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Viaggio d'affari a Madrid - ep. 3


di granbear
18.03.2016    |    2.862    |    2 9.7
"Interruppi il massaggio di Xavier, eseguii l’ordine, e Sofia inizio il suo..."
Il messaggio.
Lunedì mattina mi alzai di buon ora e dopo colazione mi recai in cantiere. Ero responsabile, in qualità di progettista, di una delle più grandi opere pubbliche, in corso di realizzazione, in quel periodo a Madrid. Ero un affermato architetto e, a quarantadue anni, avevo raggiunto un livello economico invidiabile ai più e continuavo a ricevere nuovi incarichi da tutta Europa.
Quello della rifacimento del piano urbanistico di Madrid, però, era di gran lunga il più importante e mi avrebbe obbligato a soggiornare in quella città, anche per lunghi periodi, per almeno cinque anni.
Viaggiavo molto, anche se la mia abitazione era a Venezia, dove tornavo ogni tanto. Abitavo alla Giudecca, in una splendida casa antica, che dividevo con mia moglie, con cui, di fatto, ero separato da anni, ma con la quale avevo un rapporto cordiale, affettuoso e complice.
Avevo qualche flirt un pò in tutte le città dove andavo, ma tutte cose assolutamente ordinarie, lontane anni luce dalla situazione che avevo vissuto durante il week end appena trascorso.
Iniziò così il solito tran, tran, lavorativo settimanale, cantiere, ufficio, riunioni, albergo e viceversa fino a venerdì sera alle diciotto, ora in cui staccai la spina, stanco e soddisfatto dell’attività svolta. Ero molto scrupoloso nel lavoro e non tolleravo imprecisioni o ritardi di sorta.
Uscii con l’intenzione di passare in hotel per fare una doccia e per cambiarmi i vestiti che ormai avevo indosso tutto il giorno e poi andare a cena fuori.
Ero stato tentato i chiamare Silvio e Martina ma poi, per una scusa o per l’altra, avevo sempre desistito.
Giunto in albergo il portiere mi consegnò un messaggio -“lo ha lasciato un signore nel pomeriggio” disse.
Aprii la busta con curiosità e lessi. Era di Silvio diceva - “ti va di conoscere una mia amica? Io e Martina siamo fuori città per il Week End. Stamattina mi ha chiamato un’amica di Siviglia, qui a Madrid per affari, che è sola per cena, dato che noi non possiamo, abbiamo pensato che tu forse potevi prestarti a farle compagnia. Ci siamo permessi di parlarle di te ed è rimasta entusiasta. Se ti va chiamala, è una persona dal carattere e dai gusti un po’ particolari ma so che non ti formalizzerai, è molto leale e simpatica. Baci S. & M.
P.S. ecco il numero …#######
Rilessi il biglietto e mi misi a pensare, intanto andai al bar dell’albergo.
Stavo sorseggiando un gin tonic ghiacciato quando dissi, tra me e me “ma si”, presi il telefono e composi il numero e rimasi in attesa di risposta.
Dall’altro capo del telefono rispose una voce giovane, dell’apparente età di circa trent’anni, che in maniera dolce e sensuale mi disse “ ciao sono Sofia, l’amica di Silvio e Martina, mi hanno parlato molto di te, son contenta che mi abbia chiamato” e li bla, bla cominciammo a conversare amichevolmente del più o del meno per fare conoscenza. Sofia parlava un correttissimo Italiano con un marcato accento Spagnolo che rendeva la sua voce molto attraente.
Fissammo un appuntamento per l’aperitivo da li ad un’ore e mezza, in un bar della Chueca, quartiere dove lei abitava, per darmi la possibilità di prepararmi.
Arrivai al bar Carioca in perfetto orario e mi sedetti ad un tavolino ad attenderla.
Sbirciavo man mano tutte le ragazze che arrivavano cercando d’immaginarmi come fosse. Non mi aveva fatto neppure un’approssimativa descrizione di se stessa ed alla domanda che feci “come facciamo a riconoscerci “ - mi rispose: “ti riconoscerò io non preoccuparti”. Rimasi interdetto ed incuriosito dalla sua affermazione, ma mi fidai di lei.
Passarono circa quindici minuti e non si vedeva nessuno.
D’un tratto sentii un “Hola Marco” mi girai e rimasi impietrito.
Dopo un primo momento di impasse, salutai a mia volta alzandomi in piedi e porgendole la mano.
Si accorse del mio imbarazzo, ma lei, sicura di se, fece finta di nulla.
