Annunci69.it è una Community rivolta ad un pubblico adulto e maggiorenne.
Puoi accedere solo se hai più di 18 anni.

SONO MAGGIORENNE ESCI
Racconti Erotici > orge > Il Piacere Nascosto di Tulum
orge

Il Piacere Nascosto di Tulum


di Eriaku
08.06.2025    |    266    |    0 9.0
"Chiuse gli occhi, il respiro pesante, il corpo ancora scosso da fremiti..."
I venti giorni in Messico per celebrare il decimo anniversario di matrimonio scorrevano lentamente, Sofia si era ripromessa di non esibire troppo il proprio lato provocatore durante il soggiorno al resort, per non rischiare di essere ripresa o cacciata dal personale. Aveva scelto abiti e costumi sobri, lasciando nella valigia i due bikini minimali per occasioni più intime. Quel pomeriggio, suo marito Luca l’aveva spinto a partecipare a un tour nel villaggio di Tulum, suggerendole di osare con il look: “Fai un po’ come ti senti. Sarò sempre vicino a te, ma invisibile. Ti proteggerò da chiunque.” Le sue parole l’avevano tranquillizzata, lui era alto e muscoloso, capace di intervenire se necessario.

Sofia indossò un bikini dorato con un reggiseno che copriva a malapena i capezzoli e uno slip microscopico. Un pareo semi-trasparente avvolgeva i fianchi, lasciando intravedere i glutei sode, mentre sandali con tacco dodici allacciati alla caviglia completavano l’outfit. Al mercatino artigianale, il sole del pomeriggio illuminava le bancarelle di tessuti e gioielli, ma gli sguardi degli uomini si concentravano su di lei.

Diego, l’organizzatore del tour, la squadrò con un sorriso ambiguo: “Sei uno spettacolo, ma attenta. Alcuni uomini potrebbero prendere la tua libertà per un invito…” Sofia gli rispose con un occhiolino: “E tu non sei lì per difendermi?” “Certo, ma tuo marito è con noi. Non vorrei che ci perdessimo di vista.” “Luca è distratto, come sempre,” replicò, sistemandosi i capelli con una mossa sensuale. “E se succedesse qualcosa, saresti tu a proteggermi?”

Il mercatino era un vortice di colori: tappeti colorati, ceramiche dipinte a mano, e l’odore di spezie e fiori tropicali. Sofia si muoveva tra i banchi, incurante dei commenti in spagnolo dei venditori, finché Diego la prese per un braccio: “C’è un posto speciale, fuori dalla folla. Ti porto lì?” “Perché no? Sono qui per scoprire qualcosa di unico.”

Camminarono lungo un sentiero nascosto tra le palme, fino a una capanna di legno con un’insegna che recitava “Arte e Tradizione Maya”. All’interno, due uomini seduti su cuscini di pelle fumavano sigari avana, mentre un braciere di copal diffondeva nell’aria un aroma dolce e resinoso, simile a incenso sacro. Gli uomini erano Javier, lo zio di Diego, e Mateo, il cugino, entrambi con sguardi penetranti. “Salve, signora. Cosa cerca di così speciale?” chiese Javier. “Voglio qualcosa che i turisti non vedono mai,” rispose Sofia, sistemandosi il pareo con una mano. “Mio nipote ti ha portato nel posto giusto,” disse Javier. “Y tu, Mateo, prepara il pulque della passione.”

Diego la guidò in una stanza adiacente, dove abiti tradizionali maya pendevano da ganci di legno. Le porse un vestito di cotone rosso, con un corsetto aperto sul seno e una gonna con spacchi che arrivavano alla coscia. “Provalo. Ti farà sentire una dea.” Sofia, circondata dai tre uomini, si spogliò senza esitare. Il vestito le calzava alla perfezione, mettendo in mostra la pelle abbronzata. Javier le slacciò lo slip: “Questo non serve. Il vestito è sacro, si indossa nudi.”

