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Viaggio d'affari a Madrid - ep. 5


di granbear
18.03.2016    |    3.306    |    1 6.8
"Entrammo in un centro estetico di sua fiducia, molto riservato e poco frequentato, Sofia era un maestro a vincere gli indugi, quando voleva ottenere..."
Il regalo.
Verso le ore 12 del sabato successivo, quindi, praticamente appena alzato, ricevetti un sms da Sofia “ appuntamento al caffè “Panama” ore …. Non tardare, mi raccomando, …. poi … se ti va, mi piacerebbe fare shopping”.
Mi preparai e, dopo un leggero pasto, mi presentai puntuale all’appuntamento.
Sofia era già lì e.., dopo qualche bicchiere di vino ghiacciato, iniziammo il nostro giro per i negozi. Ad un certo punto entrammo in un costoso negozio di scarpe posto all’interno di un elegante centro commerciale ed iniziammo a curiosare per il reparto donna. Sofia da grande appassionata, iniziò a provare un numero pazzesco di scarpe d’ogni genere. Ad un tratto prese un paio di sandali rossi, tacco 13, a spillo, allacciati alla caviglia da un fine cinturino e disse “potresti misurarle … dovrebbero essere della tua misura … hai un bel piede … sicuramente ti donano”, strizzo l’occhio e m’indicò uno sgabello di fronte a lei, la commessa nel frattempo si era allontanata.
Mi sedetti lesto e furtivo e mi tolsi mocassini e calze, tirando su i pantaloni fino l ginocchio ed indossando i gambaletti in nailon velatissimi che Sofia mi aveva porto.
Ero fortemente eccitato dalla situazione e, soprattutto, dal pericolo che di li a poco la commessa sarebbe potuta ritornare all’improvviso. Indossai i sandali, con non poca difficoltà e, una volta in piedi, con un equilibrio un po’ precario mi girai su me stesso, secondo quanto mi aveva chiesto Sofia.
“Stai molto bene …”, disse Sofia, “ te ne farò dono ..mi piacerebbe che ti dedicassi ad imparare a camminarci su bene” ..”sarebbe carino, non trovi”.
Io imbarazzato, lì per lì non risposi e mi sedetti, togliendo i sandali ed i gambaletti, appena in tempo prima dell’arrivo della commessa, che mi notò, tuttavia, scalzo e con i pantaloni al ginocchio.
Mi giustificai imbarazzato, adducendo un fantomatico, quanto improbabile dolore ai piedi, anche se la commessa non mostrò alcun interesse per la cosa.
Andammo alla cassa e Sofia acquistò, tra una montagna di scarpe per lei, anche il dono destinato a me.
Usciti dal negozio mi propose “bè fatto trenta … mi piacerebbe .. ma no dai ..forse è chiedere troppo..” –“cosa?”- dissi io - “dimmi pure “ – “ti andrebbe di fare la pedicure e depilare piedi e polpacci?”. Rimasi perplesso, ma accettai.
Entrammo in un centro estetico di sua fiducia, molto riservato e poco frequentato, Sofia era un maestro a vincere gli indugi, quando voleva ottenere qualcosa senza creare imbarazzo.
Entrammo in uno studio al primo piano di una palazzina, aprì un ragazzo molto effeminato e ci fece accomodare all’interno di un comodo box. Ero tranquillo perché in quel frangente potevo fare la figura del semplice accompagnatore.
Dopo poco fummo raggiunti nel box da una trans di colore, alta e snella e con i capelli a treccine raccolti a coda, vestita con un ridotto camicie bianco. Sofia spiegò le nostre necessità e lei, sorridendo gentilmente mi chiese di togliermi i pantaloni e le scarpe e prendere posto su un lettino.
Con pochi strappi rimasi con piedi e polpacci completamente implumi e lucidi per l’unguento, che l’estetista mi aveva cosparso.
Feci un pediluvio tiepido per ammorbidire le estremità , successivamente, iniziò la pedicure e dopo pochi minuti, avevo i piedi perfettamente curati e morbidi.
Tra i prodotti in esposizione, Sofia ne scelse uno e lo porse all’estetista e, in men che non si dica, avevo le unghie smaltate di un elegante rosso scuro.
Sofia a questo punto m’invito a provare nuovamente i sandali.
Stavano benissimo ne fui entusiasta, Sofia e l’estetista mi guardavano compiaciute per il nuovo look dei miei piedi.
L’estetista, con il benestare di Sofia, m’invitò a sdraiarmi nuovamente sul lettino.
Lo feci senza obiettare e, dopo poco, mi aveva depilato gambe, glutei e parti intime, lasciando, unicamente, un piccolo ciuffo triangolare di peli sopra il cazzo.
“Ora sei mezzo e mezzo, sei contento?” io giravo e rigiravo, un po’ incerto, sui tacchi vertiginosi, compiaciuto dai complimenti delle due che, nel frattempo, avevano iniziato ad accarezzarmi lascive, le cosce diventate lisce.
La trans si tolse il camicie e mise in mostra il suo cazzo enorme, Sofia, spogliatasi nel frattempo, volle provarlo subito sdraiandosi a cosce aperte sul lettino. La trans le fu sopra ed iniziò a martellarla con forza, come solo i neri sanno fare. Io eccitato dalla scena e dall’insieme dei tacchi a spillo, dello smalto e delle gambe lisce, mi accarezzavo da solo, provando un forte turbamento.
La trans chiamò il suo assistente ed io, obbligatolo a spogliarsi, lo obbligai a piegarsi alle mie voglie. Lo inculavo con veemenza eccitato dalla mia immagine riflessa nello specchio, io depilato sui tacchi a spillo e lui piegato in avanti sotto i miei affondi.
Venni dopo pochi minuti, incurante del mio inculato, usandolo come una mano per una sega. Sofia, invece, continuava a godere sudata sotto i colpi del trans, che gli venne dentro da li a poco.
Dopo esserci rimessi in ordine, Sofia mi riaccompagnò in albergo, raccomandandomi di fare pratica con il nuovo regalo.
Appena arrivato in stanza mi levai subito pantaloni e scarpe, tenendo solo la camicia ed, indossati i sandali, inizia ad andare su e giù per far pratica, in atteggiamenti via, via più disinvolti.
Ogni sera, rientrato dal lavoro, iniziavo la mia pratica di “modella” diventando ogni giorno più esperto.
Arrivato al venerdì, camminavo già spedito e sicuro. L’unica nota stonata, era la parte superiore del mio corpo, in particolare il petto e le braccia, ancora coperti di peli.
Con decisione ferma, guardandomi allo specchio, decisi di porre immediatamente rimedio alla situazione, recandomi dall’estetista.
Telefonai: e la Brasiliana mi diede appuntamento da li ad un’ora.
Mi preparai ed andai impaziente, potando con me gli ormai inseparabili sandali rossi, tacco 13.
Ivi giunto, la trans, che mi disse chiamarsi Evita, mi accolse con grande gentilezza ed invitandomi a spogliarmi per prendere posto nel solito lettino.
Iniziò a spargermi la cera calda su tutte le zone ancora da trattare, procedendo con maestria agli strappi di rito. In breve avevo il torace e la braccia completamente lisci e depilati. Evita me li aveva cosparsi di una crema rinfrescante che mi procurava un piacevole sollievo.
Non contenta, la Brasiliana, armata di un piccolo rasoio elettrico ed un paio di pinzette, mise mano alle mie sopraciglia che in breve diventarono perfettamente definite e regolari. Fui un po’ allarmato da quell’intervento, pensando che potesse darmi un aspetto equivoco, ma il risultato mi rassicurò. Avevo delle sopraciglia assolutamente ordinate e naturali che non lasciavano trasparire alcunché di sospetto.
