Racconti Erotici > Gay & Bisex > Tra le braccia dei Greci- prt.2
Gay & Bisex

Tra le braccia dei Greci- prt.2


di Ymex_91
21.05.2025    |    569    |    6 9.8
"Ma stanotte… stanotte l’Olimpo lo abbiamo toccato con mano..."
Il mio corpo, la loro arena.

Appena entrammo nella cabina, chiuse la porta con un colpo deciso, facendola scattare nella serratura.
Nei suoi occhi si leggeva tutto: possesso, desiderio, potere.
Avvicinandosi, mi voltò con decisione faccia al muro, sentii il suo respiro caldo contro la mia nuca, non disse nulla, percepivo solo il suo desiderio di sottomissione.
La luce fioca della cabina illuminava appena i suoi tratti: la pelle ambrata, il petto largo e virile, il ventre piatto, il cazzo semi-eretto che sembrava crescere a ogni secondo.
Mi baciò il collo, lentamente, con la lingua calda che disegnava cerchi sulla pelle. Le sue mani scesero sui miei fianchi, si posarono sulle mie natiche nude e toniche, stringendole con un istinto carnale. Mi sussurrò qualcosa in greco, non capii le parole, ma il tono era basso, rauco, irresistibile. Le sue mani si insinuarono tra le mie cosce, mentre con l’altra iniziava a massaggiarsi lentamente il cazzo, ormai completamente duro.
Mi voltai verso di lui. Ci guardammo. Mi fece inginocchiare senza dire una parola, solo con un gesto sicuro, autoritario.
Lo avevo davanti: il cazzo massiccio, lungo e spesso, con la cappella gonfia e lucida di eccitazione.
Lo presi in mano e iniziai a leccarlo lentamente, con la punta della lingua, come se stessi assaporando un frutto proibito.
Lui sospirò, poggiò una mano sulla parete per tenersi in equilibrio, e l’altra la posò dietro la mia nuca.
Lo presi in bocca, sentii il suo sapore salato e caldo, la pelle liscia come seta. Lo succhiavo a fondo, lentamente, sentendo il suo cazzo pulsare nella mia gola. Il suo respiro si fece più pesante, il bacino iniziava a muoversi a ritmo, più deciso.

«Sì… così… prendilo tutto.» Gemette piano.

«Sì… proprio così…» mormorò.

Non avevo mai visto in vita mia un abbondanza simile a quella che aveva tra le gambe.
All’improvviso, la porta si aprì. Mi fermai un attimo, sorpreso. Era lui… il ragazzo del labirinto.
Quello che mi aveva baciato per primo. Si affacciò timido, ma con gli occhi pieni di desiderio.

«Lo conosci?» chiese il greco con un cenno.

«Già… ci siamo… beccati nel labirinto» risposi, leccandomi le labbra.

I due si scambiarono un paio di parole in greco, si intendevano bene. Poi il greco fece cenno al ragazzo di entrare.
Lui chiuse la porta dietro di sé, serrandola. Restammo in tre, nell’aria satura di eccitazione.
Il giovane si avvicinò, sciolse l’asciugamano lasciandolo scivolare sulle sue gambe toniche.
Il cazzo, già eretto, era più sottile ma lungo, un tatuaggio di un geco scendeva tra pancia e l’inguine.
Aveva un viso androgino, quasi angelico, con occhi profondi e labbra carnose.
Mi guardò mentre mi stavo ancora inginocchiando, col cazzo del greco in bocca, e sorrise.
Si mise dietro di me, lo sentii inginocchiarsi lentamente alle mie spalle. La sua lingua calda e sapiente mi lambì il buco con un’avidità feroce, mi spalancava le chiappe con le mani, mi dilatava con la lingua e poi con un paio di dita, ben lubrificate, alternando leccate profonde a piccoli morsi e colpi decisi della lingua.

«Preparamelo bene,» disse al ragazzo, «poi lo voglio scopare fino a farlo tremare.»

