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Prime Esperienze

Io, gli uomini e le donne... capitolo 3


di Bicurioso23
30.12.2016    |    3.918    |    2 9.0
"Non so cosa mi avesse preso, ma ho pensato, mal che vada mi prendo uno schiaffo..."
Il periodo delle superiori non ha avuto grosse sorprese per quanto riguarda il sesso, anche per colpa mia.
I pomeriggi di auto erotismo, li passavo tra le fantasie con ragazzi o ragazze indifferentemente, la mente viaggiava parecchio tra amici e amiche e compagni di classe, Mattia e di quella notte in hotel.
Quando prevaleva la mia parte "omosessuale", mi infilavo dita o vari oggetti nell'ano, biro, pennarelli, i manici dei cacciaviti di papà e le Barbie di mia sorella, dalla parte delle gambe ovviamente e magari indossavo l'intimo di mamma.
Così passano i primi due anni di superiori, al secondo anno m'innamoro di Samantha, ma resterà un'amore platonico che durerà parecchi anni, vengo bocciato e ripeto la seconda superiore, e quell'anno a maggio conosco lei, Sara, un'anno meno di me.
È stata la prima ragazza con cui ho limonato, prima di lei solo bacietti innocenti sulla bocca con il gioco della bottiglia, quelli che mi avevano fatto conoscere Samantha.
Mi piaceva parecchio limonare, a differenza di quando avevo baciato Mattia, ma a parte questi lunghi baci e qualche palpatina, non ci fu niente di più.
Ci lasciammo definitivamente l'anno seguente, a marzo, ma nel mezzo ci furono due o tre pause di un mese o due.
Finii le superiori in terza, comunque avevo fatto cinque anni, e quell’estate, al gruppo estivo, approfondii l'amicizia con Alessandra, quattro anni in meno.
Restammo insieme dieci mesi, e come con Sara, niente sesso, ma se con la prima il problema era la distanza, con Alessandra il problema era la famiglia, non la mollavano mai, ma la storia finì per altri motivi.
Nel frattempo e nel mentre, tra Sara e Alessandra, non ho mai smesso di divertirmi da solo in qualsiasi modo.
A parte il periodo in cui sono stato con loro due, ai campi scuola, dove eravamo animatori, con Samantha, ci facevamo massaggi e grattini a vicenda, e magari dormivamo nello stesso letto.
A ventun'anni, ho iniziato a lavorare, e con Samantha, il cui interesse era ricambiato, nella settimana dell'ultimo dell'anno, che stavamo passando con amici in montagna, per due giorni, ci siamo lasciati andare a baci infuocati, ma poi lei è tornata sui suoi passi.
Dopo qualche settimana, mentre la sto accompagnando a casa, lei mi dice quello che prova per me, ma che adesso non vuole rovinare l'amicizia, però vuole fare un patto, se fra 3 anni entrambi saremo single, inizieremo a frequentareci.
Non chiedetemi perché avesse dato una data di scadenza per l'inizio del sesso, non saprei, ma accettai, d'altra parte io ci tenevo veramente, anzi l’amavo.
Dopo sette mesi, ci fu il servizio civile, in un comune a dieci chilometri da casa.
Mi avevano affiancato al geometra dell'urbanistica, il signore Fumagalli, sposato, sui cinquantacinque anni, non di bell'aspetto.
Facevo montagne di fotocopie, fascicoli di 300/400 pagine, oppure andavamo in giro a vedere e fotografare marciapiedi, strade, tombini, piazze e edifici, oppure fare relazioni.
Un giorno mentre siamo in ufficio, il geometra mi chiede di che segno sono, gli faccio - "Pesci.", e lui - "Pure io, ma lo sai che è un segno ambiguo?", io - "Cioè?", e attacca - "Io sono sposato, ma ammetto che ogni tanto ho avuto qualche tendenza verso il nostro sesso...".
Suonò il telefono, e non tornammo più sull'argomento, anche perché la sera si ruppe una caviglia, e quando tornò un mese dopo, il nostro discorso era dimenticato.
Ammetto che se fosse stato più attraente sarei tornato sull'argomento, volentieri.
Un giorno, la fotocopiatrice dell'ufficio smette di funzionare, così mi reco all'ufficio anagrafe, dove si trova l'altra fascicolatrice, e li approfondisco le conoscenze di Michela, 28 anni, sposata da quasi due.
Non è bellissima, ma ha un fondo schiena e un fisico da paura.
Ridiamo e scherziamo, tutti i giorni, quando un pomeriggio, l'ufficio è chiuso, io sono in piedi appoggiato alla sua scrivania, mentre aspetto che la fotocopiatrice faccia il suo lavoro, e lei sta sistemando dei fascicoli nell'armadio a fianco.
Non mi ricordo cosa stavamo dicendo, ma ad un certo punto le dico - "Se non fossi sposata io..." e mi fermo, così lei si gira, e mentre si avvicina a me, mi chiede - "Tu cosa?", ed io, senza pensarci due volte, l'afferro per le braccia e la bacio.
Non so cosa mi avesse preso, ma ho pensato, mal che vada mi prendo uno schiaffo.
Ed invece lei non ha opposto resistenza, anzi, quasi mi stende sulla scrivania.
Ci stacchiamo, e ci fissiamo, cerchiamo di capire cosa passa nelle nostre menti.
Lei mi domanda - "Perché?", io - "Perché mi andava. Ma ho visto che andava anche a te!"
Mi risalta addosso.
Faccio scendere le mani dalla schiena al suo sedere, una per natica, e stringo, mentre lei mi accarezza il pene da sopra i jeans. Passo una mano davanti, le tocco il seno e poi scendo, in mezzo alle gambe.
