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Gay & Bisex

Antonio - prima parte


di aVolteAnna
27.05.2025    |    2.420    |    6 9.6
"L’aver formulato la frase con il genere corretto, riuscì forse a farmi prendere coraggio e con un fil di voce dissi: “Sì…ormai sono pronto” e iniziai a..."
Conobbi Antonio un venerdì sera, presentato dai miei nuovi vicini con i quali avevo già condiviso qualche piacevole incontro. La presentazione avvenne durante una cena informale in un gradevole locale vista mare della riviera ligure. Io allora ventiseienne, lui trentadue anni di più.
Come i miei vicini apparteneva anch’egli alla buona alta borghesia milanese; persona già nata in una famiglia agiata, ottima istruzione, impiego dirigenziale lautamente retribuito, un vero signore insomma. Nonostante la ragguardevole differenza di età la prima impressione fu ottima: tranquillo, affabile, educato e con una classe innata. Il carattere e il modo di fare assolutamente piacevoli compensavano senza dubbio l’età prossima ai sessant’anni. Fisicamente era un bell’uomo brizzolato alto più di un metro e ottanta, viso pulito, corporatura normale con forse solo qualche chilo in più.
Chiaramente sapevamo tutti cosa avrebbe portato quella presentazione tuttavia nessuno durante la piacevole cena fece alcun accenno a possibili incontri futuri. Col senno di poi, e l’esperienza acquisita nel tempo, posso sicuramente affermare quanto sia appagante giocare con persone di quel tipo: grande classe nell’approccio iniziale, assoluta discrezione e affidabilità sia negli incontri ma ancor più nella vita di tutti i giorni e fantasia molto sviluppata.
Visto il reciproco gradimento ci accordammo per rivederci la mattina seguente a casa sua.
Arrivai a casa sua puntualmente alle 10, ben sbarbato e depilato come mi era stato chiesto. Era primavera ma la bellissima giornata di sole mi consentì di vestirmi leggero: polo manica lunga, jeans e sneaker.
Suonai il campanello e dopo pochi istanti scattò l’elettroserratura sbloccando il cancelletto che mi separava dalla sua dimora. Si trattava di una bellissima villetta del primo entroterra, immersa nel verde ma con una magnifica vista sul golfo. L’emozione era alle stelle ma nonostante ciò non avevo alcun timore: le persone che me l’avevano presentato erano affidabili e le premesse lasciavano presupporre una piacevole mattinata. Percorsi attraverso il giardino quei pochi metri di vialetto che mi separavano dal portoncino d’ingresso e trovai lui ad attendermi all’uscio. L’ottima impressione della sera prima venne confermata: mi accolse con un sorriso e mi fece entrare in casa. Sicuramente notò sul mio viso l’emozione ma seppe mettermi a mio agio con empatia.
Ci accomodammo sul divano del salotto e mi offrì qualcosa da bere. Antonio indossava dei mocassini, dei pantaloni leggeri e una camicia di lino bianco risvoltata sulle maniche. Mi raccontò un po’ di sé: era stato sposato ma rimasto vedovo prima dei trentacinque anni in seguito a un incidente che stroncò la vita della adorata moglie; non ebbero neppure il tempo di fare dei figli. Da quel tragico evento giurò a se stesso che non si sarebbe mai più sposato e che avrebbe dedicato il resto dei suoi giorni al lavoro e a relazioni più o meno leggere senza alcun impegno. Non era certamente gay, né amava etichettarsi come bisex, ma confessò senza imbarazzo di aver avuto nei trent’anni precedenti esperienze a tutto tondo sia con donne che con uomini preferibilmente più giovani di lui.
Il ghiaccio era rotto e fu un attimo raccontare a mia volta le trasgressioni che avevo provato in quella ancora relativamente giovane età: alcune ragazze più o meno coetanee, un paio di uomini e la coppia sua amica.
“Che ne dici di spogliarti e di farmi vedere come sei fatto?” disse interrompendo con voce calma ma decisa il mio discorso. Il viso mi s’infiammò all’improvviso. Da una parte l’imbarazzo della “prima volta”, dall’altra la curiosità di sapere come sarebbe proseguita la mattinata mi resero estremamente goffo e impacciato nei movimenti: mi levai la polo e slacciai i pantaloni ancora prima di levarmi le scarpe!