Mateo le porse un bicchiere di pulque schiumoso, un liquido bianco-latteo con un odore acido e fermentato. “Bevilo. Ti aprirà la mente, il corpo, l’anima.” Sofia bevve un sorso, chiudendo gli occhi. Il gusto vischioso e lievemente dolce le scese in gola, scatenando un calore improvviso che si irradiò dallo stomaco alle cosce. Quando li riaprì, le labbra di Diego erano sul suo collo. Javier le palpava i seni, mentre Mateo le mordicchiava l’orecchio. La stanza si riempì di gemiti e respiri affannati.

La mano di Diego scivolò tra le cosce di Sofia, le dita che si bagnarono immediatamente nel suo sesso gocciolante. “Sei già pronta,” ringhiò, afferrandole i fianchi con forza. Il cazzo, spesso e lungo almeno venti centimetri, premette contro la sua fica, il glande lucido di preseme che si aprì un varco con un colpo brutale. Sofia gridò, il suono soffocato dal bacio improvviso di Mateo, la lingua che le invase la bocca mentre il cazzo di Diego affondava fino in fondo.

La scopò con ritmo selvaggio, i fianchi che sbattevano contro il suo sedere sodo, i testicoli che schioccavano contro le grandi labbra. Javier, inginocchiato di fronte a lei, le strinse i capezzoli tra le dita, torcendoli fino a farla gemere. “Guardami mentre ti riempie,” ordinò, il viso a pochi centimetri dal suo. Sofia obbedì, gli occhi fissi su di lui mentre il cazzo di Diego pompava dentro di lei, il seme che iniziava a montare nelle palle gonfie. Quando venne, lo fece senza rallentare, il cazzo che esplose con un urlo gutturale, il seme caldo che schizzò dentro di lei a ondate.

Sofia sentì lo sperma colare lungo le cosce, ma non ebbe tregua. Javier la girò, la schiena contro i tappeti ruvidi, e le allargò le gambe con mani altrettanto ruvide. Il suo membro, più corto ma più spesso, le premette contro l’ingresso della fica, già dilatata. “Prendilo tutto,” sibilò, spingendo con forza. Sofia urlò di nuovo, il dolore che si mescolava al piacere mentre Javier la penetrava fino in fondo, il pube che sbatteva contro il clitoride gonfio. Mateo, inginocchiato accanto a lei, le ficcò due dita nella bocca: “Succhia, puttana. Voglio sentire la tua lingua calda.” Lei obbedì, le labbra strette intorno alle dita mentre Javier accelerava il ritmo, il cazzo che si muoveva dentro di lei come un pistone. Quando venne, lo fece con un ringhio, il seme denso che si mischiava a quello di Diego, riempiendola fino a farla sentire piena, quasi dolorante.

Mateo fu il terzo. La sollevò, le gambe tremanti che si aggrappavano ai suoi fianchi, e la fece sedere sul cazzo eretto. “Montami,” ordinò, guidandola con le mani. Sofia iniziò a muoversi, il corpo sudato che scivolava sul petto villoso di Mateo, i seni che sbattevano contro il suo collo. Lui le mordeva i capezzoli, li leccava, li succhiava fino a farla urlare. Quando accelerò, affondandola con forza sul membro, Sofia sentì il cazzo premere contro il fondo della fica, il punto G stimolato fino al limite. Non appena Mateo venne, lo fece con un grido strozzato, lo sperma che inondò la fica ancora pulsante.

Diego, rinvigorito da quelle scene, non perse tempo e la trascinò a pecora, le natiche sode alzate, e leccò la fessura bagnata nel mezzo inumidendo lo sfintere. Si sputò sul membro e poi lo premette contro l’ano stretto. Sofia gridò, il dolore acuto che la fece irrigidire, ma Diego non si fermò. Spinse con forza, il cazzo che si aprì un varco con un colpo secco. Lei urlò, le unghie che si conficcavano nei tappeti, il dolore presto inghiottito da un piacere primitivo. Diego la inculò con brutalità, le mani che le stringevano i fianchi, il cazzo che entrava e usciva ad una velocità impietosa. Quando venne, lo fece con un ringhio, lo sperma che inondò il culo di Sofia, caldo e vischioso.

La stanza era un vortice di odori: il fumo dolce del copal, l’acido fermentato del pulque, il muschiato del sesso. Sofia ansimava, il corpo tremante come una foglia, mentre Diego estraeva il cazzo ancora pulsante dal suo culo stretto. Lo sperma uscì immediatamente, denso e caldo, colando lungo le cosce come lava. Diego le diede uno schiaffo sul sedere, il suono secco che riecheggiò tra le pareti di legno: “Guarda cosa hai fatto, puttana. Sei una fontana.”

