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Il camionista bello, davvero molto bello


di antinous
17.08.2019    |    3.992    |    13 9.9
"Salvo ora si è rivestito, sta aspettando che anch'io mi rivesta..."
Ci sono venuto apposta oggi in questa area di sosta sull'autostrada del Sole: direzione Nord, poco oltre l'uscita Magliano Sabina. Sono mesi che aspetto questo viaggio verso la Toscana, e lo aspetto non perché rivedrò tutti i cugini da parte di mia madre (incluso quel gran pezzo di gnocco di mio cugino Roby, l'unico più o meno della mia età tra i miei cugini; già so che non avremo l'occasione di stare di nuovo insieme come quel pomeriggio di tanti anni fa, a casa di nostra nonna, sul lettone della camera grande... ma questa storia, caro Lettore, preferisco non raccontartela, perché la classificheresti per certo come la classica storia dei due cugini che si ritrovano a scopare sul lettone della camera grande della casa della nonna, e mi accuseresti di essere banale, pur trattandosi di una storia vera); desidero sempre fare questo viaggio perché è l'unica volta, nel corso dell'anno, in cui ho la possibilità di sostare in questa piazzola dell'autostrada, che non mi ha mai deluso in quanto a possibilità di sesso coi camionisti di passaggio.

 

Sono ormai passate le 19, è fine settembre e tra poco sarà buio; sono fermo in un punto dell'area di sosta da dove mi è possibile tenere sotto controllo tutta l'area, a sinistra del boschetto dove, normalmente, ci si infratta per scopare (o meglio, si scopa nella casetta abbandonata, oltre la recinzione che separa la casetta stessa dal boschetto); nell'area di sosta quest'anno ci sono solo due camion fermi, uno bianco, lunghissimo, e la sua lunghezza mi fa fantasticare circa le dimensioni del membro del camionista che lo governa; ma il camionista ha chiuso la tendina dell'abitacolo di guida, è evidente che non ha interesse ad altro se non a riposarsi; e poco più in là è fermo un altro camion più piccolo, nella zona più in penombra. Gli passo davanti con la mia macchina, ma noto che i camionisti a bordo di questo camion più piccolo sono due, non uno... in casi come questo, tentare un approccio troppo sfacciato può risultare rischioso: meglio tenersi un po' distanti e fingere di trovarsi lì in cerca di coppie. C'è poi una Uno nera parcheggiata sul ciglio della piazzola: all'interno c'è sempre lei, la trav col caschetto biondo, la stessa dello scorso anno, forse abita in zona e questa è la sua riserva di caccia. Non appena le passo accanto mi mostra, dallo sportello aperto, le sue lunghe gambe coperte solo da calze a rete autoreggenti: fece così anche lo scorso anno, chiaramente non si ricorda che, quando mi si avvicinò dicendomi "Amore!", le risposi garbatamente dicendole che non mi interessava, poiché cercavamo entrambi la stessa cosa: mi stanno simpatiche le trav, ma solo con poche riesco a divertirmi, con quelle che mi invitano nelle gang, a casa loro, quando c'è da soddisfare più di un maschio arrapato in cerca sia di trav che di bei maschi.

Passo oltre, e torno al mio parcheggio senza fermarmi a parlare con la trav, quando arriva un nuovo camion, e poi dietro a quello altri due camion, di seguito... cavolo, la situazione si sta facendo interessante! Aspetto qualche minuto per decidere come muovermi, ma la trav è più sfrontata di me, chiude in fretta lo sportello, accende il motore e si dirige verso il primo camion, scende, si avvicina al guidatore, si scambiano qualche battuta che non riesco a cogliere e poi torna in macchina; si avvicina quindi al secondo e ripete la scena, e poi così anche col terzo, ma sembra non concludere nulla con nessuno di loro: chissà, forse quest'anno sta chiedendo soldi in cambio di sesso, e questi camionisti non possono permettersi sesso a pagamento.

Decido di muovermi anch'io, dopo aver visto che la trav è tornata a fermare la propria macchina lì dove era parcheggiata quando le sono passato davanti: metto in moto e passo davanti al primo camion, che però accende fari e motore e lascia la piazzola, riprendendo l'autostrada; mi dirigo quindi verso il secondo, il guidatore è piuttosto anziano, sta riposando, non mi si fila; vado verso il terzo.

 

Fare sesso con i camionisti ha un sapore tutto particolare: sapere che questi uomini, maschi veri, ti stanno aspettando con le loro mazze già dritte e frementi, e ti aspettano perché sanno che, con te, godranno più che con le prostitute, e che dopo la loro ricca sborrata ti vedranno andare via senza sentirsi neppure in obbligo di doverti salutare, ha un sapore porco, di sesso fine a se stesso, quel sesso che piace a molti ma che in pochi hanno il coraggio di ammettere di esserne appassionati.

 

Vado verso il terzo: il camionista avrà più o meno quarant'anni, sta giocando col suo smartphone, mi guarda di sbieco e torna a chattare (sta sicuramente chattando, o al più si sta eccitando con un video porno): avrà fatto così anche con la trav, è in cerca di altro. Torno al mio parcheggio, la trav spazientita se ne è andata, ora la mia è l'unica automobile in sosta oltre ai camion.

 

Resto in auto ad ascoltare musica per una decina di minuti, forse è il caso che parta anch'io per raggiungere i miei cugini in Toscana: oggi non mi sembra che qui ci siano speranze di rimediare qualcosa. Sto per partire, ma per fortuna non ho ancora messo in moto, perché il camionista del terzo camion ora sta scendendo dal suo bestione a motore. Lo fisso dallo specchietto, e resto spiazzato da ciò che vedo: questo ragazzo è davvero un bel tipo, lontano dallo stereotipo del camionista: moro, barbetta curata, non molto alto, la maglietta attillata che lascia intuire pettorali importanti, i bicipiti allenati invece sono ben visibili. Bello davvero. Si avvia verso il boschetto vicino all'area dov'è parcheggiata la mia macchina; sta iniziando a piovere, una pioggia leggera ma fastidiosa. Scendo anch'io, lo seguo: stavolta non voglio rischiare che arrivi un'altra trav e approfitti dei miei tentennamenti. Se il camionista è andato nel boschetto per pisciare, si svuoterà in fretta la vescica e se ne ritornerà presto al suo camion; invece ha acceso lo smartphone, si sta facendo luce come se fosse in cerca di qualcosa. Ormai è buio, piove e le gocce pesanti mi cadono addosso pur cercando io riparo sotto gli alberi del boschetto. Inizio ad avere paura, non vedo che ombre attorno a me, sono incosciente: nel boschetto ora siamo solo io e quel camionista, e potrebbe essere un malintenzionato. Calpesto le foglie per fargli sentire la mia presenza. Il camionista non sta pisciando, si sta facendo luce perché è in cerca del passaggio, nella recinzione metallica, che gli permette di raggiungere la casetta abbandonata. Ha trovato il passaggio, non riesco a vedere bene ma lo intuisco perché vedo la sua sagoma scavalcare qualcosa. Ora non lo vedo più, devo seguirlo. Mi dirigo verso la rete, seguendo il suo percorso, oltrepasso la recinzione e sono anch'io nei pressi della casetta abbandonata.

 

Mi è capitato, un paio di anni fa, di essere rapinato da due egiziani: mi trovavo in una Pineta, non lontana da dove abito, a Roma, nota per il cruising che vi si pratica. Un ragazzo sui trent'anni, moro, poco più alto di me, fisico da nuotatore, capelli lisci neri raccolti in un codino, sopracciglia curate, bellissimo, mi aveva tratto in inganno: dopo essersi fatto impalare da me dietro una fratta, mi aveva portato in un luogo più appartato, per avere maggiore intimità (così mi aveva detto, e io ci avevo creduto), dove invece lo aveva raggiunto un complice (entrambi egiziani, anche se il ragazzo che avevo sodomizzato sembrava più essere di origine sud americana, ma dal suo cazzone enorme e circonciso avrei potuto intuire l'origine magrebina), e lì mi avevano rapinato, rubandomi soldi e iPhone: una storia di delinquenza comune, ma i dettagli li racconterò un'altra volta. Non sono nuovo quindi alle rapine, e so che l'unico modo per evitarle è proprio evitare di mettersi nelle condizioni di poter essere rapinati.

 

