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Gay & Bisex

L'ascensore


di Bicurioso23
11.08.2022    |    19.129    |    30 9.6
"Mentre saliamo, lentamente, sarà stanca pure lei dopo sessant’anni di servizio, ci sta, lui sta scrutando il cellulare, io sfrutto la sua distrazione per..."
Ieri mi stavo recando dal mio andrologo, a 45 anni una visitina alla prostata è meglio farla, poi con quei salsicciotti che si ritrova al posto delle dita, è sempre un piacere.

Faceva molto caldo, 36 gradi, a Milano con il cemento e l’asfalto, 46 percepiti, si boccheggia peggio dei pesci fuori dall’acqua.

Entro nel palazzo, e per lo meno la situazione temperatura cambia. Mi dirigo agli ascensori e noto che uno dei due è fuori servizio.

Mentre attendo la discesa interminabile della cabina, entra nel palazzo, un ragazzo sulla trentina, palestrato, con una canotta striminzita, che fa vedere ogni lineamento del suo petto e del suo addome. Deve esser di ritorno dalla palestra, i suoi muscoli scolpiti, sono umidi di sudore, ed in mano tiene un borsone sportivo nero, che nella sua mano, sembra il mio borsello dell’Eastpak!

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Buongiorno.” faccio io, l’educazione prima di tutto.

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Buonasera.” mi corregge lui, “Sono le 15.30, da dopo pranzo si dovrebbe dire buonasera.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Giusto, buonasera allora.” mentre gli sorrido.

Arriva l’ascensore e saliamo. Mi metto dalla parte dei tasti, e gli chiedo il piano, io vado al nono, lui all’undicesimo. Pigio i tasti, ma stenta a partire, quindi mi chiede di provare a chiudere le porte. Magicamente il trucchetto funziona e lui mi accenna al fatto che è datata, crede anni 60, quando li ci abitavano i nonni, annuisco con un cenno.

La cabina non è larghissima, un due per due, con uno specchio di fronte alle porte, le pareti sono color oro, ed è stata pulita di recente, l’odore di disinfettante è ancora forte. Mentre saliamo, lentamente, sarà stanca pure lei dopo sessant’anni di servizio, ci sta, lui sta scrutando il cellulare, io sfrutto la sua distrazione per scrutarlo meglio e noto che c’è anche un bel sedere sodo.

Ad un certo punto tra il quinto e il sesto piano, la vecchietta decide di bloccarsi! Ci guardiamo stupiti! Lui non mi sembra molto preoccupato, mi dice di stare calmo, che gli è già successo molte volte, credo che si sia accorto del mio terrore guardandomi negli occhi. Non sono troppo amante dei luoghi stretti, per lo più c’è caldo, senza una bottiglietta d’acqua, morirò sicuramente!

L’allarme per avvisare il portiere del palazzo non funziona, ottimo, ma tanto non sarebbe servito a niente, entrando, alla guardiola, c’era un cartello che diceva “Sono uscito per commissioni, tornerò per le 17”, poco male, prima o poi qualcuno uscirà di casa.

Lui, che non ha mai perso la calma, telefono in mano, compone il numero dell’assistenza presente sull’etichetta appena sopra la console dei tasti. Io nel panico non c’avevo pensato! Senza accorgermene, mi ero già seduto per terra nell’angolo opposto, stavo per piangere, come un bambino a cui hanno rotto il giocattolo preferito.

Seguo la telefonata, ha messo il vivavoce, l’assistente ci dice che manda il tecnico al più presto, richiamerà per dirci in quanto tempo.

Nel frattempo si accorge che sono accovacciato con la testa poggiata sulle ginocchia, devo avergli fatto molta pena. Sento la sua mano sulla spalla, e quando alzo la testa, lo vedo sorridermi. È piegato sulle ginocchia e mi ripete che non c’è da preoccuparsi “Sai quanti ascensori si sono bloccate nel mondo e non è mai morto nessuno?”, io faccio un cenno d’approvazione e provo a tranquillizzarmi.

Richiama l’assistenza, e ci dice che il tecnico più vicino, non sarà qui prima di venti minuti, credo proprio che sarà la fine, morirò di caldo, asfissiato in quel maledetto ascensore!

Inizio a sudare copiosamente, il caldo e lo stress, non aiutano, mi faccio aria con dei fogli che avevo nel borsello e mi metto in bocca un chewing-gum, glielo offro ed accetta.

Passano dieci minuti, devo togliermi la maglia, ho troppo caldo.

Gli chiedo: “Ti do fastidio se mi tolgo la maglia? Ho caldo!”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Fai pure, tra un attimo mi sa che la tolgo pure io!”

