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La cognata pt.4


di tongue81
09.09.2022    |    28.145    |    8 9.9
"Scivolai all'indietro, verso i piedi del letto, afferrai la coscia sinistra e incominciai a seguire la linea della sua gamba con la lingua: scorsi tremolii..."
"Dio mio! Mai prima d'ora avevo goduto tanto senza prendere un cazzo, anzi il tuo cazzo" asserì Stefania nel silenzio della stanza, vedendo il mio cazzo avvicinarsi sempre più al suo viso."La scopata in auto, all'area di sosta, è stata eccitantissima, la possibilità di essere scoperti mi ha fatto godere in modo unico" disse fribillante di piacere prima di accogliere la mia mazza, tra le labbra, con il sorriso, con il sorriso di era consapevole che il divertimento era appena iniziato, con l'espressione di una donna che aveva acquisito la consapevolezza della propria carica sessuale.

Mi succhiò il pene con passione, con golosità, con trasporto cercando di ricambiare il godimento ricevuto, guardandomi sempre negli occhi; preso il comando delle operazioni, mia cognata osservò le attenzioni che stavo riservando alle sue tette e mi sussurrò: "Ti fa di fottermi le zizze?"

Le risposi facendo colare un copioso quantitativo di saliva nel solco, così da renderle più umide ed accoglienti, mi sistemai a cavalcioni sul suo ventre piatto ed cominciai a sfregare il mio bastone tra i suoi seni con foga, spingendo la cappella con tanta irruenza da farla sbattere più volte contro il suo mento e il suo collo.

"Tralasciando quel ricchione di Umberto, nessuno mi aveva mai guardato, desiderato e toccato le tette come fai tu." asserì Stefy cercando di raggiungere il glande con la bocca ma con scarsi risultati.
"Evidentemente sei sempre andata con mezzi uomini. Tieni un paio di zizze fenomenali, bellissime da toccare, da guardare e da leccare. Si prestano pure a prendere il cazzo, cosa vorresti di più?" affermai arrestando i mio movimento di bacino e liberando il mio bastone dalla morsa vellutata prima che esplodesse.

Scivolai all'indietro, verso i piedi del letto, afferrai la coscia sinistra e incominciai a seguire la linea della sua gamba con la lingua: scorsi tremolii di libidine indugiando sulla pelle che ricopriva l'articolazione della caviglia, affrontai il percorso con piacere, inalando il profumo della sua pelle setosa fino al bacino, dove si confondeva con quello più forte dei umori vaginali.

"Ma lo sai perché in pochi ti guardano le tette? Perché hai un culo che supera i canoni della perfezione, con buona pace di Fidia, Policleto, Canova e Michelangelo." Mi rispose con un sorriso, compiacendosi nel vedere le mie dita prima danzare sul suo gluteo sinistro e poi scendere nel solco; delicatamente le feci scendere verso le grandi labbra, sfiorandole con leggiadria per raccogliere le secrezioni ancora presenti per poi iniziare la risalita verso il buchetto più stretto.

Iniziai a stuzzicarlo girandoci attorno e accarezzandolo dolcemente: "E' stato già profanato da qualcun altro o sarei il Neil Armstrong dell'ano?"
Stefania scosse la testa e, guadandola negli occhi, infilai il dito medio con delicatezza: "Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? Mi stavi cordialmente sulle palle ma fantasticai su quanto sarebbe stato appagante sfondarti il culo e toglierti quell'aria da stronzetta che avevi a vent'anni. Lo farò dopo qualche anno e non oggi." asserii con voce solenne.

Mia cognata provò a rispondere a quell'affermazione ma la ammutolii con un ceffone sulla natica e poi, con un balzo felino, le penetrai la fica, lasciando la mano sulla chiappa per favorire i miei movimenti.