Un suo sorriso tuttavia sdrammatizzò la situazione e mi permise di liberarmi degli ultimi abiti: scarpe, jeans e boxer. Mi trovai così nudo, in piedi, davanti a lui. I suoi modi garbati non riuscirono tuttavia a smorzare il rossore in viso dovuto un po’ al carattere, un po’ all’inesperienza. Inoltre, come da sua richiesta, mi ero depilato totalmente con il rasoio in tutto il corpo: non solo il pube e la zona intima ma anche petto, ascelle, gambe e braccia. Potevo notare chiaramente sul suo viso un’espressione compiaciuta: “Hai fatto proprio un bel lavoro!”, soggiunse “Tutto bello liscio come piace a me…o liscia, se preferisci essere trattata al femminile”.
A quelle ultime parole il rossore si accentuò ancor di più ma non riuscii a proferire parola per smentire o confermate la sua ultima affermazione. Si alzò in piedi, si mise dietro di me e iniziò a sfiorarmi leggermente la coscia destra con la mano. “Sì, sei proprio bella liscia…penso che il femminile sarebbe d’obbligo per gratificarti di un lavoro così ben fatto”. Frattanto la sua mano grande aveva raccolto la mia natica con una leggera pressione: “Hai davvero un bel culo, sodo e sta in una mano”.
Io, ammutolito e imbarazzato, non seppi che dire. Nonostante ciò non mi sentii a disagio e quella situazione, ancora nuova per me, in qualche modo mi piaceva. Sempre dietro di me, con l’altra mano, tastò lentamente il pube imberbe finendo sul mio pene ancora flaccido: “Mmm…mi fa piacere che qui davanti non ci sia nulla di grosso…sarà ancora più divertente vedrai!”. Non feci nemmeno in tempo a elaborare quell’affermazione che la mano, fino a poco prima intenta a stringermi il culo, guadagnò strada tra le natiche e un dito puntò direttamente sul buchetto liscio. “Bene, vedo che il buchetto è perfettamente liscio e ancora stretto…è plausibile che tu sia ancora vergine come hai detto” mi sussurrò all’orecchio Antonio.
“Non vuoi scoprire come sono fatto? Dai non essere timido!”, aggiunse mettendosi davanti a me e guardandomi fisso negli occhi. L’aver formulato la frase con il genere corretto, riuscì forse a farmi prendere coraggio e con un fil di voce dissi: “Sì…ormai sono pronto” e iniziai a sbottonargli la camicia.
Il petto leggermente villoso e il buon profumo agrumato del suo corpo, quasi istintivamente, mi fecero chiudere gli occhi e mi spronarono ad abbassarmi leggermente per baciargli lo sterno. “Ti piace vero?” disse accarezzandomi i capelli. Mi afferrò la mano con decisione facendomi riavvicinare al divano, si sedette comodo e mi invitò a spogliarlo. In ginocchio davanti a lui iniziai a togliere i mocassini, slacciare la cintura e i pantaloni; lo aiutai a sfilarsi la camicia e i pantaloni. Rimase seduto sul divano in boxer con io accovacciato davanti a lui. “Sai cosa fare, vero? Non penso di doverti spiegare nulla” aggiunse. Abbassai il viso e gli baciai il membro già parzialmente turgido attraverso i boxer; lo feci con calma, senza fretta quasi volendo procrastinare la piena vista del suo cazzo.
“Vedo che non ami la fretta! Sempre più convinto che mi darai molte soddisfazioni!”. Gli feci cenno di inarcare la schiena e finalmente tolsi l’ultimo indumento che ci separava dalla reciproca nudità; subito avvicinai le labbra alle sue palle accennando un leggero bacio. Erano palle rasate così come il pube con peli sfoltiti. Quell’accenno di bacio lo condusse a una piena erezione: Antonio aveva un bel cazzo spesso, non enorme ma certamente almeno una spanna più lungo del mio. Non esitai a tirar fuori la lingua e con leggerezza diedi delle leccatine partendo dalla base dello scroto arrivando fin quasi al glande. “Fantastico! Non si direbbe che sei tutto sommato ancora inesperto!” disse con malizia.

CONTINUA...
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