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Lui & Lei

Il Suo Rito Mattutino Violato [seconda parte]


di Membro VIP di Annunci69.it GINAeJOHNNY
30.10.2018    |    4.034    |    7 9.6
"Lui la guardò con uno sguardo intenso che se possibile la eccitò ancor di più, prese di nuovo a leccarle il seno, ma lei voleva essere sbattuta ferocemente..."
Eccolo di fronte a lei, capelli corti nerissimii, spalle curve e sguardo basso, sapeva di averla fatta grossa, e chissà da quanto tempo la spiava, lei non se n'era accorta, mai. Aveva violato quei momenti tutti suoi, la cosa la faceva arrabbiare oltre modo, rimase così sulla porta braccia incrociate in silenzio aspettando che lui trovasse il coraggio di alzare lo sguardo. Lo aveva visto altre volte in giro nel quartiere spesso passare in macchina, ma non aveva mai dato cenno di considerarla. Lo aveva notato il giorno del trasloco e non le era rimasto indifferente, per niente. Sentì calore e un po' di liquido caldo uscirle dalla vagina, così a tradimento, doveva essere arrabbiata e si arrabbiò ancora di più per questa reazione. Lui ancora non faceva niente, a quel punto disse: "dobbiamo parlare sulla porta o posso entrare?" con il tono più duro che riuscì a tirare fuori. Lui si fece da parte e le disse di entrare, ma ancora non aveva il coraggio di alzare lo sguardo.
"Assurdo! non riesci a guardarmi adesso?"
Silenzio, sospirò e alzò la testa. Indecifrabile lo sguardo, tra vergogna, ammirazione, sorpresa e anche dolore. Due occhi verdi, tristi e mortificati, ma dalla pupilla dilatata.
Chiuse la porta dietro di lei. Ma che era venuta a fare? come se ne esce da una situazione così? c'aveva pensato tutto il giorno, certo era sconvolta, allo stesso tempo però la cosa le aveva solleticato ancora di più le sue fantasie, perché quello che lui non sapeva era che spesso quando la mattina si toccava lo faceva pensando a lui.
Alle sue mani, ai suoi baci, alla sua lingua, al suo pene. E ora? era lì arrabbiata? eccitata? cosa ci faceva lì?
Approfittando del momento di incertezza lui le chiese se voleva qualcosa da bere. Sì trovò suo malgrado a bere del vino. La tensione era palpabile, il silenzio assordava entrambi.
Poi lui le parlò chiedendole scusa, cercando di trovare parole per farle capire che quello strano gioco era nato per caso e che era stato imperdonabile da parte sua portarlo avanti. Non disse mai cose fuori posto, o preoccupanti. Lei pensò che era solo un uomo e per giunta un uomo solo, che l'ammirava dalla finestra e che anche in questo momento si stava prendendo le sue responsabilità. Disse che era mortificato e che non poteva tornare indietro, ormai lo aveva fatto, ma aveva comprato tende nuove e comunque non gli sarebbe passato più per la testa di farlo.
Lei rimase sempre in silenzio, non aveva ancora capito cosa pensare, e glielo disse, e alzandosi dalla sedia disse che ci avrebbe dormito sopra per decidere se procedere in qualche modo nei suoi confronti, si avviò verso la porta e lui la stava seguendo, le caddero le chiavi di casa lui non si accorse che lei si stava fermando e le andò addosso.
Sentì il suo corpo contro il suo, caldo, e sentì anche la sua altezza, una mano che la tratteneva per i fianchi e l'altra per il braccio per impedirle di cascare per via dell'urto, l'aveva ripresa in tempo. Sentì anche il suo seno, non aveva mai avuto la percezione così forte di quella parte del corpo, come se improvvisamente le sue poppe avessero una vita loro. la tirò e adesso erano veramente vicini, lei si lasciò trattenere, la schiena vicino al petto, si sfioravano, il suo profumo le arrivò fino al ventre e la provocò.
Sospirò e appoggiò la testa su di lui. Lui esitò, era sulla difensiva, data la situazione ma sapeva di fargli un certo effetto, l'attrazione era palpabile anche mentre stavano parlando poco prima. Infatti sentì subito il pene di lui crescere e toccarla. Voleva dargli un segnale per fargli capire che era tutto ok, che voleva essere toccata, leccata, violata. Una frazione di secondo e inizio a strusciarsi a quel pene, lui non resistette e sentì la mano che l'aveva trattenuta per il braccio carezzarla fino al collo arrivare ai capelli e spostarglieli dietro l'orecchio, poi sentì il suo alito vicino.
Faceva tutto in modo studiato per vedere come lei reagiva, lei continuò a muovere i fianchi per strusciarsi sul pene eretto sempre più duro che le puntava contro. Voleva farglielo capire che lo voleva e poggiò le mani sulle gambe di lui, continuando a strusciarsi ritmicamente, sentì prima la sua bocca e poi la sua lingua calda e bagnata sul collo, proprio dove quella mattina si stava sfiorando, la leccava e succhiava proprio come nelle sue fantasie, sentiva il suo pene pulsare e anche la sua passera grondava e pulsava, si ritrovò a pregare che le toccasse il seno, i capezzoli turgidi premevano nel reggiseno che portava sotto il vestitino estivo. La mano di lui sul fianco adesso si stava spostando sfiorandole la pancia, salendo, la stava per toccare, le avrebbe toccato il seno, iniziò ad ansimare, anticipando il piacere di sentirsi toccata.
Ecco che le dita che passavano leggere sopra il vestito, scostavano delicatamente lo scollo del vestito, le toccavano la pelle, un tocco che l'accese ancora di più, e iniziò a carezzare le gambe tese di lui, dalla coscia all'interno coscia, voleva farlo impazzire così come lui stava facendo perdere la ragione a lei.
Poi la mano di lui scivolò dentro il reggiseno e le liberò un seno, così esposto all'aria, il capezzolo turgido che gridava di voler essere guardato, bagnato, leccato, succhiato, morso.
Si lasciò roteare su sé stessa stordita dal suo stesso languore, voleva continuare a strusciarsi e si avvicinò puntando i fianchi contro quelli di lui, e sentì il pene sul ventre, lui le alzò il volto e mentre con una mano le procurava delle scosse in tutto il corpo toccando e premendo il capezzolo, con l'altra le prese i capelli e le tirò indietro la testa, dal piacere le si socchiusero le labbra e lui la baciò.
Labbra morbide, calde e vogliose, socchiuse, la lingua entrò dentro la sua bocca, all'inizio timidamente e poi con maggior foga, improvvisamente si accorse che le sue mani freneticamente stavano aprendo un bottone dietro l'altro della camicia di lui, che nel frattempo aveva spostato la mano dai capelli al suo fondo schiena, stava tirando su il vestito, ecco che passava sulla piega del gluteo, scorreva lento sul bordo delle mutandine, la carezzava in modo focoso e allo stesso tempo decisamente troppo lento, voleva essere posseduta subito e lui la stuzzicava, dalla sua fica ormai usciva talmente liquido che si preoccupò, un sottile rivolo lo sentì scorrere tra le cosce.
Così stretti baciandosi e carezzandosi si sentì spostare fino al tavolo, ogni passo il suo pene sempre più duro contro di lei, ormai lui era senza camicia e voleva leccarlo, sentire il sapore, si scostò dalla bocca e scendendo dal collo, lo leccò sui pettorali, sui capezzoli, ma lui la spinse, anche con forza con la schiena sul tavolo, le tirò giù le spalline del vestitino e le tolse il reggiseno con furia, e le attaccò il capezzolo, ogni succhiata era una vibrazione fino alla fica, iniziò a mugolare, voleva fare più piano ma non ci riusciva, godeva, godeva come non aveva mai fatto con nessuno. Lo avvolse con le gambe, il pene duro adesso strusciava, batteva, puntava e pulsava sul suo clitoride. Lui succhiava, lei muoveva i fianchi dal piacere e dalla voglia, e ogni mossa il pene sempre più forte batteva su di lei, gli sganciò i pantaloni con il poco spazio di manovra che lui le lasciava, come per punirla della sua intraprendenza le prese entrambi i polsi, e glieli fermo sul tavolo, mentre continuava a succhiare prima un capezzolo e poi l'altro, aveva tirato indietro anche il fianco e non riusciva più a strusciarsi, ma lei ne aveva bisogno, lo voleva sentire, cercò di riavvicinarlo con le gambe ma lui resisteva, lei non ne poteva più.
Presa dalla foga di voler sentire quel pene duro contro di lei, non si era accorta che lui le aveva legato i polsi, si allontanò e tenendo una lunga corda legò l'altro capo alla gamba del tavolo opposto.
Non ebbe paura, anzi adesso era talmente vogliosa da voler essere presa da lui in qualunque modo.
Avvicinò due sedie, le tolse le mutande purtroppo senza toccarla, piegò la gamba destra e legò la caviglia alla sedia, le avvicinò l'altra sedia e fece la stessa cosa con la sinistra, ogni movimento una carezza e un fremito dalla testa ai piedi.
La guardò mentre si toglieva i pantaloni, e poi mentre abbassava le mutande il suo bel cazzo largo, lungo, lucido e con una bella cappella che sembrava volesse scoppiare si presentò a lei.
raccolse da terra la cravatta e la imbavagliò.
Mentre l'imbavagliava la punta del pene finalmente la sfiorò e gemette, morse la cravatta legata strettamente e cercò per quanto ci riusciva a muovere i fianchi. Lui la guardò con uno sguardo intenso che se possibile la eccitò ancor di più, prese di nuovo a leccarle il seno, ma lei voleva essere sbattuta ferocemente non si poteva essere più eccitati di così, stava per venire ma si trattenne in qualche modo. Quella lingua svelta e dura stava scendendo, scendeva e avrebbe raggiunto la sua fica bagnata, l'avrebbe leccata e lei non desiderava altro dalla vita. Non esisteva niente, solo quella lingua e la sua fica vogliosa che la voleva sentire, non c'erano suoni, non c'erano corde né cravatte, anche i suoi fianchi si irrigidirono nell'attesa di quel tocco. C'era solo il suo clitoride che per primo avrebbe goduto di quel tocco, e mentre scendeva lui posò le sue grandi mani sulle caviglie e se con la testa scendeva sempre più giù, con le mani saliva sempre più su, l'avrebbe toccata e leccata insieme? Non poteva resistere, stava per morire, non avrebbe retto a quel duplice tocco.
Lo bagnò completamente in faccia, come la lingua sfiorò energicamente il clitoride, e un dito iniziò a strusciarle sulla bocca della vagina, venne, come una scolaretta, una senza esperienza, venne, avrebbe buttato giù il palazzo se non l'avesse imbavagliata, e morse la cravatta mentre i suoi fianchi continuavano a muoversi e lei a contorcersi, era troppo il piacere cercò di divincolarsi, le mani erano legate, voleva allontanargli la testa, ma lui continuava a leccarla, sempre più forte, la ciucciava, la mordeva; e quel dito che le passava lento in circolo dentro la vagina, in pratica senza entrare, solo il polpastrello le sfiorava le pareti, scivolava in quel fiume, e girava, girava e lei ancora agonizzava. Scese con la lingua alla vagina e iniziò a succhiare, la stava bevendo, con la punta della lingua passava dove era passato il suo dito. La stava scopando con la lingua, e poi un dito iniziò a scorrerle sul buco del culo, e con un altro dito all'improvviso iniziò a scoparle la fica, con la lingua adesso ciucciava il clitoride. Quando iniziò a scoparle anche il culo a stento trattenne un urlo, godeva e sentiva tutto il suo corpo fremere, ma adesso solo un pensiero la risvegliò da quel godimento violento, voleva quel cazzo duro dentro la fica, subito, era un bisogno, come la sete, la fame, un bisogno primario, se non l'avesse sbattuta subito non avrebbe potuto continuare a vivere.
E finalmente come se le avesse letto il pensiero si tirò su, si mise di lato al tavolo all'altezza del viso di lei, e iniziò a masturbarsi, le toccava la fica, si bagnava la mano e si menava il cazzo, si leccava la mano e lo prendeva dalla base e ricominciava, sempre più intensamente continuando a sputarsi sulla mano oppure bagnandosi del suo liquido che continuava a sgorgare da lei.
Ora lo voleva leccare, voleva che glielo buttasse in bocca e allo stesso tempo nella fica. Con agilità lui montò sul tavolo si mise con il suo culo davanti alla sua bocca, scostò la cravatta e dall'alto gli ficcò in bocca la cappella e poi tutto il cazzo, tutta l'asta e la cappella fino alla gola, fino a soffocarla, ogni tanto si scostava un po' e lei succhiava, poi glielo leccava, poi lui le strusciò prima le palle e poi il culo sulla faccia, lei non tirò indietro la lingua, se lui voleva che lei facesse questo, lei lo avrebbe fatto nella speranza che prima o poi glielo avrebbe sbattuto dentro la fica. Era eccitante, più lui si faceva leccare e le scopava la bocca e più i fianchi di nuovo presero a muoversi, sempre più ritmicamente, il movimento stesso ritmico dei glutei le stimolava l'interno della vagina, si ricordò di essere senza bavaglio e glielo disse: "Ti prego buttamelo dentro".
Scese dal tavolo e continuando a masturbarsi, gemendo e godendo, si mise fra le sue gambe aperte, e poi spinse, forte, improvviso e violento la penetrò, un colpo dietro l'altro la scuoteva fin nell'anima non aveva mai goduto così, poi lui prese a toccarle il clitoride, e lei per quanto riusciva accompagnava ogni colpo con i fianchi, iniziò a gemere, sempre più forte. Lo sentiva scorrere, avanti e indietro, un colpo dietro l'altro, sempre più veloce, la mano piatta sul clitoride che la premeva e strusciava sempre più velocemente e poi urlò, urlò così forte che temette gli scoppiassero i timpani, lui continuava imperterrito a scoparla sempre più forte e lei ad urlare, un orgasmo lunghissimo, la testa che sbatteva leggermente al tavolo per le scosse in tutto il corpo, e lui che non le dava tregua finché un urlo, con un ghigno di animale sul viso uscì anche dalla sua bocca, sentì la sua sborra sulla fica, scorrere sul clitoride, schizzarle sulla pancia.

Aveva fantasticato su questo tutto il giorno dopo averlo visto sborrare davanti al suo spettacolo quella mattina, erano mesi ormai che si era accorta che lui la spiava, e finalmente aveva una scusa più che valida per andare a casa sua, si fermò davanti la porta, sorrise e suonò il campanello.
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