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Lui & Lei

Diabolicus


di iltiralatte
02.06.2025    |    555    |    5 7.0
"Le sue mani cercano il telefono, ma si fermano a metà strada..."
La mattina è iniziata male.
Max e Vera escono di casa di corsa, entrambi in ritardo.
Lei preme il pulsante dell’ascensore.
La porta si apre con un lieve suono metallico.
— Svelto Max entra.
— Sono solo tre piani, in un attimo siamo a terra!"
Max si blocca.
Guarda l’ascensore come se fosse una trappola.
Fa un passo indietro.
— No, prendo le scale.
Vera inspira, conta fino a tre.
— Max, abbiamo fretta!
— Sei serio?
Egli si è già diretto correndo verso la tromba delle scale.
Vera, sbuffando, entra da sola in ascensore e, giunta al piano, deve naturalmente attendere il suo arrivo.
Finalmente lo vede avvivare, tutto trafelato.
Il nervoso che l’ha ottenebrata svanisce alla sua vista: sono giovani ed innamorati; un sorriso, un bacio e tutto finisce nel dimenticatoio
Il ritmo delle giornate di Vera è scandito dalle nevrosi di Max.
Al bar, tutto sembra procedere bene finché lui non afferra la tazzina di caffè.
Fa una smorfia, cerca il disinfettante nel suo zaino.
Non lo trova.
— Dannazione.
Vera lo osserva.
— Cosa c’è ancora?

— La maniglia del bagno... qualcuno l’ha toccata, devo disinfettare le mani.

— Ti ho visto lavarle poco fa!
— La tua è proprio una ossessione!
Vera trattiene l’ira e lo guarda mentre si asciuga le mani con un fazzoletto.
Ama quell’uomo, ma è un inferno vivere con lui.
Usciti dal bar, una pioggerellina leggera inizia a cadere.
Vera non ci fa caso, ma Max si ferma di colpo.
— Piove.
— Meglio tornare indietro.

— Cosa!?
— Non è neanche una pioggia vera, Max.

— Se peggiorasse?

— Se prendesse forza?"
Vera lo osserva incredula, poi alza gli occhi al cielo.
È uno di quei momenti in cui vorrebbe gridare.
Stringe i denti e lo segue verso la fermata del bus, sotto la pensilina.
Poco dopo, un uccello si libra nell’aria e si posa accanto a loro.
Max lo vede e si irrigidisce.
— Vera... guarda quell’essere.
— Guarda i suoi occhi di brace.
— È troppo vicino!

— Max, è solo un passerotto!
Lui si muove nervoso.
Il volatile spicca il volo e Max fa un passo indietro di scatto, quasi inciampando.
Vera è impietrita.
— Basta, Max!
— Basta con questa vita!
— Io ti amo, ma così non posso più farcela!
Max abbassa lo sguardo.
Lei nota la sua fragilità.
Proprio per questo, per amore, decide di combattere.
Quella sera, mentre Max ripete l’ennesimo controllo sulla porta di casa, Vera afferra il telefono.
— Mara?
— Sono Vera.
— Ti ricordi di me?
— Ho un urgente bisogno di te.

Dall’altra parte c’è un piccolo silenzio, poi una risata leggera.
— Vera!?!
— Non ci posso credere!
— Dopo tanto tempo!
— Se ti ricordo?
— Ma certo che si!
— Dove sei sparita?
— Come stai carissima
Vera sorride, ma è un sorriso teso.
Questa non è una chiamata per nostalgia.
— Ho bisogno di te, e non è per un aperitivo tra vecchie amiche.
Mara percepisce subito il tono serio, si sistema meglio sulla sedia.
— Dimmi tutto.
Vera inspira:
— È strano domandare aiuto, soprattutto a qualcuno che non senti da tanto tempo.
— Tu ti sei laureata in psicologia, vero?

— Sì.
— Finalmente, dopo anni di studio e di sacrifici.
— Il sogno di tutta la mia vita, lo sai bene!
Vera permette che i ricordi riaffiorino.
— Oh sì, me lo ricordo bene.
— Da bambina passavi ore a fingere di curare gente invisibile!
— Ogni nostro gioco finiva sempre perché puntavamo lo stesso ragazzino, tu per curarlo ed io per amarlo e nessuna di noi due voleva cedere.
Ridono, per un istante.
Un frammento di passato che illumina la serietà della conversazione.
Vera adesso deve tornare alla realtà.
— Io mi sono sposata, Mara.
— Amo Max, follemente, tuttavia ho bisogno di uno psicologo per salvarlo; per salvare il nostro matrimonio, per salvare noi.
Mara prende un respiro profondo.
— D’accordo: a te non posso rispondere di no.
— Vediamoci domani.
— Fingiamo di incontrarci per caso, così lui non sospetterà nulla.
— Un bar in centro ti va bene?