Come le volte precedenti, l'istinto primordiale prese il controllo del mio corpo, ordinandogli di scopare con voga, affondando il cazzo in tutta la sua lunghezza, mantenendo un ritmo forsennato.
"Laaa staaai meeettendooo a feeerrooo e fuooocoooo!"
Le risposi sculacciandola nuovamente e strizzandole un capezzolo, facendola avvampare in viso e affannare la respirazione: "Mmmmmhhhhhh.... Sssssiiiiiiii, scoooooopaaaaaamiiiiiii fooooorteeeeeeeee! Sfoooondaaaamiiiii laaaaaa fiiiiiigaaaaaaaa!"

Staccai la mano dal seno, le assestai un ulteriore ceffone sul culo come risposta alla sua affermazione e afferrai la caviglia sottile per farle passare alla posizione supina senza smettere di fotterla.

Facendo perno sulle braccia, riuscii ad affondare il mio bastone a velocità ancora maggiore: "Strizzati le tette, stringile tra di loro come se volessi un soddisfare un secondo cazzo!". Obbediente come un cagnolino ammaestrato, esaudì la mia richiesta stringendoli prima di loro e poi accarezzandoli con voluttà, accettò anche il succhiarmi le dita che le avvicinai alla bocca ma con grande fatica a colpa di un secondo orgasmo imminente.

"Caaaaaazzzooooooooo! Caaaazzzooooooooooooo! Brrrrrrruciaaaaaa laaaa miiiiiiiiiia pucccchiaaaaaaccaaaaaaaa! Brrrrrrrrrruciaaaaaaaaaaaa!"

Decisi di sfilarmi da dentro di lei e prendere qualche secondo di riposo prima del rush finale, la sollevai di peso, la feci accomodare con le ginocchia sulla poltrona che stava alle spalle della porta finestra che dava sulle vigne, la presi per fianchi facendole inarcare il bacino e ripresi a penetrarla lentamente, affondando tutta la mazza nella sua vagina bollente.

"Cognatina, cognatina mia..." sibilai al suo orecchio, accarezzandole prima le spalle e poi le tette, gonfie e dure come non mai: "Cognatina porcellina...." sussurrai con tono di voce più fermo afferrandola con forza per gli avambracci scopandola con un ritmo maggiore andando sempre in profondità, facendo schioccare le mie palle sul suo corpo.

Per un attimo vidi me e Stefania, peccaminosamente uniti l'una all'altro, riflessi nel vetro e osservai le espressioni di godimento disegnati sui volti, le microscopiche goccioline di sudore che solcavano i nostri corpi, i muscoli tesi e contratti per lo sforzo, i flebili aloni di vapore acqueo disegnati dai respiri affannosi, le labbra increspate e tutti gli altri sintomi della lussuria.

"Cognatina mia, sei la mia porca!" affermai a deti stretti accelerando il ritmo al limite.
"Poooooorcoooooooo, poooooorcoooooooo! Ssssssssiiiiiiii, oooooooooohhhhhhh sssssiiiiiiiiiii! oooooooooohhhhhhh sssssssssssssiiiiiiiiiiiiiii!" e il mio pene venne investito da un getto caldissimo di liquido che cercò invano di respingere all'interno della sua vagina, mentre Stefania, in preda al piacere di quella scopata selvaggia, mi supplicò di continuare a fare di lei la mia troia svuotapalle, l'oggetto delle mie pulsioni sessuali represse.

La sostenni. la aiutai ad inginocchiarsi, nonostante l'acido lattico e le endorfine avessero messo a dura prova i suoi muscoli, e iniziai a fottere la sua bocca con tutte le energie rimaste, fin quando non esplosi come un fiume in piena: Stefania a fatica ingoiò il primo schizzo di spema e riuscì a gestire il secondo parzialmente, facendo colare dei piccoli rivoli ai bordi della bocca, mentre il terzo e il quarto, dopo aver estratto il cazzo dalle labbra, la colpirono in faccia, negli occhi e sul seno.

Barcollai all'indietro lasciandomi cadere sul letto, con le ultime forze rimaste afferrai lo smartphone dal comodino e le scattai una foto, nuda, sconvolta, ricoperta di sborra ma felice come una bambina.

[Continua]
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