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Un club familiare pt.3


di tongue81
31.01.2023    |    10.588    |    1 9.7
"I due trasportatori conclusero il proprio lavoro in pochi minuti non risparmiando sguardi libidinosi ai miei capezzoli turgidi per l'eccitazione e per l'aria..."
Scossi la testa in modo affermativo ma in verità non compresi neppure mezzo concetto della PEST analisys: quella mattina la mia mente era totalmente occupata da zio Giovanni e da cosa sarebbe successo di lì a poco.

Dalla sera prima fui travolta da un inaspettata eccitazione mista ad ansia mai provata prima, tanto da non farmi dormire se non dopo essermi martoriata il clitoride e dopo aver inviato un selfie allo zio, dove in ginocchio sul letto, raccolgo i capelli e gli mostro il mio culetto coperto solo dalla sottile striscia di stoffa del perizoma.

Fu un provocazione inutile e non raccolta, dato che non fu seguita da nessuna risposta, che mi fece perdere la sicurezza e l'arroganza con cui poche ore prima avevo convinto lo zio a farmi diventare la sua troietta.

Fui indecisa anche su cosa indossare quella mattina: dopo tanti, troppi ripensamenti optai per sneakers, leggings e un vestitino in maglina aderente sopra un intimo basic di colore blu, molto poco adatto ad una mattinata sporcacciona.

Al termine della lezione, ignorai completamente i miei amici, liquidai l'invito di Camilla in modo frettoloso e, all'uscita della facoltà, vidi zio Giovanni che mi attendeva appoggiato alla sua Mini, bellissimo come sempre.
Dopo averlo salutato da lontano con particolare enfasi, udii una battutina di una delle mie compagne di studi alla quale risposi con ritrovata serenità che quel figo era il mio zietto preferito: "Cazzo! E non me lo presenti?" domandò Camilla con il suo tono di voce da gatta morta.
"Abbiamo da fare. Affari di famiglia!" risposi con fermezza.

Una volta soli in auto, dopo che ebbe gigioneggiato con i miei amici, gli chiesi dove fossimo diretti. "Molto interessante la foto di ieri sera!" rispose bypassando la mia domanda e prendendomi alla sprovvista.
"Fai una cosa: quando ti senti ispirata, mandami pure ciò che vuoi!"
"Va bene... Ma dove stiamo andando?"
"Che c'è? Ripensamenti? Non ti fidi?"
"No, semplice curiosità! Anzi, nessun ripensamento..." replicai allungando sfacciatamente la mano sul suo cazzo.

Dopo una 20 di minuti, arrivammo in una zona industriale e lo zio parcheggiò nei pressi di un piccolo capannone dove mi fece cenno di entrare:tra scatole, pallet di merce varie vidi due porte.
"Mi aspettavo che avessi uno scannatoio più confortevole dove portare le tue amichette" affermai avendo ritrovato la consapevolezza del giorno precedente.
"Zio mi deludi!"

"Non mi chiamare zio, quando siamo soli!" asserì passandosi una mano tra i capelli folti.
Accese il notebook, stampò dei foglie,lo rimise in standby e mi fece cenno di uscire.
Appese i fogli in una bacheca e poi mi strinse forte le chiappe con le sue mani grandi e forti.
"Ohooh... Finalmente!"
Le sue dita andarono a disegnare il perizoma che avevo indossato e senza dire nulla, con un movimento rapido come quello di un cobra, slacciò il mio reggiseno.
"Levalo, non ti serve ma non spogliarti. Poi consegnamelo!"
"Mi piace quest'intimo pulito, senza merletti, almeno in queste prime uscite. Mi fa ricordare che hai la metà dei miei anni..."
Ripose l'indumento nello zaino e mi strizzò le tette.
"Le hai più grosse di quanto mi aspettassi..."
Provai a rispondergli, spiegando che non mi piacevano perché troppo grosse rispetto al mio fisico quando venni interrotta dal rumore di una vigorosa bussata alla serranda.

