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Gay & Bisex

Che scopata!


di Berto747
14.02.2020    |    3.247    |    0 9.7
"Si fermarono e confabularono tra loro: “guarda quello!” “E’ già mezzo nudo..."
Il primo weekend di Febbraio decido di andare a visitare una città. Quando arrivo, era Venerdì, mi sistemo in Hotel, e, visto che era già pomeriggio inoltrato ed ero stanco, decido di rimanere in camera a riposare prima di andare a mangiare qualcosa. Solo, nella camera, mi assale improvvisamente un gran desiderio di sesso, era da un po’ che non lo facevo, e di voglia ne avevo da vendere. Prendo il cellulare e guardo se ci sono dei cinema a luci rosse nelle vicinanze. Ne trovo uno e decido di provare. Mi preparo al meglio, facendo un clistere, che porto sempre con me, così da essere pulito, mi vesto con jeans, senza indossare gli slip, e una camicia.
Entro nel cinema, sperando di trovare qualcosa di eccitante.
Ovviamente mi era posto la domanda se sedermi vicino a qualcuno o meno o se aspettare in piedi, se scoprirmi subito o aspettare e, tante altre sulle quali avevo rimuginato parecchio. Comunque, entrai nella sala scoprendo che c’erano solo altre sette persone quando, nelle mie fantasie ne aveva immaginate ben di più. Rimasi un pochino in piedi in fondo alla sala guardando distrattamente il video poi percorsi entrambi i corridoi laterali per vedere bene gli spettatori e alla fine mi sedetti due poltrone di distanza da uno che, avendo già le mani sul pacco, mi ispirò la concreta possibilità di combinare qualcosa.
Misi subito in atto il mio piano, sbottonai la camicia e abbassai i pantaloni fino alle caviglie, restando praticamente nudo. Il vicino cominciò a guardarmi mentre giocherellavo con il mio pene, quando un vociare deciso ci fece girare entrambi verso l’ingresso. Erano appena entrati quattro ragazzotti che, incuranti del silenzio della sala e della proiezione, continuarono a parlottare ad alta voce tra loro guardandosi intorno. Quindi si incamminarono pure loro lungo un corridoio e, arrivati all’altezza in cui ero seduto, rimasi indeciso se rivestirmi o meno. Si fermarono e confabularono tra loro: “guarda quello!” “E’ già mezzo nudo.” “Che vi sembra?” Sì, può andare!” “Ma è anche depilato? Mi pare di si.” “Dai, si va...”. Dissero anche altro ma queste frasi si sentirono distintamente prima che i quattro si sedessero due ai miei fianchi e due nella fila dietro.
Guardai i nuovi arrivati. Erano proprio dei bei ragazzi, sulla trentina, forse meno, alti, vestiti alla moda e con dei fisici decisamente “giusti”.
“Ciao!”
“Ciao.”
“Sei qui per divertirti?”
“Sì.”
“Tutto bello depilato.”
Sorrisi mentre prima una e poi anche un’altra mano iniziarono ad accarezzarmi.
Si appoggiarono entrambe sul petto stuzzicando i capezzoli e poi scesero quasi contemporaneamente per sentire il sesso. Istintivamente allargai ancora di più le gambe e allungai le mani sulle cosce dei miei vicini.
“Ti va?”
“Si.” sussurrai a bassa voce quasi miagolando.
Uno dei due si era già aperto la patta e la mia mano scivolò dentro e, scavalcando gli slip, si impossessò subito di un salsicciotto niente male.
“Cosa vuoi fare? Lavoretto di mano, di bocca o… tutto.”
“Wow!” pensai eccitato a quella proposta alla quale risposi sempre con quella vocina delicata: “tutto quello che vi piace...”
Nel frattempo mi ritrovai addosso anche le mani di quelli seduti dietro che erano alla ricerca della loro parte di divertimento. Non sapevo più da dove arrivavano tutte quelle carezze che mi avvolgevano, semplicemente me le godevo.
Uno di loro mi suggerì di alzarmi e, incurante dei presenti nella sala, appena lo feci mi sentì subito togliere la camicia e mi resi conto di essere impacciato nei movimenti dai pantaloni alla caviglia. Evidentemente lo capì anche uno dei quattro che con movimenti bruschi mi tolse le scarpe lasciandomi la possibilità con due o tre scalciate di lasciare anche l’ultimo indumento sul pavimento.
