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Lo specchio dell'anima


di Membro VIP di Annunci69.it Cafardeux
10.05.2025    |    101    |    0 7.6
"“Quanto vorrei essere un eterosessuale! Avere una famiglia dei figli …” ho pensato e sognato mille volte senza poi essere in grado di realizzare quel..."
Avevo ventitré specchi nella casa dove abitavo. Taluni erano talmente grandi che coprivano la gran parte delle pareti cui erano stati destinati.
Mi hanno riflesso giovane studente, laureato e proteso al futuro con protervia, dirigente sin dal primo impiego lavorativo, massimo vertice al termine della carriera …
In essi mi sono visto vigoroso, forte e sicuro nell’età adulta, con i primi capelli bianchi e le prime rughe all’inizio della fine, stanco e sconfortato quando la pelle avvizzita e i solchi della cute non avevano più il derma che li sostenesse.
Ero ossessionato dall’incedere lento ed inesorabile del tempo e gli specchi, impassibili ed inerti, certo non mostrarono mai pietà nei miei confronti.
Mai però mi venne in mente di disfarmene poiché, in un certo senso, giorno dopo giorno mi ricordavano chi fossi ridimensionandomi di fronte alle tentazioni edonistiche ed egocentriche che trovavano substrato nella posizione sociale che ero arrivato a ricoprire.
“Ah! Se potessero parlare quegli specchi” sovente pensavo …
Spesso erano stati i silenziosi testimoni dei miei amori, delle mie avventure di una notte, delle mie performances audaci e spregiudicate, delle mie pulsioni dalle più tenui a quelle più squalificanti …
Fu forse perché in barba al feng shui, avevo posizionato uno di essi davanti al letto, che non vissi mai quelle esperienze in totale benessere ma era troppo eccitante vedersi riflessi durante gli amplessi, singoli o plurimi, che animavano quella parte di me sconosciuta agli altri e costretta nei recessi della mia mente e nelle finzioni sociali della routine quotidiana.
Mi posi felice di fronte ad uno di quegli specchi un giorno di quaranta anni fa quando volli rappresentare a me stesso quanto potessi essere felice per aver conosciuto Massimo.
“Sai? Lui dice di essersi innamorato di me” dissi all’altro me stesso riflesso. Lo specchio, di rimando, mi restituì un’immagine di un corpo che gemeva, contorcendosi ed abbozzando spasmi plastici del volto che trovarono la loro pace nell’orgasmo che lo oltraggiò imbrattandolo.
E per quattro lustri i “ventitré” vissero la mia vita con colui il quale, per tutto quel tempo, spergiurando amore eterno, mi tradiva ogni giorno non appena il gallo cantava.
Non che fossi mai stato eccessivamente morigerato ma ho sempre creduto all’amore e fino a qual momento mi ero consacrato solo a quell’uomo.
Tradito, avvilito, deluso, sconfitto d’improvviso vidi un’immagine di me stesso, attraverso quegli specchi, che mi indusse a giurare di non cedere più né alle lusinghe né alle adulazioni né alle promesse di alcun altro.

Ora se sei arrivato fino a qui credendo di trovare una narrazione desolatamente a connotazione sessuale, fatta da cazzi e mazzi, fiotti si sborra, lamenti stereotipati, orgasmi bestiali, descrizioni sordide e volgari di parti anatomiche che confricano lubrificandosi di liquidi corporei, beh! … smetti di leggere perché questo racconto non rispecchia questo genere.
E pur vero che forse sono io che sono inadatto a scrivere una narrazione altamente erotica degna di essere annoverata tra quei racconti accolti con successo nella selezione del social su cui sarà pubblicata …
Mi dispiace solamente di averti fatto perdere un po’ del tuo tempo prezioso ma forse anche tu, qualche volta hai provato ciò che ho provato, sentito, vissuto con immenso disgusto e senso di colpa.

Gli specchi, essi, hanno sempre saputo delle mie tendenze sessuali. Le hanno riflesse senza dire nulla talvolta abbellendole con la luce scomposta nello spettro dei colori dell’iride quando colpiti da raggi di luce filtrati dalle veneziane alle finestre nelle loro porzioni smerigliate.
“Quanto vorrei essere un eterosessuale! Avere una famiglia dei figli …” ho pensato e sognato mille volte senza poi essere in grado di realizzare quel sogno
Quel vetro congiunto con quella lastra di argento in grado di catturare magicamente le immagini, le circostanze, gli attimi senza scalfire il pensiero, senza formulare giudizi, senza esternare una propria morale mi ha visto lentamente appassire, svilire, svendere, disfare.

Andavo avanti mortificando corpo e mente per assecondare le mie pulsioni … quelle che poi mi arrecavano male e senso di colpa.
Nei fine settimana soprattutto arrivavo a copulare cinque, sei e persino sette volte come in “Sette contro uno” o in “Un bell’imprevisto” di cui già vi raccontai.
Lasciavo che il mio corpo fosse usato senza alcun rispetto né dignità ed in questo risiedeva il mio godimento. Poi, alla sera, gli specchi divenivano il mio confessionale, il mio muto alter ego, il mio muro del pianto.
Ero solo.
Non ho mai avuto un vero amico né un fratello né un cane cui confidare il mio malessere, il mio male interiore che mi ha portato spesso ad implodere sviluppando sociopatie, ansie, fobie, ossessioni.
E dopo ogni rapporto correvo agli specchi esaminando i miei genitali, somatizzando sintomi e segni di malattie sessuali, percuotendomi il corpo e l’animo perché mi sentivo sporco.
A nulla serviva immergersi in vasca, rammollire la pelle con docce bollenti e debilitanti, usare disinfettanti e soluzioni con acidità o alcalinità elevate tali da sopprimere le normali difese immunitarie e alterare realmente, con eritemi o pomfi, la pelle e le mucose.

Ma era un circolo vizioso. Quel momento passava e tutto ricominciava con una ciclicità sesso-dipendente che scandiva la mia vita e quella dei miei specchi.
La cosa non mutò neanche quando decisi, da sano, di aderire alla terapia pre-esposizione che, a mio avviso, avrebbe dovuto contrarre l’ansia per un possibile contagio da virus dell’immunodeficienza acquisita.
Capii che in realtà ciò che ero e quello che di me era riflesso altro non era che la tragicomica rappresentazione di un essere egodistonico e distimico che nel tempo aveva rincorso solo vacue illusioni, utopiche chimere.
Non ero più quel giovane guerriero emònio pronto a combattere senza alcuna esitazione contro un mondo nel quale, quelli come me, devono lottare per affermarsi ma l’immagine restituita di un vecchio uomo perdente sul proprio campo di battaglia senza onori.

Mi guardai un’ultima volta davanti allo specchio più grande del mio appartamento.
Ero nudo e per la prima volta nutrii, verso quell’essere riflesso, tanta tenerezza … Era invecchiato, aveva le rughe, la sua pelle era avvizzita e disidratata, i suoi capelli erano bianchi,
La luce dei suoi occhi e il suo sorriso serafico e clemente però erano gli stessi di quando era bambino e rideva e scherzava ignaro di quanto gli sarebbe stata dura la vita.

Solo in quell’attimo di presa coscienza mi perdonai e d’improvviso mi fusi con quell’immagine riflessa che a lungo mi aveva atteso attraverso le intemperie e le incertitudini dell’esistenza.
Poi fu l’apoteosi delle emozioni e dei sentimenti conditi di lacrime amare e lagrime di sangue mentre la luce delle lampade si diffondeva fievole dall’alto delineando una sola, unica, inscindibile, definita immagine di me stesso coincidente con il mio essere che nessuno specchio avrebbe mai più riflesso.

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