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Gay & Bisex

Diario di un corpo part. 1


di porcellino90
16.03.2015    |    5.722    |    15 9.7
"Sto godendo, dal mio cazzo inizia a colare un leggero filino..."
Il sesso arriva ma non subito, è appunto un racconto, forse un po' lungo. Accetto qualunque tipo di critica o consiglio. Non siate troppo spietati è uno dei primi racconti, forse un po' più elaborato del primo che ho pubblicato, ma comunque scritto e pubblicato di getto, senza troppe revisioni.
Fantasia o realtà probabilmente qualcuno di voi mi chiederà, a voi la scelta di credere quale delle due sia. Buona lettura.
Ps essendo stato scritto realmente di getto appena tornato a casa, potrebbero esserci degli errori. Se me li segnalate provvederò quanto prima a correggerli.


La mia amica era troppo stanca per restare ancora con me, l’avevo appena riaccompagnata a casa. Era ancora presto per rientrare. Le sigarette. In tasca, nel cruscotto, nella giacca buttata sui sediolini di dietro. Nulla, le avevo lasciato probabilmente al tavolino del bar. Con molta calma mi aggiro fra le vie di una Napoli ancora non addormentata. E’ tardi, ma ancora non così tanto da trovare le strade deserte. Cerco un distributore. Mi fermo al primo ma è rotto. Il secondo non accetta banconote. Penso che non sia la mia serata fortunata. Continuo a girovagare ascoltando la radio, eccone un altro. Bingo! Sono riuscito a prendere le sigarette. Ma è ancora presto, non so cosa fare, ho voglia. Credo almeno di avere voglia, accedo ad una delle chat sul mio telefono, una di quelle chat che ti mostrano anche la distanza delle persone.
Ragazzi poco interessanti, dive e fashion victims a iosa, pose provocanti come se non ci fosse un domani. Non è il mio target, cerco in un’altra chat, una di quelli per orsi come me. Perché gli orsi, quelli con la pancetta, il pelo e la barba, quelli che non si depilano solo perché la moda lo impone non piacciono a tutti. Son gusti certo. Entro lì, le solite facce, soliti ragazzi inconcludenti che magari hanno il fidanzato che dorme al loro fianco, o che hanno appena riaccompagnato la ragazza a casa e cercano un incontro fugace. Nulla che cattura la mia attenzione. Continuo a girovagare, accendo una sigaretta. Non so come, forse inconsciamente ci sono arrivato di proposito, mi ritrovo in uno dei luoghi di incontri più famosi di Napoli. Non li amo particolarmente, non sai mai chi puoi avere di fronte, ho sentito dire di molte rapine, aggressioni.
La curiosità e la voglia mi spingono a farci un giro, per farmi un’idea di chi c’è e di cosa realmente si può combinare. Alla peggio avrò fatto un giro e si sarà fatta l’ora di tornare a casa.
E’ un posto come un altro, uno di quei posti che di giorno pullula di auto di avvocati, dottori, gente che va a lavoro, madri e padri che devono accompagnare i bambini a scuola. Di giorno non diresti mai che quelle strade, quegli anfratti poco illuminati possano essere il luogo perfetto per incontri fugaci, rubati prima di rientrare a casa o prima di raggiungere gli amici in un bar. O forse si, lo immaginano tutti, e tutti da bravi moralisti restano schifati al pensiero. Però in fondo poi, parte di quei padri, di quei dottori, di quegli avvocati, a volte si attardano in ufficio ed uscendo non si negano il piacere di una pompa fatta dietro al parcheggio, prima di tornare dalle loro mogli, dai loro bambini.
Inizia a salire l’eccitazione. Nasce quella tensione che ti crea la ricerca, la caccia, perché è una vera e propria caccia all’uomo, o al cazzo sarebbe più onesto. Inizio a guardarmi intorno, altre macchine girano, lampeggiano, alcuni passano e ripassano più volte. Il vantaggio di essere nuovo in quei posti è che incuriosisci. Si staranno chiedendo cosa cerco, cosa posso offrire.
L’idea che stiano chiedendosi cosa voglio tende ancora di più la mia espressione. Sono un pò nervoso, infastidito da quei fari puntati addosso.
La fauna non è un granchè penso, sono troppo maturi per i miei gusti. Aspetto ancora un po’, tempo di un’altra sigaretta.
Noto che le macchine girano seguendo un percorso identico, anche i nuovi arrivati continuano seguendo quel percorso. Capisco che è il giro da fare per rimediare qualcosa, qualcuno.
Inizio a girare e scopro che ci sono ancora più auto, alcune parcheggiate, altre ferme ma col motore acceso, forse anche loro sono tesi. In questi posti puoi trovare chiunque, amici, conoscenti, il cassiere del supermercato dove di solito fai la spesa. Mi è già successo una volta, il disagio fu fortissimo, ma ho subito pensato che il posto era famoso per quel tipo di incontri, che l’orario non era un orario in cui ci si poteva passare per caso. Erano lì per il mio stesso motivo, con le mie stesse esigenze crude e fisiche. Nessun amore, nessun desiderio di tenerezza, solo sesso, nessuna complicazione, nessuna interferenza con la vita che normalmente vivi, sesso e poi si ritorna a casa, magari senza conoscere il nome della persona che per venti minuti stentati si è presa cura delle tue voglie facendole sue e condividendo le sue affinché fossero anche tue.