Me la tolgo e la stendo sul corrimano che c’è sotto allo specchio, mentre sono allo specchio, vedo che lui si sfila lentamente, la canotta, mentre ha la faccia coperta, ammiro il suo petto! Nella mente esclamo “WOW!!!”, umido, con i muscoli ancora irrorati di sangue per l’attività fisica, le vene in risalto che pompano, non ho un’erezione per miracolo. Abbasso appena in tempo lo sguardo!

Mi risiedo nell’angolo e lui stavolta fa lo stesso in quello opposto.

Mi fa: “Visto che staremo qui ancora un po', meglio fare conoscenza. Io sono Matteo.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Io Davide, piacere.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Come mai qui? Conosci qualcuno nel palazzo?”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“No no, sono qui per una visita, dal dottor Strugo.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Ah ok, l’andrologo. Io invece ci vivo, abito nel vecchio appartamento dei nonni.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Solo oppure convivi, sei sposato?”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Convivo, col mio compagno, forse l’anno prossimo ci sposiamo.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Sono contento per voi, io invece sono single.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Scelta o necessità?”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Scelta, degli altri però.” rispondo “Mi sono sempre imbarcato sulla nave sbagliata. Quindi ora sono rimasto solo soletto sulla mia scialuppa, ma sto bene.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Meglio soli che male accompagnati!” mi dice sorridendo, faccio il gesto del pollice in su.

Passano altri cinque minuti, scrutiamo entrambi i nostri cellulari, il caldo inizia ad essere insopportabile, per me. Lui è seduto sul suo borsone, a gambe aperte, appena abbassa lo sguardo sul suo schermo, noto il rigonfiamento in mezzo alle gambe e mi sale l’appetito!

Gli chiedo: “Che lavoro fai?”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Sono un Personal trainer e per hobby pugile.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Wow, non so perché, ma c’avrei giurato.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Tu cosa fai?”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Io sono impiegato presso le assicurazioni Generali.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Quindi lavori alle Tre Torri?”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Si, proprio lì e gli ascensori sono più moderni!” scoppiamo a ridere.

Richiama l’assistenza, il tecnico avrà un ritardo di dieci minuti “Perfetto!” esclamo, lui riaggancia mentre sto per riempire di parole il poveretto dall’altra parte del telefono.

Chiamo la segretaria del dottore, e l’avviso della situazione.

Mi alzo e gli comunico che mi toglierò i jeans, ho troppo caldo, lui mi fa cenno che non ci sono problemi e aggiunge: “Per non farti sentire a disagio li tolgo anch’io!”

Mi sfilo i jeans, quando ormai sono a terra, mi rendo conto di aver indosso un perizoma, in estate sono un toccasana, anche se io la biancheria intima non la metterei mai, ma come diceva nonna “Prima di uscire, controlla sempre le mutande che indossi, sai che imbarazzo se finisci in ospedale e magari sono rotte o sporche?”. Lui si sfila i pantaloncini viola dei Lakers, e noto che indossa il sospensorio di Calvin Klein, quando si gira, vedo le sue natiche che sembrano incorniciate dagli elastici neri. Non mi sbagliavo, le natiche sono belle sode e glabre.

Prima di risedersi, tira fuori dal borsone due asciugamani. Me ne porge uno, ben ripiegato, e mi dice: “Prendi, questo è pulito.”, gli dico di no, di non disturbarsi “asciugati il sudore, sembra di essere in sauna.”

Lo prendo e ringrazio: “Poi te lo riporterò lavato, tanto la visita di oggi salta sicuramente.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Ma non preoccuparti, abbiamo la lavatrice.”

Si sente del trambusto fuori dall’ascensore, e sento chiamarmi per cognome. Era la segretaria del dottore. Quando sento la voce avvicinarsi, mi alzo, mi avvicino alle porte, le rispondo e le spiego la situazione. Mentre sono lì in piedi, noto che Matteo mi sta guardando il culo, quindi da troia quale sono, continuo la conversazione, girando sempre più il mio fondoschiena verso di lui. Spiego alla segretaria l’ultima telefonata dell’assistenza, ci dice di stare calmi e se abbiamo bisogno di richiamarla. La ringrazio e mentre sento che sale le scale, sento una mano che mi accarezza la natica destra. La mano è calda, sento i calli ruvidi, che mi grattano leggermente. Mi giro e sul sospensorio grigio, noto una macchiolina umida e qualcosa la sotto si sta ingrandendo, io sono già tutto duro.

Inizia a baciami sulla spalla, la sua mano sinistra gioca con l’elastico del mio perizoma, prima sul giro fianchi, poi su quello che passa tra le chiappe, io passo le mie mani sulle sue braccia, mentre le muove sento i suoi muscoli possenti vivi. Passo la mano destra dalla spalla al petto, lui è salito per il collo con i baci, un brivido mi corre lungo tutto il corpo. Gli stimolo i capezzoli già turgidi, passo agli addominali scolpiti, sino ad arrivare al sospensorio, infilo le dite sotto l’elastico e lo prendo in mano, duro come il marmo, lo sento fremere, lo masturbo lentamente. Mi lecca l’orecchio e mi succhia il lobo, con entrambe le mani mi allarga le chiappe. Mi abbasso, iniziando a baciarlo dal petto, fin sotto l’ombelico, gli abbasso completamente l’intimo. Mi trovo faccia a faccia con la sua cappella, enorme, sembra un fungo, molto pronunciato il solco tra essa ed il tronco, noto che è circonciso, lunghezza nella media, completamente depilato.

Inizio a succhiarlo, passo bene la lingua ovunque. Bacio il tronco, fino allo scroto, succhio entrambe le palle, una alla volta, poi torno su. Mi chiede se ho il preservativo, gli faccio sì con la testa, con ancora il suo pisello in bocca. Ci starebbe tutto sino in gola, ma la cappella faccio fatica a tenerla in fondo.

Mi fa cenno di alzarmi, prendo il borsello, fortunato che ho sempre qualche preservativo a portata di mano, non si sa mai cosa può succedere, un po' come per le mutande.

Glielo apro e glielo passo, se lo infila, io nel frattempo mi sputo sulle dita, e mi bagno l’ano, mi dice di mettermi di fronte allo specchio, così mi tengo al corrimano, mi piego, lui si abbassa dietro di me, non mi toglie il perizoma, sposta solo l’elastico dalla parte, mi lecca l’ano come se non ci fosse un domani, m’infila la lingua, poi passa alle palle e mi succhia il cazzo. Torna all’ano, ci sputa sopra, la spalma bene con un dito che poi infila e gli fa fare qualche giro della corona dell’ano. Si alza, ci guardiamo nello specchio, mi allarga le natiche e lo appoggia all’ingresso. Aspetta un momento, come per chiedere permesso, poi lo sento spingere, aggiunge saliva, sento un po' di dolore, torna indietro, ripete il processo e stavolta entra, tutto ed inizia a scoparmi.

Passano quasi dieci minuti e il suo telefono squilla, riesce a prenderlo senza uscire, è l’assistenza, il tecnico è arrivato, continuando a scoparmi, Matteo risponde con nonchalance “Ok grazie!”.

Noi continuiamo nella nostra performance. Io finisco con la faccia contro lo specchio. Lo bagno con il sudore e lo appanno col mio fiato. Ogni tanto i nostri sguardi si incrociano, i gemiti crescono e i colpi si fanno più intensi. Non ci accorgiamo del rumore dietro di noi. Il tecnico stava aprendo le porte, con l’aiuto di un piede di porco aveva già allargato quelle esterne e messo un palo estendibile per tenerle aperte.

Matteo dentro sta per raggiungere l’ecstasy, mi chiede dove voglio che sborri, io gli dico in bocca, quindi lentamente esce, io mi giro e mi piego sulle ginocchia, si toglie il preservativo, lo prendo in bocca, due o tre pompate e viene, nello stesso momento che il tecnico apriva la porta della cabina! Io con ancora il pisello che spruzzava nella mia gola giro gli occhi, Matteo intontito con la faccia compiaciuta, abbiamo visto il faccione del tecnico, sorridente, che ci ammirava nel nostro atteggiamento poco consono, e ci fa: “Ma che bel passatempo! Sta arrivando una donna con dell’acqua, ricomponetevi, io riapro tra un minuto!”

Appena si sono richiuse le porte, ci siamo fiondati sui nostri vestiti e ci siamo resi presentabili, Matteo nella fretta aveva lasciato cadere il profilattico, così l’ho raccolto e me lo sono infilato nella tasca dei jeans.

Le porte si sono riaperte, il tecnico ha bloccato anche queste con un altro palo, e dalla fessura alta quaranta centimetri e larga quanto le porte dell’ascensore, spunta la faccia di Elena, la segretaria del dotto Strugo, con 2 bottigliette d’acqua ghiacciata, ce le porge titubante per la stabilità della cabina, forse aveva paura che potesse cedere da un momento all’altro e che tranciasse il braccio dello sfortunato che si allungava per porgere o prendere, guardò il tecnico, che la rassicurò!

Le dissi che per oggi avrei saltato la visita, visto i quaranta minuti passati lì, al caldo, non era il caso, non mi sentivo presentabile, lei capì e mi disse che mi avrebbe chiamato a fine orario visite, per riprogrammare, la ringrazia e ci lasciò.

Intervenne il tecnico: “Allora ragazzi, adesso richiudo le porte, anzi, chiudo solo quelle esterne e lascio aperta quella interne, così passa un po' d’aria, vado giù al locale ascensore, e in cinque minuti massimo vi faccio arrivare li.”, in coro diciamo ok.

Mentre restiamo li, Matteo mi si avvinghia da dietro, con un braccio mi avvinghia passando dalla spalla sinistra, finendo con la mano sulla spalla destra, l’altra sull’addome, poi sulla patta dei pantaloni, mentre mi bacia sul collo, mi accarezza il cazzo, che torna duro. L’ascensore inizia la sua discesa, più lenta di prima.

Arriviamo al locale ascensore, sotto al palazzo, le porte si aprono e Matteo si stacca. Il tecnico ha fatto in tempo a vedere la sua mano sul mio pacco duro, impossibile non notarlo dai jeans stretti.

Ci spiega che il problema è stato il surriscaldamento, si è colato un teleruttore, ma che deve ordinare perché non ne hanno in casa.

Matteo mi chiede se voglio finire la visita nel suo appartamento, tanto il compagno è via per lavoro, tornerà fra due giorni. Io faccio cenno di sì, nel frattempo l’operatore, che stava risistemando gli attrezzi nella borsa, ci guardava.

Si avvicina ad una porta con il cartello scale, ci dice: “Per tornare di sopra, per di qua!”, tenendo la porta aperta.

Mentre attraversiamo, si propone: “Ho sentito che proseguite col passatempo, se non sono di troppo, mi aggregherei volentieri.”, io e Matteo ci guardiamo e annuiamo.

Ci facciamo tutte le rampe sino all’undicesimo piano, entriamo, ci offre da bere, prendiamo tutti una birra. Nel frattempo lo seguiamo nel salone, ampio, con un divano enorme, ci fa cenno di accomodarci, io mi metto nel mezzo, Paolo, il tecnico, si mette alla mia destra e Matteo a sinistra.

Finisco la birretta e gli chiedo se posso fare una doccia veloce, per togliere il sudore, acconsente, mi mostra il bagno, mi lascia un asciugamano sulla lavatrice vicino. Lascio i vestiti piegati in bagno e torno in sala da loro, che fanno due chiacchere, quando mi vedono, Paolo si alza, Matteo lo accompagna al bagno e tornando mi spiega che anche loro vogliono fare una doccia, quindi dopo Paolo è il turno di Matteo.

Mentre è sotto la doccia, faccio la conoscenza di Paolo, bisex, sposato da un paio d’anni, un bel ragazzo, non palestrato, con un po' di pancetta da birra. Mi accarezza la spalla con un dito, poi sul collo e fin sull’orecchio. Io appoggio la mano sulla sua coscia scoperta dalla fessura dell’asciugamano, non è nemmeno depilato come Matteo, con la mano proseguo in mezzo alle gambe e lo trovo già barzotto. Li è depilato. Mi alzo, slaccio l’asciugamano, lo lascio cadere, mi metto a pecora sul divano, apro il suo asciugamano. E lo prendo in bocca, inizio a pomparlo, con una mano gioco con i testicoli, mentre lui mi passa la mano dalla testa, alla schiena, fin giù al culo.

Il suo membro diventa duro nella mia bocca, a differenza di Matteo, non è circonciso, qualche centimetro più lungo, più snello e con la cappella ha una forma affusolata.

Arriva Matteo, che inizia a succhiarmi il cazzo da dietro come prima, mi lecca il buco del culo sento che passa qualcosa al tecnico. I preservativi. Alzo la testa, mi giro verso Matteo e limoniamo.

Quando Paolo è pronto, gli vado cavalcioni, mi punto il suo pisello al buco del culo e per l’attività di quaranta minuti prima, entra che è un piacere.

Matteo in piedi sul divano si avvicina, ed inizio a succhiarlo, con Paolo che gli succhia le palle ed intanto mi sega. Io non ci sto più dentro, prima non sono venuto, ed ora sono lì per farlo.

Esclamo: “Vengo!”, e dopo un secondo, gli schizzi della mia sborra finiscono sul petto e addome di Paolo, che continua da solo a spompinare Matteo.

Riprendo la cavalcata, però mi giro, iniziano a farmi male le ginocchia, ringrazio il tennis e lo sci per questo. Non duro molto, quindi mi metto a pecora, stavolta è il turno di Matteo, mi aspetto Paolo in bocca, ma invece si mette dietro di lui, intanto mi sego.

Sento i loro gemiti salire, è Matteo a fare tutto il movimento, non perde il ritmo, immagino sia già capitato in un trenino simile.

Le gambe iniziano a cedermi, sono piegato con la schiena inarcata, lui che mi tiene per le chiappe e ad un certo punto mi chiede tra i gemiti: “Ma due cazzi nel culo li prendi?”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“No, però il mio ex mi ha infilato quasi tutta la mano.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Vuoi provare? prendo il lubrificante.”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Ok!”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Per te Paolo va bene?”

-​ ​ ​ ​ ​ ​“Certo!”

Ci fermiamo e Matteo si assenta un attimo, per tornare con un barattolo di lubrificante. Mi dice di restare a novante, se lo spruzza su una mano ed inizia ad accarezzarmi l’ano, infilando una, poi due, tre ed infine quattro dita. Dice a Paolo di prendere il lubrificante e di fare altrettanto.

Quindi le dita diventano pian piano, cinque, poi sei, poi sette ed infine otto. Mi massaggiano bene l’ano, non pensavo potesse allargarsi così tanto, vero che poco più di trent’anni di penetrazioni tra piselli ed oggetti vari, forse l’ano, un po' meno di resistenza, ora la fa.

Matteo si siede sul divano, si infila un altro profilattico, gli vado cavalcioni, anche Paolo lo cambia, ma resta in piedi dietro di me. M’infilo Matteo, liscio come l’olio, mi avvinghio a lui, mentre Paolo si avvicina e si piega sulle ginocchia. Con la punta cerca uno spazio per poter entrare, sento che pian piano il mio ano si dilata di più, sento un po' di dolore, ma infine entra.

Inizia a scoparmi, mentre Matteo per il momento resta fermo. È una goduria, non so se è più la sensazione fisica di avere due piselli dentro di me, o quella mentale, forse più la seconda. Essere l’oggetto di godimento per due persone contemporaneamente mi ha sempre eccitato tantissimo, adesso averne due nello stesso momento dentro di me, ancora di più!

Anche Matteo inizia a muoversi, mentre uno va su, l’altro va giù, sembrano sincronizzati, il dolore è sparito, è solo piacere. Nel frattempo ci baciamo, petto, collo, orecchie, schiena, non capisco più niente, il cazzo lo struscio tra i nostri addomi, il sudore funge da lubrificante.

Sto per sborrare una seconda volta, però voglio che mi vengano dentro: “Vi va di togliervi i preservativi? Vorrei che mi riempiste il culo!”, acconsentono.

Rientrano senza problemi, saperli dentro, pronti a venirmi nelle viscere, mi fa scoppiare! Gemo di piacere, sborrando tra me e Matteo, che noto aumentare il ritmo e il respiro, finché viene!

Oltre al movimento di Paolo, ora accelerato, sento il cazzo di Matteo pulsare, varie volte, prima di fermarsi completamente, limoniamo e poco dopo è il turno di Paolo, che emette un gridolino strozzato. Ad ogni schizzo, credo, affondava il colpo, come a volerlo spingere sempre più in profondità.

Si toglie da dietro, lentamente, con lo spunto, esce anche quello di Matteo, mentre si sposta Paolo, nota il mio buco del culo aperto, rosso, con tutta la loro sborra che iniziava ad uscire e a colora sulle mie palle, sul cazzo e sulle palle di Matteo: “Wow! Adesso so come sono fatti i buchi neri! Che spettacolo ragazzi!”, prende lo smartphone e gli fa una foto.

Io sono stremato, mi tolgo da Matteo, ma resto sul divano, con il culo che perde sul pavimento, Paolo mi mostra la foto e nel frattempo mi dà una succhiatina al pisello moscio, io guardo la foto, e stento a credere che sia il mio buco del culo.

Matteo si alza e dice: “Ragazzi vado a rifare la doccia, poi se la volete fare anche voi nessun problema.”, mentre ripasso il telefono a Paolo, mi accorgo delle dieci chiamate perse dalla sua azienda, spero che non ci sia stata altra gente intrappolata in qualche ascensore, mentre lui si occupava del mio buco del culo!

Ci laviamo anche noi, Matteo ci offre un’altra birra, scambiamo i numeri di telefono e ci salutiamo.

Speriamo di rivederci presto, un double anal da rifare!

Che giornata, mi aspettavo due dita nel culo, invece ci sono finiti due cazzi!
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