Era una donna snella, distinta, molto fine, alta circa un metro e settanta vestita con un elegante tubino nero lungo fin sotto il ginocchio, sandali neri con tacco 13, ed ornata con scialle e gioielli beduini. I capelli erano cortissimi e grigi, taglio e colore le donavano molto e stavano benissimo con il trucco all’hennè del contorno occhi. Il viso regolare ed aristocratico veniva di tanto in tanto illuminato da uno splendido sorriso. Dimenticavo ……. Un ulteriore particolare di rilievo, aveva, anche se portati benissimo, sicuramente superato i settant’anni d’età.
Cercando di mascherare la sorpresa, la invitai a sedersi e le offrii da bere. Lei per niente imbarazzata chiese un flute di champagne ed iniziammo a chiacchierare acquisendo via, via, sempre più confidenza. Dopo circa mezz’ora parlavamo come vecchi amici. Aveva un modo interessantissimo di conversare e pian piano mi stava conquistando (sul piano personale s’intende). D’un tratto mi chiese “ sei rimasto imbarazzato per la mia età prima ..ho settantasei anni.—io rimasi di sasso, cercai di giustificarmi e lei: “ neanche io sai sono abituata ad uscire con i quarantenni …….. di solito non frequento mai uomini sopra i trenta….”. Scoppiammo entrambi in una fragorosa risata che fece girare verso di noi, gli occupanti dei tavoli vicini. Ormai il ghiaccio era ampiamente rotto. Mi propose di continuare la serata in un localino particolare poco distante ed io accettai di buon grado, pagai il conto e ci incamminammo.
Entrammo in un locale arabo, molto caratteristico ed elegante e ci sistemarono in un tavolino molto basso, accomodati su gradi cuscini.
I pavimenti erano ricoperti di tappeti e per stare più comodi ci venne consigliato di levarci le scarpe.
Iniziammo una gustosa cena tipica marocchina innaffiata da un ottimo vino rosso spagnolo. Alla fine della cena ci portarono del liquore che bevemmo continuando a conversare sdraiati comodamente sui cuscini.
Sofia mi propose di cambiar locale ed io accettai di buon grado. Quella donna, in un modo o nell’altro, mi affascinava e decisi di seguirla. Mi stavo rendendo conto che ero stato stupido e superficiale a vergognarmi quasi di lei e, per certi versi, intendevo rimediare alla pochezza dimostrata ai suoi occhi.
Uscimmo dal locale dopo numerosi drink’s e ci incamminammo per i vicoli affollati della Chueca.
Ci fermammo in un altro paio di baretti per bere qualcosa attirati dalle festose combriccole di ragazzi gay, trav e trans che ridevano amabilmente.
Alla fine approdammo ad un piccolo baretto, gestito da due trans, la cui specialità erano margarita, piercing e tatuaggi. Decidemmo di entrare.
Ci accomodammo su un tappeto di cuscini ed ordinammo l’ennesimo drink.
Sofia mi disse: “ho saputo della vostra serata al club di lucifero dell’altra sera …mmm.. molto eccitante…. sai che anch’io sono socia? Rimasi un pò interdetto per l’imbarazzo e lei mi sbeffeggiò affettuosamente dicendomi “..ma dai non arrossire … lo sai che quello che succede al palacio è tutta colpa della perla”. Sorrisi e stupidamente arrossii, pensando che anche lei quella sera potesse essere li al palacio.
Ad un certo punto ricevette una telefonata, durò pochi minuti e attaccò. Mi disse:
-” niente in contrario se ci raggiunge un amico?” dissi di no, anzi che mi faceva piacere. Dopo circa un quarto d’ora entro un giovane a metà della trentina, molto distinto ed elegante nella sua divisa blu, di comandante della compagnia aerea “IBERIA”, alto circa un metro e ottanta, snello e longilineo, viso regolare, e abbronzato, aveva occhi grandi e castani. Il fatto che fosse completamente pelato faceva risaltare gli occhi ed il bellissimo sorriso. “Piacere Xavier” disse sorridendo e mettendo in evidenza i suoi denti bianchissimi.
Lo invitammo a sdraiarsi fianco a noi ed a bere un drink.
Iniziammo a conversare amabilemente e mi resi conto che man, mano, che passava il tempo in Xavier si accentuavano degli atteggiamenti e delle movenze femminili. Ci spostammo in una specie di nicchia, a mò di alcova, molto comoda, fatta di tappeti e cuscini chiusa ai tre lati da pareti di legno istoriato e per il quarto oscurabile da un pesante tendaggio di damasco.
Ad un certo punto Sofia ordinò una bottiglia di champagne e chiese a Xavier di chiudere la tenda, rimanemmo così nell’assoluta intimità e riservatezza.
Quando arrivò lo champagne Xavier si alzo per aprire il tendaggio e consentire al cameriere berbero di entrare e ne approfittò per levarsi le scarpe e lasciarle fuori dall’alcova. Notai così i suo piedi curatissimi, molto belli ed affusolati, non eccessivamente grandi e con le unghie laccate di un rosso scurissimo.
Portava anche una fine cavigliera indiana a sinistra.
La vista delle estremità di Xavier, mi portarono una strana eccitazione e non potei fare a meno di guardarli a più riprese.
Ad un tratto mi chiese:”ti piacciono” –“certo moltissimo” risposi – “ne vado molto fiero” disse lui – ed io:” me li faresti toccare … massaggiare..”- ”certo” rispose: “adoro i massaggi ai piedi” e distendendo la schiena su un cuscino, mi porse i suoi piedi. Iniziai a massaggiarli dolcemente, a tratti con una certa forza per sciogliere la stanchezza, Xavier sembrava gradire moltissimo e ad occhi socchiusi mi chiedeva di non fermarmi con un filo di voce. Sofia mi porse un flacone di olio profumato ed io potei migliorare la mia prestazione con evidente soddisfazione di Xavier che nel frattempo, slacciatisi i pantaloni, mi chiedeva di sfilarglieli. Lo feci e rimase, quindi, con la sola camicia e dei calzoncini in lycra neri attillati.
Estesi, quindi, il massaggio alle sue splendide gambe lisce ed affusolate.
D’un tratto Sofia si alzò in piedi sbottonò il vestito dietro il collo e lo lascio scivolare giù fino ai piedi, rimanendo coperta di un ridottissimo perizoma di pizzo nero.
Il suo fisico mi colpì non poco, aveva delle grosse tette sode e dure, la pancia tonica ed la gambe lunghe e muscolose, complimenti al chirurgo pensai tra me e me guardandola ammirato.
Si mise dietro di me e mi disse:” spogliati anche tu voglio massaggiarti”. Interruppi il massaggio, mi alzai e mi spogliai completamente gettando gli indumenti lontano da noi, perché non potessero darci fastidio e ripresi il massaggio ai piedi di Xavier.
Sentii un piacevole refrigerio sul dorso.. era Sofia che mi metteva un’unguento speciale. Con la coda dell’occhio la vidi indossare dei ditali d’argento, snodati, di evidente fattura indiana, lunghi quanto tutte le dita, con alla fine delle affilate “unghie“ di metallo di diverso spessore e, rispondendo al mio sguardo quasi impaurito, mi disse ”…sshh … distenditi e fidati”. Interruppi il massaggio di Xavier, eseguii l’ordine, e Sofia inizio il suo. Iniziò a spargermi l’unguento per tutta la schiena ed i glutei, spalmandolo con il dorso delle mani. Inizio così un massaggio che partì dalla nuca e lungo tutta la schiena, arrivò fino ai glutei ed i coglioni.
Mi stava facendo impazzire era bravissima sapeva dosare con abilità la forza di quelle lame con leggeri graffi e pizzichi, ad un certo punto mi chiese di girarmi. Cambiai prontamente posizione e misi subito in evidenza il mio cazzo durissimo.
Iniziò cosi la tortura dei miei capezzoli per poi passare al cazzo durissimo.
Muoveva su e giù, con movimenti lentissimi, la pelle della mia asta, un’unghia d’argento adagiata alla base, praticamente sopra i coglioni, teneva la pelle in tensione, le unghie metalliche dell’altra mano, con movimenti impercettibili, provvedevano a tendere ulteriormente la pelle dell’asta, mente la capella era diventata durissima lucida e scura ed il filetto era ai limiti della rottura. Avevo perso ogni freno, ad un certo punto, stravolto e sudato, la implorai di farmi sborrare.
Smise immediatamente, minacciando che mi avrebbe ammanettato se avessi provato a segarmi.
Nel frattempo, Xavier, che era rimasto con le mutandine indosso, si gustava la scena, visibilmente turbato dall’eccitazione.
Sofia mi ordinò di levargli i piccoli boxer, io eseguii e rimasi esterrefatto.
Xavier, contrariamente alle logiche aspettative, non aveva il cazzo, aveva una piccola e deliziosa fichetta completamente implume.