Il ragazzo obbedì. Sentivo il mio culo aprirsi sotto le sue attenzioni, mentre io sospiravo sul cazzo del greco, con la bocca impregnata dal suo precum dolce.
Si sfilò delicatamente, il ragazzo, dietro di me, mi diede un’ultima leccata profonda, poi si alzò e si spostò di lato.
Il greco si mise dietro di me, mi afferrò per i fianchi, e mi sollevò di peso, mi guardò negli occhi per un istante come a chiedere il permesso… Mi fece appoggiare alla parete, e lo affondò lentamente, sentii il suo cazzo premere contro il mio buco, lento, inesorabile. Spinse prima con calma poi con forza, sentivo ogni singolo centimetro. aprirmi, penetrarmi, invadermi.

Emisi un gemito gutturale, un godimento misto a dolore che non riuscivo a non esternare, mi percorreva tutto in fondoschiena.

«Aaah! cazzooo!» mordendo forte con i denti il mio labbro inferiore. «Mmh…. Aaah! Aaah! »

Sentivo invadermi il retto. E lui godeva nel farlo, nel dominarmi con calma, e poi con potenza.

«Mmh… Aaah… oh cazzo… sìì… non fermarti… ti prego…» dissi mentre stingevo i pugni.

«Senti come ti apre?» sussurrò, affondando fino in fondo con un colpo secco, afferrandomi dai capelli.

Il fiato mi mancò per un istante. La luce della cabina era fioca, ma ogni mio senso era acceso.
Ogni colpo mi faceva gemere, ogni spinta mi faceva cedere, sottomettendomi e offrirmi ancora di più.
Mi prendeva con decisione, come se sapesse che ero lì per essere scopato da lui.
Il suo respiro si faceva sempre più affannoso e il mio si mescolava al suo in un ritmo primordiale.
Ogni colpo era una dichiarazione di dominio.

«Dimmi che ti piace!» mi ordinò con gli occhi pieni di voglia.

«Mi piace…Siìì… accidenti… continua così…»

«Più forte?.»

«Oh, sììì… non fermarti, ti prego… scopami più forte…» risposi in uno stato di eccitazione assoluta.

La sua mano mi strinse il collo, solo abbastanza da farmi fremere, da sentirmi completamente sotto il suo controllo.
Mi abbandonai completamente a lui, d'altronde non avrei potuto fare altro.
Ad un tratto era come avessi già vissuto quel momento. E in effetti, fu proprio prima di me che in altra cabina, poco più avanti, da spettatore sentimmo urlare quel passivo ventenne. Pensai che quel ragazzo stesse esagerando dando spettacolo, ansimando in quel modo, visto il momento e il luogo.
Mi sbagliavo, il greco dava piacere così, in quel momento ero diventato il pasto di un feroce predatore.
La cabina era un vortice di sospiri, colpi, lingua e sottomissione. Il greco mi possedeva da dietro, con forza, con ritmo, con precisione, mentre il ragazzo davanti a me si prendeva cura del mio piacere con la bocca calda e affamata, gemendo leggermente ogni volta che sentiva il mio respiro spezzarsi.
E io ero lì, al centro del loro desiderio, della loro brama. Dominato. Servito. E assolutamente, dannatamente, perso nel godimento.
Le mani del greco mi tenevano saldo per i fianchi mentre continuava a scoparmi da dietro con colpi profondi, il suo respiro sempre più rauco, la sua pelle bagnata che sfregava contro la mia. Sentivo tutto, ogni movimento, ogni millimetro del suo cazzo che mi scavava dentro.
Il ragazzo del labirinto, si mise in piedi davanti a me, mi guardava con un sorriso malizioso, pronto a ricevere quel piacere che tanto mi aveva dato leccandomi il culo.
Il suo cazzo era già duro, curvo verso l’alto, pulsante, me lo mise davanti alla bocca, accarezzandomi il viso con la sua cappella.

«Ne vuoi un altro?» mi sussurrò, con un tono tra la sfida e il desiderio.

Risposi con la bocca. Lo presi dentro senza esitazione, affondando le labbra su di lui mentre il greco continuava a spingere dentro di me. Ogni sua spinta faceva avanzare il cazzo dell’altro nella mia gola, mi sentivo completamente preso, completamente pieno.

«Sì… così… sei perfetto in mezzo a noi…»

gemette il ragazzo, muovendosi piano tra le mie labbra, spingendosi più a fondo, mentre le sue mani mi tenevano fermo per la nuca.
A un certo punto, il greco si fermò. Sfilò il suo cazzo lentamente da dentro di me e si passò una mano sul petto, sudato.
Poi guardò il ragazzo con un cenno deciso.

