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Lui & Lei

Silvia e Sarah


di Loungelizard
12.09.2021    |    6.831    |    1 9.7
"” risposi con tono ironico, mentre sentivo il cazzo cominciare a gonfiarsi un po’..."
Ormai da diversi anni affitto a studenti fuori sede un appartamento in centro a Firenze. Sono una persona alla mano e non mi piace fare il padrone di casa rompiballe, non disdegno fare due chiacchiere quando capito lì per motivi di ordinaria amministrazione e con alcuni di loro si è stabilito un rapporto di simpatia manifestatomi con graditi inviti a cena, in cui ho potuto gustare prodotti tipici delle loro regioni di provenienza e rivivere il clima della coabitazione tra studenti, che ogni volta mi ha riportato ai bei tempi andati.
Questa storia riguarda una studentessa di filosofia dotata di un’ironia molto intelligente e capace di conversazioni molto sagaci e stimolanti, durante le quali avevo percepito un’intesa strisciante che tuttavia non avevo mai voluto forzare a diventare altro da quello.
Nella primavera del 2016 mi fece sapere che a breve avrebbe discusso la tesi e che il suo relatore l’aveva già indirizzata verso un concorso per una borsa di dottorato di ricerca. Una sua amica nel frattempo aveva individuato un appartamento che si sarebbe liberato in agosto, e sebbene le piacesse molto la mia casa e vi fosse un grande affiatamento con i coinquilini, quella era un’occasione che non poteva perdere: si trattava di una mansarda con due camere, due bagni, un ampio soggiorno con zona cottura/pranzo, ma soprattutto una terrazza enorme sui tetti di Firenze dalla quale sembrava si potesse toccare la cupola del Brunelleschi. Dettaglio che rendeva il tutto assolutamente appetibile: un prezzo decisamente basso, determinato dal fatto che il proprietario desiderava affidare l’immobile a persone di sua stretta fiducia che lo abitassero con cura per i 2 anni in cui avrebbe lavorato all’estero. La sua amica lo era e aveva garantito anche per lei.
Alla fine di luglio ci vedemmo a casa mia per il passaggio di consegne con l’inquilino subentrante e mi disse che avrebbe trascorso i giorni fino a ferragosto nel nuovo alloggio per iniziare a goderne, poi sarebbe andata a casa dei suoi a Cagliari per una decina di giorni di vacanza e sarebbe rientrata presto per cominciare a preparare i nuovi impegni universitari. Era su di giri, raggiante: fresca di laurea cum laude e pronta a vivere l’esperienza di dottoranda e assistente del suo professore, la nuova casa era la cosiddetta ciliegina sulla torta.
“Devi assolutamente venire a vederla, è un gioiello, una ristrutturazione di grande gusto e un arredamento che sembra una casa da film. E poi la terrazza….Ho avuto una botta di culo che ancora non ci credo!!”
“Ah beh, come darti torto...basterebbe la terrazza e la posizione”
“Tu quando parti per le vacanze? Facciamo una cena in terrazza la settimana prossima?”
“Parto dopo il 20. Per la cena ovviamente si”.
Una settimana dopo ero lì. Mi aprì la porta la sua amica, una mora dalla chioma riccia, che mi accolse come se ci conoscessimo da sempre. Presentandomi, l’occhio mi cadde sulla scollatura del leggero vestitino bianco, prima di cominciare a inquadrare gli spazi, che in effetti erano allestiti con gusto sobrio ed equilibrato.
“Silvia si sta cambiando, arriva subito. Intanto mettiamo in frigo il gelato e ti faccio vedere la casa.”
Cominciò facendomi subito apprezzare l’enorme terrazza che mi lasciò a bocca aperta. Poi, rientrati, mi fece da guida descrivendo ogni particolare dell’appartamento con vivo entusiasmo. Mentre mi mostrava la sua camera con bagno, dalla stanza accanto uscì Silvia che mi salutò con un abbraccio decisamente esuberante. Notai subito che indossava un vestitino identico alla sua amica e trovai questa cosa molto intrigante: parevano due gemelle, entrambe riccie e more, di carnagione piuttosto scura, sebbene di corporatura molto differente: piccola e asciutta con un bel culetto e pochissimo seno la mia ex inquilina, fisico da pin-up l’amica.
La cena a base di pesce fu accompagnata da due bottiglie di vino bianco e da un sottofondo di musica brasiliana degli anni 60. La conversazione fu leggera e intelligente, non priva di ammiccamenti e allusioni sottili agevolate dal vinello. Sarah è una fotografa e videomaker, anche se in quel periodo per campare si occupava principalmente di realizzazione di siti web: fui subito curioso di vedere i suoi lavori e fu ben lieta di mostrarmeli.
