lesbo
La Piscina
di Smithmarcus
06.08.2024 |
4.823 |
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"Cercherà dopo il modo per salvare le apparenze..."
“Ma che…? – sbotta Michela guardandosi allo specchio – Luisa, lei è pazza! Non la seguirò mai in piscina in queste condizioni!”Si osserva. I suoi occhioni azzurri sono sgranati e increduli. Il costume da bagno che la governante le ha fatto indossare è davvero striminzito. Quasi inesistente. E' un costume intero nero, in cui lo slip è un micro lembo di stoffa sul davanti, giusto a coprire pochi centimetri di zona genitale, e diventa appena un filo nella parte posteriore. Filo che passa perfettamente tra le labbra della sua fica, e poi in mezzo ai suoi glutei rotondi e sodi. Dalla parte sotto partono due striscioline, che costituiscono il reggiseno, e passano proprio sul capezzolo, non riuscendo nemmeno a coprirlo tutto. I due minimi lembi di stoffa non sembrano minimamente sufficienti sulle tette abbondanti di Michela. Per lei sarebbe una enorme vergogna andare in una piscina pubblica, vestita così. E' sempre stata una donna di grande classe ed estremo pudore, forse anche esageratamente coperta, ma comunque mai volgare.
"Questo reggiseno è troppo piccolo, Luisa!! Sono due miserabili strisce!! Io porto la quarta misura! Si vede anche tutto il capezzolo! E'...è indecente..."
"Michela...non devi preoccuparti di cosa è indecente e cosa no...e soprattutto, non decidi tu. Hai capito questo?"
Sente il corpo della governante che la abbraccia da dietro. Sembra un abbraccio dolce e affettuoso, inizialmente, anche se il contatto della sua pelle nuda con quella donna la infastidisce, perché molto invadente. E ben presto, inoltre, la finta dolcezza svanisce. Le mani di Luisa la toccano. Ovunque. Il suo corpo è quasi completamente nudo, quindi la sua pelle candida è a disposizione delle mani della governante.
"Si fermi Luisa...non mi tocchi così..." prova ancora una volta a resistere Michela, simulando un minimo di orgoglio.
"Io ti tocco quanto voglio, cagna schifosa," le sibila all'orecchio quell'altra.
Così dicendo, con le mani le esplora l'interno delle cosce, salendo poi sopra, sfiorandole la fica, poi sull'ombelico, sul suo bel ventre pressoché piatto, passando in mezzo al seno morbido e ampio.
"Hai visto quello che ti ha fatto una semplice ragazzina? (riferendosi a quanto le ha fatto Greta, vedi "In hotel") Pensa cosa potrei farti io...Tuo marito sembra apprezzare molto quando ti trattiamo come la troia che sei? Vuoi che gli mostriamo ancora come ti riduci a una cagna in calore?"
Spalle al muro, le braccia distese lungo il corpo, i capezzoli enormi e turgidi, Michela ha perfettamente capito che il suo corpo va completamente in tilt, se maltrattato. Sa che la governante ha ragione. Quella donna esercita un potere quasi assoluto su di lei. Annulla la sua volontà, la sua forza, e tutto il resto, riducendola a un semplice oggetto sessuale. E questo la eccita da morire. Accavalla un po' le cosce, sfregandole. Non può ammetterlo apertamente, ma ogni sua cellula spera che Luisa continui a fare ciò che sta facendo. La sua elevata condizione sociale, però, le impone di resistere. O almeno di fare finta di farlo.
"La...la smetta Luisa..." mormora con gli occhi socchiusi.
Ma in tutta risposta la governante le infila due dita in bocca, costringendola a succhiarle. Michela vorrebbe fare qualcosa, rispondere a questa ulteriore violazione, ma non ci riesce proprio. Istintivamente, comincia a leccare l'indice e il medio della donna.
"Tesoro, se avessi saputo che la nostra governante Luisa poteva educarti così bene, le avrei chiesto di farlo da molto tempo." sorride divertito Roberto, suo marito.
"Siete...siete dei bastardi...maledetti! Tutti e due!" mormora lei a denti stretti.
"Oh che brutte parole! - dice Luisa – Credo che tu debba ancora imparare un po' di educazione, cara."
E così dicendo lascia per un momento il controllo del corpo della donna, apre l'armadio e da una piccola borsa estrae un qualcosa. Michela è ovviamente molto in allarme.
"Cosa...cosa ha in mano?" chiede preoccupata.