Le gambe di Sofia cedettero. Crollò sui tappeti, il viso premuto contro la lana, il culo ancora sollevato, mentre il seme di Javier le sgocciolava dall’ano dilatato. La fica, già inondata dai precedenti orgasmi, gocciolava sperma mescolato ai suoi umori. Diego le si inginocchiò accanto, afferrandole i capelli per sollevarle la testa: “Hai il culo aperto come un fiore. Guardati.” Sofia obbedì, gli occhi annebbiati che fissavano il proprio riflesso nell’ottone di un vaso: le labbra della fica aperte e gonfie, l’ano rosso e tumido, lo sperma che colava a fiotti, come se il corpo volesse liberarsi del peccato ma non ci riuscisse.

Mateo, inginocchiato dietro di lei, le accarezzò il clitoride con due dita, spargendo il seme ancora caldo: “Sei un capolavoro. Un altare vivente.” La voce di Javier si unì, roca e trionfante: “Il tuo corpo ci ha accolti tutti. Ogni parte. Ogni buco.” Sofia sentì il suo cazzo premere contro le labbra: “Succhia. Fino all’ultima goccia.” Lei aprì la bocca, il sapore salmastro che le inondò la lingua, mentre il cazzo di Javier pompava, la saliva le colò lungo il mento, mescolandosi al sudore e al pulque.
Eppure, non era finita. Mateo la girò di schiena e le allargò le gambe. Il cazzo, ancora lucido del pulque e del suo sesso, trovo l’ano stretto. “Prendi anche questo,” sibilò, spingendo con forza. Sofia urlò, il suono soffocato dal cazzo di Javier, mentre Mateo affondava fino in fondo. La inculò con foga, il pube che sbatteva contro il sedere tremante, lo sperma di Diego che ancora usciva a fiotti.

Quando finirono, la lasciarono a terra, nuda e tremante. Lo sperma fuoriusciva da ogni orifizio: l’ano, la fica, la bocca. Si era riverso sul tappeto, le aveva inzuppato le cosce, impastato la bocca. Sofia non riusciva a muoversi, il corpo esausto, i muscoli come gelatina. La stanza sembrava ruotare, il fumo del copal che si avvolgeva intorno ai suoi arti, il pulque che le annebbiava la mente.

Diego le si avvicinò, inginocchiandosi accanto a lei: “Hai il sapore della terra ora. Della tradizione. Sei una dea maya, Sofia. Ma anche una puttana.” Le sfiorò il capezzolo con la punta del cazzo, ancora lucido del suo sesso. “E le dee puttane vengono onorate così.” Le versò un bicchiere di pulque sul seno, il liquido bianco-latteo che scivolò tra le pieghe della pelle, mescolandosi allo sperma, al sudore, al piacere.

Sofia non rispose. Chiuse gli occhi, il respiro pesante, il corpo ancora scosso da fremiti. Ogni buco urlava il ricordo dei cazzi che l’avevano posseduta. Era stata dissacrata, riempita, trasformata davvero in un altare vivente. E quando alla fine riuscì a rialzarsi, barcollando, lo sperma di Javier, Diego e Mateo colò ancora, segnando il pavimento come un’opera d’arte effimera, un tributo a Tulum e alla sua anima mistica.
Quando tornò al resort, Luca la abbracciò, il profumo di copal e pulque ancora addosso nonostante si fosse lavata. “Sei bellissima. Hai trovato qualcosa di speciale?” Sofia sorrise, nascondendo il brivido al ricordo dei cazzi messicani. “Diego è stato fantastico. Mi ha mostrato l’anima di Tulum.”

Nella valigia, il vestito maya giaceva insieme al seme dei tre uomini, pronta a ricordarle ogni dettaglio dell’esperienza ogni volta che l’avesse indossato.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Voto dei Lettori:
9.0
Ti è piaciuto??? SI NO

Commenti per Il Piacere Nascosto di Tulum :

Altri Racconti Erotici in orge:




® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni