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Inculato da un mio dipendente - parte 9


di gattino0123
16.12.2023    |    13.537    |    30 9.2
"Vedo Stefano allontanarsi verso l’uscita, ha preso la giacca, sta andando via..."
È mattino, mi sveglio accanto ad Alberto, che dorme completamente nudo accanto a me. Ieri sera abbiamo fatto sesso due volte consecutive, è stato fantastico ma adesso sono abbastanza distrutto fisicamente. La differenza fisica tra me e Alberto è notevole, quando è infoiato sento il peso del suo corpo muscoloso che mi schiaccia letteralmente, è una bellissima sensazione sentirsi avvolti da lui, ma la sua foga può essere anche stancante. Mentre mi rialzo ancora un po’ dolorante, lo osservo da lontano, è affascinante il contrasto tra il suo fisico possente e il viso tenero, trasmette forza e dolcezza allo stesso tempo.

Oggi, tra l’altro, è anche il suo compleanno, voglio che sia un giorno perfetto per lui. Tra un po’ dobbiamo andare in ufficio, ma la sera ci sarà la sua festa: sono previsti più di sessanta invitati tra colleghi di lavoro, suoi amici storici e conoscenti, andremo tutti in una delle discoteche più famose di Milano. Ormai ho capito che ad Alberto piace esibirmi, oggi glielo voglio concedere, nonostante la mia timidezza glielo devo perché lui fa sempre tante cose carine e gentili nei miei confronti.

Mi sentivo anche un po’ in colpa perché non avevo mai risposto al suo ti amo, pronunciato dopo una sessione di sesso pubblico in un parcheggio in Trentino. Era felice perché avevo esaudito un suo desiderio e si era sentito di liberarsi emotivamente, era evidente che volesse portare la relazione ad uno step successivo. Io, però, non avevo risposto a quelle parole, avevo solo sorriso, restando in silenzio. Credo che Alberto avesse compreso la mia difficoltà e i miei dubbi, e non ha più toccato il discorso, incredibilmente era riuscito ad essere premuroso anche in un momento in cui ero io a dover dare delle risposte a lui.

Questa sera sarei stato tutto suo ma adesso devo correre in ufficio, mi aspetta una giornata difficile, devo comunicare alla mia squadra che ci aspettano dei giorni difficili, in cui probabilmente un po’ tutti dovremo fare degli straordinari. Li riunisco in una sala e, dopo venti minuti di discorso, concludo incoraggiandoli: “Quindi ragazzi, stringiamo i denti, vedrete che se collaboreremo tutti quanti e facciamo gioco di squadra, nessuno dovrà lavorare più del dovuto”. Credo di essere stato convincente, Valentina e Davide, gli altri due membri della mia squadra, escono dalla sala con il sorriso. Mi rialzo anche io per uscire, ma Stefano è ancora seduto.

Stefano: “Nessuno dovrà lavorare più del dovuto”, mi fa il verso imitando una vocina femminile e gesticolando in modo eccessivo.
Io: “Ma quanti anni hai? Dodici?”.
Stefano: “E quello che discorso era? Un vero capo, un vero uomo, non parla così”.
Io: “Mi sembra che Vale e Davide siano contenti e motivati, l’unico che fa storie sei tu”.
Stefano: “A me hai solo fatto venire voglia di prenderti a schiaffi, non di lavorare di più”.

Io: “Problemi tuoi, ti tocca lavorare lo stesso, e sarà meglio per te che tu lo faccia bene”. Faccio un sorrisetto fintamente gentile, un po’ da stronzetto, e mi dirigo verso la porta. Prima di uscire, però, Stefano mi viene incontro e la blocca con una mano.
Stefano: “Aspetta, ho una buona notizia per te, anzi due: il locale del compleanno di Alberto è a pochi passi da casa mia e la mia ragazza è tornata a Roma per qualche giorno. Se ti comporti bene, forse e dico forse, stasera ti faccio succhiare un po’ il cazzo, come piace a te”. Me lo dice con un sorriso sprezzante, quasi come se volesse concedermi un onore.

Io: “No, grazie”. Provo ad apire la porta ma Stefano la trattiene ancora forte con il suo braccio, ha uno sguardo stranito, come se la mia reazione risuonasse totalmente nuova alle sue orecchie. “Lasciami passare, sono finiti quei tempi, e poi non posso fare questo ad Alberto”. Nella mia voglia di rivincita sono stato fin troppo sincero, gli ho rivelato una cosa che non avrei voluto che trapelasse in ufficio, il mio rapporto con Alberto.