— Sarebbe perfetto.
— Grazie, Mara.
La telefonata si chiude con una promessa: Vera ha finalmente trovato un’alleata.

La corrente del fiume si muove in motivi imprevedibili, creando mulinelli che sembrano danzare alla luce del sole.
Vera cammina leggera, i suoi occhi seguono l’acqua, incantati dai giochi naturali che si formano tra le rocce.
Max, invece, osserva la potenza nascosta sotto la superficie.
Per lui, il fiume è un mondo di pericoli: le correnti traditrici, il fondo ingannevole, l’incognita di ciò che si nasconde sotto il velo liquido.
— Incredibile, vero?
Commenta Vera.
Max annuisce, senza distogliere lo sguardo.
— Sì... pericoloso, però.
Vera sospira, sorridendo.
Ogni bellezza porta con sé un timore, soprattutto per lui.
All’improvviso, le viene una ispirazione:
— Sai cosa ci starebbe bene nell’osservare il fiume?
— Un gelato!
Max la guarda, i suoi pensieri subito si accendono: mani appiccicose, pulizia, contaminazione, ma Vera lo afferra per mano con un’energia improvvisa.
— Solo per oggi, niente paranoie!
Egli la segue, un po’ perplesso, un po’ rassegnato.
Arrivano ad un piccolo chiosco, con qualche tavolino sparso per gli avventori occasionali.
L’atmosfera è tranquilla, il borbottio del fiume accompagna il vociare leggero dei passanti.
Proprio lì succede.
Vera si ferma di colpo e strilla con entusiasmo.
— MAraaaa!
— Quanto tempo è che non ti vedo?!
— Come stai carissima?!
Max si volta, incuriosito. Mara, seduta a uno dei tavolini, solleva lo sguardo e finge sorpresa alla perfezione.
— Vera?!
— Ma davvero sei tu?!
— Non ci posso credere!
Vera sorride e si volta verso Max.
— Max, ti presento Mara.
— Siamo amiche sin dall’infanzia.
— Poi ci siamo perse di vista e non ci siamo frequentate per anni.
Mara annuisce con un sorriso leggermente enigmatico.
Le sue pupille si spostano rapidamente su Max, studiando ogni dettaglio dell’uomo senza che egli se ne accorga.
Max si siede accanto a Vera, ancora un po’ perplesso.
Il cameriere si avvicina.
— Cosa posso portarvi?
Mara, già sistemata, accenna al suo tè con un gesto leggero.
Max, invece, esita per un istante.
— Un caffè.
— Ma... avete una tazzina plastificata usa e getta?
Il gestore lo guarda con un’ombra di sorpresa, poi indica il vassoio accanto alla macchina da caffè.
— Sì, per il caffè serviamo solo quelle.
Max annuisce, soddisfatto. Almeno su questo non deve preoccuparsi.
Vera, invece, punta dritta al suo desiderio iniziale.
— Io prendo un gelato. Fragola e limone.
Mara solleva un sopracciglio e la guarda con malizia.
— Sempre pungente, eh?
Vera le risponde con un’occhiata di sfida.
— Non sei cambiata di una virgola!
Sorridono entrambe, mentre Max le osserva senza capirci nulla, il suo sguardo che oscilla da una all’altra, cercando di decifrare il codice segreto che le lega.
Mara alza un sopracciglio, cogliendo un dettaglio interessante.
— Ti piace la plastica?
Max scrolla le spalle, visibilmente a disagio.
— Mi fido di più.
— Con la ceramica non so mai se è davvero pulita.
Vera trattiene un sospiro.
Mara prende mentalmente nota.
La conversazione procede su argomenti leggeri, fino a quando un cliente al tavolo vicino lascia cadere una moneta per terra.
Max si irrigidisce.
La guarda come fosse contaminata, e Vera cerca di minimizzare.
— Max, è solo una moneta...
Ma lui si rifiuta di toccarla.
Mara lo osserva con calma e posa le mani sul tavolo.
— Max, tu sei sempre tanto attento alla pulizia?
Max la guarda, leggermente confuso, poi si gira verso Vera.
Lei fa un sorriso forzato.
— Oh, sì, lui ha le sue abitudini.
— È... molto prudente.
Mara annuisce lentamente.
Ha già visto abbastanza.
Max è prigioniero delle sue ansie, e Vera sta cercando disperatamente di compensare ogni sua paura.
Poi, con voce calma ma mirata, fa la domanda giusta.
— Max, ti piacerebbe vivere con meno paure?
Il silenzio che segue è pesante.
Vera trattiene il respiro.
Max abbassa lo sguardo sulla tazzina di caffè, il liquido scuro riflette il suo volto.
Mentre lui cerca una risposta, Vera e Mara si scambiano un sorriso carico di significati.
— Sei sempre impegnata a rincorrere uomini complicati, vero?
— Lo sai che quelli sino miei di diritto.

