Gay & Bisex
PEzzi piccoli, pezzo grosso

24.06.2025 |
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"Presi dell’olio che c’era sul tavolo e lubrificai per bene il suo fiore in boccio, da uno passai a due dita, ma per un culo così stretto ci voleva un posto più comodo..."
“Se mi dà i pezzi piccoli, sono graditi.” disse il cameriere. Lo guardai alzando un sopracciglio. “Solo se tu mi dai il tuo pezzo grosso.” replicai lasciando scivolare un mio biglietto insieme alle banconote di piccolo taglio che avevo estratto dal portafogli. M'era uscita così, d’istinto, senza pensarci e fidandomi del mio intuito. Lui sorrise leggermente e si guardò intorno come a cercare se qualcun altro avesse carpito il suo segreto. Mi ringraziò e se ne andò.
Passarono i giorni e non pensai più a quell’episodio. A dire il vero ci pensai più di quanto non volessi, mentre mi masturbavo cercavo di immaginare il corpo nudo del cameriere e la sua dotazione, se fosse davvero “un pezzo grosso” o se si trattasse solo del desiderio della mia fantasia. Passarono i giorni finché un pomeriggio non ricevetti una telefonata da un numero che non avevo in memoria. Presumendo che fosse una delle solite telefonate di marketing risposi con freddo distacco.
“Buongiorno, sono il cameriere del Nikita. È ancora interessato al mio pezzo grosso?” aveva parlato tutto d’un fiato, come per il timore di perdere il coraggio strada facendo. Rimasi molto stupito di quella chiamata, avevo ormai relegato la possibilità di finire a letto con lui tra le spire dell’irrealizzabile. La sua voce suscitò in me un irrefrenabile desiderio.
“Assolutamente sì. Non vedo l’ora.”
Disdissi tutti gli impegni che avevo per quel pomeriggio e ci incontrammo per un caffè. Mi sembrò un pochino nervoso, forse non era ancora ben conscio della sua direzione sessuale, forse aveva timore di essere ingannato o di finire in una trappola. Anche io m’ero sentito così diverse volte durante i miei incontri, non sempre m’ero buttato a capofitto nelle situazioni in cui m’ero trovato, a volte avevo alzato i tacchi e me n’ero andato per non piangere sul latte versato. Per non farlo fuggire cercai di metterlo a suo agio e di non creare tensione, evitai di parlare di quello che mi bruciava nel basso ventre e ci comportammo da amici che si trovano al tavolino di un bar.
Funzionò. Dennis si rilassò e comprese che io non l’avrei forzato in nulla ma che avrei lasciato che seguisse la sua natura e la sua passione. Si lasciò condurre per le scale fino al mio appartamento.
Una breve tensione tornò a farsi viva ma durò giusto il tempo tra l'ingresso e il primo bacio, e in breve ci trovammo avvinghiati l’uno all’altro in balìa della passione. Io morivo di curiosità, volevo ad ogni costo togliermi il dubbio sul suo pezzo grosso. Lo feci sedere sul divano e armeggiai con i pantaloni, sotto lo slip si notava già un gran bel bozzo che liberai con un movimento secco di entrambe le mani. Un membro duro svettava fin quasi all’ombelico di Dennis corredato di due bei testicoli gonfi e turgidi, la cappella vibrava del rossore dell’eccitazione. Restai ad ammirare quell’opera d’arte, “Non mi ero sbagliato sulla tua dotazione.” dissi prima di gettarmi con voluttà su quell’asta eretta in tutta la sua possanza. Era depilato integralmente ed era un vero piacere far scorrere la lingua e le labbra su quel sesso voluttuoso.
Mi spogliai anche io e lo condussi in camera. “Anche tu non sei per nulla male.” disse Dennis indicando il mio cazzo che ballonzolava mentre ci spostavamo di stanza. Allungò una mano e lo accarezzò stringendolo un po’.
Sul letto ci arrotolammo in lunghi sessantanove; anche a lui piaceva succhiare ma mi aveva confessato di aver avuto poche esperienze perché non si sentiva pronto a fare il primo passo e, inoltre si sentiva più bisessuale che gay. Pure io ero così, mi piaceva il cazzo ma mi veniva duro guardando le donne e in non poche occasioni m’ero ritrovato con un uccello dentro al culo mentre venivo spompinato da una bella ragazza.
“E adesso fottimi.” gli dissi estraendo dal comodino il lubrificante e i preservativi. Mi preparò il buco del culo con l’olio e le dita, io mi trattenni dalla tentazione di menarmi l’uccello per timore di sborrare troppo presto, sollevai le chiappe e gli poggiai le gambe sulle spalle. Lui puntò ma non era molto esperto, scappò via almeno un paio di volte, quando riuscì a infilare la punta mi fece male. Optai per cambiare posizione. Lo feci sdraiare e gli salii a cavalcioni. Potevo dominare la situazione e farmelo scivolare dentro come piaceva a me. Centimetro dopo centimetro accolsi tutto quel bendidio e iniziai a muovermi su e giù. Dennis mi teneva per i fianchi e ogni tanto allungava le mani sul mio pene dritto davanti a lui. Io stavo godendo come raramente nella mia vita. Gli dissi che adesso avrebbe potuto scoparmi come avevamo provato prima. Ero aperto e pronto per lui sopra di me.
A bordo del letto mi prese stando in piedi. Mi scopò per un tempo che mi parve infinito fino a sbattermi gli ultimi due colpi in profondità tanto che sentii il preservativo gonfiarsi del suo piacere. Mentre eiaculava dentro di me mi diedi un paio di colpi di mano e mi sborrai sulla pancia lunghi fiotti di seme caldo.
Dennis si sfilò da me e si lasciò cadere sul letto al mio fianco. Aveva il respiro affannoso e il cazzo ancora avvolto dalla guaina del preservativo. Una corolla di seme bianco gli ornava la cappella. Glielo sfilai e mi gustai quel suo sapore di sesso. Lui vibrò tutto quanto poi si tolse e corse in bagno. “Scusa ma è troppo forte per me.” Io mi misi a ridere del suo imbarazzo e mi spalmai un po’ del mio sperma sul ventre e lo portai alle labbra. Non sarebbe finita di certo lì.
Dopo la doccia, tornò con l’asciugamano legato in vita e cercò gli slip che aveva lasciato in sala.
“Non c’è fretta. Non devi andartene subito.” lo rassicurai. “Mica ti mangio, al massimo ti succhio.” cercai di sdrammatizzare quell’imbarazzo che gli era ricresciuto dopo l’amplesso. "Sdraiati e rilassati.” con una pacca sulla parte vuota di letto lo invitai vicino a me. Dennis sembrò renitente ma poi si lasciò convincere.
Non era ancora sicuro della sua sessualità, temeva di sentirsi giudicato, soprattutto da se stesso. Gli piacevano le donne ma, come aveva ampiamente dimostrato, non disdegnava anche gli uomini. Lo rassicurai sul fatto che sentirsi diversi era normale, che tutti quanti siamo diversi, ognuno con le proprie peculiarità. Ognuno deve accettarsi per quello che sente dentro e non temere di essere giudicato o di giudicarsi. Certo, non è una cosa facile, anche io avevo impiegato moltissimo tempo e tanta terapia per comprendere quello che ero e quello che mi sentivo. Avevo dovuto ingoiare un sacco di rospi e un sacco di delusioni, ma ora vivevo sereno la mia bisessualità, che a volte mi portava a godere di cazzo, altre volte di culo, a cercare le donne e ad amare gli uomini.
Tornammo in sala e gli offrii un mezzo aperitivo per riprendere le forze dopo quella cavalcata. Lui mi raccontò del suo lavoro, dei clienti simpatici come me, - lo ringraziai – e di quelli stronzi e cafoni, che forse erano la minoranza ma erano quelli che ti rimanevano più in mente. Ancora nudi, con un bicchiere in mano e due patatine portate alla bocca, non potevo che continuare a rimirare quel gran battacchio che dondolava tra le gambe di Dennis. Lui non se ne accorgeva, ma ogni volta che si muoveva, quel grosso arnese mi ipnotizzava con il suo movimento. Non resistetti più, mi avvicinai al mio compagno e glielo ripresi prima in mano e poi in bocca.
Il cazzo di Dennis non restò inerte, sotto i colpi della mia lingua tornò a gonfiarsi della sua prestanza e in men che non si dica era ancora duro come il marmo. Dennis, che ormai si era sciolto del suo imbarazzo, mi sollevò la testa dal suo bacino e mise la bocca sulla mia, rinverdendo così quel bacio d’amore che aveva dato il via al nostro pomeriggio di lussuria.
Lo feci appoggiare al tavolo e gli aprii le gambe, il suo buco di culo mi guardava invitante. M’inginocchiai dietro di lui e mi ci tuffai con la faccia. Lappai come un assetato mentre con una mano lo segavo davanti, Dennis mugolava di piacere e assecondava i miei movimenti con quelli del suo bacino. Lo penetrai con un dito e lui si contrasse.
“Non sono abituato.” mi disse tra un sospiro e l’altro.
“Se non ti va, smetto.” risposi.
“Continua.” gemette.
Presi dell’olio che c’era sul tavolo e lubrificai per bene il suo fiore in boccio, da uno passai a due dita, ma per un culo così stretto ci voleva un posto più comodo. Lo ricondussi in camera da letto e tornammo ai preliminari per sciogliere ancora la tensione e prepararlo bene al passo successivo.
Quando me lo chiese lui: “Mettimelo dentro.” lo feci sdraiare a pancia in giù, lubrificai ancora e con delicatezza, millimetro dopo millimetro, profanai quel sedere vergine. Lo sentii caldo e stretto, forse un po’ troppo teso; restai fermo, impalandolo fino alla radice, per massaggiargli le natiche e metterlo a suo agio.
“Sono dentro tutto.” gli dissi. “Se fa male, dimmelo.” Mi rispose che il dolore si stava sciogliendo, che quella prima volta era stata meglio di quanto avesse pensato. Allora presi a muovermi avanti e indietro, lentamente, per fargli assaporare tutto il piacere della mia asta. Il culo di Dennis si aprì per bene e io potei aumentare il ritmo e la velocità. Aveva la faccia conficcata nei cuscini e li stringeva con le mani. Potevo sentire i suoi rantoli di piacere. Ero felice che godesse anche lui di quella scopata. Non è sempre facile, le prime volte.
Non resistetti più, affondai ancora un paio di volte poi mi ritrassi, tolsi il preservativo e gli sborrai sulla schiena in un grido liberatorio. Adoravo sentire lo sperma caldo sul corpo, sperai che anche a Dennis piacesse.
Lo girai sulla schiena, e vidi il suo pene mezzo moscio. Aveva impiegato tante energie nel rilassare il culo che non ne aveva lasciate per il cazzo. Mi accoccolai tra le sue gambe e glielo presi in bocca. Volevo sentire il sapore del suo seme. Lo spompinai come non mai. Succhiavo e leccavo e gli accarezzavo i coglioni, ancora gonfi e pregni della lussuria maschile. Salivo e scendevo, aiutandomi con le mani, da quella nerchia grossa e dura. Era eccitatissimo, era felice di aver fatto quel passo, strinse le lenzuola con le mani e il suo cazzo vibrò nell’orgasmo inondandomi il palato di quel succo caldo e salato, mi tolsi e me ne diressi un po’ sul viso spalmandomelo con la cappella sulle gote e sul naso.
Eravamo esausti, ci sdraiammo abbracciati senza parlare ma con mille pensieri felici nella testa.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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