Apparvero due uomini, il più anziano, con forte accento dialettale salutò lo zio e fece cenno al secondo di scaricare la merce.
"Apriti la zip del giubbino!" ordinò zio Giovanni in modo autoritario.

I due trasportatori conclusero il proprio lavoro in pochi minuti non risparmiando sguardi libidinosi ai miei capezzoli turgidi per l'eccitazione e per l'aria fresca di inizio ottobre.

"Bella di zio, puoi controllare che i codici dei colli siano quelli riportati sulla lettera di vettura e sul buono d'ordine affisso in bacheca?" disse a voce alta, enfatizzando il nostro legame di parentela e facendo comparire una maschera di imbarazzo sui due operai.

Quando se ne furono andati, si diresse verso l'ufficio con la bolla di consegna, appose data e firma, si tolse la giacca facendomi cenno di imitarlo e disse: "Ti sei bagnata vedendo due cazzi drizzarsi per le tue tette?"
"Un po'...."
"Aldo, il più giovane, aveva un arnese grosso!"
"Ma sono qui per il suo di arnese..."

Sempre con grande agilità, con balzo felino mi fu addosso, facendo premere il suo cazzo contro la mia pancia.
"Sono qui per il tuo cazzo, zio..."
Si sollevò leggermente e prima che potessi afferrare il suo bastone mi colpì violentemente una natica, ricordandomi che non dovevo chiamarlo zio.

"Scusa..." miagolai
Mi prese le mani con una dolcezza che strideva con il gesto violento di pochi secondi prima, mi fece fare una piroetta e mi chiese di spogliarmi.

Rimasi con il solo perizoma e, involontariamente, andai a coprire il seno con un braccio: "Abbassa le braccia... Brava... Che belle tette e che capezzoli! Girati..."
Sentii le sue mani calde e forti afferrarmi le ginocchia, le dita sapientemente si mossero in modo circolare attorno e dietro alla rotula per poi iniziare un saliscendi che ad ogni passaggio le avvicinava al mio inguine.

Chiuso gli occhi e mi affidai al mio maestro lasciando che la sua esperienza continuasse a farmi bagnare come mai successo prima; sobbalzai non appena i suoi polpastrelli raggiunsero i glutei e ansimai quando decisero di iniziare a torturare l'elastico dello slip.

Non avvertendo più contatto fisico, aprii gli occhi e trovai zio Giovanni in piedi davanti a me: sbottonai la camicia, accarezzai il petto villoso ma curato e le spalle larghe e definite dai tanti anni di pallacanestro, infine armeggiai con cintura e pantalone, lasciandolo con i soli boxer che a malapena riuscivano a contenere l'erezione.

"Stenditi..." ordinò prima di mordere il mio labbro inferiore con avidità: venni travolta in pieno da un uragano, le sue dita e la sua lingua iniziarono a danzare sulla mia fica ad un ritmo per me sconosciuto facendomi cadere in uno stato di incoscienza da cui rinvenni solo per esplodere in due fragorosi orgasmi.

Mi penetrò dolcemente, andando a stuzzicare tutte le terminazioni nervose della mia vagina, facendomi sentire il suo bastone nodoso e decisamente grosso in tutta la sua imponenza.

Caddi nuovamente in estasi, naufragando e facendomi inghiottire in un gorgo di lussuria: lo zio riuscì a manovrarmi come una marionetta, scopandomi con foga in svariate posizioni ma conducendomi più volte verso vette di piacere inesplorate.

Tornai in quella stanza con la mente solo quando i caldi zampilli di sperma eruttati dal suo glande violaceo si depositarono sulla mia pancia, sul collo e sulle labbra. Stravolta, felice e con la fica in fiamme, piantai lo sguardo negli occhi dello zio, in quegli occhi uguali ai miei e pieni dello stesso piacere.

[Continua]
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