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Lui & Lei

Runaway train


di Membro VIP di Annunci69.it bolleblu
20.05.2025    |    34    |    3 8.7
"Lei era lì, in piedi nel corridoio, con un sorriso che incendiava ogni sua cellula..."
Il treno sferragliava monotono, cullando il vagone semivuoto. Lui era seduto vicino al finestrino, la luce del tramonto gli accendeva riflessi ambrati tra i capelli scuri. Lei, di fronte, le gambe elegantemente accavallate, aveva un sorriso appena accennato che le increspava l'angolo delle labbra. Si erano incrociati gli sguardi un istante prima, un contatto fugace ma intenso, e da allora un filo invisibile li teneva uniti, carico di una tensione palpabile.

Nei pensieri di lui, le cosce di lei si aprivano lentamente sotto il tessuto leggero dell'abito, rivelando un accenno di pelle liscia e calda. Immaginava le sue mani scivolare sotto l'orlo, risalendo la curva morbida fino a sentire il calore intimo di una figa priva di peli e già bagnata. Visualizzava le loro bocche finalmente unite, la sua lingua esplorare e gustare il sapore intenso del suo essere femmina. Desiderava sbottonarle la camicetta, rivelare la forma piena di quelle meravigliose tette che si sarebbero offerte al suo sguardo, al suo tocco impaziente e frenetico. Fantasticava sulle areole che dovevano essere ampie, sensibili e sui capezzoli che come piccoli pieni si sarebbero induriti,, svettando impertinenti. Poteva sentire nella sua testa il rumore dei loro corpi che si stringevano, emettendo la dolce melodia di pelle su pelle, il gemito soffocato di un orgasmo rubato, mentre il treno li portava via, sempre più lontano.

Nella mente di lei, lo sguardo di lui indugiava sul suo decolleté, immaginando la scollatura più ampia, la pelle fremere sotto le sue labbra. Sentiva già la sua mano calda posarsi sul suo fianco, stringendola, attirandola a sé con una forza sottile ma ineuivocabile. Quella mano la voleva sulla sua figa, sul suo culo, sulle tette, la voleva in ogni centimetro del suo corpo. Visualizzava i suoi occhi farsi scuri di desiderio, mentre le loro gambe si sfioravano sotto il sedile, una scintilla che incendiava la sua vulva liscia e ormai fradicia di umori. Sognava le sue dita che le accarezzavano la nuca, tirandola verso un bacio profondo e umido, il suo respiro affannoso che si mescolava al suo mentre il vagone diventava il loro universo privato, un luogo dove ogni freno si scioglieva, dove i loro umori si mischiavano e si scambiavano nelle bocche assetate.

Il silenzio tra loro era un'esplosione di fantasie proibite, ogni sguardo un contatto fisico immaginato, come diceva quella canzone, looks that kills, ogni sorriso una promessa sussurrate di voglia, trasgressione, libertà. Il desiderio pulsava nell'aria, liberando quella cosa che non va più via, l'odore di quel sesso immaginato e al contempo reale.

Il treno rallentò, stridendo sui binari. Una voce metallica annunciò l'arrivo alla stazione successiva. Le porte si aprirono con un sospiro meccanico.

Un uomo corpulento, con una valigetta di pelle scura, si alzò dal sedile accanto a lei. "Scusi," disse, passandole vicino.

Lei si alzò a sua volta. "Devo scendere qui."

Lui la guardò, un'ombra di delusione che gli oscurò il desiderio. Non si era reso conto che il loro gioco silenzioso stesse per finire.

Lei gli sorrise un'ultima volta, un sorriso carico di una promessa non mantenuta. Poi si voltò e si confuse tra gli altri passeggeri che si affrettavano verso l'uscita.

Lui rimase seduto, fissando il sedile vuoto di fronte a sé, il corpo ancora vibrante di un'eccitazione frustrata, una voglia insostenibile spogliarsi e farsi una sega in onore di quella Dea. Il treno riprese la sua corsa, lasciandosi alle spalle la stazione e con essa l'immagine vivida di lei.

All'improvviso, sentì una leggera ombra oscurare la luce del finestrino accanto a lui.

Si voltò di scatto, il cuore che gli batteva all'impazzata. Lei era lì, in piedi nel corridoio, con un sorriso che incendiava ogni sua cellula. I suoi occhi scuri lo fissavano con intensità bruciante. "Allora?", disse, la voce come un filo di seta. Si appoggiò al telaio della finestra, il suo sguardo che indugiava sul suo corpo con una possessività inequivocabile. "Cosa aspetti a farmi tua, qui e ora?"
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