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Viaggio in Thailandia


di Membro VIP di Annunci69.it Ulissex
22.01.2025    |    5.178    |    3 9.8
"Sentiva le appiccicose delizie dei suoi umori mescolarsi con quelle dell’olio da massaggio e dello sperma che a gocce fuoriusciva dalla cappella del suo katoey..."
Camilla aveva conosciuto Roberta in quella serata così insolita nella villa con Giovanni, e subito erano diventate molto amiche. Roberta aveva 43 anni, era un po’ più grande di lei che ne aveva 33, tuttavia era ancora una bella donna. Era alta e magra, con un corpo ben formato che metteva in risalto le dolci curve del fondoschiena e del seno. Si curava molto: estetista, parrucchiera; ma soprattutto faceva tanto sport: palestra, nuoto, jogging. Aveva i capelli biondi e gli occhi chiarissimi, di un colore indefinito tra il verde ed il blu, con scagliette di grigio nella pupilla.

Era amministratrice di una media azienda del varesotto, Una seteria che aveva ereditato dai genitori che erano morti entrambi in un brutto incidente d’auto quando lei aveva soltanto 28 anni. Nonostante la tragedia non si era fatta sopraffare dalla situazione. Aveva afferrato per i capelli la sua vita, che rischiava di naufragare, e deciso di prendere il comando dell’azienda. In pochi anni ci era riuscita, trasformandola da microimpresa familiare a media impresa di successo, che lavorava il prezioso tessuto per tantissime grandi case di abbigliamento.

Era stata sposata ma il matrimonio non era riuscito. Troppo forte il suo carattere e troppo abituata al comando, alla gestione degli altri per poter resistere al tranquillo ménage con un uomo non all’altezza. D’altronde il forte impegno nel lavoro non le lasciava molto tempo, e allora si era abituata a organizzare delle serate che lei chiamava “trasgressive” con uomini e ragazze di suo gradimento.

Camilla era diventata da subito una delle sue favorite. Roberta le diceva che le piaceva per quella certa sua aria di finta innocenza, ma anche per la dedizione totale a compiacerne le sue sempre nuove fantasie. Roberta osservava che nel godere Camilla riusciva a perdere completamente il senso di quanto le stava succedendo, e questo la rendeva particolarmente eccitante. Una nouvelle Justine con cui poteva coltivare i dolci piaceri dell’erotismo saffico.

Camilla si rendeva conto che Roberta le sapeva leggere la mente, così come Giovanni. Quella strana sensazione un po’ la disturbava ma in fondo la intrigava. Nell’intimità del sesso le piaceva assumere un ruolo di complice sottomissione, per assecondare i desideri di Roberta e del suo uomo, che invece preferivano assumere un ruolo-guida nei suoi confronti.

Giovanni all’inizio aveva assecondato quella loro intimità, forse un po’ egoisticamente, traendone il suo personale vantaggio di potersi divertire con entrambe. Dopo un po’, tuttavia, aveva capito che tra le due ragazze si era stabilita un’intesa molto forte, che disturbava la sua posizione di maschio dominante. Aveva notato la tendenza della sua Camilla ad assecondare Roberta e a farsi guidare da lei, e qualche volta lasciava trapelare un lieve fastidio; nulla più che qualche piccola ripicca, che faceva sorridere ed inorgoglire la ragazza.

Camilla era contenta di essere importante per quell’uomo così interessante, e del resto l’amicizia con Roberta non era nulla di più che un capriccio, un’amicizia erotica. Era sempre stata eterosessuale, e la sua bisessualità non era mai stata per lei più di un gioco, una pura ricerca del piacere senza complicazioni affettive.

Un giorno Roberta le telefonò presto al mattino: “Vuoi venire con me in Thailandia. A Bangkok?”.
Per un attimo rimase in silenzio, aspettando una reazione da Camilla, poi visto che questa taceva continuò: “Ci devo andare per affari. Mi piacerebbe che tu mi accompagnassi. Potremmo unire a qualche giorno di lavoro una breve vacanza”

Camilla era rimasta a bocca aperta. Quella strana richiesta le era giunta completamente inaspettata, non sapeva cosa rispondere. Biascicò un banalissimo“non so ci devo pensare”.

