di pelle calda e legno. Senza dire nulla, mi prese per il polso e mi tirò dentro.
La porta si chiuse alle mie spalle, e nel silenzio sentii solo il mio respiro affannato. Lui mi guardò un attimo, e poi mi baciò.
Non fu un bacio dolce. Era fame. Lingua, denti, labbra. Mi spinse contro il muro e sentii il suo sesso già duro contro la mia coscia. Le mani mi cercavano ovunque, come se volesse impararmi a memoria in pochi secondi.
Mi sollevò il vestito con una mano, infilò le dita sotto il pizzo.
Cristo… sei già bagnata.
Sorrisi, mordendogli l’orecchio.
Ti pensavo da ore.
Mi sollevò di peso, mi strinse le cosce attorno alla sua vita, e mi portò verso il letto. Caddi all’indietro, il vestito ormai arrotolato sopra i fianchi. Si inginocchiò ai piedi del letto, mi afferrò le mutandine e le sfilò con lentezza esasperante.
Poi si abbassò tra le mie gambe, e mi aprì con la lingua.
Il suo respiro era caldo. La sua bocca, famelica. Mi leccava lentamente, in profondità, poi più in fretta, il naso che sfiorava il clitoride, la lingua che mi affondava dentro.
Mi aggrappai alle lenzuola, già gemendo.
Guarda come tremi. Non ti toccano così da quanto?
Non risposi. Non potevo. Mi stava facendo esplodere.
E venni. Forte. Con un grido che cercai di trattenere e che uscì comunque.
Quando risalii con la schiena a pezzi e il cuore in gola, lui mi stava guardando. Si stava slacciando la camicia. Il petto nudo, scolpito. Le vene sugli avambracci tese. Il boxer gonfio.
Mi mise a carponi, e si inginocchiò dietro di me.
Te lo infilo adesso. Piano. Ma non durerò a lungo così.
Lo sentii premere all’ingresso, e poi scivolarmi dentro. Lungo, spesso, caldo. Mi riempì completamente. Sospirai, poi gemetti, poi mi persi.
Ogni colpo era un tuono. Le sue mani mi stringevano i fianchi, poi scorrevano sulla schiena, sui capelli. Mi tirava a sé con forza, con fame. Sentivo le sue palle colpirmi. Sentivo tutto.
Mi piegai in avanti, e lui mi seguì, senza uscire mai da me. Mi sussurrava all’orecchio
Ti sto scopando come nessuno ti ha mai scopata. Dillo.
Sì… Dio… sì. Continua… non fermarti…
Ti piace essere presa così?
Sì. Prendimi. Come vuoi.
Accelerò. Mi scopava forte, sodo, profondo. Il mio secondo orgasmo arrivò in un’ondata, calda, pulsante. Lui lo sentì, lo capì.
Mi uscì da dentro e mi girò di colpo. Si mise sopra di me, e mi prese ancora, faccia a faccia, con il suo sguardo piantato nei miei occhi. Mi baciava mentre veniva. Il suo corpo si irrigidì, i fianchi che premevano a fondo, mentre gemeva il mio nome. Veniva dentro di me, caldo, pulsante, vivo.
Poi silenzio.
Solo i nostri respiri. Le lenzuola sudate. Il battito del cuore ancora troppo veloce.
Mi accarezzò il viso. Io chiusi gli occhi. Per qualche minuto, nessuno disse niente.
Poi sussurrai:
Non sono mai stata così viva.
E lui:
Nemmeno io.
Mi addormentai nella stanza 306, tra le sue braccia. E quando mi svegliai, all’alba, avevo ancora addosso il suo odore. E tra le gambe, la prova che non era stato un sogno.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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