Adesso ero proprio nudo: in piedi tra quei quattro bei maschi che si erano alzati per potermi toccare meglio. Fu un momento bellissimo, sentire le mani e le dita iniziare a spostarsi dappertutto intrufolandosi anche nel buchino che stava già iniziando a contrarsi per l’eccitazione mentre una mano mi strinse il cazzo, iniziando a masturbarlo con decisione. Anche io mi era messo a fare la stessa cosa con i due piselloni che ero riuscito ad afferrare. Con la coda dell’occhio noto qualche spostamento in sala rendermi conto che praticamente tutti gli spettatori si erano avvicinati a noi per poter osservare quanto stava accadendo.
“Mettiti in ginocchio sulla poltrona.”
Lo feci ma mi ritrovai sistemato in modo strano.
“Più indietro le ginocchia e appoggiati allo schienale con i gomiti.” mi suggerì la solita voce.
Lo feci e mi accorsi immediatamente che così ero in una posizione ottimale per essere scopato e, al tempo stesso, mi ritrovo davanti alla faccia i cazzi, duri e pronti degli altri due. Erano proprio dei bei gelati e, un attimo dopo, ne ho già uno appoggiato sulle labbra e fui ben felice di accoglierlo.
Uno dei ragazzi mi allargò le gambe spingendomi le ginocchia fino a farle appoggiare contro i braccioli e sistemandomi nel miglior modo possibile per quella scopata che stavo già immaginando.
Effettivamente così com’ero messo con il busto quasi orizzontale e con il culetto bello alto e completamente aperto mi trovavo nel modo migliore per offrire il mio buchino a chiunque mi stesse dietro.
Sentivo una mano passare più volte fra i glutei, e un’altra fra le cosce. Ero eccitatissimo, la voglia si faceva sempre di più, dal mio cazzo cadevano gocce di piacere, una serie di brividi mi passavano lungo il corpo, avrei voluto urlare il mio piacere ma quel grosso pisello che stavo succhiando me lo impedì.
Nel frattempo uno di loro si piegò di lato e cominciò a far scorrere la lingua in quel lungo solco tra il fondo schiena e l’attaccatura delle palle per poi concentrarsi solo sul buchino dove, oltre a lubrificare con abbondante saliva, spinse fino in fondo la lingua.
Era evidente che si stava preparando per penetrarmi.
Lasciando a malincuore per un momento il cazzo che avevo in bocca, mi girai verso di lui: “con il preservativo. Inculami con il preservativo. Li ho nella tasca dei pantalo...”
Non finì nemmeno la frase perché il ragazzo mi mostrò proprio quello che stavo chiedendo prima di avvicinarselo alla punta della cappella per indossarlo.
Mi sarebbe piaciuto vedere il bastone che stava per fottermi, ma era buio e per di più una mano mi raddrizzò la testa invitandomi a continuare il pompino. E così feci.
Guardo velocemente quel pene, era proprio bello, e lo aspiro completamente in gola riprendendo a muovermi e ad accarezzarlo con la lingua.
Esitai qualche istante non appena sentì l’altro che, da dietro, aveva appoggiato la sua cappella sul mio ano. Lo immaginavo grosso e piacevole. Mi sentì riempire e quasi subito mi abbandonai a quelle piacevoli sensazione che iniziarono ad invadermi, ritornando a concentrami sul lavoretto che stavo facendo con la bocca e che adesso mi veniva facilitato dalle spinte che mi facevano andare avanti e indietro sulla poltroncina.
Il ragazzo si dimostrò un abile amante, continuando a martellarmi per una buona decina di minuti prima di fermarsi e uscire. Non ebbi nemmeno il tempo di accorgermene, perché immediatamente fu sostituito dall’altro che riprese con vigore a pomparmi.
Ormai in sala non c’era più nessuno che si interessava della proiezione. Gli sguardi di tutti i presenti erano concentrati su quanto stava accadendo, in diretta, compreso il vicino che si era trovato in una posizione privilegiata per godersi lo spettacolo.
