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Lui & Lei

Un nuovo massaggio o un semplice sogno?


di perdutosogno
21.03.2019    |    5.618    |    0 6.9
"All’uscita dell’ascensore mi sorprende una leggero soffio d’aria fresca che contrasta con la calda temperatura che avevo avvertito all’esterno..."
Le mie contratture stavano peggiorando. I muscoli del mio corpo sembravano irrigidirsi sempre più, quando decisi di rivolgermi a Francesca, esperta fisioterapista, che mi era stata consigliata da una fidata amica.

Ricordo di aver impiegato un po’ di tempo per trovarla disponibile. Alcune volte non poteva lei, altre volte, io.

Ad un certo punto mi era venuta voglia di mollare tutto e di tenermi le mie rigidità!

Una mattina, finita la colazione al bar e mentre mi dirigevo verso l’ufficio per iniziare una normale e tranquilla giornata di lavoro, mentre smanettavo sul mio cellulare, d’istinto composi il numero di Paola e provai a chiamarla.

Suona libero. Nessuno risponde. Sto per chiudere. Taac! Mi risponde!
- Ciao
- Ciao
- Ah che bello che ci sei! Tutto bene?
- Si dai!
- E’ un po’ che cerco di chiamare ma non riesco mai a parlare. Ho avuto il tuo numero da Rosa, la conosci, vero?
- Rosa? Si certo. Mi aveva detto qualche giorno fa che un suo amico stava tentando di chiamarmi. Beh, dimmi! Cosa posso fare?
- Beh io mi sento molto ma molto rigido e vorrei fare qualcosa per sciogliermi. Così pensavo di passare al tuo studio…
- Guarda, se vieni per le 14,00, possiamo fare un massaggio di un’ora. Dopo sono incasinata. Ce la fai?
- Certo, mi organizzo e alle due sono lì!
- Ottimo, a dopo!


Giungo nella zona dello studio un po’ prima dell’orario previsto e ne approfitto per guardarmi attorno. Prendo un caffè, faccio due passi per le vie limitrofe e mi godo una delle prime giornate veramente calde ed assolate.

Primavera è arrivata da qualche settimana ma, come al solito, in questa città il freddo e la pioggia possono durare diversi giorni ancora. Il fisico non ha più voglia di sopportare quel clima. Mentalmente, l’inverno è finito! Basta quindi un poco di sole e tutto si trasforma.

Mentre cammino sento come un piacevole e leggero stordimento post pranzo, accompagnato da una tiepida temperatura che segnala l’imminente estate.

Per trascorrere il tempo, provo a ricordare il suono della sua voce: allegra, chiara, gioviale.

Guardo l’orologio. Sono le due! Mi fermo davanti al portone di un palazzo. La sua facciata è di un verde senape. Anonimo quanto basta ma qui molti palazzi hanno quel colore.
Suono e aspetto il click del portone.
Dal citofono una voce metallica mi da le istruzioni per entrare e raggiungere il piano e lo studio.
Le seguo alla lettera e mi ritrovo all’ultimo piano.
All’uscita dell’ascensore mi sorprende una leggero soffio d’aria fresca che contrasta con la calda temperatura che avevo avvertito all’esterno.

Vedo la porta con la targa dello studio. Spingo l’uscio ed entro.

Paola è dietro la porta. Esile, sorridente. Indossa un camice bianco, corto sulla gambe un poco tozze e tonde. Ha un’aria semplice, con i capelli leggermente tirati indietro da una coda che si sfila. Indossa i classici zoccoli da infermiera. Vista così non sembrerebbe una professionista del massaggio, con tanto di camice bianco e studio asettico. Piuttosto potrebbe essere una qualunque vicina di casa, nel primo pomeriggio, sorpresa a vedere la Tv mentre abbozza un riposino sulla poltrona, quando bussi con la classica scusa dell’apri bottiglia…

Mi offre dell’acqua. Fa caldo e fa piacere rinfrescarsi la gola. Mi sento subito a mio agio. Per nulla imbarazzato.

Mi invita a servirmi del bagno e mi indica delle asciugamani piegate e pulite. Mi prende la giacca per appoggiarla sullo schienale di una sedia in salotto.

Mi lavo con calma. Voglio assaporare tutto il tempo. Vado in camera da letto e mi dice di spogliarmi. Mi chiede se preferisco il borotalco o il gel. Mi dice che con il caldo l’olio non va bene. Scelgo il gel che, mi dice ancora, non lascia odori ed è più rinfrescante.

Mentre sto per sdraiarmi sul lettone, mi chiede di togliermi l’orologio:
- Di questo non ne hai bisogno.

Mi chiede se ho qualche dolore particolare e che tipo di massaggio vorrei. Rispondo che sono contratto nelle spalle e nelle gambe. Lascio a lei il tipo di massaggio da fare.

Comincia dai piedi e nel frattempo parla. Non ha una tecnica che possa definirsi tale. Però ha un bel tocco, e poi con la penombra della stanza, il caldo fuori, il mio fantasticare, il suo parlare con tono semplice e pacato, insomma in quell’atmosfera difficile da descrivere, mi rilasso e la lascio fare.

E parliamo… parliamo.

Parliamo di tante cose. Dei dolori muscolari, di come bisogna respirare, del lavoro che a volte va bene e a volte no, del fatto che lei ha famiglia e che le piace quello che fa ma che non rinuncia ai suoi momenti.

Mi chiede di girarmi. Io mi volto verso di lei e comincia a massaggiarmi prima un braccio e poi l’altro. Ho il braccio alzato e tento con le dita di entrare nell’apertura della vestaglia e le sfioro il seno e poi mi abbasso ad accarezzarle il ventre.

Mi dice che ha le tette che le cascano un poco. Mi piace, le dico. Mi piacciono veramente le donne che hanno qualche “imperfezione”. Oh Dio, un po’ di tette in più le avrei gradite veramente…

Mi lascia fare. Mi metto seduto sul letto e mi avvicino. Le bacio il seno e piano succhio i suoi capezzoli. Poi salgo e le sfioro il collo con le labbra. Cerco di darle qualche morsetto. Mi sembra che le piace. Quanto meno non si allontana.

Mi fa distendere nuovamente ed ora è lei che mi bacia partendo dalla pancia e risalendo fino ai miei capezzoli, per poi ridiscendere e ricominciare a baciarmi, compreso il mio pistolo.

Ci scambiamo qualche commento con toni di voce via via sempre più eccitati. Mi invita a toccarmi da solo mentre lei me lo stuzzica con il seno. Gli dico che preferisco che vada di bocca.
Con la lingua che sbatte sul glande, affonda con ritmo lento ma continuo. Sento di non riuscire trattenermi e le chiedo di succhiarlo fino in fondo.
- Non spruzzarmi addosso, mi dice lei.
La rassicuro e comincia a farmi una sega mentre con la lingua mi accarezza il glande.

Non resisto ed esplodo con un orgasmo lungo, versando il mio seme sulla mia stessa pancia.

Mi sembra soddisfatta anche lei. Mi pulisce con calma, continuando a parlare. Ci facciamo reciproci apprezzamenti.

Mi alzo, vado in bagno e mi rilavo. Torno in camera per vestirmi e quando metto l’orologio al polso mi accorgo che è passata più di un’ora.


Sono passate diverse settimane ed il suo cellulare suona sempre libero. Le ho mandato messaggi dappertutto, ma tutti senza nessun esito.
Sembra evaporata nel caldo dell’estate che iniziava. Oggi ancora mi chiedo se tutto questo fosse stato un sogno oppure no.

Ma ancora oggi non ho avuto nessuna risposta.

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