Può sembrare squallido. La tensione si scioglie quando inizio ad incrociare gli sguardi degli altri, chiusi nelle loro macchine, alcuni con una sigaretta, come me, quasi ci rendesse più sicuri. Siamo tutti soli, tutti a caccia, nessuno ci giudica, non qui e non adesso almeno. Un segreto comune che condivideremo. Siamo tutti uniti in un unico grande amplesso di tensione, voglia, sesso e preservativi lanciati fuori dalla macchina.
C’è una macchina ferma, molti accostano e si fermano alcuni istanti ad orsservare, ma raggiunti dalle macchine dietro si allontano lampeggiando, forse sperando che il tizio lì fermo li segua, ma non succede mai. Sono curioso, curioso di vedere cosa succede in quella macchina, curioso di vedere chi attira l’attenzione di tante persone, tanto da bloccare ilt traffico e rendere difficile il normale giro di perlustrazione del battuage.
Accosto lentamente, c’è un uomo sui trentacinque anni, normale, forse un padre di famiglia o forse no. Ha i capelli corti, un giaccone completamente aperto da cui si vede una camicia azzurra che calza un pò stretta. I bottoni in tensione lasciano capire che il signore sta cercando di sporgersi il più possibile, che respira in modo affannoso, è eccitato, sbuffa pesantemente, I vetri iniziano ad essere appannati ma lui provvede ad abbassare e rialzare il finestrino laterale più volte per permettere a tutti di guardare cosa succede all’interno della macchina. Ho osservato tutto velocemente, non c’era ancora nessuno dietro di me, cerco con lo sguardo qualcosa. So che si sta toccando vistosamente, voglio vederlo. La luce fioca del lampione si staglia sulla sua cappella, grossa, gonfia di piacere, rossa come poche mi è capitato di vedere. Lucida e perfetta si copre si scopre rapidamente. Ecco una goccia grossa e densa colare lungo l’asta, prontamente ripresa dalla mano che così può scivolare più velocemente lungo l’asta. Ansima, si lecca il labbro. Si strizza un capezzolo. Credo stia gemendo. Proseguo il giro, sarà uno di quelli a cui piace farsi guardare. In altre occasioni avrei anche apprezzato ma non è quello che cerco stasera.
Nulla di interessante, continuo a cercare e scrutare fra le macchine e i sottoscala bui. C’è qualcuno su una rampa di scale, sembra interessante. Accosto, si avvicina e mi chiede da accendere.
E’ straniero, ha trent’anni ed è leggermente ubriaco. Mi chiede se ho voglia di scopare. Senza paura di sembrare troppo diretto, gli dico di si, gli dico che cerco un bel cazzo. Incurante delle altre auto abbassa il pantalone sul davanti, tira fuori un cazzo di notevoli dimensioni, scuro, scappellato. Posso quasi sentirne l’odore. Mi fa segno di toccarglielo per vedere quanto è duro. Lo è, è molto duro, nodoso, ben scappellato. Lo rimette dentro e mi chiede quanti anni ho. Mento dicendo di averne un paio in meno ai miei reali. Non so perché lo faccio. Mi dice che per me, il prezzo è ridotto. Fa le marchette. Non ho mai pagato per fare sesso, forse un giorno ne avrò bisogno ma non ora. Lo saluto, mi scrocca una sigaretta e continuo il giro. Mi ritrovo al punto di prima, accanto all’auto del segaiolo c’è un’altra auto. E’ un auto grossa, nera. Aspetto un pò per non interrompere il loro gioco, ma inizio ad annoiarmi. Penso che sia ora di tornare a casa, o almeno di andarmene di lì. Mi avvicino alle due auto, quella grossa prosegue e si ferma qualche metro più avanti, gli passo accanto.
Dentro alla guida c’è un ragazzo. Avrà la mia età, moro, viso pulito. forse un po' allucinato. Sta fumando una canna.
Proseguo, non credo di interessargli. Mi lampeggia, non posso fermarmi in quel punto. Continuo a camminare pensando che se fosse realmente interessato a me avrebbe continuato anche lui.
Eccolo dopo qualche secondo, mi segue. Accosto in una zona più ampia così da permettere a lui di accostare e ad altre macchine di poter passare qualora fossero arrivate. Accendo un’altra sigaretta, di nuovo la tensione. Nonostante sapessimo cosa stessimo cercando, ci limitiamo ad alcune battute di circostanza. Lui continua a fumare la sua canna, io la mia sigaretta. Io ho finito. Lo guardo, abbassa lo sguardo. Mi guarda anche lui ora, mi viene da sorridere. Tanto spavaldi e sicuri quando giriamo, ci ritroviamo ad essere come pecore davanti al lupo, quando bisogna concludere. Gli chiedo cosa cerca.
-Compagnia, e tu?
-Anche io
-Cosa ti piace fare?
-Sono versatile, non ho problemi e tu?
-Altrettanto
-Che facciamo?
-Hai i preservativi?
-Si
-Siamo a buon punto. Ma qui è un pò squallido, non mi va di dare spettacolo, conosci un posto tranquillo?