«E’ arrivato il tuo turno!» disse.

Uscendo dalla mia gola, Il ragazzo mi sussurrò: «Adesso tocca a me… voglio fartelo sentire tutto dentro.»

Eccitato, mi fece sdraiare sul lettino, mi sollevò per le caviglie aprendomi le gambe, guardando il mio buco già ben aperto e bagnato.

«Così voglio vederti,» sussurrò. «Già pronto, già offerto.» esclamò.

E senza esitazione, mi penetrò con un colpo deciso, affondando con tutto il suo cazzo dentro di me.
Gridai di piacere, mentre lui si spingeva a fondo, iniziando subito a darmi colpi forti, ritmati e precisi.
Mi teneva fermo con forza, il suo respiro sempre più affannato, mentre spingeva con potenza.

«Dai puttana, fammi sentire che ti piace» continuò…
«Voglio che i colpi tu li senta anche da me.» disse con la voce impastata di desiderio.

«Ohh siii, … prendimi sono tuo… sbattimi forte…»

Al contrario del greco il suo cazzo era meno grosso, ma lungo, curvo verso l’alto, ma sapeva bene come muoversi.
Nel frattempo, il greco si era posizionato di nuovo davanti a me, mentre ero disteso con la testa all’indietro e mi spinse il suo cazzo sulle labbra.
Lo presi subito, ancora bagnato dei nostri corpi, ancora duro e teso. Lui mi teneva per la testa e spingeva con ritmo, facendomi ingoiare tutto.
Ero nel mezzo. Preso, usato, adorato. Due corpi contro il mio, due respiri, due ritmi, due cazzi che mi facevano impazzire.

«Devi prenderci tutti e due,» disse il greco, con voce autoritaria.
«La tua bocca e il tuo culo servono a questo.»

Il ragazzo sopra di me gemeva, spingendosi con forza. I colpi si facevano più rapidi, più forti, finché non gemette un
«Oh, sìì, sto venendo…» e affondò con un ultimo colpo, scaricandosi dentro di me con un tremito lungo.
Rimase qualche secondo dentro, poi si sfilò piano.
Il greco prese di nuovo posizione dietro il mio buco, sdraiandomi supino sul lettino, e mi entrò con decisione.
Il mio buco, già aperto e colmo di sperma, lo accolse senza resistenza.
Ogni suo colpo faceva schizzare piacere in tutto il mio corpo.

«Ora, voglio entrare in profondità dentro di te,» disse con tono roco.

E iniziò a spingere forte, veloce, come un animale in calore. Io gemevo, la testa riversa all’indietro, il corpo sottomesso, mentre il ragazzo ne approfittò per infilarmi in suo cazzo in gola ancora gocciolate di sperma.
Finché il greco non affondò con un’ultima spinta, tremando, e venne dentro di me con una serie di colpi potenti.
Restò lì, dentro, a godersi ogni pulsazione.
Poi, lentamente, si ritirò. Io restai steso, ansimante, il corpo ancora vibrante di piacere, col mio buco che colava sperma caldo, le cosce tremanti.
Il greco si sfilò lentamente da dentro di me, mentre sentivo il suo sperma caldo colare dalle mie natiche e scendere lungo le cosce. Ma non aveva ancora finito con me. Si sedette sul lettino, mi prese per la mascella con fermezza e mi fece voltare verso di lui.

«Ora puliscimi,» mi ordinò, con un sussurro basso e autoritario, mentre mi guidava il suo cazzo ancora duro, luccicante del suo stesso seme e dei nostri fluidi, fino alle labbra.
Lo presi subito in bocca, senza esitare, sentendo il forte sapore misto del suo piacere e della mia sottomissione.
Lui gemeva piano, con gli occhi socchiusi, accarezzandomi la testa con gesti lenti.
Nel frattempo, sentii il respiro caldo del ragazzo contro le mie natiche. Si inginocchiò dietro di me, mi divaricò con le mani e cominciò a leccarmi il culo con avidità, passando la lingua tra le pieghe bagnate, raccogliendo ogni traccia, del loro fluido prezioso, succhiando con devozione.