“Ho quasi tutto in digitale sul portatile, un minuto che vado a prenderlo”
Non appena si fu allontanata, Silvia mi domandò con sguardo furbetto: “cos’hai capito?”, “non saprei… - risposi - ...forse il vostro nuovo padrone di casa ha un rapporto ‘particolare’ con lei?”. Questa mia ipotesi le suscitò ilarità: “direi che anche volendo sarebbe impossibile, lui è gay e con le donne al massimo ama fare shopping….però il rapporto particolare è un altro, se ora hai capito...”.
In quel momento arrivò Sarah e appoggiò il notebook sul tavolo, sparecchiammo velocemente e spostammo le tre sedie sullo stesso lato. La cartella ‘Lavori Fotografici’ conteneva 5 cartelle: ‘Luoghi’, ‘Natura’, ‘Persone’, ‘Erotismo’, ‘Moda’. I singoli lavori erano ben ordinati in una ulteriore nidificazione di cartelle nominate con una data e un titolo breve. Cominciò mostrandomi alcuni reportage di interni londinesi e berlinesi, lavorava molto bene sia col bianco e nero sia col colore, rimasi molto colpito dallo stile asciutto e capace di mettere in risalto senza eccessiva ostentazione dettagli interessanti, e di inquadrare composizioni tutt’altro che banali. Cominciai a essere terribilmente curioso di cosa contenesse la cartella ‘Erotismo’, ma non dissi nulla. Commentai invece gli scatti che sceglieva di mostrarmi, complimentandomi e ponendole alcune domande. Gratificata ma al tempo stesso molto sicura di sé, proseguì l’esposizione con metodo, finché aprì la cartella che aspettavo: conteneva varie sottocartelle, molte delle quali riportavano nomi di maschi e di maschi abbinati al nome di lei, di Silvia o di entrambe.
Per prima scelse quella nominata ‘Gianluca’: “Questo è il lavoro più recente, fatto questa settimana. Ci ho messo molto a convincerlo ma alla fine è andata bene. Volevo riuscire a catturare l’essenza di un maschio alpha mentre si masturba, e sono assolutamente soddisfatta del risultato”. Le immagini effettivamente non risultavano affatto volgari nonostante il tema. Ritraevano un uomo sulla quarantina, capelli lunghi brizzolati, barba lunga, fisico massiccio e peloso e pene importante, nella sequenza che dall’ingresso nella doccia mostrava le fasi della masturbazione fino all’orgasmo e allo sfinimento successivo. Alcuni scatti erano a figura intera, altri di dettagli, altri ancora ne indagavano le espressioni del volto in primo piano.
“Complimenti – dissi – è un lavoro davvero intenso, emozionante. E voglio precisare che non sono gay e nemmeno bisex, dunque il mio apprezzamento è squisitamente fotografico”
Si scambiarono un rapido sguardo complice e notai un mezzo sorrisetto sul volto di Silvia. Pensai: queste due stronze mi hanno messo in mezzo e ci sto cascando come un pollo.
“Visto che non sei gay, vediamo come ti sembra questo lavoro...” e aprì una cartella intitolata ‘Silvia-Bernardo’. Anche questa volta lui era un maschio sui 40-45, la sequenza, fatta principalmente di particolari, lo mostrava vestito elegantemente, seduto su una sedia in legno con le braccia ammanettate dietro lo schienale. Silvia completamente nuda con una parrucca a caschetto biondo era ritratta nell’atto di manipolare il suo cazzo, fino all’ultima immagine in cui la cappella era sgonfia e i pantaloni e la camicia imbrattati di sperma.
Non avevo un commento pronto. Dopo una breve esitazione feci un’osservazione sulle tonalità quasi pittoriche del colore. Le due stronze ora ammiccavano spudoratamente tra loro, al che presi in mano la situazione: “ok Sarah, sei davvero una fotografa bravissima e non è facile rappresentare questo tipo di situazioni con tanta eleganza e intensità. Però non dirmi che questa è soltanto arte fotografica e non è anche un vostro gioco erotico...”. “Certo che lo è! - rispose – non mi pare di aver affermato il contrario...”. “Ah ecco!” replicai. E scoppiammo tutti e tre a ridere.
“Sentite, sono quasi le 3 e semmai aggiornerei l’interessantissima esposizione dei tuoi lavori a un’altra volta. Che ne dite?”
“Senz’altro, effettivamente è un po’ tardi. Una cosa: mi diceva Silvia che forse a ottobre si libera anche la stanza di Giovanni a casa tua. Potrebbe interessare a una mia amica, lei è in città fino al 14, se gliela potessi mostrare in questi giorni mi faresti un grande favore, poi vedete voi. Se la chiami domani, all’ora di pranzo dovrebbe risponderti.”
“Va bene, nessun problema, la chiamo domani.”
“Grazie mille! Vado a prendere il numero che ce l’ho sul cellulare”. Tornò poco dopo con un post-it e ci salutammo cordialmente.
Il giorno dopo composi il numero come le avevo promesso e mi rispose Sarah: “Ti ho fatto uno scherzo, sono Sarah” disse divertita “...senti, Silvia parte il 13 io invece resto qua perché ho un lavoro da terminare, a ferragosto potremmo vederci...”. “Per guardare le altre foto?” risposi con tono ironico. “Anche, se vuoi. Non ho pensato a nulla di particolare, potremmo prendere un po’ di sole qui in terrazza, poi vediamo”. Accettai l’invito e mi presentai il 15 mattina intorno alle 10.
Aprì alla porta in costume da bagno e lo spettacolo fu notevole. La situazione mi aveva intrigato da subito: era evidente che lo scherzo del bigliettino col numero dell’amica era un escamotage per non invitarmi davanti a Silvia. Voleva fotografarmi? Voleva fare sesso? Aveva un gioco perverso in mente?
Ci spostammo subito in terrazza dove si trovavano due lettini, lei si tolse subito il reggiseno e subito dopo gli slip, mentre mi stavo togliendo i bermuda rimanendo in costume. “io il sole lo prendo nuda, non ti da fastidio spero..”. “Giammai..” risposi con tono ironico, mentre sentivo il cazzo cominciare a gonfiarsi un po’. “E invece tu tieni addosso il costume?...”. Senza rispondere mi alzai in piedi e mi denudai: “Va bene così?”, si mise a ridere e rispose: “meglio, dai. Tieni la crema protettiva e proteggilo, che oggi il sole picchia”. Mi accomodai sulla sdraio e restammo qualche minuto in silenzio, lei leggeva un libro. Io cominciai a pensare alla situazione ripartendo dalla sera della cena e proiettandomi verso le ore seguenti di quella giornata immaginando in modo confuso situazioni hot con quella splendida femmina. Non mi accorsi che stava diventando sempre più grosso e duro. Me lo fece notare lei quando si alzò per andare a prendere da bere: “che succede..tutto a posto?” disse con un sorrisetto malizioso. Tornata indietro mi offrì un bicchiere di the freddo e si mise a sedere sul lettino guardando il mio cazzo: “non sei messo male eh. E poi mi piace il pube depilato negli uomini...diciamo che valorizza. I maschi col cazzo troppo grosso mi fanno un po’ paura, troppo piccolo mi fanno un po’ ridere. La giusta misura è la tua, poi per carità ogni donna la vede a modo suo”. Questa naturalezza con cui trattava l’argomento con me, conosciuto per una sola sera, ex padrone di casa della sua amica e di una quindicina di anni più grande di lei, mi intrigava non poco. Stava chiaramente conducendo il gioco e sapeva farlo magistralmente, rimanendo in equilibrio sul limite. Faceva quello che spesso faccio io con le donne, e trovarmi dall’altra parte mi stava eccitando moltissimo.
“Hai una relazione con Silvia, giusto?”. “Certo, mi sembra evidente. Entrambe siamo più attratte dalle femminucce che dai maschietti e siamo una coppia aperta, ci raccontiamo tutto e ti assicuro che è molto eccitante e rafforza la nostra complicità. Non siamo quelle lesbiche che odiano i maschi, anzi...Siamo bisessuali ed entrambe molto attratte dagli uomini maturi. I 30enni sono spesso di una banalità mortale, non sanno mettere in gioco la testa, di gran lunga più interessanti gli uomini con un po’ di vita vissuta. Poi, certo, non si può generalizzare. Ma diciamo che ho sviluppato un certo fiuto.”
Si rimise sdraiata a ricevere i raggi del sole. Io avevo un’erezione sempre più tosta e trovarmi lì sdraiato a mezzo metro da lei in quelle condizioni, in silenzio, mi pareva surreale. Chiusi gli occhi di nuovo e ripresi a far viaggiare la testa. Forse mi addormentai leggermente.
A un certo punto sentii un clic secco che mi fece sobbalzare. La vidi intenta a regolare la messa a fuoco della reflex con l’obiettivo a una ventina di centimetri dalla mia cappella.
“Stavi dormendo, era troppo invitante...perdonami” e subito dopo scattò di nuovo.
“Sto schiantando di caldo, andrei a fare una doccia se permetti”. “Ma certo, vai pure nel bagno di camera mia, è più comoda”. Andai mentre riguardava con attenzione le due fotografie appena prese, sul piccolo monitor della macchina fotografica. La doccia era uno stanzino inserito dentro il bagno, completamente rivestito di lastre in pietra color antracite e provvista di una panca in muratura ugualmente rivestita. Pigiai un interruttore situato accanto all’ingresso e il piccolo locale si illuminò con una luce inizialmente verde, che pochi secondi dopo divenne rossa, per cambiare colore ancora. Aprii l’acqua e mi feci travolgere dall’effetto pioggia fitta appoggiandomi con le braccia puntate alla parete di fronte a me. Mentre godevo del beneficio che l’acqua tiepida dava alla mia pelle si spense improvvisamente la luce della cromoterapia, e l’ambiente diventò buio. “Permesso...” sussurrò con un filo di voce e in un istante sentii i suoi capezzoli strusciare sulla mia schiena, mentre le sue braccia mi cingevano scivolando e andando a prendere i miei. Sussultai. Una mano si staccò dal mio petto e all’improvviso il forte getto d’acqua divenne gelido. Reagii con un mezzo urlo. Poi tornò subito tiepida e la mano riprese a scivolare di concerto con l’altra sul mio addome. La sensazione del suo seno che pressava sulla schiena aveva del sublime. Le braccia e le mani lavoravano con sapienza sul mio corpo e quando la destra arrivò a prendere la verga, la sinistra passò dietro infilandosi tra le gambe per raggiungere i testicoli. Sempre sottovoce mi disse di salire in piedi sulla panca, mi agevolò accompagnandomi come si fa con un cieco. Mi puntai con le due braccia aperte alle due pareti della stanza e sentii le sue labbra appoggiarsi alla cappella per farla scivolare in bocca. Impossibile descrivere quello che è stato uno dei migliori pompini ricevuti in vita mia. Mugolavo come una femmina, mi stava dominando come solitamente amo fare io. Quando sentii iniziare l’orgasmo lo annunciai dichiarandolo e si staccò improvvisamente lasciandomi col fiato in affanno.
“Eh no. Non ti faccio venire così. Non ora.” Si riaccese la luce multicolore e mi porse una mano per aiutarmi a scendere. Ero stravolto e confuso, era visibilmente eccitata anche lei.
“Vieni porco” e mi condusse in camera. Si posò al centro del letto con fare da gatta, sfiorandosi la vulva con una mano. Prese dal comodino una bottiglietta d’olio e me la passò. Il suo respiro ora era alterato, mi guardava con occhi sgranati e non proferiva parola. Salii sul letto posandomi sulle ginocchia, ora ero molto più calmo, e cominciai a cospargerla abbondantemente di olio e a godere con le mani di quelle carni sopraffine. Arrivato alla fica le spostai la mano con la quale continuava a stimolarsi, sostituendola con la mia. Dopo avere stuzzicato labbra e clitoride facendola gemere come un’indemoniata, infilai due dita e iniziai a scoparla così. Bastò pochissimo perché esplodesse in uno spruzzo a fontanella. Aveva gli occhi fuori dalle orbite e lo sguardo perso nel vuoto. Estrassi le due dita e le feci scendere sull’ano, lo innaffiai generosamente di olio e iniziai a lavorarlo con cura.
Quando fu il momento sistemai al meglio il suo corpo, presi le sue gambe per le caviglie e le spinsi verso la sua testa, mi aiutò fermandole con le mani dietro le cosce e aprendosi totalmente. Continuai ancora un po’ a preparare l’ano con le due dita e quando vi appoggiai la cappella questa ne venne come risucchiata. Afferrai le caviglie spingendole sul materasso e dopo alcuni passaggi lenti e profondi cominciai a scoparla con vigore.
Racconterei una balla se dicessi che quel coito durò a lungo: dopo poco esplodemmo entrambi in un orgasmo devastante in cui si mescolarono i liquidi e gli urli di entrambi.
La sveglia sul comodino segnava le 14.40, la giornata aveva ancora tanto da riservarci e la temperatura era altissima.
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