Non riuscivo a vedere nulla di quanto succedeva, intento com’ero a lavorarmi di bocca quanto mi veniva offerto e non ero nemmeno in grado di sapere chi si alternava dentro di me sia davanti che dietro. Semplicemente ogni tanto sentivo che i colpi cessavano per alcune manciate di secondi prima di riprendere e questo significava che nel mio culetto c’era stato un cambio. Altrettanto accadeva davanti quando, improvvisamente, vedevo l’oggetto del mio piacere sfilarsi per ritrovarne subito dopo un altro perfettamente piantato fino in gola.
Anche le mani che si spostavano sul mio corpo, procurandomi ulteriori stimoli e a volte facendomi vibrare per un capezzolo strizzato alle perfezione o per un dito fatto scorrere delicatamente sullo scroto o per una lingua passata sulla cappella, non smisero mai di muoversi su di me.
Tutto questo mi stava facendo impazzire, e stavo godendo alla grande, avendo orgasmi continui.
E rimasi immobile in quella posizione finché non smisi di ondeggiare. Attesi, madido di sudore e quasi incapace di respirare per il lungo piacere, che ricominciasse. Poi anche la bocca ormai restava vuota. Mi allungai sulle braccia con la schiena, che mi faceva male e finalmente vidi in viso i miei amanti. Erano dei bei ragazzi, giovani, molto giovani. Allungai una mano per accarezzare il viso di uno di loro. Mi sorrise continuando a sistemarsi i pantaloni mentre anche gli altri facevano la stessa cosa.
“Sei stato grande.”
“Si, grande. Una scopata da Dio.”
“Che culo!”
“Si ma che bocca anche!”
“Grazie.”
“Ciao.”
Sentì altri ciao confusi uno sopra all’altro e i quattro, con la stessa velocità con cui erano entrati in sala, se ne allontanarono.
Mi misi in piedi accorgendomi di essere dolorante per la posizione in cui ero rimasto per tutto quel tempo.
Mi guardo attorno, incrociando gli sguardi di quella decina di uomini che erano seduti tutti li vicino e, in quel preciso momento, realizzo che era nudo in piedi nella sala e mi sedetti.
Nessuno provò ad avvicinarsi o ad approfittare della situazione.
Sentivo il cuore battere a mille, prima di mettere a fuoco che aveva goduto in modo esagerato e mi era saziato di quei giovani cazzi, accorgendomi anche che quello che stava colando lungo la pancia e sulle gambe non era solo sudore, ma anche sperma di cui mi ero dissetato. Iniziai anche a sentire dei brividi di freddo, avevo necessità di rivestirmi. Mi ripulii con dei fazzolettini, misi la camicia e i pantaloni dopo averli raccolti dal pavimento. Vidi una scarpa e la mano del mio vicino che mi porge l’altra.
La presi e lo ringraziai con un cenno del capo, quasi vergognandomi nell’incrociare il suo sguardo.
“La scopata dell’anno!”
“Avete fermato il cinema per più di un’ora.”
Disse facendo un sorriso di circostanza.
“Che ne dici se, adesso che sei già arrivato al caffè fai una pausa, andiamo a casa mia, ti fai una bella doccia e poi ti do l’ammazza caffè? Così, tanto per chiudere in gloria la giornata. Perché mi sa che anche tu di giornate così non è che ne vedi tante.”
Mentre alzavo lo sguardo, meditavo se rifiutare l’offerta mentre l’uomo riprese: “e non lo dico per aggiungere ancora qualcosa che hai già avuto ma per mettere la ciliegina sulla torta prima di chiudere. E se guardi bene la ciliegina ti potrebbe interessare...”
Per un istante non capì, ma poi si alzò e compresi al volo cosa voleva dire. Aveva i pantaloni aperti ed era in erezione e davanti a lui stava esibendo un signor cazzo di almeno venti centimetri e grosso come una bottiglietta d’acqua.
Lo fisso incredulo: era enorme. In una frazione di secondo penso che non potevo lasciarmi sfuggire quell’occasione e guardando nuovamente il signore feci di si con la testa.
“Possiamo andare anche subito, vederti scopare da quel branco mi ha messo una gran voglia.”
Non aggiunse altro, si alzò e si avviò verso l’uscita mentre, sistemate le scarpe, mi accorsi che per terra c’erano parecchi preservativi e li conto: nove, ma forse qualcuno non l’ho visto. Affretto il passo e lo raggiunsi quasi alla porta.