— Questa volta però non posso lasciarti vincere così facilmente, Mara.
Max le guarda entrambe.
Senza capirci nulla.

Vera affonda il cucchiaino nel gelato, assaporandolo lentamente, mentre Mara si stiracchia sulla sedia con un’aria rilassata.
— Alla fine, le vecchie abitudini tornano sempre, vero?
— Non pensavo di rivederti tanto presto.
Mara sorride, inclinando la testa leggermente.
— Oppure tanto tardi!
— Dipende dai punti di vista.
Vera solleva un sopracciglio.
— Non ricominciamo con le tue frasi da sfinge, Mara.
— Dimmi piuttosto, hai ancora quell’incredibile talento nel rovinarmi la vita?
Mara ride, scuotendo la testa.
— Sempre meno efficace, a quanto pare.
— Sei ancora qui.
Max le osserva entrambe, perplesso.
Non capisce la dinamica, ma avverte che tra loro esiste un legame solido, fatto di battute taglienti e sorrisi sinceri.
Dopo qualche istante di silenzio, Vera si pulisce le mani con un tovagliolo e prende una penna dalla borsa.
Scrive rapidamente su un angolo di carta e lo porge a Mara.
— Il nostro indirizzo.
— Se vieni a trovarci sei la benvenuti.
Max solleva lo sguardo, colto di sorpresa.
Mara prende il foglio senza esitazione, lo piega con cura e se lo infila nella tasca interna della giacca.
— Veramente?
— Veramente.
Lo scambio avviene senza grandi cerimonie, senza discorsi carichi di intenzioni profonde.
Semplicemente, due amiche che si ritrovano e riprendono un filo lasciato sospeso per troppo tempo.
Max sente di trovarsi davanti a qualcosa di importante, ma ancora non ha gli strumenti utili per decifrarlo.
Mara entra nella vita di Max in questo modo, da amica fraterne di vera ma è e resta pur sempre una psicologa,
Sa quali siano i suoi compiti e cosa deve fare per eseguirli.
Pur senza dichiarare il suo ruolo terapeutico per i primi tempi si dedica a studiare approfonditamente Max, che ancora non sospetta di nulla.
Volentieri assiste alle riunioni delle due vecchie amiche che passano il tempo svariando su infiniti argomenti e nota, con una punta di piacere, che pure Mara è molto interessata a lui ed alle sue opinioni-
Per lui, Mara è semplicemente una vecchia amica di Vera, e il fatto che si siano ritrovate dopo anni non ha proprio nulla di sospetto.
Questo processo è lento e progressivo, perché Mara non vuole insospettire Max.
Col passare dei giorni, egli si abitua alla sua presenza senza rendersi conto che sta per essere aiutato.
In questo modo Mara, ponendo domande mirate senza che mai sembrino intrusive, fa emergere la faticai di Max nel vivere preda di queste ansie, facendogli notare quanto esse lo stiano logorando
Mara osserva Max mentre evita, per la terza volta, di toccare il manico di una tazza senza prima averlo pulirlo con una salvietta.
Con tono tranquillo, gli fa una domanda apparentemente innocente:
— Max, non sei stanco?
Egli alza lo sguardo, incerto.
— Di cosa?
Mara inclina la testa, come se volesse pesare bene le parole.
— Di vivere nella paura ogni giorno.
Max resta in silenzio.
Non ha mai visto la sua ansia in questo modo: come una fatica più che una difesa.
Mara si appoggia allo schienale, senza smettere di guardarlo.
— Sai che stai perdendo questa battaglia, vero?
Max solleva un sopracciglio.
— Battaglia?
— Quale battaglia?
Mara sorride appena.
— Quella contro i germi.
— Li temi, li eviti, fai di tutto per sfuggirli, ma loro sono ovunque, Max.
— Anche nell’aria che respiri.
Max si irrigidisce.
— Grazie per la rassicurazione.