Con un diabolico sorrisino, Luisa agita due mollette metalliche unite da una leggera catenella.
"Queste sai già dove vanno, vero schiava indisciplinata?" le chiede.
"Oh no! Non sul mio seno! Luisa, no! Non lo faccia! Mi farebbero male!" supplica lei.
Ma la governante si avvicina a lei, senza nessuna fretta, levandole ogni tipo di spazio per poter scappare. Quando infila le dita, scostando le due striscette di tessuto, e le applica le pinze sui capezzoli, Michela emette un piccolo urlo di dolore. Sente alcune goccioline di sudore freddo che scendono sulla sua fronte. Non ha modo di scappare, può solo implorare.
"Luisa no...mi fa male...mi stritola i capezzoli...la prego, me le tolga..." geme. La sua dignità è svanita da parecchio ormai.
"Devi solo abituarti, cara, poi il dolore si attenua. – sorride la donna – Vieni facciamo un piccolo giro. Vedrai che ti piacerà."
Prende con delicatezza la catenella, tirando Michela dietro di sé per le mammelle, facendola camminare in tondo nella suite.
"Roberto...tesoro...fermala...ti prego...non sono un animale domestico...o una schiava..." cerca lei di supplicare suo marito, alternando le parole a sommessi gemiti di dolore.
"Amore mio, smetti di lamentarti, no? Credo che Luisa ti stia insegnando l'arte della obbedienza e della sottomissione. A te che, donna dell'alta società, credi sempre di poter trattare tutti con sprezzo e superiorità." risponde lui, notando come le grosse tette di sua moglie si allunghino, tirate dalle mollette metalliche. La osserva mentre cammina. Rossa in viso, occhi socchiusi, espressione sofferente, vinta da dolore e umiliazione, Michela ha un corpo fantastico, sempre molto sexy e femminile. Anche Luisa, sulla cinquantina, non è affatto una brutta donna. Il costume da bagno che indossa per andare in piscina è, senza dubbio, molto più casto, un intero nero, opportunamente scollato, ma assolutamente nei limiti della decenza.
"Beh, allora, io e la troia scendiamo a fare una nuotata. Voi rimanete qui, giusto?" chiede Luisa, rivolta a Roberto.
Lui e Greta, la ragazza delle pulizie, rimarranno lì a godersi la suite. Non è difficile immaginare cosa faranno appena soli. Per Michela è una ulteriore umiliazione, ma ora non ha affatto il tempo di pensare a un tradimento di suo marito. Deve solo preoccuparsi di sé.
"Indossa anche queste belle scarpe con tacco 18, muoviti. Ti renderanno ancora più esposta agli sguardi di tutti. Come se già non lo fossi..." comanda Luisa.
"Ma sono altissime...ma non so camminare su..." protesta lei.
Ma non può completare la frase. La governante le afferra il sottile filo che costituisce il suo costume, tirandolo verso l'alto. Michela emette un lieve grido di sorpresa, sentendo il tessuto che penetra fra le sue grandi labbra comprimendole il clitoride. La scossa di leggero dolore e profonda eccitazione si irradia su tutto il suo corpo e la sconvolge, tanto che è costretta a poggiarsi spalle al muro.
"Andiamo." sentenzia Luisa.
In silenzio, a testa bassa, Michela la segue. E' molto alta sui tacchi 18, ancora più del consueto. La sua camminata è difficoltosa e scomposta. Le scosse di piacere che il micro costumino le da, penetrandole la zona genitale sono micidiali. E fanno il paio col dolore intenso ai capezzoli, inflitto dalle mollette metalliche. Cammina nel corridoio dell'hotel, ma fatica a reggersi in piedi. Ogni tanto è costretta ad appoggiarsi a un muro laterale, ansimando indecentemente. Suda, e questo fa apparire il suo corpo lucido, e ancora più sexy e osceno.
Luisa si diverte a tirarla di tanto in tanto tanto dalla catenella che unisce le mollette sul seno. E ogni tanto anche dal lembo del tessuto ormai inglobato dalle sue grandi labbra.
A grandissima fatica alla fine riescono a percorrere il corridoio e ad arrivare all'ascensore.
Michela è terrorizzata. Probabilmente, tra pochi istanti incontreranno altri esseri umani. E queste persone la vedranno in queste condizioni. Per fortuna è molto lontana da casa sua, migliaia di km. Le porte dell'ascensore si aprono.