Ci presentiamo.
Lui si chiamo Agostino, per gli amici Ago.
“Abito in zona , mi segui o vieni con me? Poi ti riporto qui.”
“Vengo con te.” Rispondo curioso ed eccitato.
In macchina Ago mi palpeggia la coscia facendomi tante domande. Chissà perché, ma in quella mezz’oretta di strada mi aprì e mi confidai con quel perfetto sconosciuto, raccontandogli che la mia attività sessuale era veramente assai ridotta, in quel momento, ed era per quello che ero così voglioso.
“A vederti al cinema avrei detto che sei la classica troia che ne prede un cesto ogni giorno. E adesso scopro che era almeno un mese che non scopavi. Certo che la vita è strana.”
Arrivati a casa mi offrì da bere qualcosa di dissetante e mi mostrò il bagno, dandomi degli asciugamani. Come uscii dalla doccia trovai Ago nudo ad aspettarmi. Era peloso e non era più eccitato ma quello che gli penzolava tra le gambe era decisamente di taglia extra large.
Mi indicò la camera con il lettone: “me lo fai diventare duro con la bocca?”
Sorrisi e, appena sdraiati, inizio a leccargli le palle per poi dedicarmi a quel gigante che, con pochi e sapienti movimenti, tornò duro, ma mi accorsi anche di non riuscire quasi a farlo stare tra le labbra.
Lui capisce il mio disagio e, prendendomi da sotto il mento, mi alza la testa guardandomi negli occhi: “Non ti preoccupare. E’ troppo grosso per stare in bocca, a meno che non ce l’hai larghissima.
“Vediamo se ti sta nel culo.”
Gli diedi ancora alcune leccate in tutta la sua lunghezza ammirando quanto fosse ben fatto con la cappella grossa e rossa, il frenulo tirato e l’asta dura come un sasso quindi: “ti metti il preservativo?”
“Se vuoi. Ma sono donatore di sangue e sono sanissimo. Tu?”
“Si, si anch’io sono sano...” scesi dal letto e andai a prendere il certificato che porto con me, e lo feci vedere. Anche lui si alzò e tornò poco dopo con il suo certificato.
“Ti va a pelle?”
Feci di sì con la testa, anche se spaventato dalla grossezza.
“Però almeno la crema.”
“Si, tranquillo, senza quello ti spacco in due.” e rise.
Prima di iniziare lo lubrificò con attenzione, intorno e dentro, infilandoci prima un dito, poi due poi quattro, come per saggiarlo.
“Si, ti apri bene, ma dopo tutto l’esercizio di oggi credo sia normale. Mi sa che riesci proprio a prenderlo tutto.”
Guardo ancora quel grosso bastone provando una forte emozione per quello che stava per fare. “Alla pecorina ti va bene?”
Così dicendo, Ago mi trascina sul bordo del letto e si mise in piedi dietro di me.
Si appoggia all’entrata del mio ano e sento premere.
Come la cappella supera completamente la soglia non riuscii a resistere. Mi sentii strappare e urlai.
“Dai che è fatta. E’ già dentro, adesso il resto passa...”
In effetti il resto entrò anche se quella grossa punta continuò a tormentarmi facendomi male.
“Piano, piano, mi fa male.”
“Ancora un centimetro e ce l’hai tutto dentro e mi fermo!”
Dopo un ultimo sospiro per un’ulteriore fitta mi accorsi che era riuscito a entrare tutto. L’uomo era fermo, dopo avermi completamente impalato aspettava che mi abituassi a sentirmi così pieno prima di iniziare la scopata.
“Però mi hai fatto un po’ di male.”
“Con il mio cazzo è normale. Sono pochi quelli che provano a prenderlo, sai. Avere un cazzo così è una merda se ti piacciono i maschi. Quasi tutti lo adorano, magari lo vogliono fotografare, leccare… ci giocano ma quando si tratta di prenderlo in bocca non ce la fanno e di prenderlo in culo non se ne parla nemmeno. Solo seghe. Tante seghe. Ma scopare niente.”
Ero ancora immobile, avevo quasi paura a oscillare il fondoschiena per paura di sentire male ed ero contento che anche lui stesse fermo.