— Non volevo allarmarti.
— Semplicemente farti capire che tu già possiedi un’arma migliore di tutte le salviette del mondo.
Egli la guarda, perplesso.
— Il tuo sistema immunitario.
Max sbuffa.
— Come se bastasse.
Mara lo studia per un momento, poi scuote la testa.
— Sei sicuro?
— Perché più lo indebolisci, più lo rendi inutile.
Max tace.
Non ha mai pensato alla sua ansia in questo modo.
Vera, rimasta silenziosa fino a quel momento, interviene con una battuta leggera.
— Alla fine, sarebbe meno faticoso fare pace con i passerotti.
Max abbassa lo sguardo. Non risponde, ma qualcosa in lui ha iniziato a
A questo punto, Mara avverte che il momento è giusto.
Max ha iniziato a percepire che la sua paura non è più una difesa, ma un peso.
Ora è possibile introdurre la terapia senza che sembri un’imposizione.
Max è seduto, le mani intrecciate tra le gambe, lo sguardo perso su un punto indefinito.
Mara gli è accanto, ma non lo pressa.
Ha imparato a dargli spazio, a non costringerlo mai in discorsi che potrebbe voler evitare.
Dopo un momento di silenzio, parla con calma, senza alcuna solennità:
— Sai, Max …
— Credo di avere imparato a conoscerti piuttosto bene, in queste settimane.
Max non risponde, ma il modo in cui le dita si muovono leggermente sul bordo dei pantaloni tradisce la sua attenzione.
Mara prosegue, sempre tranquilla.
— Non voglio convincerti di nulla, né dirti che c’è una soluzione magica per quello che provi.
— Però c’è una possibilità, ed è davanti a te.
Max distoglie finalmente lo sguardo dal pavimento e la guarda, tra la curiosità e il sospetto.
— Che tipo di possibilità?
Mara sorride appena.
— Una strada per liberarti da queste paure.
— Non sarà facile, e non sarà immediato; ma io ci credo.
Max si appoggia allo schienale, come se avesse bisogno di più distanza per valutare quelle parole.
— Io dovrei fidarmi di questa idea così, senza sapere nulla?
Mara scuote la testa.
— Tu Dovresti fidarti di me.
Le sue parole non sono un’affermazione, ma un invito.
— Siamo amici, Max.
— Se mi darai il permesso di aiutarti, io ci sarò.
— Sempre.
Max non risponde subito.
Sa che Mara non sta vendendogli illusioni.
Per la prima volta, sente di non essere solo.
Mara si appoggia allo schienale, osservando Max con attenzione.
Il suo volto non tradisce né impazienza né pressione, solo una tranquilla determinazione.
— Abbiamo passato settimane a esplorare le tue paure, a capire i meccanismi che ti bloccano. Ora è il momento di affrontarle.
Max incrocia le braccia, quasi come una barriera. Sa che questo momento sarebbe arrivato, ma sentirlo dire ad alta voce è un’altra cosa.
— Affrontarle come, esattamente?
Mara inclina leggermente il capo.
— Una dopo l’altra. Senza scorciatoie, senza finzioni. Tu, io e Vera. Sempre insieme.
Max scuote la testa, lo sguardo basso.
— Non è così semplice.
Mara non lo contraddice.
Sa che il timore di Max non è un capriccio, ma qualcosa di radicato.
— Nessuno ha detto che sia semplice.
— Ogni battaglia, per quanto difficile, ha un punto di inizio.
Vera gli lancia un’occhiata complice, con un sorriso lieve.
— Se partissimo da qualcosa di piccolo?
— Solo un primo passo?
Max non risponde subito, ma il modo in cui stringe le mani mostra che sta riflettendo.
Sa di non essere solo in questa battaglia
Max mostra i primi segnali di cambiamento, più aperto nelle conversazioni e meno sulle difensive.
Mara nota i progressi e lo incoraggia, ma Vera inizia a percepire qualcosa di strano.
Max sembra più motivato, sì, ma la sua attenzione è quasi esclusivamente rivolta a Mara, non ai passi concreti che sta compiendo nella terapia.
Vera, da osservatrice silenziosa, nota sguardi troppo prolungati, una disponibilità eccessiva a ogni proposta della psicologa.
Un giorno, durante un esercizio che avrebbe dovuto aiutarlo a gestire l’ansia, Max è concentrato più sulla presenza di Mara che sull’effettivo risultato.
Vera non dice nulla subito, ma l’idea si insinua nella sua mente: sta migliorando davvero, oppure si sta semplicemente lasciando influenzare dalla sua ammirazione per la terapeuta?
Max comincia a vedere Mara sotto una luce diversa.
All'inizio era solo ammirazione per il suo approccio, la sua pazienza, la sua capacità di comprendere i suoi blocchi senza giudicarlo.
Giorno dopo giorno, quel rispetto si trasforma in qualcosa di più intenso.
Non è sicuro se si tratti di un effetto della terapia, della gratitudine per averlo aiutato, o di un sentimento autentico.
Lo capisce quando, durante una seduta, coglie un dettaglio insignificante: un sorriso accennato, un gesto spontaneo e si accorge di provare un'emozione che va oltre il semplice legame paziente-terapeuta.
Max si sente irrequieto.
Sa che non può più nasconderlo, il suo coinvolgimento per Mara è reale.
Ogni seduta, ogni parola scambiata, ogni incoraggiamento ricevuto hanno costruito dentro di lui un sentimento che va ben oltre la terapia.
Quando finalmente trova il coraggio di parlarne, lo fa senza esitazioni, senza mezzi termini.
— Non so più se sto cambiando per me o per te.
Mara lo ascolta senza interromperlo.
Non mostra sorpresa, ma la serietà nei suoi occhi dice tutto.
— Quello che provi è normale, Max.
Le sue parole sono professionali, distaccate quanto basta, ma Vera, che osserva la scena, coglie una sfumatura difficile da decifrare.
Vera si irrigidisce.
Sa cosa sta succedendo e non intende fingere che sia irrilevante.
— Quindi, dimmi.
— Questa terapia ha funzionato, oppure tutto quello che hai fatto finora era solo per lei?
Max abbassa lo sguardo.
Si sente scoperto, vulnerabile.
Vera non gli sta lasciando via di fuga.
— Io… voglio continuare.
— Ma per chi?
L’aria si carica di una tensione palpabile.
Mara resta in silenzio, mentre Vera cerca di decifrare il futuro che si sta delineando davanti ai suoi occhi.
CONTINUA? Certo che si!

