orge
Stanza 26

29.05.2023 |
825 |
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"Non se lo fece ripetere, riprese il cazzo di Diego infilandolo fino in gola, leccò le palle, lo strinse tra le mani succhiandolo..."
"Prego signora il soprabito" Giada sfilò il cappotto e lo passò alla receptionist, un tubino nero abbellito da una cinturina metallica sotto il seno le fasciava il corpo. Aveva fatto bene a mettere qualcosa di elegante, l'ingresso del club aveva l'aria di un ambiente di classe. Diego le aveva fatto una sorpresa e lei non sapeva dove l'avrebbe portata. La ragazza aprì la porta imbottita di pelle color crema fissata con bottoni dorati. Un corridoio scuro si profilò davanti agli occhi, che cercarono di mettere a fuoco quell'oscurità. Le pareti erano intonacate di nero, si distinguevano spatolate regolari che formavano dei disegni come code di pavone, appliques di bianca luce morbida facevano risaltare i brillantini incastrati nell'intonaco del muro.
Seguirono la ragazza; a destra e a sinistra, in modo alternato, si distinguevano ingressi costituiti da porte imbottite in pelle nera con bottoni e pomello di apertura argentati. Arrivati in fondo davanti all’ultima porta la ragazza tolse velocemente dal pomello un piccolo cartello nero con un simbolo del genere femminile rosa e i simboli del genere maschile viola. Girò il pomello senza aprire la porta, rivolta a Diego fece un complice cenno di assenso, tornò indietro e lanciando uno sguardo a Giada accennò un impercettibile sorriso.
Aveva visto il bagliore del numero 26 in acciaio sulla porta, il ’loro’ numero. Giada aveva le mani fredde e sudate, aveva caldo e i brividi, Diego strinse la sua mano e le sussurrò sfiorandole l'orecchio con le labbra "Entra, tranquilla..." Giada entrò, forte della presenza di Diego dietro di lei. Nella stanza il buio era ancora più pesto. Avanzò con piccoli passi per capire se ci fossero intralci davanti a lei. Gli occhi si abituarono all'oscurità, con la mano sfiorò un divano in pelle e riuscì a distinguere altri divani o poltrone e un tavolo.
Diego iniziò ad accarezzarle lentamente il collo, infilò le dita sotto i capelli, la baciò profondamente. Lei si lasciò andare al bacio, cercò la sua lingua e la figa subito emise il suo umore. Era felice, lui le faceva sempre lo stesso effetto, si piaceva così. Lo abbracciò forte, con le dita tra i suoi capelli teneva la testa e l’altra mano sulla natica a spingerlo verso di lei come a volerlo inglobare nel suo corpo fino a diventare un’unica entità. Sentiva l'eccitazione di lui premere sul suo pube, un caldo fuoco da dentro il torace le ordinava di spogliarsi. Diego le slacciò la cintura, cadde a terra con un rumore metallico.
Un altro rumore la fece trasalire, come se la cintura fosse stata raccolta, ma Diego le sussurrò con voce suadente e sicura “E’ tutto a posto, tranquilla...” accarezzando le sue braccia nude. La cintura si stava arrotolando alla caviglia, saliva piano verso il ginocchio, lungo la coscia dove lasciò il posto ad una mano che sollevandole il vestito accarezzò le natiche di Giada. Il cuore in gola pulsava forte, si sforzava di vedere, ma nell’oscurità poteva solo percepire e Diego le infondeva sicurezza. Si lasciò andare a quelle carezze, sull’altra coscia scorrevano labbra che baciavano e una lingua disegnava le sue forme.
Diego le alzò le braccia e sfilò il vestito, baciandole il collo cercò il seno, lo succhiò avidamente. Giada ansimò gettando la testa indietro donando il corpo a lui e a quelle mani che si stavano intrufolando nel perizoma, una lingua assaggiava i suoi umori mentre altre due mani sfilavano lo slip. La lingua si insinuò dentro la figa chiusa, le dita strinsero il clitoride turgido, massaggiandolo, Giada non riusciva a trattenere i gemiti di piacere. Mani allargavano le gambe, lingue leccavano il culo fremente, lingue e dita la masturbavano, decise a farla godere. Diego si occupava dei suoi seni, alternava massaggi, strizzate, baci, leccate a dolci parole sussurrate all’orecchio “Brava, sei bellissima, la mia porcellina sta godendo, dai voglio vederti godere mille volte amore mio”. Altre mani solleticavano la schiena, dita che percorrevano la spina dorsale facendole venire la pelle d’oca,
Giada spingeva il bacino verso quella bocca abile e quelle dita, la sua figa sgorgava umori, si lasciò andare all’orgasmo che sentì esploderle dentro come fuochi d’artificio nelle profondità della sua fantastica figa “Si si si ancora così, godooo...” Diego eccitatissimo continuava a incitarla “Si brava la mia troia, guardate come gode” lei si contorse in un godimento prolungato, afflosciandosi poi sulle gambe. Le mani la sorressero, la portarono e la stesero su di un divano.
Per un attimo a Giada sembrò di essere sola, i battiti forti del suo cuore la scuotevano e cercò di ritrovare il ritmo rilassato del suo respiro. Alzò le braccia, Diego si stava spogliando, finalmente lei trovò il suo cazzo durissimo, si protese verso di lui, annusò il suo odore famigliare accarezzandolo e leccando con la punta della lingua ogni anfratto. I gemiti di Diego spezzarono il silenzio. Avida lo infilò tutto in bocca, avvolgendolo con la lingua “Mmm… che gusto, sei bravissima, ci sai proprio fare col cazzo”. La figa fremente non vedeva l’ora di sentirlo dentro quel bel cazzo duro. Di nuovo le mani le accarezzarono le cosce, allargandole, mani e labbra sui capezzoli stavano bagnando la pelle, dita si insinuavano nella figa fradicia e nel buco del culo come per testare l’apertura. Giada gemette e si contorse quando sentì un cazzo che cercava di entrare in lei, mani sul bacino la fecero voltare e un altro cazzo dietro di lei cercava un altro varco. Ma quanti sono, si chiese. Mani abili guidarono i membri turgidi nelle sue aperture, prima un cazzo nella figa poi un altro nel culo e piano iniziarono ad affondarli a turno, quando uno si ritirava l’altro affondava. Giada staccò la bocca dal cazzo di Diego e gemette, non sapeva come muoversi, si sentiva impalata, piena di un gusto che non aveva mai provato, quelle mani e quei cazzi sapevano come muoversi dentro di lei per farla godere di nuovo “Continua a succhiarlo, non fermarti Giada, godi col mio cazzo in bocca” la invitò Diego. Sentiva voci e odori di altri uomini, ansimi, sospiri, i gemiti dei due che spingevano i cazzi dentro Giada. Non se lo fece ripetere, riprese il cazzo di Diego infilandolo fino in gola, leccò le palle, lo strinse tra le mani succhiandolo. Mentre urlava con la gola di nuovo il suo orgasmo, il cazzo di Diego spruzzò il suo succo che lei ingoiò “Si brava la mia troia, ingoia tutto così...” urlò Diego estasiato dal godimento .
I cazzi dentro di lei uscirono spruzzando sul ventre e sul seno di Giada. Mani la pulirono, continuarono a leccarla e accarezzarla. Si sollevò sedendosi sul divano appoggiando la testa allo schienale di pelle per rilassarsi. Bocche avide stavano già stringendo il clitoride ritto e duro, anestetizzato dalle pulsazioni del secondo orgasmo, non le davano tregua, la sua figa continuò a pulsare, Giada si lasciò fare. Sentì un calore avvicinarsi al viso, profumo inconfondibile di cazzo, si appoggiò qualcosa di morbido alla guancia, alle labbra e sulla fronte, i tre cazzi si stavano strusciando sul suo viso. Aprì la bocca per fermarne uno, con le mani cercò gli altri, li accarezzò e baciò. Diego si avvicinò all’orecchio e le sussurrò “Ho voluto realizzare il tuo sogno, quello di avere tre cazzi tutti per te, amore mio, ti piace ora il tuo sogno?” “Mmm… si, molto bello, anche nella realtà...” rispose Giada.
“Ne sono felice, adesso divertiti a farli sborare tutti insieme” Giada stava già succhiandone uno avidamente mentre le mani scorrevano facilmente sugli altri due bagnati. Li massaggiava e baciava, sembravano tre dure verghe di legno levigate, non era sicura di riuscire nell’intento tanto erano duri come fossero destinati a restare di marmo. Le dita scivolavano veloci e sentiva gli uomini gemere sempre più forte, l’altro spingeva il suo nella bocca; Giada non si aspettava che Diego si insinuasse tra le cosce e la penetrasse quasi di forza, ci volle qualche spinta prima che la figa si dilatasse di nuovo e lo accogliesse sbavando un po'.
Diego si sentì a suo agio dentro di lei, si mosse prima morbido poi sempre più veloce come lei adorava, Giada, stesa sul divano, seguiva col bacino il suo movimento, concentrata sui cazzi, quasi non si accorse dell’orgasmo che le sfuggì dalla figa palpitante mentre i cazzi sboravano abbondantemente tra le sue mani, in bocca e tra le gambe.
Diego fece passare Giada poi chiuse la porta di pelle alle sue spalle, erano di nuovo all’ingresso. La ragazza li accolse con un sorriso e aiutò Giada a mettere il cappotto.
“Tutto bene?” chiese.
“Si grazie, molto bene” rispose Diego.
“Allora speriamo di rivedervi presto nel nostro club” la ragazza consegnò a Diego una tessera e osservò Giada che le rispose sorridente "Arrivederci".
La ragazza li osservò uscire, sicura che sarebbero tornati presto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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