Chiudendo la comunicazione si disse: “Che strana coincidenza” Roberta aveva un’attività in Thailandia, proprio nella città in cui aveva vissuto le sue prime avventure erotiche con Giovanni.

Spinta dalla curiosità la sua resistenza non durò a lungo. Il ricordo della sua iniziazione lesbo vissuta in quel paese la fece decidere in poche ore. La magia di quei dolci massaggi e la possibilità di riviverli in qualche voluttuosa serata con Roberta non le lasciò dubbi. Il pomeriggio stesso la richiamò, e dopo appena tre giorni si ritrovò su di un volo per Bangkok, viaggiando, per la prima volta nella sua vita, in business class.

Poco importava se Giovanni non fosse del tutto entusiasta della sua partenza. Nel salutarla sul suo volto era comparso un piccolo broncio di gelosia. Un po’ perché sapeva che la vacanza avrebbe avuto risvolti erotici tra lei e Roberta, ma soprattutto invidioso di non poter giocare con le due donne insieme.

Roberta a Bangkok aveva una casa. La sua base, il suo nido in cui si recava quando andava lì per acquistare sete e tessuti. Era un’abitazione particolarissima e bellissima. Lei la chiamava la casa della tartaruga. Anni prima ci aveva vissuto nientedimeno che Tiziano Terzani, il mitico corrispondente per “Der Spiegel”. Camilla aveva letto alcuni suoi libri e non poteva mai immaginare che Roberta avesse acquistato proprio la sua casa.

Era una piccola oasi di legno immersa in un angolo semi-nascosto di giungla tropicale nel pieno centro di Bangkok. Stranamente sopravvissuta all’orgia di cemento e traffico che tumultuosamente aveva travolto l’intera città. Era tutta un intrecciarsi di travi ed assi antiche di Teak. Nel centro del salone si apriva una grande finestra con un ballatoio che dava su di un laghetto con una fontana. Tutto intorno ad essa fiori tropicali e banyani e altre piante che Camilla non sapeva riconoscere.
“Nel laghetto è vissuta una tartaruga centenaria”, le spiegò Roberta. Terzani si rifugiava in quell’oasi di pace tra un viaggio e l’altro nelle varie zone di guerra che negli anni 70 infuriavano nel Sud-Est asiatico.

Arrivarono all’alba ma Roberta non ebbe tempo di riposarsi. Si cambiò velocemente per via di alcuni appuntamenti che aveva già fissato lasciando Camilla a godersi la sua casa. Le disse che la sera avrebbero cenato in casa insieme a due sue amiche tailandesi. La serata si preannunciava particolarmente eccitante. Camilla era sicura che appena arrivata Roberta avrebbe voluto divertirsi dando sfogo ad una delle sue indecenti ma terribilmente intriganti fantasie.

Dopo aver riposato un po’ Camilla andò in piscina e poi uscì per visitare la città. Camminò lungo la Sukhumvit guardando distrattamente il traffico caotico di quell’arteria così congestionata. Sopraffatta dal caldo e dallo smog decise di entrare all’Emporium, il grande magazzino “snob” della città e si sedette al bar del Mandarin Oriental a bere il tè del pomeriggio.
La sera arrivò presto, in Thailandia si cena non appena fa buio. In realtà le due ragazze non arrivarono in tempo per mangiare con loro, Roberta le disse che le avrebbero raggiunte subito dopo. Cenarono così lei e la donna, sul ballatoio davanti al laghetto, bevendo più di un bicchiere di fresco prosecco. Erano entrambe euforiche. La stanchezza era passata, ridevano in modo più rumoroso del solito.

Dopo cena, Roberta la condusse nella stanza all’ultimo piano che lei non aveva ancora visitato. Era una camera arredata con un grande letto a baldacchino e due poltrone di seta fucsia. La stanza aveva una particolare predisposizione, che lei già conosceva. Quella del loro primo incontro nella villa sul lago.

Al capo del letto però c’era un grande specchio con una sontuosa cornice dorata che nella casa sul lago non c’era. Questo permetteva a chi sedeva nella poltrona di vedere cosa stesse succedendo. Sicuramente era una forma di raffinata perversione ideata dall’amica.

Nella stanza una bella ragazza tailandese l’aspettava. Era particolarmente alta e ben fatta. Aveva seni abbastanza grandi e sporgenti e gambe lunghissime, leggermente muscolose, come se praticasse oppure avesse praticato qualche sport. Vestiva un abito da sera con uno spacco altissimo, che arrivava quasi fino all’inguine. Indossava scarpe nere, con tacchi alti che la rendevano ancora più slanciata.

La ragazza la prese per mano e la condusse dietro un paravento, senza guardarla negli occhi, come spesso fanno le ragazze orientali. C’era in lei però qualcosa di strano, era troppo alta e slanciata, troppo formosa per essere una ragazza tailandese. Probabilmente era nata da un matrimonio misto, ed il seno così abbondante era stato ritoccato.
Guardò la donna mentre iniziava a spogliarsi, da sopra il paravento e lentamente iniziò a capire. Doveva essere un transessuale, un katoey. Era elegante e femminile come una ragazza, non era sguaiato o volutamente esagerato. Dolce e mite come una giovane tailandese, sembrava imbarazzato ad aspettarla, anche se sicuramente non era nuovo a ruoli di questo tipo.

Camilla immaginava che avrebbe ancora abbassato lo sguardo quando lei fosse uscita da dietro il paravento a mostrare la sua nudità frontale. Si spogliò velocemente, curiosa di scoprire cosa sarebbe successo. Rimase soltanto con le mutandine, ed uscì allo scoperto camminando lentamente verso di lui/lei.
Il Katoey le prese ancora dolcemente la mano e la fece avvicinare al letto.
“Come ti chiami?” le chiese in inglese.
“Mi chiamo Camilla. E tu?”
“Mi chiamo Surawat, ma tutti mi chiamano Ann2
“Piacere di conoscerti”

Immaginando quello che si aspettava da lei, Camilla si adagiò al centro del letto, con il dorso sulle lenzuola. Questa volta però il gioco era diverso, infatti, Ann le disse:
“Mettiti sulla pancia, per favore”, sempre in inglese
Un po’ sorpresa e un po’ imbarazzata, non sapeva come comportarsi
“Non ti preoccupare, Khun Roberta arriverà subito”

“Khun è l’attributo thailandese per ‘madame”’ pensò Camilla che l’aveva sentito da Roberta. “La trattano con una certa riverenza, sicuramente sono coscienti della sua posizione sociale”
Senza fare commenti decise di ubbidire, e di farsi trovare pronta per il giochetto che Roberta aveva pensato per quella serata. Si girò a pancia in giù mostrando le sue natiche sode e lisce alla bella sconosciuta. Lei questa volta alzò gli occhi e la guardò, muovendo lo sguardo dall’alto in basso. Prima i capelli, biondi, poi la schiena. Infine, si soffermò sulle natiche. “Probabilmente non era operata e il suo membro stava dando segni di risveglio” Pensò Camilla sorridendo

In Thailandia, così come in altri paesi orientali, il modello di riferimento per la bellezza, sia maschile che femminile è quello occidentale. Le ragazze tailandesi normalmente non sono molto formate, il loro fondoschiena non si mostra sporgente e impudico come quello di una ragazza Europea o Americana. Per questo esse ammirano le curve femminili occidentali, invidiose di poter avere quelle belle natiche seducenti e quei seni floridi. Camilla incarnava perfettamente quel modello di bellezza, con la languida prosperosità del suo seno, la lunghezza delle sue belle gambe e la morbida sporgenza delle forme del suo fondo schiena

Ann/Surawat continuava a guardarla con concupiscenza e ovviamente quella cosa la imbarazzava un po’. Non era certo la prima volta che si metteva in mostra da tergo, tuttavia, il fatto di essere guardata con desiderio da un Lady-boy le faceva provare una sensazione nuova. Il sorriso malizioso di prima si tramutò in un lieve rossore che le colorò al viso, per il brevissimo spazio di un momento.

La ragazza le prese il braccio e le pose un morbido laccio di seta al polso, in modo che lei non potesse liberarsi. La stessa cosa fece poi con l’altro braccio, vincolando entrambi con fermezza alla spalliera del letto. Andò poi alle sue spalle, e lì si fermò per qualche secondo, probabilmente scivolando ancora con lo sguardo sulle sue forme. Le allargò le gambe e fissò ad entrambe le caviglie i soliti lacci di seta. Camilla era quindi immobilizzata, con il sedere all’aria e le gambe aperte.

In quella posizione si sentiva ancor più oscenamente indifesa agli sguardi di Ann. Il rotondo e roseo fiorellino del suo culetto e quello più petaloso e scuro della sua vagina si mostravano impudicamente al desiderio di quella ragazza/uomo. Immaginò che Roberta volesse farla possedere da lui/lei, e un brivido di desiderio la percorse. Vedeva nello specchio che Ann continuava a fissarla proprio lì, e non capiva se lo facesse con la parte femminile o con quella maschile della sua mente.

Conoscendo la passione di Roberta per il sesso anale, Camilla cominciò a dubitare che la cerimonia prevedesse la sua sodomizzazione. Era impaurita ed attratta da questo pensiero, curiosa di scoprire come questa sarebbe avvenuta, chi sarebbe stato e come l’avrebbe fatto. A volte Roberta l’aveva posseduta con uno strap-on ma quella sera la presenza del Katoey non operato forse voleva dire che la sua amica potesse avere altre idee. Le piaceva comunque sentirsi il giocattolo erotico di Roberta e voleva assecondarla in tutto.

Ann andò poi dietro il paravento, per spogliarsi. In quel momento la porta si aprì. Entrarono Roberta con un'altra ragazza, anche lei simile ad Ann. Quasi sicuramente un altro/a Katoey.
Roberta si avvicinò a Camilla e la salutò con una provocazione:
“tutto bene? “disse in italiano, con un sorriso più che malizioso. “ti piace Ann ?”
Poi senza aspettare la sua risposta continuò
“E’ la figlia di un ricco personaggio, molto conosciuto qui in Thailandia. Un uomo importante che possiede diverse catene di negozi. La sua sessualità è un po’ confusa. Come puoi immaginare non sa bene a che parte stare. Non ne vuole sapere di vivere insieme al padre, e gestisce la sua autonomia facendosi mantenere da uomini facoltosi, più grandi di lei”
“Cosa diavolo hai in mente?” Chiese Camilla con un tono malizioso.

Roberta le fece l’occhiolino e continuò per la sua strada:
“Adesso ci mettiamo tutti un più liberi. Come hai già capito entrambe le ragazze sono transessuali. La mia si chiama Tuk. È molto timida. Non è la prima volta che gioco con loro, non ti preoccupare, sono amiche”
Si mosse per andare dietro un paravento, mentre Ann e la nuova venuta si cambiavano dietro l’altro paravento. In breve tempo tutte e tre ricomparvero, completamente nude.

Ann e Tuk erano decisamente belle. Avevano rotondità morbide, quasi femminile. La muscolosità dei loro corpi si notava soltanto ad uno sguardo attento, non era troppo evidente, anzi era armoniosamente combinata con le loro forme slanciate.
Entrambe avevano ancora il pene, non erano operate. Erano due cazzi simili, non grandi, come si immaginava potesse essere quelli degli orientali. Erano circoncisi, il pube era completamente glabro, leggermente depilato Camilla immaginava che fossero così lisci in modo naturale, per via della loro etnia orientale

Roberta si mise sulla poltrona ai piedi del letto e si pose con le gambe larghe. Camilla poteva vedere la sua immagine riflessa nello specchio, e allora ebbe la conferma che lo specchio serviva anche a chi si trovava supino a letto, a godersi lo spettacolo che si svolgeva sulle poltrone

“Che porcellina” pensò. “E’ veramente birichina… molto birichina…”

Roberta chiese poi in inglese ad Ann di cominciare a massaggiare Camilla e si mise ad osservare la scena. Aveva gli occhi lucidi, sembrava visibilmente eccitata, probabilmente aveva bevuto un altro bicchiere di prosecco. Nel soggiorno insieme a Tuk

Tuk a sua volta si mise alle sue spalle ed iniziò a massaggiarle il collo e la schiena sulla poltrona, mentre Ann si occupava di cospargere Camilla con essenze di olio profumato.

Dolcemente il massaggio iniziò. Lei poteva vedere nello specchio che il membro di Ann si stava piano indurendo, seguendo il progredire del massaggio.

Roberta prese allora un lungo nastro di seta e lo porse a Tuk. Lei lo cosparse di gel trasparente, il cui profumo arrivò fino alle narici di Camilla con un effluvio di afrori esotici, orientali. Roberta lentamente sollevò una gamba, adagiandola sul bracciolo della poltrona e fece un cenno a Tuk che conoscendo il gioco fece scivolare dolcemente con una mano il nastro nel solco della vagina afferrandolo con l’altra mano da dietro la schiena della donna, facendolo risalire in quello delle natiche.

Camilla conosceva la passione di Camilla per la seta. Quel tessuto prezioso era per lei strumento di lavoro e di godimento al tempo stesso. Era una passione lavorativa e sessuale, che probabilmente scaturiva dalla sua infanzia. Roberta, infatti, le aveva raccontato che da adolescente dormiva in un letto con lenzuola di seta e che spesso la sera, prima di addormentarsi, si masturbava cavalcando i cuscini e facendoli scivolare all’interno delle cosce. In quel modo aveva orgasmi silenziosi che la accompagnavano lentamente al sonno.

Ann intanto continuava a massaggiare Camilla con il pene ormai eretto. Evidentemente la vista del suo corpo di ragazza occidentale non lasciava indifferente la sua anima di bisessuale.

Il pensiero della sodomizzazione le tornò in mente. Chissà se veramente Roberta la voleva guardare mentre Ann la possedeva. Un lungo brivido le corse lungo la schiena. Non si era mai fatta vedere da nessuno, e tantomeno da un’altra donna mentre un uomo la prendeva in quel modo. Era un po’ titubante, ma, lanciando uno sguardo a Roberta, attraverso lo specchio, notò che il suo ammiccamento non lasciava dubbi. “Ebbene sì” pensò. “è proprio questo che ha in mente!”

Intanto Ann iniziò a far scivolare il suo membro sulla sua schiena e nel solco delle natiche facendole provare la dolcezza di un massaggio corporeo sulle sue parti più sensibili. Non riusciva a vederglielo bene nello specchio, tuttavia l’intimità del contatto le faceva capire bene quanto questo diventato grande e duro. Rinunciò all’idea di opporsi, anzi attese con desiderio l’aumentare della tensione erotica

Vedeva Roberta che si massaggiava i capezzoli mentre Tuk la masturbava con il nastro di seta. La scena era decisamente eccitante. I profumi dei legni di Teak si univano a quelli degli oli e delle essenze orientali come nel salone dei massaggi, la prima volta con Giovanni. La luce della luna entrava magicamente dalle finestre aperte mentre un refolo di vento scuoteva leggermente le bianche tende di lino e illuminava gli antichi quadri alle pareti, raffiguranti (almeno così immaginava) epiche battaglie di eroi mascherati ed eserciti con elefanti. I rumori sincopati del traffico della metropoli non arrivavano in quella casa antica, piccola oasi di pace protetta dagli alti grattacieli che si ergevano tutt’intorno

La sua mente cominciava a perdersi, lasciandosi andare agli stimoli che le giungevano da tutti gli organi di senso. Vide che Roberta aveva preso dolcemente una mano a Tuk e le aveva detto di sedersi sulle sue ginocchia, per poterla masturbare, ricambiando ciò che questa faceva a lei.
Tuk docilmente fece quello che la sua padrona le chiedeva continuando a muovere il nastro sulla vagina e sul clitoride, stimolandoli insieme alle grandi labbra. Vide poi che Roberta prendeva in mano il cazzo di Tuk e cominciava a masturbarlo.