A bordo c'è una coppia di signori anziani, ma giovanili ed energici, sulla settantina. Luisa costringe Michela a mettersi proprio in mezzo ai due signori, di fronte alla donna e di spalle all'uomo. Non sono italiani, forse dell'est Europa.
La moglie scuote la testa con espressione schifata. Ma l'uomo non resiste alla tentazione di poggiarle entrambe le mani sui glutei nudi e rotondi. Michela sentendosi toccata da quelle mani estranee cerca di resistere di non scattare in avanti, perché urterebbe inevitabilmente la signora, all'interno dello stretto ascensore, quindi subisce in silenzio, sudando e stringendo i denti.
Le porte si aprono, e per lei è una liberazione, pochi passi e si trovano all'aperto. C'è un bel prato, che porta alla mega piscina dell'hotel. L'uomo della coppia che era sull'ascensore è ancora vicino a loro, e continua a fissarla indecentemente.
Michela tiene lo sguardo fisso a terra, non vuole contraccambiare quello di quell'uomo viscido nemmeno per un attimo. Luisa, sorniona, capisce la situazione, e si rivolge alla moglie.
"Signora, credo che suo marito abbia un debole per la mia schiava..." le dice.
La donna reagisce molto infastidita, e di impulso afferra il costumino da bagno di Michela tirandolo verso l'alto e verso di sé. Michela, in equilibrio precario per gli altissimi tacchi, rischia di cadere. Il tessuto le penetra ancora più a fondo fra le grandi labbra, facendole un po' male, ma dandole una scossa di eccitazione irresistibile. Sente le gambe quasi cederle, cerca di restare in piedi, piegandosi solo leggermente in avanti. Essendo molto più alta della signora dell'est, le sue tette praticamente nude finiscono quasi sulla faccia di quella, che furiosa le schiaffeggia senza molti complimenti, facendole male.
"Puttana!" le sibila quella con forte accento russo.
"No! Signora la prego!! Era suo marito a palparmi e fissarmi...la prego...io...non ho fatto niente!" strilla lei nel panico.
"Sei proprio un disastro Michela! Non posso portarti in giro!- tuona Luisa arrabbiata – Ora chiedi scusa alla signora in ginocchio."
"No, la prego Luisa... - supplica lei – Non mi faccia umiliare così...da questi due..."
La signora russa attende impaziente e minacciosa con i pugni sui fianchi. Luisa prende la catenina legata ai capezzoli di Michela, e tirandola verso il basso la costringe a piegarsi in ginocchio., fino a trovarsi a carponi davanti a quell'altra.
"Baciale i piedi." ordina Luisa.
Michela non ha né la forza né il coraggio di opporsi a quell'ordine. Avvicina la bocca al piede della signora e un po' con le labbra, un po' con la lingua, comincia a leccarlo tutto completamente.
Il prato a bordo piscina, però non era affatto disabitato, anzi. Due ragazze molto giovani, probabilmente studentesse universitarie si avvicinano incuriosite, vedendo Michela a quattro zampe che bacia e lecca i piedi della signora.
"Basta, puttana. Scuse accettate." dice la signora russa, con forte inconfondibile accento. Quindi si volta, afferrando il braccio del marito, andandosene sdegnata.
Michela è ancora più sconvolta per ciò che ha fatto. Rimane per un momento a carponi, cercando di riordinare le idee. Ma non le viene concesso nessun tempo. Le due studentesse la squadrano da capo a piedi.
"Credo che queste due signorine siano incuriosite, e forse attratte, da te, mia cara." sorride la governante.
"Io...io...vi prego, no...è tutto troppo imbarazzante..." balbetta Michela.
"Tu invece adesso riceverai qualcosa di nuovo." prosegue Luisa.
Le due studentesse parlano all'orecchio e ridacchiano fra loro, ma non possono non essere stupite quando la governante estrae dalla sua borsa un oggetto in metallo, piccolo e compatto, a punta, con un rigonfiamento e una base svasata.
"Cosa mi vuole fare...Luisa..." geme Michela preoccupata. Non aveva mai visto nulla del genere, ma il suo intuito le suggerisce cosa possa essere.
Passano infatti solo pochi secondi, e l'oggetto le entra, di punta, nel buco del culo, dilatandoglielo notevolmente. Lei si morde il labbro inferiore, cercando di non urlare. E' moralmente devastata, non avendo mai sentito violato quell'orifizio. Ma si impone di resistere e di non urlare, per non attirare l'attenzione di tutte le persone presenti in piscina.