Contento andai via, non prima di aver pagato il conto e ripagato Evita con un lungo ed appassionato bocchino che ebbe fine con una violenta sborrata che non riuscii a contenere tutta in bocca ed andò a finire sul mio viso impiastricciandomi tutto.
Evita, ripresasi dall’orgasmo, mi fece dono anche di uno smalto, due rossetti, e di tutto l’occorrente per il trucco, che però volli pagare a tutti i costi.
Rivestitomi, andai via, con tacchi e trucchi in borsa.
Decisi di fare rientro in hotel, con l’intenzione, di comunicare li a poco la novità a Sofia. Mi incamminai a piedi per una lunga via piena di negozi iniziando a guardare qua e la le vetrine. Mi fermai di fronte ad un grande negozio d’intimo femminile le cui vetrine erano un tripudio di lingerie d’ogni tipo e colore e fui tentato di entrarvi.
Iniziai a studiare il negozio dall’esterno, le commesse tutte giovani sulla ventina, m’incutevano una soggezione pazzesca, quasi sapessero il motivo del mio acquisto.
Presi coraggio ed entrai spedito.
Mi venne incontro una ragazza sorridente, gentile e molto bella che immediatamente mi chiese cosa mi occorresse. Io, cercando di celare il mio imbarazzo, comunicai l’esigenza di acquistare un regalo per mia moglie e, conseguentemente di avere bisogno di aiuto.
Con fare professionale mi disse che non c’era problema e mi accompagnò in una parte del negozio destinata alla vendita.
Caddi dalle nuvole quando la signorina mi chiese la taglia che mi serviva ed io quasi balbettando risposi “ma..veramente non saprei … alta più o meno così, seno così, ad un certo punto stavo per scappar via quando mi venne l’idea di chiamare Sofia al telefono. Con la commessa di fronte, spiegai a Sofia la situazione e chiesi la “sua” (mia) taglia per quel genere d’articolo, prontamente, facendo le debite detrazioni dalla mia da uomo, rispose 42, “togli sempre tre taglie dalla tua … fammi sapere mi raccomando..ciao”. Chiusi la comunicazione e dissi la taglia alla commessa che sicuramente pensò che ero sposato con una cosiddetta taglia forte.
In men che non si dica acquistai due perizoma, due coulotte e, chissà perché due reggiseni di piccolissima taglia ed anche due guepiere molto sexy, entrambe di pizzo nero.
Pagai il conto ed uscii soddisfatto con le mie buste.
Preso l’abbrivio, entrai in un negozio di calze poco lontano e, con lo stesso stratagemma entrai in un altro negozio, in cui acquistai un paio di autoreggenti velatissime, un paio simili con la riga ed un paio di calze a rete a maglia stretta, tutte rigorosamente nere.
Andai in un bar a telefonare a Sofia, la quale mi raggiunse prontamente in preda alla curiosità per quello che stavo combinando.
Mi propose di proseguire subito il giro dei negozi ed andammo in una specie di negozio di bigiotteria che aveva al suo interno uno spazio riservato alle parrucche. Andò dritta dalla commessa e dopo un paio di prove e confronti, ne scelse una nera, lunga con il capello leggermente ondulato. Torno e con aria sorniona mi disse “il mio secondo regalo …. ora ti manca solo un bel vestitino ….. ma provvediamo subito”. Uscimmo e ci dirigemmo subito a cercare un negozio d’abbigliamento adatto.
Entrammo nello stesso negozio dove qualche giorno prima avevamo preso l’abitino di Sofia, la commessa della mancia ci riconobbe subito e ci venne incontro sorridente.
Sofia ricambiò il saluto affabilmente e la ragazza chiese “in cosa posso esserle utile senòra?” Sofia con grande faccia tosta chiese “vorrei qualcosa di carino e provocante, del genere del vestitino che ho preso qui l’altro giorno, da regalare al mio amico, per una festa trasgressiva” e aggiunse “mi raccomando taglia 42, con preferenza per i colori scuri”, io a quel punto diventai di tutti i colori dell’arcobaleno ed ebbi l’istinto di scappare, non potendo far altro fissai per terra. La commessa abbozzò un mezzo sorriso d’intesa ed un occhiolino a Sofia, indicandoci il solito salottino e dicendoci di attenderla lì, che sarebbe arrivata da li a poco con i capi da provare.
Entrati nel camerino, Sofia colta dall’impazienza iniziò a levarmi i vestiti, in breve fui completamente nudo, mi porse il perizoma, autoreggenti, i sandali e li indossai.
Mi stavo ammirando il didietro allo specchio quando entrò la commessa, io arrossii cercando di sottrarmi al suo sguardo nascondendomi dietro una tenda. Sofia la invitò a restare e lei, per niente imbarazzata, accettò volentieri, cominciando a mostrare i capi che aveva portato. Indossai per primo il vestitino simile a quello di Sofia, non ero niente male, i sandali mi accentuavano lo stacco di gambe, che depilate e oliate, mi faceva sembrare una gran fica. Per secondo indossai una tutina in maglina verde anni ’70, schiena e braccia nude, la mia figura esile veniva esaltata e l’effetto della maglina mi faceva un gran bel culo, come terza mise provai una gonnellina scozzese cortissima abbinata ad una camicetta bianca molto attillata, per questa dissi “ci vorrebbero degli stivaloni al ginocchio”, le donne approvarono annuendo col capo. Sofia, posta alle spalle della commessa aveva iniziato ad accarezzarle le spalle con le unghie. La ragazza l’assecondava ondeggiando il busto. D’un tratto Sofia avvicinò la bocca alla nuca della ragazza sussurrando ”..compriamo tutto tesoro ..”, finita la frase le avvinghiò l’orecchio in un voluttuoso bacio di lingua che la commessa, socchiudendo gli occhi, sembrò gradire moltissimo. Poi sollevatale la maglia, iniziò a strizzarle e pizzicarle le tette, provocandole numerosi sussulti e mugolii di dolore misto a piacere. Era riuscita a conquistarle la bocca ed avidamente vi faceva roteare la lingua all’interno mordicchiandole le labbra.
Una voce dall’esterno le fece fermare “ tutto bene? Serve altro?” era la direttrice che, evidentemente, era preoccupata di aver lasciato una cliente così facoltosa nella mani di una commessa evidentemente poco esperta.
La direttrice, infatti, aveva notato le taglie dei vestiti evidentemente troppo grandi per Sofia ed aveva pensato ad un grossolano errore della commessa.
Sofia per evitare sospetti, mandò fuori la commessa con i vestiti, ringraziando la direttrice attraverso la porta. Io mi rivestii e quando fui pronto, andai alla cassa insieme a Sofia.
Questa, con grande scaltrezza, porgendo la sua prestigiosa carta di credito alla direttrice senza nemmeno chiedere il conto per formalizzare il pagamento, iniziò a lodare le capacità, la cortesia e la professionalità della ragazza, chiedendo, per il futuro, di essere servita sempre da lei.
Chiese infine, allungando un centone per il disturbo, (che la direttrice si affrettò prontamente ed astutamente a rifiutare in segno di rispetto), che la stessa ragazza, dato che mancava poco alla chiusura, provvedesse, usufruendo di un taxi, a portare immediatamente tutte le buste a casa di Sofia.
La direttrice diede immediatamente disposizioni in tal senso alla ragazza, che accolse di buon grado l’ordine prendendo le buste.
Sofia scrisse il suo indirizzo in un biglietto e lo porse con disinvoltura, unitamente alla banconota precedentemente rifiutata dalla direttrice, alla ragazza.
Uscimmo dal negozio e ci affrettammo a prendere un taxi per precedere la commessa a casa di Sofia.
Fine

Continua











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