Rimasi di Sasso e guardai Sofia. Lei imperturbabile disse:” beh che c’è di strano, quando ad un uomo viene offerta una fica, lui che fa?...”Capii e perplesso iniziai a studiare la strana preda che mi si presentava iniziai ad annusarla, toccarla, Xavier stava lì a cosce aperte con gli occhi semichiusi.
Presi coraggio e con le dita allagai le labbra della vulva di Xavier, era perfetta aveva tutto, iniziai a studiarla con i polpastrelli dell’indice e del medio, era bagnata, ne raccolsi l’umore e … e … l’assaggiai, portando la punta delle dita alla lingua, l’annusai … mmm .. dolcissima e d’impeto vi tuffai la lingua, in un bacio vorticoso.
Xavier, con entrambe le mani, avvinghiò il cuscino che stava dietro la sua testa e cominciò a godere, ansimando e dimenando vistosamente il bacino.
Mmmm la fica di Xavier aveva un sapore inebriante, solleticavo il suo clito strofinandolo tra la labbra e con la punta della lingua provocandogli un godimento intenso. L’uomo gemeva come una troietta in calore.
Nel frattempo Sofia iniziò ad occuparsi del mio buco del culo con la lingua.
Godevo da impazzire per quel trattamento, la lingua di Sofia, abilissima, entrava ed usciva sapientemente nel mio orifizio facendosi strada tra le crespe di pelle, iniziò poi a sditalinarmi con le dita, una, duee, tree, muovendole su e giù ritmicamente ed incitandomi a scopare Xavier. Prima di farlo volli assaggiare la fica di Sofia, alla quale chiesi di distendesi con la schiena su tappeto e le gambe larghe. Inizia a leccarla con energia e lei, in preda al godimento più sfrenato, iniziò ad inarcare la schiena, urlando di non smettere.
Preso dalla lussuria mi dimenticai di Xavier ed infilai il cazzo nella fica di Sofia, iniziando a scoparla con forza.
La troia mi teneva avvinghiato con le braccia dimenando il bacino, tenendo le unghie conficcate nella mia schiena. Ciò mi procurò un immenso godimento misto a dolore ed in poco tempo sborrai dentro di lei insultandola e sbattendo con sempre maggior violenza il mio corpo al suo con l’intento di restituirle il dolore infertomi.
Non feci altro, invece, che aumentarne il godimento e le sue urla di piacere, mentre sentivo il suo corpo dimenarsi sotto i miei colpi furibondi.
Terminato di scaricare la sborra nel corpo di Sofia, Infilai il cazzo ancora sporco e grondante nella bocca di Xavier il quale iniziò a succhiarlo avidamente emettendo dei gemiti di goduria.
Ripresi vigore in men che non si dica ed ordinai a Xavier di sdraiarsi a cosce aperte per accogliere il mio cazzo.
Afferrai le sue cosce, mettendo le sue gambe sulle mie spalle ed gl’infilai il cazzo nel culo senza preliminari. Comincia da subito a cavalcarlo con brutalità, senza riguardo, scopavo unicamente pensando a me stesso, la precedente scopata con Sofia mi aveva donato una resistenza inconsueta, e continuavo a infierire i miei affondi via via, con maggior forza. Xavier aveva il viso contratto dalla goduria, ansimava e m’implorava di dargli la lingua, cosa che feci, legandomi a lui in interminabili baci con scambio reciproco di abbondante saliva.
Sborrai dopo circa mezz’ora di martellamento forsennato e continuo, nel culo di Xavier, il quale, essendo venuto a sua volta, già da un po’, a tratti m’implorava di venire, per terminare il suo supplizio.
Venni tra quelle suppliche, che non fecero altro che aumentare la mia eccitazione e conseguente il mio impeto finale.
Ci rilassammo bevendo un te tutti insieme.
D’un tratto, incuriosito, chiesi a Xavier spiegazioni della sua deliziosa fichetta.
Disse che l’aveva realizzata da tempo, sognava di diventare donna, ma ragioni di carriera e di ruolo, non glielo avevano permesso fino in fondo.
Aveva fatto l’operazione a Casablanca qualche anno prima, dopo essersi separato dalla moglie e, da allora aveva vissuto questa condizione di ambiguità.
Avrebbe voluto due grandi tette e, forse, avrebbe fatto il grande passo una volta in pensione. Comunque così, era già molto contento di poter esprimere la propria femminilità.
Sofia propose di andare a ritemprarci in un bagno turco e noi accettammo di buon grado. Ci rivestimmo ed uscimmo allegramente per strada.
Fine

Continua












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