In quel momento Ann smise di massaggiarla con il suo cazzo e prese anche lei un nastro di seta. Evidentemente voleva fare lo stesso giochetto su di lei. Lo unse con l’olio di massaggio e glielo fece passare sotto una sua gamba in modo da poterla masturbare allo stesso modo con cui Tuk stimolava Roberta. Il tocco della seta fu dolcissimo. Ann era decisamente esperta in quella pratica. Il clitoride era già diventato sensibilissimo, prima ancora che fosse stimolato in alcun modo, ma semplicemente per la tensione erotica di quella situazione, per lei nuova e intrigante.

In poco tempo Ann la fece venire di un orgasmo travolgente, intensissimo. Quando sentì la sua esplosione intensificò la pressione per farle raggiungere il piacere liberatore, salvo poi addolcirla quando capì che era finito, mantenendo però il movimento del nastro, soltanto facendolo diventare un poco più lento

La sua mente non era ancora ritornata nel suo corpo dopo il primo orgasmo, ma era già pronta ad un nuovo stimolo. Camilla tentò per un attimo di resistere, ma il suo corpo non diede ascolto al suo volere, e riprese a salire, salire salire…. In poco tempo la tensione erotica ebbe la meglio sulle sue flebili resistenze e la trascinò in un nuovo vortice di godimento. Come spesso le succedeva quando il piacere era troppo intenso, perse la coscienza di se, di dove si trovasse e di chi fosse con lei

Mentre il nastro continuava a scivolare sul suo clitoride e sulle grandi labbra, alternando momenti più lenti ad altri più veloci, Camilla si lasciò abbandonare completamente a quelle delizie per lei nuove, godendo, una, due, dieci, volte. Ogni orgasmo era più intenso e più ravvicinato al precedente. Ann ascoltava sapientemente i segnali del suo corpo e rallentava ed addolciva il suo movimento per un attimo, per poi riprenderlo sempre con la stessa lenta ma forte pressione

Fu un godimento infinito, che durò finché ne ebbe la forza. Fintantoché, stremata, non chiese ad Ann di smettere
“please stop it. Stop it”. Supplicò in inglese

Ann allora le concesse una tregua mentre lei rimase con le palpebre chiuse ed il respiro ansimante, la testa adagiata sul cuscino ed i capelli scomposti. Lentamente aprì gli occhi e ritornò nel mondo reale.
Vide che Roberta era impegnata in una deliziosa fellatio di Tuk. Glielo stava succhiando avidamente, immergendolo tutto nella sua bocca, nonostante le dimensioni del membro di Tuk non fossero così consone a quelli che sono i soliti luoghi comuni sugli orientali. Nonostante in condizione di riposo i due cazzi sembrassero simili, sorprendentemente con l’erezione il pene di Tuk era diventato ben più grosso di quello di Ann, e quando questo usciva dalla bocca di Roberta mostrava anche una grande e turgida cappella di color rosso paonazzo.
Camilla provò un po’ di invidia verso la sua amica che poteva nutrirsi di quel membro così sfacciatamente grande e duro.
Ann, nel frattempo, aveva lasciato il laccio e ripreso il massaggio delle sue natiche con il suo cazzo, strusciandolo sempre più vicino al suo buchetto. Era ancora terribilmente eccitata. Sentiva le appiccicose delizie dei suoi umori mescolarsi con quelle dell’olio da massaggio e dello sperma che a gocce fuoriusciva dalla cappella del suo katoey.

La dolce frizione però non durò a lungo. Ann decise presto di rompere gli indugi e di far appoggiare il suo membro sull’ano di lei. Camilla sentì la sua ferma pressione e per un attimo fece finta di cercare di resistere, non per fermare quel cazzo dall’entrare, ma per godere maggiormente del momento in cui la cappella forzasse un po’ il suo ano per aprirsi la strada.

Questo era già bagnato a sufficienza e non pose grande resistenza. Il colpo nell’entrare le diede un incredibile piacere. Non poteva immaginare quanto il suo autocontrollo fosse diventato debole dopo l’interminabile sequenza di orgasmi appena vissuta. Ann si spinse lentamente fino al fondo, fino ad appoggiare il suo osso pubico contro quello sacro di lei. Camilla sentiva che il katoey godeva e voleva anche lei godere.
Sentiva che era giunta nella seconda fase del suo piacere, quella che cominciava quando il godimento clitorideo e vaginale l’avevano appagata appieno e le facevano desiderare di provare sensazioni più profonde. Un desiderio nascosto tra le pieghe più recondite della sua mente. In quei momenti saliva in lei la voglia di essere inculata, un desiderio più urgente di qualsiasi altro.
Pensava a Giovanni e alla sua capacità di farla entrare in quel lato più oscuro del suo desiderio, quando, dopo averla fatta godere di innumerevoli orgasmi, la spingeva a chiedergli di sodomizzarla.
“Mettimelo nel culo” allora lei gli diceva, vincendo la sua naturale timidezza
E lui capiva che lei era giunta al culmine del piacere uterino e voleva passare al secondo livello. Allora l’accondiscendeva con forza fino a farla piangere dal godimento. Sapeva come entrare senza farle male, e come muoversi dentro di lei, lentamente ma incessantemente, senza fermarsi.
Riprendendosi dalle sue fantasie, con la coda nell’occhio vide che Roberta faceva cenno a Tuk di seguirla sul letto. L’amica si mise in ginocchio di fianco a lei mostrando a Tuk il suo bellissimo fondoschiena, completamente e lascivamente indifeso. Anche Tuk non si fece pregare. Iniziò a sodomizzarla quasi subito, Camilla sentiva il rantolo di Roberta salire di intensità.
Per quanto si sforzasse non riusciva però a vedere quel che succedeva, neanche attraverso il riflesso della scena al grande specchio. A un certo punto vide che Roberta le si avvicinava, sentì la lingua di lei entrarle in bocca: la stava baciando…. Camilla ricambiò per quanto potesse il suo dolce bacio e si concentrò egoisticamente sulle sensazioni che la sodomizzazione le stava procurando.
Ann era brava, la penetrazione fu particolarmente lunga ed estenuante, dolcemente infinita. Il katoey si era adagiato sulla sua schiena in modo da poterle stimolare il clitoride con le dita mentre la penetrava. Camilla riuscì a venire ancora, non sapendo dove ne trovasse le forze, ma ce la fece

Ann e Tuk vennero anche loro, mentre Roberta ancora non riusciva a godere. Si mise allora al capo del letto, aprendo le sue cosce davanti alla bocca di Camilla, appoggiando le gambe aperte sulla sua schiena.
“Leccamela” le ordinò

Era una posizione un po’ scomoda per entrambe. Camilla riusciva a fare soltanto parzialmente quello che le era stato ordinato. Ann e Tuk capirono che non era facile per lei soddisfare Roberta con le mani legate. Decisero pertanto di liberarle le braccia in modo che potesse sollevare la testa per leccare meglio l’amica.

Camilla pose allora le sue mani sotto le natiche di Roberta in modo da alzargliele leggermente ed iniziò a leccarle la figa. Aveva un sapore dolcissimo, di miele. Il gusto degli umori di Roberta le piaceva, e spesso mentre leccava cercava di farseli scivolare anche sul naso e sul mento, in modo da poterne sentire meglio il profumo.

Roberta era bagnatissima, anche lei doveva essere già venuta, e anche più di una volta, con il laccio di seta. Stimolata dalla lingua di Camilla venne nella sua bocca. Ebbe un primo e un secondo orgasmo mentre l’amica le succhiava il clitoride. Poi prese a stimolarsi con le dita, con forza e frenesia. Venne ancora masturbandosi, con un orgasmo lento e silenzioso. Poi si posò sfinita sul letto
Anche Camilla si adagiò sul cuscino, supina con il collo leggermente inarcato e gli occhi chiusi.
“Benvenuta nella mia casa in Thailandia. “Le disse. E le baciò dolcemente la schiena.
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