Stefano: “Stai con Big Jim? Quello sembra tanto maschio ma poi è uno sculetta, tu non lo vuoi uno così”.
Io: “Ce la fai a non vomitare insulti omofobi per una volta? No, non sculetta, e anche se fosse per me non sarebbe un problema, pensi di conoscermi ma non sai niente di me”. Tiro forte la porta per passare, stavolta ci riesco e vado via.

Spero proprio che Stefano tenga la bocca chiusa, in fondo io e Alberto non stavamo neanche concretamente insieme, non c’era motivo di diffondere la notizia. Per tutta la giornata sento gli occhi di Stefano addosso, cosa che non era mai successa da quando ci conosciamo, e non faceva neanche in modo che io non me accorgessi: quando camminavo o quando parlavo con qualcuno lui mi fissava, quasi come se volesse cercare delle prove su quanto aveva appena scoperto, e se lo guardavo non distoglieva affatto lo sguardo, anzi mi guardava dritto negli occhi con fare inquisitorio.

La giornata per fortuna passa in fretta, corro a casa a mangiare qualcosa al volo e a cambiarmi per la festa. Avevo già scelto come vestirmi: jeans chiari aderenti, che facevano risaltare perfettamente il mio culetto, me li aveva regalati Alberto proprio per l’effetto che facevano quando me li ha visti provare in un camerino. In abbinata una maglietta rosa e scarpe sportive dello stesso colore, e poi tolgo anche la barbetta perché sapevo che così facendo avrei dimostrato anche qualche anno in meno, proprio come piaceva ad Alberto. Questa serata doveva essere sua e doveva essere tutto in suo onore.

Arrivo alla festa in anticipo, Alberto è già lì, non appena arrivo mi guarda raggiante. È super elegante, indossa un completo blu formale ma sportivo e una camicia bianca che evidenzia abbondantemente il suo petto scolpito.
Alberto: “I miei jeans preferiti, completamente sbarbato, wow. Festeggiamo il mio compleanno o la richiesta di matrimonio che sto per farti?”.

Io: “Che stupido che sei”. Sorridiamo insieme e poi si avvicina al mio orecchio.
Alberto: “Se stasera dovessi toccarti il culetto, sappi che sarebbe solo colpa dei jeans, non prendertela con me”. Sorrido ancora ma in realtà sono un po’ preoccupato, volevo rendere felice Alberto ma certe dimostrazioni davanti ai colleghi mi mettevano fortemente in imbarazzo e lui sembrava non capire questo lato del mio carattere.

La festa ha inizio, la saletta privata prenotata da Alberto inizia a riempirsi ma anche il resto della discoteca si popola man mano che ci si avvicina alla mezzanotte. Per fortuna tra tanta gente non vedo ancora Stefano, forse la nostra conversazione di oggi gli ha fatto cambiare idea. In realtà mi sbagliavo perché, proprio da lì a poco, lo vedo entrare da lontano: maglietta bianca, tatuaggi sul braccio in bella vista, jeans neri strappati e solita andatura lenta e virile, non so perché ma vederlo camminare mi provoca sempre dei brividi di piacere.

Provo ad ignorarlo ma ancora una volta, proprio come era successo oggi in ufficio, sento i suoi occhi addosso. Sta parlando con dei colleghi mentre sorseggiano un drink ma vedo chiaramente che, non appena può, il suo sguardo finisce su di me. Mi sembra di rivivere la stessa situazione di qualche mese fa ma a parti invertite, quando Stefano faceva di tutto per abbracciare e baciare la sua ragazza in mia presenza, e io lo guardavo in preda ad un’inspiegabile gelosia.

Memore dei nostri trascorsi, decido di prendere la palla al balzo. Non appena vedo lo sguardo di Stefano su me, corro ad abbracciare Alberto, poi appoggio una mano sul suo bicipite scolpito e la lascio scivolare lentamente fino alla sua vita, fino ad indurlo ad abbracciarmi forte, sapevo che se gli avessi dato il via lo avrebbe fatto. Mi dispiaceva tantissimo sfruttare Alberto in questo modo, ma la voglia di avere una piccola rivincita su Stefano era più forte. Con la coda dell’occhio noto che Stefano mi sta ancora fissando, il suo sguardo adesso è pieno di rabbia, che goduria, avevo ottenuto quello che volevo.

Alberto: “Mi piace vederti così sciolto, non me l’aspettavo, questo è il regalo di compleanno più grande che mi potessi fare. Più tardi arriva la torta, mi piacerebbe averti al mio fianco”.
Io: “Ci sarò, questa è la tua serata. E adesso balliamo un po’ insieme dai”.

Lo porto in pista e balliamo un po’. È vero, era la sua serata e mi ero ripromesso da tempo di accontentare la sua voglia di esporci in pubblico, ma intimamente sapevo che lo stavo facendo prevalentemente per far arrabbiare Stefano: lo avevo visto inferocito e volevo inferire, volevo vendicarmi di tutte le volte in cui sadicamente aveva creato delle situazioni in cui io potessi essere geloso della sua ragazza.

Io e Alberto balliamo insieme tre canzoni: la prima un po’ distanti, la seconda più vicini e la terza praticamente attaccati, finché non sento la mano di Alberto poggiarsi a metà tra il fianco sinistro e il mio culetto. Sorrido e balliamo attaccati ancora un po’, non voglio preoccuparmi delle chiacchiere che potrebbero esserci tra i colleghi, voglio godermi il momento e la mano possente di Alberto su di me. Mentre sta per finire la canzone, sento una gomitata fortissima che mi arriva sul fianco destro, talmente forte da farmi male e farmi finire per terra, era stato Stefano.

Stefano: “Scusami tanto Simo, stavo ballando, non mi ero reso conto di avere qualcuno dietro”.
Alberto: “Come hai fatto a sbagliare? Non me la racconti, quelli come te li riconosco al volo”.
Stefano: “Oh ma chi sei? Ma chi ti conosce? Che ne sai tu di me eh?”.
Alberto: “Non ho bisogno di conoscerti per individuare un bulletto, chiedigli immediatamente scusa”. Si avvicina talmente tanto da arrivare sotto il muso di Stefano.

Stefano: “Guarda che non mi fai paura, anche se c’hai quei quattro muscoli farlocchi”. Nessuno dei due indietreggia, prima che la situazione degeneri li dividono, lentamente e senza troppo clamore. Alberto mi aiuta a rialzarmi, mi chiede se sto bene, rispondo di si ma fingo bellamente, in realtà la botta sul fianco è stata parecchio forte. Vedo Stefano allontanarsi verso l’uscita, ha preso la giacca, sta andando via.

Prometto ad Alberto che sarei tornato indietro in tempo per le foto e il taglio della torta, proprio come voleva lui, ma adesso avevo bisogno di chiarire la situazione con Stefano. Devo correre un po’ per raggiungerlo, stava camminando a passo spedito, probabilmente verso casa.

Io: “Ste, aspetta un attimo, fermati, che cazzo ti è preso? Guarda che mi hai fatto tanto male”.
Stefano: “Vattene via da qua, sei un frocio di merda, sei un bugiardo. Tante belle parole: mi piaci solo tu, sono tuo, voglio stare al posto della tua ragazza, e poi che fai? Appena trovi uno più potente di te ti fai inculare da lui. Mi fai schifo, l’ho sempre saputo, sei come tutti gli altri, fate la collezione di cazzi, non siete normali oh”.

Stava iniziando ad offendere pesantemente come al suo solito, riesco finalmente a raggiungerlo, lo prendo per un braccio e lo giro verso di me per rispondere a tono. Stavo per dirgliene quattro, ma vedendo il suo viso resto di sasso: Stefano aveva gli occhi lucidi. Non lo avevo mai visto così, mi ha così spiazzato che non riesco a proferire parola.

Non parla neanche lui, libera il suo braccio con un gesto brusco e torna a camminare più spedito di prima. Resto immobile, non so cosa fare. Alberto mi sta aspettando, gli ho promesso che sarei stato al suo fianco, ma questa reazione insolita di Stefano mi attirava troppo. Resto immobile per una manciata di secondi, completamente indeciso sul da farsi, chiudo gli occhi e alla fine prendo la mia decisione: mi metto a correre in direzione di Stefano.

Lo raggiungo proprio quando sta entrando in casa, un bilocale al piano terra. Mentre sta per richiudere la porta alle sue spalle, la spingo forte per poter entrare anche io, ci riesco, mi sento così distante dal mio solito carattere timido e riservato, non mi ero mai comportato così.
Stefano: “Ma che cazzo fai? Te non sei normale, le vuoi prendere davvero, e stavolta le prendi. Non mi lascio rovinare la vita da uno come te”. Mi scaraventa contro la porta e mi dà uno schiaffo per guancia, uno dei suoi gesti preferiti, poi mi tira il collo della maglietta verso l’alto e mi guarda con odio, per la prima volta avevo davvero paura di lui.

Io: “E’ per questo che non voglio più vederti, cazzo, mi tratti sempre male, mi tratti con odio. Non me ne frega un cazzo del potere di Alberto, dei suoi soldi o dei suoi muscoli, io non voglio essere trattato così, mi fai stare solo male”. Inizio a piangere, non era la prima volta che lo facevo davanti a lui in seguito ad un suo comportamento eccessivo. Restiamo in questa posizione per un po’, finché non inizia ad asciugarmi le lacrime con il pollice, sento il suo respiro farsi più forte.

Stefano: “Non guardarmi così, ti prego”. E invece stavo iniziando a guardarlo intenzionalmente con occhi teneri, sapevo che gli piaceva, il suo respiro diventava sempre più forte, come se volesse trattenersi. Ancora qualche secondo così, si avvicina e mi bacia! Un bacio lento ma estremamente sentito, avevamo fatto sesso diverse volte ma questo era in assoluto il mio picco di piacere, avevo desiderato e sognato questo bacio per mesi, ma la realtà superava di gran lunga la fantasia. Adoravo il modo di baciare di Stefano, così virile, con le sue labbra sembrava attirarmi a sé e comunicarmi che ero suo, non me lo stava dicendo ma era esattamente quello che sentivo.

Restiamo a baciarci in piedi per tantissimo tempo, con le sue mani che sono scivolate lentamente dal viso al mio culo, mi baciava e lo palpava continuamente. Oltre al suo modo di baciare, mi faceva impazzire la sua bocca, sapeva di menta fresca e ci sapeva fare alla grande con la lingua. Gli metto una mano sul pacco, lo sento durissimo, quanto mi era mancato toccarlo, era il più bel cazzo che io avessi mai visto.

Continuiamo a baciarci e, lentamente, mi trascina verso la camera da letto, spogliandoci a vicenda. Restiamo in mutande, mi scaraventa contro il letto, mi allarga le gambe e si sdraia sopra di me. Le nostre bocche si incontrano di nuovo, riprendiamo a baciarci più di prima, io avevo fortemente desiderato questo momento ma adesso iniziavo a comprendere che lo stesso valeva per lui, non riusciva a staccarsi dalla mia bocca, come se dovessimo recuperare del tempo perso. Mi baciava e intanto mi stringeva la mano sinistra, cazzo, mi faceva impazzire ogni suo gesto.

Dopo un po’ stacca la mano e mi abbassa gli slip, abbassando subito dopo i suoi boxer, mentre lo fa mi lubrifico il buco con la saliva, sapevo dove stava andando a parare e avevo troppa voglia di prenderlo. Mi solleva le gambe e me lo butta dentro, non riesco a non urlare, il cazzo di Stefano è veramente grosso. Mi da qualche altro colpetto e poi si stende di nuovo su di me, baciandomi ancora, ci guardiamo, nei suoi occhi leggo chiaramente la voglia di baciarmi maturata nel tempo.

Stefano: “Sei solo mio”.
Io: “Si sono tuo”.
Stefano: “Questo culo è mio e di nessun’altro”.
Io: “E’ tutto tuo Ste”.

In quel momento avevo completamente dimenticato Alberto e la sua serata. Stefano continuava a scoparmi, guardandomi col suo solito sguardo da maschio, anche senza dire niente riusciva a farmi sentire suo. Tra l’altro era la prima volta che mi inculava guardandoci dritto negli occhi, mi piaceva tutto di lui: i suoi occhi decisi, il petto liscio e atletico, i tatuaggi, il suo modo duro di incularmi, mi faceva impazzire.

Mi gira, mi fa stendere a pancia in giù, e si sdraia sopra di me, riprendendo a scoparmi. Sentivo i suoi colpi decisi sul mio culo, non riuscivo a non ansimare, cosa che sembrava eccitare particolarmente Stefano, ad ogni mio urlo i suoi colpi diventavano sempre più forti. Mi dice nuovamente all’orecchio che sono suo, mi gira lievemente la testa e mi bacia, sono completamente in suo potere. I nostri baci erano lenti, ogni volta che le nostre labbra si staccavano, ci guardavamo negli occhi, per poi riprendere a baciarci.

Dopo un po’ le mani di Stefano passano dal mio viso alle mie mani, le stringe entrambe contro il letto, si solleva leggermente e inizia a darmi colpi di cazzo decisi, sento le sue palle che sbattono sul mio culo e la sua mazza interamente in fondo dentro di me, mi sta trapanando. Lancio urletti di piacere e, nello stesso momento, sento Stefano che viene completamente dentro di me, il suo seme caldo mi riempie il culo.

Si stende sopra di me, sento il suo respiro forte sul mio collo, Stefano scopa davvero eccezionalmente. Sarà che mi piace tutto di lui, ma credo che nessuno mi abbia mai scopato così bene in vita mia. Mentre anche io riprendo fiato, pian piano inizia a crescere in me un accentuato senso di colpa: avevo ottenuto quello che volevo ma avevo anche abbandonato Alberto la sera del suo compleanno, e per questo mi sentivo uno schifo.

Continua.
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