Ora sono anch'io presso la casetta abbandonata: non vedo più il camionista, a mala pena riesco a scorgere muri e pilastri di questa costruzione fatiscente, ormai trasformata in alcova gratuita e testimone di innumerevoli amplessi: è la situazione più propizia per essere rapinato. Che coglione che sono, sto rischiando di brutto: se il camionista fosse un delinquente, potrebbe facilmente rapinarmi e prendermi anche le chiavi della mia automobile, magari con l'aiuto di qualche complice che potrebbe essere lì nei paraggi. Procedo oltre, incosciente: sto entrando nella casetta abbandonata. Poco più avanti vedo di nuovo la luce dello smartphone, unica fonte di luce nel buio pesto. Prendo coraggio, mi avvicino, siamo a poche decine di centimetri l'uno dall'altro. Ora i miei occhi si sono abituati al buio, posso guardarlo negli occhi: non dimenticherò quello sguardo, mi fissa con un mezzo sorriso, occhi magnetici, io ricambio e lo fisso anch'io. Siamo uno di fronte all'altro, neppure una parola, ma si capisce che sta aspettando me. Gli piaccio, altrimenti mi allontanerebbe. Questione di secondi, o forse frazioni di secondi, mi prende la testa e mi costringe a inginocchiarmi. Ha già il proprio cazzo in mano, duro, non me ne ero accorto. Lo ammiro prima di aprire la mia bocca: è di dimensioni notevoli, leggermente più piccolo del mio ma comunque un bellissimo cazzo, durissimo. Mi spinge la bocca verso la sua cappella e mi obbliga ad ingoiarla completamente. Sono un po' teso, ho ancora timore che possa darmi un pugno e rapinarmi. Ma lui continua a spingere la mia testa sul suo cazzone in tiro, mi prende per i capelli e mi costringe a ciucciarlo come vuole lui. "Ciuccia! ciuccia! Così, bravo!". Inizio a rilassarmi, ora potrebbe farmi qualsiasi cosa. Non estraggo dalla tasca dei miei jeans la mia boccetta di vetro preferita, siamo già troppo eccitati entrambi, non serve un surplus di ebbrezza. Continuo a ciucciarlo a lungo, lui emette gemiti e continua a ripetere "Sì, bravo, ciuccia!"... Lo ciuccio a lungo, la mia lingua è instancabile intorno alla sua cappella, mi affonda con prepotenza il suo cazzo in gola provocandomi più volte conati di vomito. La mia gola gli massaggia il glande, e ogni volta che la punta del suo uccello raggiunge la mia gola rimane fermo per qualche istante, gustandosi quel caldo massaggio: è il momento che gli piace di più. Capisco dalle sue parole che gli sta piacendo da morire, sta quasi per venire. Mi fermo, la mia bocca serrata intorno alla sua cappella turgida. Non voglio che venga, penso che il bocchino sia durato già almeno venti minuti, o forse di più, ma non sono affatto stanco, non voglio che questo momento che mi sta estasiando raggiunga il termine. E' lui a chiedermi: "Fermati, non voglio venire ancora!". Mi fa alzare, mi slaccia i pantaloni con una certa urgenza, capisco che è infoiato e che ha voglia di penetrarmi. "Ce l'hai un preservativo?", mi chiede mostrando impazienza, il cazzo dritto e rigidissimo nella sua mano. Per fortuna ho sempre un paio di condom con me, glielo infilo io. Mi gira e mi fa appoggiare con le mani al muro scrostato della casetta, mi piega leggermente, io gli offro il mio culo senza opporgli alcuna resistenza, lui mi inumidisce il buco del culo e con un colpo secco affonda il suo randello fino ad arrivare alla mia prostata. E' una sensazione unica, con una mano mi prende per i capelli e con l'altra mano fruga in cerca del mio cazzone, finalmente libero dalle mutande, già un po' bagnato per l'eccitazione prolungata. Potrei venire subito per quanto sto godendo, ma mi freno l'eiaculazione. Mi impala con un vigore che non sentivo da tempo, colpi diretti, ritmati, che arrivano in profondità, e ad ogni colpo emetto un gemito di piacere, che non riesco a reprimere. La sua mano mi sta masturbando. Gli piace, e il movimento della sua mano sul mio cazzo va all'unisono con i suoi colpi di reni. Mi sta inculando ormai da almeno un quarto d'ora, si sta facendo tardi per me, debbo raggiungere i miei cugini in Toscana, il mio cugino Roby, ma il piacere è talmente alto che mi impedisce di chiedergli di venire.

Ora vuole cambiare posizione, mi tira verso di sé e mi chiede di mettermi a pecora. Per terra è sporco, gli chiedo di spostarci poco più in là, dove non vedo fazzoletti usati. Rimanendo dentro di me ci spostiamo di un paio di metri, mi intima di mettermi a pecora. Mi inginocchio, abbasso l'addome, alzo il culo per assecondare i suoi affondi e sentirlo in tutto il suo vigore. Saprò dopo che si chiama Salvo. Per me ora è solo il camionista del terzo camion, il camionista bello. Davvero molto bello.

 

I camionisti, dopo la loro sborrata, normalmente ti vedono andare via e non sentono neppure la necessità di doverti salutare. Salvo ora si è rivestito, sta aspettando che anch'io mi rivesta. "Vai pure, non ti preoccupare", gli dico, vedendolo già pronto per uscire dalla casetta, ormai soddisfatto dopo la lunghissima cavalcata. "No, scherzi? Ti aspetto! Io mi chiamo Salvo, tu come ti chiami?".

 

Salvo mi parla del suo lavoro e di quanto a volte sia difficile vincere il sonno durante la guida, soprattutto quando è costretto a viaggiare di notte per rispettare i tempi di consegna concordati col titolare; mi racconta di sua moglie che rivedrà domani sera, a Ventimiglia, dopo una settimana in viaggio su e giù per l'Italia; sorride parlandomi dei suoi tre figli, che domani sera andranno a dormire da sua cognata, per permettere a Salvo e a sua moglie di potersi amare senza timore di essere sentiti dai bambini. Non mi sembra il caso di scambiarci i telefoni, già è molto quanto mi sta dicendo della sua famiglia.

"Senti Max", mi dice a un certo punto, "sai che il tuo cazzo..."; "il mio cazzo...cos'ha fatto il mio cazzo?", chiedo io, incuriosito. "Il tuo cazzo...", riprende lui, "vorrei..."
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