P.S.: Sono arrivato ad un punto morto. Dato il mio sistema di scrittura io mi immedesimo nei personaggi e reagisco secondo le sensazioni che li colpiscono.
In questo momento, però, due gruppi di sensazioni emotive emergono con pari forza
Situazione A: Vera è già innamorata di Max ma anche Mara fa lo stesso, esattamente come accadeva loro da bambine. Max si trova insomma nella situazione del pascià con due donne a disposizione. Se ritenete questa la soluzione più logica passate a: “Il pascià”
Situazione B: Vera capisce di aver perso e se ne va senza drammi lasciandolo di punto in bianco. Mara, non più sollecitata dall’emulazione, la segue e Max resta solo, Se ritenete che questa sia la soluzione più logica passare “L’innamorato”


IL PASCIÀ

Ci sono storie che si ripetono, cicli che tornano invariati attraverso il tempo.
Alcuni li chiamiamo destino, altri semplicemente abitudini radicate.
Per Mara e Vera, il loro legame ha sempre oscillato tra un'affinità inscindibile e una rivalità silenziosa.
Da bambine, i litigi erano un gioco, un modo per mettere alla prova il loro rapporto senza mai distruggerlo veramente.
Da adulte, ora devono affrontare la verità: il loro legame non è mai stato soltanto amicizia, ma una costante negoziazione tra ciò che le unisce e ciò che potrebbe dividerle.
Max ora è al centro di questa storia.
È un uomo in trasformazione, sospeso tra ciò che è stato e ciò che potrebbe diventare.
La terapia gli ha aperto nuove porte, ma ha anche creato un legame che nessuno aveva previsto.
Ora, nel momento della scelta, il passato e il presente si fondono.
Come ne usciranno?
Max è certo di aver realizzato il suo sogno.
Crede di essere finalmente in Paradiso.
Due donne al suo fianco, entrambe incredibilmente forti, entrambe parti della sua vita ed entrambe sue.
Qualsiasi uomo, nei suoi sogni più segreti, desidera una soluzione simile che, per lui, è semplice realtà.
È un uomo fortunato, il più fortunato di tutti.
Le giornate scorrono senza tensioni apparenti.
Vera e Mara hanno trovato un equilibrio, un tacito accordo che sembra funzionare.
L’idea di una divisione netta non esiste più, tutto si mescola in un’intesa fluida: una sola grande famiglia.
Certo il maschio deve mostrasi moderno e non lesinare le sue attenzioni a nessuna delle due compagne, ma questo è un sacrificio che compie ben volentieri.
Quando esce per un passeggio non lo fa mai da solo, ma sempre accompagnato da due stupende donne che tiene legate a se cingendole son le braccia contemporaneamente alla vita.
Di notte poi ….
Non esistono parole adatte a descrivere le notti: forse solo il Corano ha qualche cosa di simile quando descrive il Parafiso dei Fedeli: ma qui siamo in terra!
L’illusione iniziò a incrinarsi.
Max non se ne accorge subito, non può
Egli è troppo immerso nella sua sicurezza, nella convinzione che sia tutto perfetto
Le cose perfette non esistono siamo umani. Imperfetti per definizione.
Vera lo osserva, e sa.
Non vuole perdere tutto, ma neppure essere parte di un’illusione.
Ha combattuto per lui, ha accettato il compromesso … ma ora si chiede se esso sia reale.
Mara capisce.
Non dice nulla, ma lo sguardo è più pensieroso, più incerto.
Solo Max continua a vivere il suo sogno.
Fino al giorno in cui tutto cambia.
Max continua a vivere nel suo sogno, convinto di aver raggiunto l’equilibrio perfetto, di essere l’uomo più fortunato sulla terra.
Ciò che non sa è che Vera e Mara, affiatate da una complicità pluriennale, invece di scontrarsi tra loro, hanno deciso di metterlo alla prova.
Se davvero crede di poter gestire questa situazione, deve dimostrarlo.
Le due donne, forti della loro amicizia e della consapevolezza che questa realtà non può reggersi solo sull’illusione, iniziano un gioco sottile, una serie di piccoli gesti e decisioni mirate a testare la capacità di Max di sostenerle veramente entrambe.
Max non si accorge subito del cambiamento.
Per lui è ancora tutto perfetto, il sogno continua.
Vera e Mara hanno deciso di spingere la situazione al limite, di vedere fino a quale punto lui sarà in grado di reggere.
Le richieste aumentano, un po’ alla volta.
Vera pretende attenzioni costanti.
Non più soltanto momenti di affetto, ma presenza continua, prove d’amore che non lasciano spazio ad altro
Mara, invece, cambia il tono delle sedute.
Le “terapie” diventano imprevedibili, si trasformano in piccoli test studiati apposta per mettere Max sotto pressione.
— Dimmi, Max, che cosa provi quando Vera ti chiede di stare con lei ogni istante?
— Normale, la amo, voglio darle tutto.
— Quando io ti chiedo di fermarti, di pensare solo a te stesso?
— Beh… posso gestire tutto.
Ma può davvero gestire tutto?
All’inizio Max regge.
Sorride, si adegua, fa tutto quello che gli viene chiesto.
Pian piano l’equilibrio che credeva di avere raggiunto si incrina.
Agli’inizi, Max pensava di avere il controllo.
Si sentiva al centro di un equilibrio perfetto, padrone della situazione, libero di vivere il suo sogno senza restrizioni.
Questo sogno si trasforma rapidamente in un incubo.
Gestire una sola relazione può essere difficile, ma gestirne due contemporaneamente è un inferno.
Le richieste aumentano, il tempo non basta mai, e ad ogni parola pronunciata sembra esserci una trappola pronta a scattare.
Max cerca di mantenere la calma, per evitare errori.
Ma il problema non sono gli errori, è la sua stessa convinzione di poter gestire tutto senza conseguenze.
Una sera, dopo una giornata di richieste incessanti, di attenzioni divise e di equilibri precari, Max crolla.
— Non posso più farcela.
Le parole gli sfuggono dalle labbra prima che riesca a fermarle.
Vera e Mara si scambiano uno sguardo significativo, ma non dicono nulla.
Max si rende conto di essere in trappola.
La situazione gli è sfuggita di mano e questa volta, non può più far finta di niente.
All’inizio, Max pensava di essere il più fortunato degli uomini.
Due donne straordinarie, un equilibrio perfetto, un sogno che sembrava reale.
Ma ora, davanti a loro, non c’è più traccia di sicurezza, solo disperazione.
— Vi prego… basta.
La voce gli trema, lo sguardo è confuso.
Non è più il pascià sicuro di sé, è un uomo che ha perso il controllo della sua stessa vita.
Vera e Mara lo osservano senza sorpresa. Sapevano che sarebbe arrivato a questo punto.
— Pensavi che fosse facile, Max?
Mara incrocia le braccia, il tono è fermo, senza traccia di compassione.
— Credevi di poter avere tutto senza pagarne il prezzo?
Max abbassa lo sguardo.
Non ha più risposte, solo la certezza che la poligamia non è affatto quel paradiso che immaginava.
Max è seduto, lo sguardo perso nel vuoto, la mente che gira senza trovare un punto d’appoggio.
Come è finito in questo inferno?
L’illusione era così perfetta.
Due donne, un equilibrio incredibile, il sogno proibito diventato realtà.
Ora non ha più nulla, solo la sua disperazione che gli si attorciglia addosso senza lasciargli via di fuga.
Vera lo guarda per un lungo momento, poi si scambia un’occhiata con Mara. Ridono.
Non c’è cattiveria nel loro sorriso, solo la consapevolezza che Max si è scavato la fossa da solo.
— Speriamo tu abbia imparato la lezione.
Vera si alza, Mara la segue.
Non servono altre parole.
Max resta lì, solo, a domandarsi come sia possibile che tutto sia crollato così in fretta.



FINE 👍




L’INNAMORATO

Max guarda la sua vita con soddisfazione.
Tutto sembra perfetto, il sogno che ha inseguito per tanto tempo è finalmente realtà.
Due donne, un’unione che sfida le regole comuni, eppure, nella sua mente, ogni pezzo si incastra alla perfezione.
Si sente realizzato.
Più che realizzato, si sente invincibile.
Le giornate scorrono senza intoppi apparenti.
Vera e Mara sembrano aver trovato un equilibrio tra loro, senza tensioni evidenti
Ogni volta che Max le osserva, vede un’intesa fluida, un tacito accordo che gli conferma la riuscita del suo esperimento.
Non ha dubbi.
Non ha domande.
Solo certezza assoluta.
Ma la certezza è pericolosa, perché non è mai reale.
Max cammina per strada con il passo sicuro di chi ha tutto sotto controllo.
Si sente realizzato.
Non ha più dubbi, non ha più incertezze.
Il suo sogno, finalmente, è realtà
Due donne, entrambe presenti, entrambe perfette, entrambe sue.
Max cammina per la strada con un sorriso che gli illumina il volto
Ha trovato il suo equilibrio finalmente.
Nel suo mondo, tutto è perfetto.
Due donne che lo amano, un sistema che funziona, una vita che gli sembra unica.
Vera e Mara non mettono in discussione nulla.
Non c’è tensione, non c’è ostilità.
Si sente privilegiato, realizzato, sicuro.
Una sera, seduto sul divano tra loro, si lascia andare a un sospiro soddisfatto.
— Sapete, ogni tanto penso a quanto sia incredibile tutto questo.
Vera sorride, incrocia le gambe con eleganza.
— Perché?
— Ti aspettavi difficoltà?
Max scuote la testa.
— Be’, diciamocelo.
— La nostra famiglia non è proprio comune.
— Eppure guarda come viviamo felici ed in armonia.
Mara, sempre riflessiva, lo osserva per un lungo momento.
— È interessante che tu dica "siamo".
Max ride.
— Lo siamo, no?
— Tu sei tranquilla, Vera è serena, io sto benissimo con voi due.
Vera si stringe nelle spalle.
— Hai ragione, tutto va nel migliore dei modi.
Mara annuisce.
— Sì, tutto sembra perfetto.
Max sente una conferma definitiva nelle loro parole
Se anche la psicologa non fa opposizione, allora è la prova che questo equilibrio esiste davvero.
La sicurezza lo avvolge, lo rende inattaccabile.
Non ha paura.
Ma a volte, le cose che sembrano troppo perfette nascondono la verità.
Max è sicuro
Non ha dubbi, non ha esitazioni.
Il suo modello di relazione funziona alla perfezione.
Ogni giorno rafforza questa convinzione.
Le attenzioni sono bilanciate, l’armonia sembra reale, Vera e Mara non mostrano segni di insoddisfazione.
Se qualcuno gli chiedesse come va, risponderebbe senza esitazioni:
— Va tutto alla grande.
Lo direbbe con il sorriso sulle labbra, con la certezza che nessuno potrebbe contraddirlo.
Perché non ci sono problemi, giusto?
Eppure, il dettaglio che gli sfugge è sempre lì.
Non è una minaccia evidente, non è un litigio, né un segnale d’allarme chiaro e preciso
È qualcosa di sottile.
Qualcosa che si insinua sotto la superficie.
Ogni tanto, gli sguardi tra Vera e Mara durano un istante più del dovuto.
Vera si stringe nelle spalle, senza aggiungere nulla.
Mara annuisce, ma il suo sguardo sembra più riflessivo.
Le parole sono le stesse, il tono è perfetto, ma la dinamica sta cambiando.
Max non lo vede, non lo sente, non lo sospetta.
Perché quando credi che tutto sia perfetto, smetti di osservare davvero.
Max si sveglia, convinto che tutto sia ancora perfetto.
Ma quella mattina qualcosa è cambiato.
La casa è più silenziosa, troppo silenziosa.
La presenza familiare di Vera è svanita.
La prima sensazione che lo attraversa non è il panico, né la rabbia.
È l’incredulità.
Non ci sono stati litigi, non c’è stata una discussione furiosa, nessun ultimatum.
Solo il vuoto.
Sul tavolo, una tazza ancora tiepida.
Nessun biglietto.
Nessuna spiegazione.
Max si aggira per la casa, cercando un indizio, una risposta che non arriva.
Ella se n’è andata.
Punto.
Mara lo osserva, con distacco.
Non c’è consolazione nel suo sguardo, solo una constatazione fredda, definitiva.
— Vera è monogama, Max
Max la guarda, ancora incredulo.
Vera, la sua vera è sparita, e ora Mara è l’unica persona rimasta a offrirgli una spiegazione.
Il suo sguardo però non è quello di una donna consolatrice.
— Dimmi almeno tu, Mara.
— Per quale motivo Vera se n’è andata così, senza un saluto, senza un addio?
Lei incrocia le braccia, lo osserva con un misto di pazienza e inevitabilità.
Non prova pena per lui, solo una certezza che Max non ha mai avuto.
— Perché Vera è monogama te lo ho detto.
— Tu non l’hai mai veramente ascoltata.
Quelle parole gli si insinuano dentro lentamente, si fanno largo tra le sicurezze che crede di avere.
Max cerca di trovare una replica, una scusa, ma Mara lo precede.
— Ma non è solo questo.
Il suo tono cambia, diventa più intenso, più profondo.
— Io e Vera siamo due corpi, ma un’anima sola.
— Sempre impegnate a discutere, a litigare, a contenderci gli uomini ma in realtà unite oltre un punto che non sai immaginare.
— Era fatale che io mi inserissi a spada tesa nel vostro rapporto, sin dalla più tenera età io volevo i suoi amichetti, lei voleva i miei, litigavano furiosamente ed alla fine ci trovavamo più legate l’una altra di prima
— Lo stesso è avvenuto ora con te: non ci siamo accapigliate, ora siamo adulte, abbiamo tentato una soluzione matura: condividerti.
— Non ha funzionato.
Max la fissa, cercando di afferrare il senso di quelle parole.
Mara sospira, quasi rassegnata.
— Non è che io non ti abbia mai voluto bene, Max, ma io e lei siamo fatte per stare insieme, non per essere divise.
Max sente la realtà sfuggirgli dalle dita
Era tanto sicuro di poter fare affidamento almeno su Mara
Ora, invece, capisce che anche lei non è un suo punto di riferimento.
— Quindi …
Mara si alza, gli rivolge un ultimo sguardo.
— Non puoi più fare affidamento su di me.
Detto questo, si volta e se ne va, lasciando Max solo a fare i conti con il fallimento della sua illusione.
Max si guarda intorno, il silenzio è assordante.
Per la prima volta, la casa gli sembra più grande, più vuota, totalmente estranea.
Vera se n’è andata.
Mara lo’ha lasciato.
Non è mai stato solo quanto lo è ora.
All’inizio, il suo corpo reagisce con l’istinto.
Deve chiamarle, deve rimediare.
Le sue mani cercano il telefono, ma si fermano a metà strada.
Che senso avrebbe?
Vera ha fatto una scelta definitiva, senza ripensamenti, senza drammi.
Mara ha spezzato ogni possibilità di appoggio, lasciandolo senza più certezze.
Max chiude gli occhi e si lascia cadere sul divano, il peso dell’errore gli si attacca addosso, soffocante.
— Non ho mai veramente ascoltato.
— Non ho mai veramente capito.
Nella sua mente, il ricordo di quelle serate perfette, dei momenti in cui si illudeva che tutto fosse sotto controllo, si sgretola con una brutalità che non può ignorare.
Il suo modello di relazione?
Un sogno impossibile
Lui?
Un uomo cieco davanti alla realtà.
Ora è solo.
Senza più illusioni
Senza più risposte.


FINE 👍
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