tradimenti
Quella vestaglia


29.05.2025 |
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"Ma quel giorno mi prese senza chiedere..."
Non l’ho mai detto a nessuno, ma ogni volta che mi tocco da solo, è a quel pomeriggio che torno.A lei. A Elena.
Alla sua pelle, alla sua seta, al suo odore.
Non era solo sesso. Era come affondare in qualcosa che non avevo mai provato, mai nemmeno immaginato. Una donna come lei... pensavo fosse fuori dal mio mondo. Ma quel giorno mi prese senza chiedere. Mi fece entrare nella sua tana. E mi fece uomo.
Ricordo tutto.
La porta che si aprì, la luce morbida che filtrava dietro di lei, e quella vestaglia… Cristo, quella vestaglia.
Era corta. Leggera. Semitrasparente.
La seguivo con lo sguardo mentre camminava e mi bastarono due passi per accorgermi che non portava nulla sotto.
La seta scivolava sulle sue curve come un’onda lenta, e io vedevo chiaramente i contorni dei suoi seni. Grossi, sodi, altissimi, con i capezzoli tesi che premevano contro il tessuto.
E poi il culo.
Quel cazzo di culo.
Tondo, compatto, scolpito. Si muoveva a ogni passo, come se mi stesse provocando solo respirando. Non ce l’ho fatta a non guardarlo. Non ce l’avrei fatta nemmeno volendo.
Era tutto lento. Come un film in slow motion.
Quando si chinò in cucina per prendere le tazze dal mobile basso, vidi la seta aprirsi dietro. Non aveva mutandine.
C’era solo pelle. Pelle chiara, liscia, leggermente arrossata ai lati dai cuscini o forse dalla doccia. Intravedere quella fessura rosa, lì, davanti a me… mi fece sentire come un ragazzino al suo primo porno.
Solo che questa era reale.
E me la stava servendo addosso.
Mi sedetti. Cercai di controllarmi. Il cazzo era già duro. Pulsava contro il jeans, e faceva male da quanto spingeva. Lei si avvicinò, si sedette accanto a me, e la seta si aprì.
Le sue cosce lucide.
Il profumo.
L’umidità tra le sue gambe che già intravedevo tra i lembi del tessuto.
Non mi chiese niente. Semplicemente… si spostò.Si offrì.
E io persi il controllo.
Le aprii la vestaglia. Vidi tutto. Il seno pieno, pesante, con i capezzoli già duri che sembravano voler parlare. Li presi in bocca, li succhiai con forza. Lei si inarcava sotto di me, gemeva a labbra chiuse. Le presi i fianchi e le allargai le gambe.
Era bagnata da far colare.
Non scherzo. Aveva la figa umida e calda e mi si aprì sotto le dita come un frutto maturo.
Le infilai due dita dentro, lentamente. Era stretta. Calda. Palpitante.
Le cercavo il punto giusto e lo trovai subito: la sentii tremare, scattare, venne contro la mia mano ancora prima che potessi spogliarmi.
La feci godere due volte così. Solo con la bocca e con le dita.
Quando mi spogliai, mi prese in mano. Con una calma da donna che sa esattamente cosa vuole. Mi guidò dentro di lei.
Entrai tutto. Subito. Fino in fondo.
E lei me lo prese come se mi stesse aspettando da mesi.
Le sue unghie mi graffiavano la schiena. Si muoveva sotto di me con una fame animalesca. Il culo si sollevava per accogliermi meglio, e ogni spinta faceva schioccare i nostri corpi, bagnati, impazziti.
La scopai prima lenta, poi più forte, poi la presi di lato, con una gamba sollevata sul divano. Vedevo il mio cazzo sparire dentro quella figa perfetta, piena, col suono umido che mi faceva impazzire.
E poi venne ancora. Di nuovo.
La sentii stringersi forte, tremare, le cosce chiudersi e aprirsi su di me.
Le morsi il collo.
Mi tenni fino all’ultimo e poi… mi tolsi. Le spruzzai sul ventre, sui seni, ovunque.Tanto. Troppo.
Rimanemmo in silenzio per lunghi minuti.
Lei sudata, con i capelli rossi incollati alla fronte, e quel sorriso sporco, che non dimenticherò mai.
Si alzò nuda, andò in bagno. Io restai lì, ancora mezzo duro, ancora incredulo.
La sua vestaglia era a terra.
Le tende, invece, non le aveva mai messe.
Forse per quello.
Forse per me.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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