"Ti piace, troia?" le chiede Luisa incuriosita.
La prego Luisa...mi levi quest'affare. Mi sta dilatando il culo...me lo sta spaccando..."
"E' proprio quella la sua funzione, cara, dilatare.... - sorride la donna – ma per provarlo meglio, bisogna che ti alzi e cammini..."
"Oddio, no..." supplica lei.
Allora la governante si rivolge alle due ragazze.
"Ehi! Volete aiutarla voi due ad alzarsi? Da sola non ce la fa..."
Sono due ragazze sui vent'anni, biondine, si presentano, i loro nomi sono Jessica e Nancy. Sembrano capire perfettamente le intenzioni della governante, e si avvicinano lateralmente a Michela, prendendola ognuna per un braccio e sollevandola in piedi. Sono visibilmente incuriosite dalla donna, così bella ed elegante anche nel suo sembrare una cagna in calore. Jessica si sincera con la manina che il costume penetri bene nella fica di Michela, esattamente in mezzo alle due labbra, mentre Nancy verifica che la catenina legata alle mollette sui capezzoli sia molto efficace, e da una leggera tirata. La camminata in mezzo alle due che la sorreggono per Michela è oscena. Ondulante, non riesce quasi a stare in piedi, se non fosse per le ragazze, che, molto divertite, la aiutano a non cadere. Le stimolazioni multiple le regalano una sensazione completamente nuova, devastante. Il costumino che sfrega sul clitoride, il plug anale, le mollette che stringono i capezzoli, è un micidiale mix di piacere e dolore, che dopo neanche quindici passi porta Michela, sorprendentemente, all'orgasmo davanti agli occhi dei bagnanti presenti.
Distrutta dall'inatteso piacere, Michela crolla a carponi, ansimando. Le mattonelle del bordo piscina sono calde, vorrebbe stendersi lì, e addormentarsi, ma sa che tutti la stanno guardando. Sa di essere oscena, è pressoché nuda, o anche peggio, e, nella posizione a quattro zampe in cui si trova, il plug infilato nell'orifizio anale è molto ben visibile. Luisa, da sotto la confortevole ombra di un albero sul prato, si gusta lo spettacolo della bellissima gran donna dell'alta società, ridotta a una cagna in calore indifesa. E lo trova molto eccitante. Si sfiora leggermente la zona genitale.
"Alzati, lurida." ordina Jessica.
Michela vorrebbe alzarsi e prendere a schiaffi quella insolente studentessa, ma sa perfettamente che ogni confronto fisico, in quelle condizioni, la vedrebbe perdente in modo davvero imbarazzante. E' incredibile come qualunque donna che si trovi nelle sue vicinanze, capisca subito quanto sia facile sottometterla. Le due la aiutano a sollevarsi, posizionandosi ognuna sotto una sua ascella, per sostenerla meglio nella camminata, già migliore, ora che le hanno tolto le scarpe col tacco 18. Per aiutarla ancora meglio, le mettono una mano ciascuna sui glutei sodi e rotondi, affondando le unghie nella sua morbida carne. Altro leggero dolore, ma altro irresistibile piacere. L'intenzione è condurla nello scivolo dell'ingresso in acqua.
Ora che è sera, la temperatura è perfetta sia nell'acqua che fuori. Né troppo caldo, né troppo freddo. Le due ragazze la guidano fino a che l'acqua arriva più o meno all'altezza della cinta.
"Così i tuoi liquidi si mescolano con l'acqua, e non si vede che ti colano in mezzo alle cosce. E così non si capisce neanche quanto sei troia..." le dice Nancy ridendo.
"...sì...ok..." riesce solo a balbettare Michela, sprofondando nella vergogna.
Jessica la volta fronte a sé, incollandosi a lei. Nancy immediatamente da dietro chiude il sandwich, con Michela presa in mezzo fra le due. Sentendo la musica suonare dalle casse, le due bionde cominciano a ballare, ancheggiando e strofinandosi su lei.
"Ti piace, vero, cagna schifosa?" le dice Jessica, con la bocca distante appena un centimetro da quella della inerme preda.
"Oddio...sì...non resisto..vi prego, fermatevi...non fatemi godere un'altra volta..." miagola lei, molto poco credibile.
"Ma stai zitta, lurida! Si capisce da come muovi il culo che vuoi che ti facciamo venire ancora." la zittisce Nancy.