Mi fermo a pensare, avrei potuto portarlo a casa mia. Sembrava tranquillo. Poi mi dico che non sono uno sprovveduto, che è meglio restare qui. Mi ricordo di un posto lì vicino, un posto che mi mostrò un ragazzo una sera. Uno di quegli incontri in cui vai a prendere un caffè o una birra per non passare per il solito maiale, ma che sai bene che finirà con un paio di spunti sul culo di uno dei due e qualche botta di cazzo, finché, chi prima chi dopo, schizzerà. Ci si stringerà la mano, ci si prometterà fintamente di rivedersi, ma poi si cancella il numero. E’ il posto giusto, appartato quanto basta, ma non del tutto isolato.

-Ok seguimi, conosco un posto tranquillo, ma dobbiamo scendere dalla macchina e arrivarci a piedi.
-Vediamo com’è. Ti seguo

Inizio a guidare, un paio di macchine lo superano velocemente, lui sembra rallentare. Penso istintivamente che ci abbia ripensato, che forse in quelle macchina c’era qualcuno di più interessante che si era perso al giro precedente. Ma continuo, se vuole me mi seguirà.
Eccolo superare le macchine e tornare dietro di me. Mi segue.
Raggiungo un posto adatto dove lasciare le macchine. Ora lo vedrò bene per intero, il posto è illuminato. Se non mi piace posso sempre dirgli che ci ho ripensato.
Scende dall’auto e si avvicina accendendo una sigaretta. E’ alto, più alto di me. Sarà sul metro e ottanta, forse qualcosa in più. Sembra piuttosto magro, non esattamente il tipo che mi fa impazzire, ma ha un buono odore, odora di pulito e noto che ha un certo rigonfiamento fra le gambe.

-Il posto che dicevi è qui vicino?
-Si ci vuole un attimo a piedi, vieni?
-Ok, vediamo com’è

Mi segue, si guarda intorno. Lo farei anche io al suo posto. Come me quando mi ci sono trovato, controllo le eventuali vie di fuga, controllo eventuali seconde strade da cui potrebbe arrivare qualcun’altra, magari in accordo col primo.
Eccoci ci siamo, si tranquillizza e sorride. Il posto non è dei più romantici ma è riparato ed è più sicuro dei posti in auto dove avremmo potuto fermarci prima. Si avvicina. Mi guarda negli occhi ed inizia a baciarmi. E’ un bacio stranamente tranquillo, senza tensioni, senza fretta. Ricambio al bacio ed inizio ad esplorare la sua bocca. E’ fresca, come me deve aver mangiato una gomma o una caramella mentre ci spostavamo. Il bacio diventa sempre più spinto, mi gira e mi sbatte letteralmente contro il muro. Sorrido per l’irruenza con cui è avvenuto questo spostamento, sorride anche lui. Sembrava timido ma si trasforma, il bacio diventa sempre più avido, succhia via la mia saliva, la beve come se fosse acqua dopo una lunga passeggiata al sole. Mi tocca, mi a capire che gli piaccio, infila una mano fredda sotto il maglione, mi ritraggo per la differenza di temperatura. Gioca con le sue dita fra i peli della mia pancia, sale al petto e raggiunge un capezzolo. Lo tortura, gli piace, sento il suo cazzo farsi grosso, lo sento strusciarsi violentemente contro di me. Anche il mio cazzo reagisce, diventa duro, la voglia sale, dimentico il luogo, dimentico come ci siamo incontrati. Voglio godere e farlo godere. Inizio a toccarlo, è meno magro di quanto sembrasse, è tonico, sodo. Ha un culo alto, tonico ma non marmoreo, di quei culi che prendi piacevolmente fra le mani. Strizzo una natica e lui sussulta. Sorride. Ho capito che gli piace giocare in un certo modo. Lo afferro per i capelli e gli tiro la testa leggermente indietro, mi allungo per quanto posso e gli infilo la lingua in bocca. Continuiamo ad esplorarci. Passa il tempo e non so quanto. Si stacca da me, mi guarda.

-Baci davvero bene
-Grazie, anche tu non sei male.
-Lo succhi tanto bene quanto baci?
-Così dicono

Inizia a sbottonare i pantaloni ma si ferma. Sbottona i miei e mi afferra il cazzo duro attraverso le mutande.

-Sono rosse, non è mica Capodanno!?!
-Non è detto che si possano mettere solo a Capodanno.
-Rosso.. Devi essere un gran maiale
-Invece di supporre, prova e vediamo come ti sembro, o vuoi solo supporre?

Forse si è risentito per la mia puntualizzazione. Riprende a baciarmi e toccarmi con più foga, mi infila la lingua in gola. Mi alza il maglione e inizia a leccarmi tutto. Morde i mie capezzoli duri. La scia di saliva gela vista la temperatura e li lascia turgidi e dritti. Continua a morderli. Infila una mano nelle mutande, mi sega. Deve essersi leggermente bagnato la mano, sono eccitato. La toglie, la annusa e inizia a leccarla mentre con l’altra continua a toccarmi le palle.