Quando sento le mani appoggiarsi sulle chiappe capisco che stava per muoversi e così fu. Iniziò a uscire, lentamente, facilitato dall’abbondante gel. Si fermò prima che la cappella potesse allargargli l’uscita.
“Come va?”
“Bene.”
“Male?”
“No, così no. Solo lo sento tanto. Mi sento pieno.”
Nel mentre l’asta sprofondò nuovamente dentro, fino in fondo.
Altro sospirone: “se ti fermi un po’ prima è meglio. E’ l’ultimo pezzo che mi fa male.”
Rifece, sempre piano il percorso.
“Così?”
“Si, così va bene.”
Iniziò a scoparmi, rimanendo sempre completamente dentro, senza nemmeno provare a far uscire la cappella e senza affondare del tutto.
Dopo i primi colpi il mio piacere era evidente.
“Ti piace?”
Sbrodolai un si che, nel modo in cui suonò, piacque assai ad Ago, che prese a muoversi con un buon ritmo, affondandosi di tanto in tanto e cominciando anche a far fare capolino al di fuori pure all’anello più grosso del glande.
Quegli sporadici eccessi si trasformavano in attimi di dolore che si mescolava al piacere intenso che mi dava tutto il resto. L’uomo si era inoltre impossessato del mio pene e si era messo a masturbarlo seguendo il suo stesso ritmo. E tutto ciò sommava piacere al piacere.
Infatti venni per la seconda volta, ancora in maniera intensa e abbondante. Mi stupii di avere ancora così tanto sperma.
“Sono lungo a venire.” mi informò. E la cosa cominciava a non dispiacermi.
Man mano che il tempo passava, erano sempre più frequenti gli sconfinamenti sul fondo e le parti di cappella che slargavano l’ano per uscire parzialmente, puntualmente sottolineati da un deciso e più intenso ansimare che si alternava al mio respiro già accelerato.
Effettivamente quando la punta usciva slargandomi al massimo sentivo un dolore intenso e acuto ma istantaneo che passava immediatamente lasciandomi una sensazione di maggior piacere. Comunque il tutto continuò a lungo e il limite concordato all’inizio lentamente si superò al punto che Agostino iniziò a far uscire completamente il sesso per poi farlo nuovamente sprofondare, prima che lo sfintere provasse a richiudersi per poi fermarsi soltanto quando le palle sbattevano sulle chiappe.
Che mi piaceva quella sensazione di dolore misto a piacere Ago se ne accorse quando, mi sentì svuotarmi abbondantemente per altre due volte di seguito tra la sua mano, che aveva continuato a masturbarmi.
Alla fine di quella lunga sera, finalmente, anche lui raggiunse il traguardo, inondandomi l’ormai abusato intestino di una crema così copiosa che cominciò a sgocciolare e colare lungo le gambe. Lo sentii accasciarsi sulla mia schiena, con ancora il suo pene ben piantato dentro, e il mio ano ben divaricato. Uscì lentamente da me, non sentii nemmeno la sua grossa cappella fuoriuscire, ma appena fuori, lo sperma che mi aveva spruzzato dentro, uscì con lui colando dallo scroto sulle lenzuola.
Riprendemmo fiato.
“ti è piaciuto l’ammazza caffè?”
“si.”
“Come al cinema?”
“No. Molto di più. E’ stato qualcosa di forte, estremo. Mi faceva male ma mi faceva bene. Non so come dirti.”
Continuammo a confidarci quello che avevamo provato e, dopo una rapida doccia fatta assieme dove ricoprì con tanti bacini quel sesso che mi aveva fatto godere in un modo così esagerato, mi riaccompagnò in macchina.
Lungo il tragitto Agostino continuò ad accarezzare la mia coscia. Ci scambiammo i numeri del telefonino.
Rientrato in camera dell’hotel, ero stanco ma felice. E, mentre ero intento ad osservare con uno specchietto il mio buchetto che non era ancora del tutto serrato ed era assai arrossato, mi misi a pensare a ciò che avevo fatto quella sera, ma soprattutto al cazzone di Agostino. Mi aveva fatto provare delle sensazioni fortissime. Era un dolore che diventava piacere nel preciso istante in cui cessava, fu la conclusione a cui giunsi. “Il piacere non smette mai e il dolore dura solo un attimo, è come se non ci fosse...” fu la filosofica teoria che mi accompagnò fin che non mi addormentai.
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