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Eva. La Signora e il Silenzio (I parte)


di Membro VIP di Annunci69.it MyLove
02.07.2025    |    4    |    0 8.0
"«Ti va di vedermi? Ti va di vedermi mentre mi sottometto? Mentre sono sua? Mentre sono… vostra?» Il silenzio nella stanza era denso..."
Era la terza volta che ero già stato da lei.
Eppure ogni volta era diversa.
Un’altra atmosfera.
Un’altra versione di Eva.

Quella sera, la porta si aprì con un leggero profumo di vaniglia e legno.
La casa era illuminata da luci calde, soffuse.
Niente parole inutili. Solo un sorriso che conosceva le mie debolezze.

«Vieni» disse, porgendomi un bicchiere.
Whisky morbido, ghiaccio appena sciolto.
Le dita mi sfiorarono mentre prendevo il calice.
Un brivido.

Poi si voltò.
La camminata lenta, morbida.
Indossava una vestaglia corta, color ciliegia scura.
Il tessuto lasciava intravedere le curve, ma copriva quanto bastava per farmi impazzire.

Si voltò sulla soglia della camera da letto.
«Stasera non in salotto.
Voglio che il racconto inizi qui.
Dove il corpo incontra la mente.»

Entrai.
Candele accese.
Musica soffusa.
Un tappeto spesso sotto i piedi.
Letto disfatto appena.
Il cuscino ancora caldo di qualcuno che c’era stato.
O forse… c’era stato solo il suo desiderio.

Mi sedetti.
Lei si avvicinò.
Non mi toccò.
Si mise solo di fronte.
Gambe leggermente divaricate.
La vestaglia si apriva.
Le mani che si sfioravano i fianchi.
Gli occhi nei miei.

Non disse nulla.
Fece parlare la pelle.
E io… ero già in apnea.

Mi guardava. E giocava.
Con il suo respiro. Con la sua lentezza.
Ogni piccolo gesto era un’arma.
Ogni movimento una miccia.

La sua sensualità…
non era solo erotica.
Era spirituale.
Era arte.
E io… stavo perdendo il controllo.

Poi si avvicinò.
Mi prese per il mento.
Mi baciò piano.
E sussurrò:

«Vuoi sapere cosa ho vissuto ieri?
Preparati.
Perché stavolta…
non sono stata solo spettatrice.
Sono diventata… una sfida.»


Eva si accarezzò il collo, con quella lentezza che conosce solo chi ha vissuto piaceri che non si dimenticano.
Si sedette sul bordo del letto. Le labbra ancora umide.
E mi guardò.

«Questa non era come le altre.
Era… magnetica.
Una donna. Vera. Eccessiva. Perfetta.»

“È arrivata puntuale.
Tacchi alti.
Vestito tubino blu notte, taglio classico, cuciture precise sulle curve.
I fianchi morbidi.
Il seno... enorme.
Formoso, provocante, fiero.
Due seni tesi, scolpiti sotto il tessuto che li conteneva a malapena.
Si capiva subito: non era lì per parlare.
Era lì per sentire.
Per dominare.
Per scopare.
Ma con classe.”

Eva sorrise mentre parlava.
Come se avesse ancora quel profumo addosso.

“Aveva una voce bassa. Calda.
Mi disse solo:
‘Fammele vedere.
Spogliati. In silenzio.
Fai la brava.’”

“Mi spogliai lentamente, restando in piedi.
Lei seduta su una poltrona, gambe accavallate, mani guantate in pelle nera.
Mi osservava.
Ogni volta che i miei capezzoli si scoprivano un po’ di più, il suo sguardo diventava più stretto.
Non parlava.
Mi divorava con gli occhi.
I suoi occhi si fermarono sulla mia quarta abbondante.
I capezzoli grossi, scuri, gonfi.
Li guardava come si guarda qualcosa che si vuole usare.
E io…
ero già bagnata.”