-Hai un buon odore, un buon sapore

Si abbassa e inizia a succhiarmi, succhia bene. Lecca le palle, l’asta. Gioca col prepuzio infilandoci la lingua dentro. Massaggia le palle dure e piene, mi sorride ancora dal basso, come se avesse capito che è da un pò che non sborro. Si penso, sono belle piene.
Torna a leccarmi la pancia, gioca con l’ombelico. Mi morde, più forte stavolta. Mi scappa un gemito a metà fra il piacere e il dolore. Mi infila di nuovo la lingua in bocca, sento un pelo. Sento la lingua più viscida, in parte è colpa mia. E’ il mio cazzo che gli ha lasciato questa scia viscida sulla lingua, in parte è colpa sua, è stato lui ad infilarsi tutto il cazzo in gola, spingendo per ingoiarlo tutto, finché un piccolo rigurgito di saliva deve essergli risalito fino in bocca. Sapore di sesso, di carne.
Apre meglio il suo giaccone, ora sono io che voglio vederlo godere. Gli ricambio il favore, infilo una mano gelida sotto la sua camicia, trovo i capezzoli già duri. Lo stritolo senza mezze misure, voglio che mi chieda di fermarmi. Voglio sentirgli dire basta. Mi eccita quel pizzico di dominazione e dolore. Gli piace. Sorride. Stringo ancora più forte e geme, geme ancora di più.

-Cazzo ci sentiranno.
-Sono solo uffici qui in giro, puoi fare quello che ti pare

Stringo forte il suo capezzolo. Eccolo, quell’urletto liberatorio più forte del semplice gemito.
Scendo, voglio vedere il suo cazzo. Voglio odorarlo, voglio sentirne il sapore. E’ ancora nelle mutande, sembra grosso, lungo forse nella norma ma sembra bello doppio. Si è doppio, la mano lo stringe e lo sente doppio. Mi tira su.

-Forse è meglio di no, sono stato in giro tutta la sera.
-Anche io
-Mi piace il tuo odore
-Sentiamo il tuo

Mi spinge giù, mi sbatte il suo pacco in faccia. Spinge la mia testa verso il suo pacco gonfio, ha un buon odore. Si era preoccupato inutilmente. Lo slip era umido in punta, inizio a leccarlo. Non resisto più, lo tiro fuori e un sottile filo lattiginoso collega ancora la sua cappella all’angolo dello slip. E’ un attimo, si infrange lasciando una grossa goccia colare dal suo fiorellino. E’ un bel cazzo, sarà lungo sui diciannove centimetri ma è ben piazzato, Largo come il mio, ma più lungo di un paio di centimetri. Tiro giù la pelle che ancora ricopre quel cazzo duro, la cappella lucida. L’odore di cazzo, di cazzo che è stato lavato, di un cazzo curato, che però probabilmente ha avuto qualche erezione durante la serata, di cazzo che umido e maschio che è restato chiuso troppo tempo. La lecco, gioco con la lingua sulla sua cappella, mi trascina girandosi. Si lascia andare pesantemente contro il muro. Le gambe tese, molto più massicce di quello che avevo pensato, toniche, scattanti con una bella peluria nera. Ossatura grossa, erano tremendamente eccitanti. Me lo infilo in gola, ho la bocca impastata, immagino di avere le labbra e forse anche parte della barba completamente lucide. Lucide e viscide di precum, ne faceva davvero tanta. Era bello succhiarlo, non restava lì passivo a godersi la mia bocca. Mi incitava, gemeva, con le sue mani guidava la mia testa senza imporre il ritmo. Gli piaceva il modo in cui glielo stavo ingoiando. Le mani sulla testa erano per assecondarmi, una carezza leggera. Un apprezzamento per la dedizione con cui lo stavo lavorando.
Come se si fosse ripreso da uno stato di trance, me lo tira fuori dalla bocca. Eccolo come prima che riprende in mano la situazione. Me lo sbatte sulle labbra, è bagnato e sento dei piccoli schizzi colpirmi il viso.
Leccami le palle, se continui così sborro, cazzo se succhi bene.
Credo di essere arrossito. Un complimento è un complimento, anche se ti stanno dando del pompinaro navigato. In quella situazione, in quel momento era un ottimo complimento.
Lecco le palle, non sono enormi, sono contenute, lo scroto è sodo e non troppo pendente. Riesco a prenderle entrambe in bocca mentre lui con un dito gioca con la sua cappella. Mi porge il dito da succhiare, mi spalma tutto il suo viscido piacere sulle labbra prima di infilarmelo ancora in bocca. Continua così per un po’. Il suo culo mi fa venire voglia. Ho voglia di vederlo, di morderlo. Voglio infilarci la lingua dentro, voglio sentire ogni piega del suo buco stendersi sotto la mia lingua. Mi allontano, mi alzo e gli infilo la lingua in bocca. E’ davvero arrapato ora, mi sega il cazzo con forza, li avvicina e li sega insieme. Il suo precum basta a lubrificarci entrambi, scivola benissimo, mi massaggia le palle. Lo giro facendolo piegare leggermente in avanti. Appoggia le mani al muro. gli guardo il culo, bello bianco, senza troppi peli. Gli mordo una natica, poi la lecco, passo qualche minuto a mordere e leccare quel bel culo. Lui si sega, ma lo fermo, non voglio che venga così. Voglio ben altro.
Distanzio lentamente le due mele, ed eccolo. Un fiorellino rosa, caldo e pulsante. Sembra urlare leccarmi. Affondo con forza la faccia centrando il buco con la lingua. Sbatto con il naso contro il suo culo, mi fa male ma non mi fermo. La stessa lingua che prima morbida e larga si prendeva cura della sua cappella, ora è dura e appuntita, e cerca di entrare più dentro che può. E’ pulito, molto più di altri partner che, pur sapendo come sarebbe finita al serata, non hanno avuto la stessa cura nel lavarsi. Geme. Sempre più forte, mi eccita sentire rimbombare tutti i suoni. Mi eccita come un maiale sentire il suo respiro pesante mentre, ora, mi aiuta a tenere il culo più aperto possibile. E’ un lago, alcune gocce di saliva cadono giù verso i suoi slip, verso i suoi pantaloni scuri abbandonati alle caviglie. Vorrei fargli aprire ancora di più le gambe, allargarlo fino a sentirlo completamente aperto sulla mia bocca, fino a poterlo scopare con la mia lingua. Mi rendo conto che per quanto tranquillo sia il posto, non è il caso di denudarci del tutto.
Anche se continuerei per ore, iniziano a farmi male le gambe, e il naso, e forse anche il collo per la posizione scomoda, mi rialzo. Mi bacia, con forza, forse troppa, tanta da sentire la sua fronte sbattere contro la mia mentre cerca la mia bocca. Mentre avvinghiati continuiamo a baciarci, infilo prima un dito, poi due in quel lago che ora ha al posto del culo. Mi ricorda dei preservativi. Ci allontaniamo, ma le lingue continuano a cercarsi. Prendo la confezione dai pantaloni. Cazzo ne ho uno solo. Ci guardiamo.
A chi toccherà prenderselo nel culo, chi potrà godere nel sentire il proprio culo aperto, teso fino al limite. Chi potrà abbracciare così intimamente il cazzo duro dell’altro fino a farlo schizzare. Ci guardiamo un pò delusi. Ero convinto di averne di più, ma è stata una fermata improvvisata, non ho controllato quanti ne restavano. Ma non ci fermiamo per più di qualche secondo, riprende a baciarmi. Mi spinge contro il muro, piegato in avanti come prima avevo fatto con lui. Tira giù i pantaloni che erano restati più in alto dei suoi. Mi morde. Morde e stringe forte nelle sue mani il mio sedere. E’ più rapido di me, più diretto. Lascia via le natiche. Le apre e diretto si lancia sul mio buco. Lo lecca, lo lecca con forza, inizia a succhiarlo. Lo sento gonfio, lo sento pulsare. Lo massaggia con la lingua quasi a volerlo spingere dentro e poi succhiarlo ancora. E’ una strana sensazione, ma sa cosa fare, mi sta facendo godere. Si alza e si piega su di me, punta la cappella al buco e la strofina. Vorrei buttarmi all’indietro e farlo entrare tutto. In un sol colpo, mi farebbe male, ma consapevole del piacere che mi darebbe dopo, sopporterei. Non posso, non lo conosco. Per un attimo la ragione mi guida, ancora una volta mi ripeto che non sono uno sprovveduto. Smette di baciarmi e ancora piegato su di me mi sussurra

-Non so se è il caso di farmi scopare, non avevo previsto un fine serata del genere. Non siamo in casa e non vorrei brutte sorprese.