Quindi le afferra le braccia, portandole dietro la schiena, e aprendole completamente il busto, ed evidenziando le sue tette enormi. Jennifer gliele afferra, giocandoci e spremendole. Quindi avvicina le labbra alle sue, e la bacia in bocca con tanto di lingua. Lei, ormai completamente soggiogata, istintivamente risponde al caldo bacio. Le manine di Nancy ora afferrano di nuovo il suo costume da bagno, muovendolo ancora, e facendolo strusciare sul clitoride, decisamente sensibile. Il culo dilatato, la lingua della biondina, quattro mani talentuose che la palpano, il clitoride stimolato, è tutto troppo. Passano appena quattro o cinque secondi, prima che Michela esploda in un nuovo orgasmo, presa fra le due.
Nancy e Jennifer ridono di gusto soddisfatte. E si allontanano, lasciandola per un momento da sola. Lei si lascia andare dentro l'acqua, cercando conforto e provando a fatica a raggiungere il bordo. Si appoggia alle mattonelle, respirando e ansimando. Solleva la testa. Pensa se salire da lì e provare a scappare. Fuggire non servirebbe, ma almeno avrebbe qualche attimo di pace.
Oddio, Luisa è proprio lì che la aspetta.
"Vedo che i nuovi giocattolini ti stanno piacendo, Michela..." le dice sorridendo.
"Oh, Luisa, la prego..."
"Vuoi che ti lasci ancora un po' nelle mani delle due signorine, cagna?"
"No...no...mi aiuti a salire, Luisa, io..." mormora con un filo di voce.
Ma non fa in tempo a finire la frase, che le due biondine sono già ai suoi lati. La voltano schiena al bordo.
"Credo vogliano giocare ancora con te, Michela. Le stai divertendo davvero." commenta sarcastica la governante.
Lei scuote la testa, preda delle due giovani, che le bloccano un braccio a testa lungo il bordo. Quindi, con molta delicatezza le levano le mollette dai capezzoli, dandole un gran sollievo. All'unisono cominciano a succhiarli. Le loro mani finiscono sott'acqua, in mezzo alle cosce di Michela, o in mezzo ai suoi glutei. Lei non capisce più nulla. Non sa chi stia toccando cosa, ma avverte che giocano col suo plug anale, e col tessuto dentro le sue labbra. E stavolta c'è pure la suzione dei capezzoli. Poggiata sulle mattonelle del bordo piscina inclina la testa all'indietro, sentendosi ancora una volta invasa dal piacere.
Luisa, seduta su un lettino adiacente, non resiste ad allungare i piedini, poggiandoli esattamente con le piante sul suo viso, in modo da farseli leccare. Michela non oppone nessuna resistenza. Estrae la lingua e provvede subito a lappare le palme della sua governante. Ormai la sua resistenza è ridotta al nulla. Le manine sapienti di Nancy e Jennifer la fanno godere ancora una volta, la terza.
Lei è sfinita.
Quelle due la stanno usando come loro giocattolo sessuale.
"Vi prego basta...tre orgasmi...non ce la faccio più...non riesco a reggermi in piedi..." geme distrutta.
"Grazie ragazze! - chiude Luisa soddisfatta – L'avete fatta sentire quello che è, una gran troia! Vero Michela? Ammettilo."
Anche lei è entrata dentro l'acqua adesso.
"Io...io...sì, sono una gran...troia..." mormora lei.
"Ma ti è piaciuto, vero cagna?" la incalza afferrando le sue tette.
Michela diventa rossa in volto. Come può negare ciò che ha sentito? Sembra che tutti sappiano che il suo fantastico corpo non ha nessuna resistenza a niente. Deve arrendersi all'evidenza? Ormai è inutile. Cercherà dopo il modo per salvare le apparenze.
"E' stato incredibile... - ammette a testa bassa, fissando il pavimento – non avevo mai..goduto così... tre volte di seguito..."
"Brava." dice Luisa compiaciuta.
Si avvicina e la bacia anche lei in bocca, sotto lo sguardo delle due ragazze bionde che osservano maliziose. E anche a lei Michela risponde lasciandosi penetrare dalla lingua invadente. Sa perfettamente che quella donna ha il completo controllo su di lei. Dopo qualche secondo di bacio intenso, Luisa le da un buffetto secco sul culo.
"Forza schiava. Raccogli le tue scarpe tacco 18, le mollette per i capezzoli, e andiamo a farci la doccia, che dobbiamo tornare dal maritino e prepararci per cena..."
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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