Mi guardò.
Poi aggiunse, con un ghigno:

«Mi fece avvicinare.
Mi ordinò di salire a cavalcioni su di lei.
Con il vestito ancora indosso.
Solo le mutandine scostate.
E io… dovevo toccarmi.
Sopra di lei.
Guardandola negli occhi.
Lei non si spogliava.
Solo io.
Lei… comandava.»

“Mi toccai.
Prima il seno.
Poi le cosce.
Lei allungò la mano e mi prese un capezzolo tra due dita.
Lo strinse.
Lo ruotò lentamente.
Disse: ‘Hai capezzoli da vacca.
Servono per essere succhiati a lungo.
E presi a schiaffi, se serve.’

Io ansimavo.
Non parlavo.
Stavo diventando la sua cosa.
E mi piaceva da impazzire.”

Eva ora si toccava.
Piano.
La sua voce tremava.

Mi infilò due dita tra le gambe.
Non per farmi godere.
Per mostrarmi che aveva il controllo.
Mi fece inginocchiare.
Aprì lentamente le gambe.
Sotto quel vestito perfetto… non portava nulla.
Aveva una rasatura perfetta una figa pulita.
Le labbra aperte.
Profumava di pelle, di potere, di perversione.

Mi disse solo:
‘Usa la lingua.
Ma senza fare rumore.’

Mi guardò negli occhi per vedere come stavo vivendo il suo piacere.
Eva ora sembrava trasfigurata.
Stava rivivendo tutto.

«La iniziai a leccare piano.
Sapeva di desiderio vissuto.
Di fantasie represse.
Di pomeriggi chiusi in ufficio con la voglia tra le gambe.
La facevo tremare.
Ma non mi fermava.
Mi prendeva la testa e la guidava come un giocattolo.
A un certo punto, esplose in un orgasmo fantastico dove mi squirtò in bocca.
Stringendomi tra le cosce.
E poi…
mi diede uno schiaffo.
Sul viso.
Lento.
Caldo.
E mi disse:
‘Brava puttanella mi hai fatto esplodere.
Ma il gioco…
non è ancora iniziato.’»



Eva mi guardò.
Aveva ancora il respiro incastrato tra le labbra.
Le mani sulle cosce.
Il corpo teso.

«Dopo che mi venne in bocca, pensavo avesse finito.
E invece…
era solo l’inizio.
Mi tirò su.
Mi fece alzare.
E con calma, si tolse il vestito.

Sotto…
nient’altro che pelle.
Un corpo da donna vera.
Fianchi pieni, seno abbondante.
Capezzoli duri, scuri, larghi.
Mi venne voglia di morderli.
Ma non me lo permise.
Non ancora.

Mi fece sedere sul bordo del letto.
Prese dalla borsa un oggetto.
Uno strap-on.
Nero.
Lucido.
Grosso.
Con una cintura in pelle e fibbie d’argento.
Lo indossò come se fosse un accessorio da sfilata.
Poi si avvicinò.

Mi aprì le gambe.
Mi guardò tra le cosce.
E sussurrò:
‘Ti apro.
Ti prendo.
Ma non per farmi un regalo.
Lo faccio per mostrarti chi comanda qui dentro.’

Eva ora si muoveva lentamente sul letto, quasi a rifare quei gesti col corpo.

«Mi prese da dietro.
In piedi.
Una mano sulla nuca.
Una sulla schiena.
Entrò piano.
Poi spinse.
E spinse ancora.
Ogni colpo era come un morso,
ma io… geminavo.
Godendo.
Desiderando che non finisse mai.
Le sentivo le cosce che mi stringevano i fianchi.
I seni mi toccavano la schiena.
Ogni colpo era deciso.
Ogni affondo… più profondo.
Come se volesse scrivermi dentro.
Come se…
volesse lasciarmi un’impronta vera.