Apprezzo anche in questa attenzione. Non sarebbe il massimo se presi dall’amplesso ci ritrovassimo nelle condizioni di non poterci rivestire. Rifletto ancora un attimo, ripercorro quello che ho fatto in giornata, ripercorro le ore prima di scendere da casa. Si può scoparmi.

-Scopami tu.

E’ un attimo. Io cerco freneticamente il preservativo messo nella tasca, lui inizia a massaggiarmi il buco con della saliva. E’ attento, non vuole farmi male, non vuole rischiare che una cattiva lubrificazione comprometta una scopata potenzialmente fantastica. Glielo passo. Le dita insalivate rendono quasi impossibile aprire il preservativo. Sono teso, di nuovo quella tensione, ora però è voglia. E’ istinto. Gli strappo l’involucro argentato da mano, e facendo attenzione a dove mettere i denti, strappo l’involucro e gli passo il preservativo. Lo infila, ha qualche difficoltà. Sorridendo dice di preferire gli XL ma che ci si arrangia.
Il cazzo è pronto. Stretto alla base dal preservativo sembra farsi ancora più grosso, ancora più duro. Pulsa rimbalzando leggermente verso l’alto, per poi ricadere pesantemente giù.
Un ultimo bacio prima di piegarmi, mi piego di più così sarà più facile. E’ questioni di momenti, ci guardiamo di spiego oltre la mia spalla. Sembra chiedermi come voglio che entri. Mordo il labbro. Vuole la mia stessa cosa.
E’ un solo colpo che mi fa tornare dritto. Mi scontro con il suo petto, mi stringe forte, sento le sue mani schiacciarmi le costole. Urto contro il suo mento con la mia testa. E’ dentro. Pulsa sempre più forte, mi brucia. Spero non schizzi subito, sarebbe stato un dolore troppo forte per un piacere così breve. Invece no. Inizia lentamente a muoversi, ma finché sarò in piedi non potrà scoparmi per bene. Allunga la lingua e cerco di girarmi il più possibile. Lentamente, guidato da lui che si piega con me in avanti, torno piegato. Il dolore è sparito. Sono pronto.
Inizia a scoparmi ruotando il bacino, per allargarmi, per prepararmi ad una cavalcata intensa. Sta iniziando. Mi sbatte forte, sento lo schiocco dei nostri corpi e quel rumore di fondo del cazzo che entra nel buco ben bagnato. Ciafciaf. Potete ben immaginare quel rumore. Nonostante il freddo inizio a sudare, anche la sua fronte è imperlata di sudore. Alcune gocce iniziano a cadere su di me. Alcune raggiungono la mia fronte, una mi arriva sul labbro. La bevo, voglio assaggiare tutto di questo ragazzo. E’ deciso, costante. Entra ed esce, entra ed esce. Sono caldo e ben aperto. Sto godendo, dal mio cazzo inizia a colare un leggero filino. La sua mano inizia a segarmi, si bagna ancora. Me la piazza davanti alla bocca.

-Leccala

Lo faccio senza alcuna remora, lui si allunga più che può e cerca di leccare con me la sua mano.
Siamo entrambi stanchi. E’ da parecchio che siamo lì, al freddo, in posizioni piuttosto scomode. Ho bisogno di mettermi in piedi, e anche lui ha bisogno di una pausa. Decidiamo di fermarci per un attimo. Ansimiamo. Il preservativo è stracolmo, Probabilmente non riuscirei a riempirlo così neanche sborrando adesso. Vorrei leccarglielo, sentire di nuovo quel gusto dolce salato sulla mia lingua, impastarmi la bocca con il suo sapore.

-Non voglio venirti in culo, vorrei venirti in faccia e che tu venissi su di me. Voglio sentirti schizzare sul mio corpo
-Credo sia impossibile farlo ora
-Schizzami addosso e poi fatti schizzare in faccia

Sembrano ordini, desideri dettati dalla voglia di sborrare. Torna l'istinto, quello animale, volgare. Accetto. Eccomi in piedi. Rigido con le gambe dritte che mi godo uno dei migliori pompini della mia vita. Lo ingoia tutto fino alle palle, andando oltre, superando tutti gli altri che si erano fermati. Si ferma tenendolo ben piantato in gola. Mi infila due dita nel culo. E’ ancora bagnato e aperto. Inizia un su e giù veloce mentre mi lavora il cazzo solo con la bocca. E’ veloce e bravo. Sto per arrivare, sento le palle che iniziano a contrarsi, il buco chiudersi attorno alle dita. Sento che strappa velocemente le dita dal mio culo, questo fastidio amplifica il mio piacere. Ci sono, lo ha ben piantato in gola quando gli dico che sto per sborrare. Si allontana quanto basta per puntarsi il cazzo contro. Inizio a schizzare senza controllo. Credo anche di aver urlato qualcosa. Le gambe iniziano a cedere e tremo tutto. Lo colpisco ovunque. Sulla faccia, sul collo, inizia a colargli sul corpo. Qualche schizzo caduto più in basso arriva sul suo cazzo, non lo spreca e lo usa per lubrificarsi ancora di più. Continua a segarmi e io a schizzare. Sembra che il tempo si dialti, si avvicina con la bocca ma lo allontano, con forza riesce a prendere l’ultimo schizzo direttamente sulla sua lingua, massaggiandomi il meato da cui schizzavo sborra, creando quel dolce fastidio che tutti conoscete.
Si alza rapido spingendomi verso il basso, sono ancora eccitato anche se ho appena sborrato. Continuo a segarmi, mi sego e resta duro. Voglio schizzare ancora, era da tempo che non scopavo così, era da tempo che non ero con qualcuno che godesse nel farmi godere. Urla anche lui quando inizia a schizzare. Schizza tanto e in modo meno preciso di me. Sembra una fontana, inizia a colpirmi ovunque. Il cappello che avevo in testa sembra essere il bersaglio preferito dei suoi schizzi. Mi sporca un pò ovunque, mentre godo un flash. -Devo ricordarmi di mettere a lavare tutto quello che ho addosso appena torno a casa-. Ecco che ha finito. Mi alza di peso e mi bacia. Lentamente il bacio diventa sempre più dolce, diventa un grazie.
Ci guardiamo, siamo entrambi coperti di sborra. Prendiamo qualche fazzoletto e a vicenda ci aiutiamo a togliere gli schizzi finiti sui vestiti e che potremmo non vedere. Mi tolgo il capellino che è praticamente zuppo, sarebbe inutile provare a pulirlo.
Ancora col fiato grosso ci rivestiamo. Sorridiamo. Siamo abbastanza su di giri, soddisfatti, forse felici.
Ci sediamo qualche momento su un muretto lì accanto. Accendo una sigaretta, gliela passo. La dividiamo passandocela e raccontandoci qualcosa di noi. Accenni generici. Risposte studiate, risposte che dai quando sai che non rivedrai più quella persona.
Ci avviciniamo alle macchine. Mi abbraccia, mi ruba un bacio

-Ci vieni spesso qui?
-Non molto spesso in realtà
-Buonanotte
-Altrettanto
-Mi dicono tutti che è fastidioso sentirselo dire
-De gustibus, a me non da fastidio

Parte per primo. Lo seguo per parte del tragitto, il bivio. Una macchina prosegue verso sinistra,l’altra nella direzione opposta.
Forse ci rivedremo, forse è stata solo una bella scopata.
Sono a casa, non ho ancora sonno. Metto tutto in lavatrice. Cade il cappello, è ancora zuppo, lo annuso. L’odore è inconfondibile. Sesso.
L.
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