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Lui & Lei

I segreti della casa senza specchi - cap II


di sexwillerxxx
07.09.2018    |    1.702    |    0 9.8
""Vorrei che tu lo indossassi quell'abito..."
L'inverno era ormai alle porte ed io stavo aiutando Tilde a spolverare gli armadi della camera della Padrona. Stranamente eravamo soli in quell'ala della casa e un silenzio, disturbato soltanto dal cigolio del pavimento in legno che risuonava sotto i nostri piedi quando ci spostavamo, ci coccolava e infondeva buonumore.
Tilde era una giovane domestica, anch'essa come me orfana e adottata in tenera età dalla Padrona, che lavorava notte e giorno in quella ricca e misteriosa dimora. Sapevo poco di lei perchè era timidissima e parlava solo per rispondere alle domande che le si facevano. Biondissima e con la pelle che ricordava la seta ella sfoggiava , o per meglio dire sprecava, la sua bellezza rinchiusa tra quelle mura . I suoi occhi verdi brillavano come smeraldi e sapevano sempre strapparti un tenero sorriso. Le chiesi " Tilde, sai quando rientrerà la Padrona dalla passeggiata pomeridiana?" e lei immediatamente rispose "No di certo, io so solo che vuole cenare al calar del sole e rientrerà con 2 amici". Che bella voce aveva Tilde, più la sentivo e più volevo farla parlare per godermi quella musica. Ripresi subito " E il padrone?" , e lei senza pensare " Starà giacendo ubriaco in qualche bordello e non rientrerà prima di domani, quel porco!". Io mi bloccai incredulo e lo stesso fece lei quando ripensò a ciò che aveva appena detto. Un secondo di silenzio e poi esplosi in una grassa risata che travolse il suo rossore e la fece ridere copiosamente. Finito quel momento dissi anch'io una frase senza pensarla, ovvero: " Quando ridi sei bellissima!". Lei fece un leggero sospiro e arrossì all'inverosimile e si girò per finire di pulire. Dopo circa un minuto mi disse: "Grazie..." ed aprì l'armadio entrandoci con tutto il corpo per pulirne gli interni, ma io sapevo che si stava soltanto nascondendo perchè si vergognava. Mi avvicinai alle ante e mi offrii di darle una mano. Tilde si era quasi spaventata perchè la vidi mentre aveva un abito da sera della signora appoggiato sul davanti. Di scatto fece finta di cercare una stampella per riporlo dicendo "Era caduto in terra". Io sorrisi e risposi "Bugiarda" e finito di sogghignare aggiunsi "se ti vedesse la Padrona mentre fingi di indossare uno dei suoi vestiti non so che succederebbe!". Lei sbiancò all'istante e con voce tremolante mi disse "Ti prego non dirle nulla...ti prego...farò qualsiasi cosa ma ti prego di fare silenzio". La guardai con occhi rassicuranti per farle capire che non le avrei mai fatto un dispetto simile e che sarei stato in silenzio senza avere nulla in cambio, però Tilde non capì e strinse le mani in segno di pietà. "Vorrei che tu lo indossassi quell'abito. Scommetto a te starà meglio che alla Padrona" esclamai con aria di sfida e lei "Ma sei matto!...E se lei arrivasse?..E... E non dirai nulla se lo faccio?" ed io di nuovo "No". Io non avrei detto nulla a prescindere ma mi avrebbe fatto piacere vederla vestita con un abito diverso da quello di una povera governante. Mi misi dietro l'anta dell'armadio e la lasciai cambiare. L'anta di legno ruotò e lei apparve sfocata dai raggi di sole ora calante provenienti della finestra alle sue spalle. Spalancai la bocca e gli occhi ed il mio cuore iniziò a battere. Sembrava una principessa uscita da una favola ed io rimasi emozionato e senza parole. Lei abbassò gli occhi arrossendo abbozzando un sorriso. Si vergognava come una ladra perchè infondo una ladra ella era...aveva rubato il mio cuore.
Il lungo vestito blu aveva un corpetto stretto in vita e le faceva sbordare i seni al di fuori delle coppe. La gonna le avvolgeva i fianchi e si adagiava sulle sue gambe allargandosi in fondo e coprendole i piedi minuti. In quel momento smisi di pensare ed istintivamente la baciai sulle labbra teneramente. Lei rimase immobile e tirò un sospiro e chiuse gli occhi. La abbracciai e continuai a baciarla fino a che Tilde non aprì le labbra e contraccambiò il bacio. I respiri di entrambi noi si fecero affannosi e le nostre timide mani iniziavano ad essere irrequiete. Dalla sua schiena staccai le mani e gliele misi sui glutei stringendoli e schiacciando il suo bacino al mio per farle sentire tutto il desiderio che avevo di lei. Tilde respirava forte e non perdeva il contatto dalla mia bocca, ma il suo ventre vibrava voglioso. A malincuore lasciai le sue labbra e baciai il suo collo e il suo sterno e accompagnato dalle sue carezze arrivai al suo seno. Con gesto deciso allargai le spalline dell'abito e lo tirai giù fino al suo ombelico. Istintivamente lei si coprì con le mani i capezzoli turgidi. Non la forzai a far nulla e attesi la sua volontà di abbandonarsi a me, d'altronde era la sua prima volta con un uomo perchè anch'essa non conosceva nessuno al di fuori di quella casa. Era la sua prima volta e forse lo era anche la mia, in fondo io non seppi mai se quell'incontro fatto con la Padrona di casa fosse stato realmente vero o fu soltanto un sogno.
La accarezzai teneramente poi le afferrai una tetta e la succhiai dolcemente. Tilde era eccitatissima e aveva perso ogni timore. Con la bocca scesi sul suo ventre e odoravo la sua pelle giovane che profumava di rosa selvatica. Mi inginocchiai con le sue mani sulla testa e le infilai una mano sotto il vestito per sentire le sue cosce prima tremare e poi aprirsi come i petali di un fiore al mattino, e proprio come il fiore del mattino, il suo sesso era bagnato. La spinsi contro la parete vicina e infilai la testa sotto la gonna per poi farmi strada con la lingua fino alla sua vagina ansiosa di essere coccolata. La leccai e mi godevo i gemiti della timida Tilde che mi procuravano un erezione quasi dolorosa per quanto era potente. La leccavo affamato di lei fino a quando emise un " Oh mio Dio....Oh mio Diooooo...Oooooohhhh" ed un fiume di umori mi riempì la bocca. Estasiato mi rialzai e la bacia di nuovo per poi prenderla in braccio come una sposa ed adagiarla sul letto della Padrona.
Tilde era eccitatissima, il suo istinto di giovane femmina la spingeva a mostrare tutta la voglia di essere deflorata...la voglia di sentirsi donna.
Mi spogliai e lei alzò la gonna divaricando le gambe e mi mostrò la vagina bagnata. Le salii sopra e ci guardammo negli occhi come due innamorati e attesi il "si" per entrare in lei. Appoggiai il mio membro alle sue grandi labbra e lei si rillassò e poi, con una spinta dolce ma decisa di entrarle in fondo, sentimmo le nostre carni diventare un tutt'uno.
Tilde fece una smorfia di dolore che sfociò in lieve sorriso. Era ormai donna e la cosa la appagava. "Ti ho fatto male?" chiesi e lei mi rassicurò "Si... ma ora sto bene...ho poca sensibilità, ma sto bene!" e mi baciò iniziando a spingere il suo bacino al mio e per qualche minuto ci amammo così. Eravamo accaldati e scivolosi, Tilde stese le braccia dietro di se e sfilò il vestito che le era rimasto aggrovigliato addosso ed afferrò la testiera del letto. La vista di lei tutta sudata con i capezzoli irti e l'odore di sesso che emanava la sua pelle giovane e sudata mi fece perdere il controllo. Infilai le mani sotto al suo sedere, mi inginocchiai e iniziai a spingere forte tra i suoi " Si...siiii...siiiii". La sensibilità stava tornando ed io avevo piacere nel vederla godere. Il suo seno sodo fluttuava avanti e indietro e i suoi capelli di grano sbattevano infrangendosi come onde sul cuscino. Tilde gemeva " ahhh aaaaahhh" fino a quando afferrò le coperte stringendole come se volesse rimanere ad esse ancorata ed emise l'ultimo " aaaahhhhhhhhhhh". Ebbe un orgasmo potentissimo che fu subito seguito dal mio che, uscendo prontamente da lei, la schizzò sul ventre e sul seno. La cosa la fece rimanere quasi male, povera Tilde, non aveva mai visto il seme di un uomo. Ma poi vedendosi tutta sporca fece un sorriso e con un dito ne prelevò un pò dalla sua pancia e se la porto prima al naso esclamando " è calda!" e poi mese un dito in bocca per sentirne il sapore. La sua timidezza, la sua ingenuità e la sua verginità erano ormai cose passate. Come teneri amanti ci coccolammo con carezze e baci e notammo che il sole era quasi dietro le colline, l'idillio era purtroppo terminato e ci rivestimmo.
Tilde riprese l'abito della padrona per riappenderlo al suo posto e sbiancò, impietrita come se avesse visto Medusa. Mi avvicinai per accertarmi che stesse bene ma vedendo il vestito della Padrona nelle sue mani mi uscì solo "Cristo!!! Tilde!!! E adesso?". L'abito aveva una macchia di sangue nel posteriore. Era il sangue di una vergine, quello di Tilde. Ci guardammo ed i nostri cuori battevano forte, non era passione bensì paura. Dopo solo un istante sentimmo la campanella della porta riecheggiare fino dentro la stanza, la Padrona ed i suoi ospiti erano giunti per cenare.
Con tono deciso esclamai "Tilde vai ad aprire, falli accomodare, poi avvisa in cucina del loro arrivo e vai a lavarti..fai presto!" e accompagnai la frase con una carezza. Tilde annui e con gli occhi lucidi andò ad aprire.
Io non sapevo che fare in realtà e tremavo, non potevo riporre il vestito come se nulla fosse. La Signora e i suoi ospiti entrarono e lei guardò subito Tilde che immediatamente abbassò gli occhi. Gli ospiti seguirono tilde in sala da pranzo e furono accomodati mentre la Padrona si diresse verso la sua stanza per darsi una sistemata e mi trovò lì, in piedi e con l'abito sporco di sangue appoggiato sulle mie braccia come un corpo senza vita. Lei sbarrò gli occhi e la bocca in attesa di una mia giustificazione che non tardò ad arrivare, infatti dopo che Tilde uscì dalla stanza io mi procurai un taglio sull'avambraccio con una spilla trovata sul comò. Dissi "Signora, mi perdoni per pietà divina. Stavo riponendo il suo abito che era caduto nell'armadio e per un attimo ho perso i sensi cadendo e tagliandomi non so dove. Mi perdoni Padrona...la imploro!". Lei tirò un grosso sospiro e prese il suo abito ordinandomi di andare subito a dare una mano in cucina. Mentre uscii dalla stanza la vidi portarsi la stoffa al naso e annusare il sangue che lo macchiava pensierosa. Un grosso senso di sconforto mi pervase i muscoli perchè sentro di me ero conscio che non la avevo convinta. Me ne andai con questo peso in cucina, ignaro di ciò che dopo sarebbe potuto accadere.
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