Mi tirava i capelli.
Mi mordeva le spalle.
Mi diceva frasi da dominatrice all’orecchio.
E io…
non riuscivo più a pensare.

Sono venuta.
Più volte.
Senza nemmeno toccarmi.
Solo…
per come mi prendeva.
Per come mi entrava.
Per come mi voleva.»

Si fermò.
Aveva le gambe strette, la pelle in fiamme.

«Mi fece inginocchiare alla fine.
Si tolse lo strap-on.
Lo passò sulle mie labbra.
E disse:
‘Puliscilo.
Con la bocca.
E sii lenta.
Perché ti sto già pensando per la prossima volta.’»

Eva si voltò, prese il telefono dal comodino.
Schermo illuminato.
Poi lo girò verso di me.

“Ha scritto stamattina.”

C’era un messaggio.
Breve.
Chiaro.

“Non ho mai avuto un corpo così armonico e sensuale tra le mani.
Se vuoi rifarlo…
sappi che stavolta, porto anche un regalo.
Ti va di condividerlo?”
Mi guardò.
Poi si sedette sopra di me infilandosi il mio pisellone nella figa, le gambe ai lati dei miei fianchi, nuda e bollente, eccitatissima.
La sua figa era un lago.
Il respiro lento.

«Lei non dimentica.
E nemmeno io.
Ma ora…
voglio che tu sappia una cosa.»

“Quando mi ha preso da dietro,
quando mi ha stretto la gola e mi ha fatto gemere nel cuscino,
quando mi ha detto “ora sei mia e basta”,
io non ho avuto paura.
Ho avuto eccitazione.
Ma soprattutto…
ho avuto un pensiero.
Uno solo.
Voglio rifarlo.
Ma con qualcuno che mi guardi.
Che mi desideri mentre vengo dominata.
Che sia lì.
Che soffra.
E goda.
Contemporaneamente.”

Eva ora si stava muovendo su di me.
Lenta.
Calda.
Carica, fino a farmi esplodere in una mega sborrata che mi ha inondato.
Si è messa con la figa ancora gocciolante sulla mia bocca e mi ha chiesto di pulirla per bene e poi baciarla con il sapore mio ancora in bocca…

«Quel qualcuno… potresti essere tu.»

“La sua proposta è chiara.
Vuole me.
Ma non da sola.
Vuole che ci sia un uomo.
Un testimone.
Un partecipante.

Non ha detto chi.
Ma io…
l’ho già scelto.”

Si abbassò.
Mi leccò il collo.
Mi baciò il petto.
Poi mi guardò negli occhi.

«Ti va di vedermi?
Ti va di vedermi mentre mi sottometto?
Mentre sono sua?
Mentre sono… vostra?»

Il silenzio nella stanza era denso.
Sospeso.
Come se ogni respiro fosse carico di qualcosa che stava per succedere.
Eva era ancora sopra di me, il corpo nudo, caldo, bellissimo.
I suoi occhi nei miei.
Non chiedeva.
Aspettava.

E io…
non parlai.

Ma il mio corpo sì.

Le mie mani salirono sui suoi fianchi.
La strinsi piano.
Il bacino si mosse, una volta sola, per sentire meglio il suo calore su di me.
La mia bocca cercò la sua pelle, e la baciò come se stesse già ringraziando.

Lei sorrise.
Non fu un sorriso gentile.
Fu un sorriso complice, perverso, riconoscente.

«Lo sapevo.
Il tuo silenzio mi dice più di mille sì.
E sappi una cosa…
quando succederà,
non sarà un gioco.
Sarà un rituale.
E tu… sarai dentro di noi.»

Si alzò lentamente.
La schiena nuda.
I capelli sulle spalle.

Raccolse la vestaglia.
Si voltò prima di uscire dalla stanza.

«Riposa.
O meglio…
preparati.
Perché il prossimo desiderio…
ha già il tuo nome scritto sopra.»
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