Che caldo ragazzi.
Ci fermiamo li e poco dopo ci salutiamo.
Il giorno seguente, mentre sono in ufficio mi viene a salutare, voleva un bacio.
Per pranzo solitamente io mangiavo alla mensa, ma quel giorno sono andato con lei in un bar.
Abbiamo parlato delle nostre sensazioni e quello che provavamo. Sono stato sincero con lei, che per me era solo un'avventura, senza impegno e che se non avesse voluto continuare avrei capito, ma anche per lei è così.
Anzi mi dice - "Se t'innamori di me la finiamo subito ok?" e ovviamente acconsento, inoltre le confesso di essere vergine.
Ogni giorno mi tenevo i fascicoli grossi per il pomeriggio, così potevo andare in ufficio da lei quando era chiuso. Limonavamo e ci toccavamo.
Avevo una voglia matta di scopare, che mi dolevano i testicoli.
Un pomeriggio, all'uscita dal comune, decidiamo di andare a mangiare il gelato in un paese vicino, e in tanto che aspettiamo, limoniamo e ci tocchiamo sotto il tavolo, si era talmente eccitata, che aveva bagnato i jeans e il cuscino della sedia, le infilo una mano nelle mutande, e poi annuso le dita.
Che buon profumo, vorrei leccarle la figa.
Il giorno seguente, è nell'archivio registri, sta inserendo dati al terminale, mi siedo di fianco a lei e comincio ad accarezzarle le cosce, mentre scrive con una mano, con l'altra mi sbottona i jeans e inizia a masturbarmi da dentro le mutande.
Poi si gira, e iniziamo a limonare, le infilo una mano nei pantaloni, e le faccio un ditalino, quando ho capito che stavo per venire era troppo tardi. Avevo i boxer pieni di sperma, e le avevo imbrattato la mano.
Figura di merda.
Ma la voglia era tanta, forse troppa.
Lei capisce e non me lo fa pesare.
Qualche mattina dopo si presenta con una gonna in jeans, ero ancora in ufficio da solo, il geometra ancora in malattia, come al solito era venuta a prendersi il bacio della mattina.
La metto a sedere sulla scrivania, con una mano le tengo la testa e l'altra va sotto la gonna, con l'indice le scosto la mutandina, e con il medio le stimolo il clitoride, poi lo infilo.
Lei nel frattempo mi aveva aperto i jeans e mi masturbava, fortunatamente era l'ora sigaretta per quelli del mio piano.
Ci ricomponiamo, ma mentre sta per uscire, trattengo la porta e la bacio, nel frattempo le alzo più che posso la sottana e le sfilo le mutande, e annusandole le dico - "Queste te le ridò oggi pomeriggio.", lei mi bacia e mi dice - "Ok!"
Quel pomeriggio mi reco nel suo ufficio come al solito, e appena arrivo mi dice di seguirla nell'archivio.
Mi salta al collo, e mi dice che vuole fare l'amore con me, ma che devo decidere io, perché sono vergine, e magari mi voglio tenere per quella giusta, Samantha, le avevo raccontato del nostro patto, ma alla fine ci penso, forse 0,001 millesimi di secondo, nella mia testa c'era solo una frase, OGNI LASCIATA È PERSA, e le dico che anch'io voglio farlo. Ho ragionato di più col cazzo che col cervello.
Mi sbottona i jeans e me li abbassa insieme ai boxer, mi fa sedere, si alza la sottana, e la vedo da vicino per la prima volta, la sua intendo, ci eravamo masturbati solo da vestiti.
Pochi peli, ben curata, allarga le gambe e si mette a cavallo.
Non l'ha ancora messo dentro, ma sento che l'ha appoggiata sul mio pene, è bagnatissima e caldissima, io le alzo la maglietta e le tocco il seno, mentre la bacio.
I capezzoli sono turgidi, li bacio e li succhio, mentre lei fa un piccolo cenno di alzarsi, e se lo infila.
Estasi.
Non capivo più niente e mi girava la testa, per fortuna che ero seduto.
Le stesse sensazioni di quando Mattia me l'aveva succhiato per la prima volta.
Era bollente e umida, dopo tre minuti, o forse meno, le dico che sto per venire, non avevamo il preservativo, quindi si sposta, ma non vengo, così risale.
Ma dopo trenta secondi sento ancora il piacere che sta per arrivare, ma appena si sposta si placa.
Allora s' inginocchia, e mi finisce con un pompino, duro nemmeno venti secondi, l'avviso, ma si sposta solo dopo il primo schizzo.
Mi bacia, e io mi scuso per la fretta, ma lei mi dice che non devo scusarmi di niente.
La mia prima volta, breve ma ricca di piaceri e sensazioni.
La sera ci si trova tra amici, e Samantha, che sapeva della mia relazione clandestina, mi chiedeva sempre cosa facevo e non facevo con Michela, le racconto la mia prima volta, e vedo che ci rimane male, e le dico che il patto era ancora valido, e che comunque lei non aveva imposto nessun divieto, non aveva detto che non si poteva fare sesso con altri o altre, e lei annui.
Con Michela ci frequentammo per un paio di mesi, sempre all'interno del comune, poi un giorno mi disse - "Credo che mi sto innamorando di te!" e io le dissi - "Ma come? Avevi detto a me di stare attento, di non innamorarmi.", si giustificò che con il marito non andava così bene, ma quella dichiarazione mise la parola fine all'avventura quasi subito.
Da li a due mesi avrei finito il servizio, e sarei tornato al lavoro.
Questa fu la mia prima esperienza con una donna, e nel frattempo ho sempre continuato con l'autoerotismo, e con il piacere della penetrazione anale.
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