«Così…» mormorò, con la voce impastata di desiderio. «Ti voglio assaporare tutto…»

Sentivo la sua lingua che si muoveva rapida, precisa, mentre il cazzo del greco mi scivolava sulla lingua fino in fondo alla gola. Le mani del ragazzo mi stringevano le natiche, affondava il viso nel mio buco come se non potesse farne a meno.
Gemetti, completamente, preso, pieno, servito. Le loro attenzioni mi facevano tremare le gambe.
Il greco si ritirò dalla mia bocca lentamente, lasciando un filo di saliva e sperma colare dal mio mento, mentre il ragazzo continuava a leccarmi con passione, finché non fui costretto a fermarlo, esausto ma pienamente appagato.
Alla fine il greco mi guardò e sorrise. «E’ stato bello,» disse a bassa voce in inglese.
Gli risposi con un mezzo sorriso, mentre si sistemavano l’asciugamano per uscire dalla cabina.
Rimasi disteso sul lettino, il corpo ancora percorso da scosse leggere di piacere, come se l’eco di quei due uomini mi vibrasse ancora dentro. La cabina era immersa in un silenzio irreale, rotto solo dai miei respiri profondi. Mi passai una mano sul petto, umido di sperma, sudore e calore. Avevo la pelle accesa, viva, ancora percorsa da quella corrente erotica che sembrava non volersi spegnere.
Mi alzai lentamente, con le gambe che ancora tremavano appena, mi misi l’asciugamano, cercando di ritrovare un minimo di dignità e compostezza. Uscii dalla cabina come se stessi tornando alla realtà dopo un sogno intenso. La sauna era ancora viva, pulsante, fatta di corpi, di vapore e di desideri che si consumavano nell’ombra.
Camminai lungo i corridoi, ancora impregnati dell’odore di sesso e umidità, e mi diressi verso le docce. L’acqua calda sul corpo fu come una carezza che mi riportava a me stesso. Lavare via i segni del piacere non serviva a cancellare ciò che era successo: ormai lo avevo dentro, inciso nella carne.
Mentre tornavo verso gli spogliatoi, vidi Diego.
Era appoggiato al muro con le braccia incrociate sul petto, l’asciugamano in vita e un sorrisetto malizioso stampato sul volto.

«Ti sei divertito?» chiese con un tono tra l’allusivo e il complice.

Lo guardai e non risposi subito. Forse i miei occhi, ancora accesi, dicevano abbastanza.

Lui si avvicinò, osservandomi meglio.

«Hai un’aria… vissuta.» rise. «io dopo aver provato un gloryhole, sono finito in una cabina una volta con un ventenne argentino, mentre un altra con un ragazzo serbo.
Mi hanno prosciugato. Letteralmente. «Ma dai tuoi occhi sembri proprio scopato bene.» rispose.
Sorrisi, abbassando lo sguardo. Non avevo bisogno di dirgli molto. Conosceva quello sguardo, quella luce.

«Due greci. Uno più bello dell’altro. Non conosco nemmeno i loro nomi. Ma so com’è il sapore delle loro bocche, e della loro pelle.» dissi.

Diego si avvicinò e mi diede un buffetto sul sedere. «Vedi? Atene non è solo cultura e musei.»

Ridendo, tornammo negli spogliatoi. Ci rivestimmo lentamente, scambiandoci brevi racconti, mezze confessioni.
Lui mi raccontò di come aveva trovato le sue prede, di come aveva lasciato abbandonarsi al piacere, di come anche lui si fosse sentito completamente esposto e vivo.
Quando uscimmo dalla sauna, la brezza notturna ci investì come una carezza fresca, asciugando il sudore e riportandoci al mondo esterno. Camminammo per qualche minuto in silenzio, attraversando le strade tranquille di Atene, fino a quando Diego si voltò verso di me e disse:

«Domani il Partenone. Ma stanotte… stanotte l’Olimpo lo abbiamo toccato con mano.»

Sorrisi. Era vero…

In quella città piena di storia, di pietra antica e miti immortali, anche noi avevamo scritto la nostra piccola leggenda notturna. Fatto di corpi, di sudore, e di desiderio condiviso.
Atene ci aveva accolto. E io ero pronto a lasciarmi sorprendere ancora.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Voto dei Lettori:
9.8
Ti è piaciuto??? SI NO

Commenti per Tra le braccia dei Greci- prt.2:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:




® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni