Prime Esperienze

Il Compleanno


di Rike
13.10.2021    |    11.354    |    1 9.6
"Raccolse i capelli castani in una lunga coda di cavallo e si truccò gli occhi e le labbra..."
Aveva dedicato un’insolita attenzione alla scelta dell’intimo; un tanga nero ornato da fili color argento che sapeva si sarebbe intravisto sotto al vestitino color crema che aveva provato sin dal pomeriggio e che le permetteva di rinunciare, per una sera, al reggiseno grazie al piccolo rinforzo sotto al seno che lo teneva ben sollevato. Raccolse i capelli castani in una lunga coda di cavallo e si truccò gli occhi e le labbra. Non che avesse aspettative particolarmente piccanti per la serata; e del resto con il ragazzo lasciato a completare un esame universitario a Zagabria, il sesso non rappresentava il punto di arrivo della serata. Però il diciannovesimo compleanno era una giornata speciale e Kristina voleva una serata in cui perlomeno non sarebbe passata inosservata.

Ana, la sua migliore amica dai tempi delle scuole medie, l’aveva invitata a festeggiare alla casa al mare su quella piccola isola del mare Adriatico che in estate diventava punto di ritrovo di turisti da mezza Europa; tedeschi e austriaci a giugno e luglio, italiani ad agosto. E non si può negare che sugli italiani le ragazze locali nutrissero forti aspettative, se non altro per il loro interesse per il sesso femminile, specialmente durante le vacanze estive, e per la loro innata cortesia e gentilezza, certo sempre fine a sé stessa e al raggiungimento dell’obbiettivo; ma comunque piacevole per ragazze abituate ad atteggiamenti molto diversi dai maschi locali. Ana e Kristina sin da ragazzine aspettavano “il ferragosto” che per loro non era una precisa data del calendario ma piuttosto un periodo estivo che identificavano con le vacanze degli italiani; dei ragazzi italiani.
Il ragazzo con cui stava ora rappresentava quelle che erano le sue aspettative in fatto di uomini; gentile, intelligente, simpatico. Un carattere che si rifletteva anche nell’intimità. Lui le dedicava tutte le possibili attenzioni anche a letto trattandola con una dolcezza e rispetto che a volte sfociavano quasi in atteggiamenti remissivi.
L’aveva conquistata dopo un serrato corteggiamento fra le aule della loro scuola e con lui aveva avuto il primo rapporto completo. Prima di lui c’erano state avventure per lo più estive, qualche sega contornata da lunghi baci e da mani che frugavano sotto le sue mutandine o tra i suoi seni, sviluppati ben oltre la media delle ragazze della sua età.
Il primo pompino se lo era goduto un amico di suo fratello maggiore, suo compagno all’università; fu quel giorno che Kristina scoprì un modo diverso di vivere il sesso; un pomeriggio piovoso di tardo autunno, quando lui l’aveva colta in casa da sola perché il fratello era in ritardo. Ovviamente avevano già avuto qualche ammiccamento ma quella volta, per la prima volta, fu l’atteggiamento del ragazzo che la vinse totalmente e facilmente; non disse niente, le si avvicinò da dietro, la abbracciò all’altezza della vita tirandola verso di lui, poi la girò e le ficco la lingua in bocca. Mentre la baciava si slaccio i pantaloni e poi la spinse in ginocchio; cme se fosse una cosa dovuta, lei anziché ribellarsi e andarsene magari dopo un sonoro ceffone si ritrovò il cazzo di lui che le batteva le guance del viso e la sua mano che le prendeva la testa dirigendola di volta in volta sulle sue palle o sull’asta già completamente scappellata di un cazzo non lunghissimo ma duro come un ramo. Le venne rapidamente in bocca con un grugnito e la costrinse a ingoiare mentre lei sentiva un fiotto liquido che le colava dalla figa. Quel giorno si sarebbe fatta scopare come una troia, magari come quella troia della sua compagna di classe che si era scopata il professore di tedesco nel bagno della scuola.
Ripensandoci successivamente non era andata per nulla fiera di quelle sensazioni, anzi se ne vergognava e non ne parlava nemmeno in confidenza con le sue migliori amiche.

Le sue fantasie iniziarono a indirizzarsi verso uomini adulti, anche molto più grandi di lei, che disponevano di lei a loro piacimento, senza doverlo chiedere e trovando nel corpo di Kristina lo sfogo ideale alle fantasie più perverse. Legata, bendata, a volte perfino stuprata, inculata brutalmente; la fantasia correva e lei si toccava anche un paio di volte al giorno arrivando a orgasmi violenti che la lasciavano col viso arrossato e le gambe molli, ma che non cancellavano la sua voglia di un uomo esperto, più deciso del dovuto, un uomo cui lei potesse abbandonarsi completamente.

Il locale era strapieno e il volume della musica molto alto. C’era stata la torta con la famiglia di Ana e i bicchierini del vinello bianco e fresco che il padre di Ana produceva dal vigneto di casa. Poi lei e Ana si erano cambiate e la sua amica aveva notato il tanga scelto per la serata da Kristina e, per gioco, aveva mollato un sonoro schiaffo sul culo di Kristina passandole da dietro. Del resto il culo di Kristina non passava inosservato, la vita stretta si allargava su un bacino prorompente; un culo da maggiorata che in età avanzata sarebbe diventato un culone con forse poche attrattive per la maggior parte degli uomini attratti dalle bellezze stereotipate della donne slanciate e in linea che rappresentano l’immaginario della bellezza femminile; ma a 19 anni quel culo provocava erezioni a molti uomini che avevano il piacere di ammirare quelle curve sulle spiagge dell’isola. A Kristina su questo piaceva giocare; costumi di una taglia più piccoli del dovuto; il laccetto che alzava oltre la vita infilando buona parte del costume fra le chiappe giocando a pallavolo davanti a padri di famiglia che fingevano di non guardarla sotto gli occhiali da sole o quantomeno cercavano di non farsi sorprendere dalle loro signore; le tette che ballavano sotto al costume e che lasciava libere prima di un liberatorio tuffo in acqua per poi uscire bagnata e sfilare sul bagnasciuga sfidando gli sguardi degli uomini che avrebbero pagato parecchi euro per sbattersi quella ragazzina alla prima occasione.

Il locale era strapieno… le luci stroboscopiche rimbalzavano sulla pista oscurando e accendendo i corpi di uomini e donne, ragazzi e ragazze. Qualche spinta, qualche inevitabile mano sul culo; un uomo dietro di lei, Kristina che ondeggia il proprio fondoschiena sui pantaloni dell’uomo fino a percepire chiaramente l’erezione arrivare; lui che le prende la vita e la tira a sé come se volesse incularla sulla pista; lei che per qualche secondo sembra starci, poi sorride e scompare nelle luci intermittenti della discoteca… avanti il prossimo.

Al bancone del bar. Con le gambe affaticate dai sandali col tacco che si era scelta, un po’ più alti di quanto era abituata a portare ma così sexi e irresistibili con quei lacci che risalivano i suoi polpacci per molti centimetri dandole un’aria da schiava dell’antica Roma che, al pensiero di ciò che nella sua mente ne conseguiva, le illanguidiva la fica.
Al bancone per un altro gin tonic, mostrando al ragazzo che la serviva dietro al banco la generosa scollatura dalla quale risultava evidente che, a diciannove anni, del reggiseno si può ancora fare a meno. Il vino, il gin. L’alcool le fluiva nelle vene rallentando i pensieri e attutendo i suoni.
Sentì una voce vicina parlarle in italiano. Un signore con una bella camicia bianca di seta, jeans e delle scarpe che riconobbe per il modello molto costoso intravisto in uno dei negozi più lussuosi di Zagabria…
“mi scusi se mi permetto, l’ho vista ballare e non posso fare a meno di farle i complimenti, lei balla benissimo e le sue scarpe mi piacciono molto”
Lo guardò e malgrado i 4 anni di italiano a scuola le uscì solo uno stentato “grazie” mentre si odiava per l’arrossamento delle guance che sentiva, per fortuna oscurato dalle luci del locale.
“ma parli italiano ? non posso credere che sei italiana” chiese lui.
“no non sono, ho solo studiato italiano a scuola”

Quello che si definisce un uomo affascinante, colto, arguto, spiritoso, con un fisico atletico. Mauro era in vacanza sull’isola in compagnia di altri 3 amici, avevano affittato un piccolo yacht che ormeggiava nel porto a poca distanza da dove si trovavano. Lui, siciliano di Palermo, aveva inizialmente sdegnato la proposta di quella vacanza in Croazia in compagnia di due divorziati e uno scapolo come anche lui, uomini a caccia di figa sulla costa est dell’adriatico quando a pochi passi c’era il mare vero e bello della sua Sicilia e le orde di turiste che scendevano dal nord e che lui aveva frequentato con passione sin da ragazzo.
Alla fine aveva ceduto e su consiglio di uno skipper locale era finito in quella discoteca rumorosa e troppo piena per i suoi gusti e per la sua età; ma il bancone offriva una vista molto interessante sulle ragazze molto poco vestite che muovevano i loro culi al ritmo sincopato della musica e i cocktail che offriva la casa erano sicuramente decenti.
“Due daiquiri” chiese indicando il numero al barista con le dita della mano.
Kristina non replicò, compiaciuta per quel gesto imprevisto e per essere riuscita a farsi offrire un bel drink da un uomo, italiano per giunta. Avrebbe voluto che Ana vedesse ma l’aveva momentaneamente persa di vista nel locale e aveva anzi il sospetto che si fosse appartata con un ragazzo che le era stato dietro per quasi tutta la serata.
Al daiquiri ne seguì un secondo, mentre la conversazione con quell’uomo diventava via via più piacevole. Mauro era un uomo colto, con un’ottima istruzione e una certa esperienza in fatto di donne che gli dava una grande sicurezza in sé stesso.
Kristina seduta di fronte a lui sapeva di avere le cosce scoperte fin quasi all’inguine, del resto il vestitino che si era scelta per la serata non prevedeva lo sgabello al bancone del bar; le piaceva che lui non avesse ancora abbassato lo sguardo sulle sue gambe e allo stesso tempo aveva voglia che lui lo facesse; ridendo ad una sua battuta si sporse in avanti un po’ più del necessario per lasciargli il tempo di intravedere dentro la generosa scollature, magari fino ai capezzoli che, senza che lei lo volesse, si erano fatti turgidi e premevano sotto al sottile strato di tessuto.
Dopo un altro drink si accorse che doveva essere molto tardi, il locale aveva iniziato a svuotarsi; lui chiese con un gesto il conto e la cassiera gli porse immediatamente lo scontrino; lasciò sul banco la carta di credito e 10 euro supplementari che furono ampiamente apprezzati dalla ragazza della cassa che gli rivolse un sorriso anche più esplicito del necessario.
“Vieni ti faccio vedere la mia barca, è qui vicino”
Ci sono momenti che, a ripensarci dopo, risultano essere decisivi; lei in quel momento reagì lentamente, scese lentamente dallo sgabello per timore che l’alcool le giocasse qualche scherzo, si assicurò la stabilità sugli alti tacchi e lo seguì fuori dal locale senza dire nulla come se stesse obbedendo ad un preciso ordine e non rispondendo ad una cortese proposta.

Non era uno di quegli yacht appariscenti e illuminati alla sera che la gente fotografa dalla riva; una bella parca con un ampio pozzetto che dava su un soggiorno dal design moderno e lussuoso; un divano a elle che lasciava uno spazio di qualche metro occupato da un tappeto grigio e pulito che risaltava sul legno del pavimento.
Mauro accese le luci e le regolò per renderle soffuse; tocco una manopola nascosta da qualche parte e una musica suadente invase l’ambiente. Dal frigo tirò fuori una bottiglia di champagne, la stappò e verso due bicchieri e la mise in un secchiello con del ghiaccio accanto al divano di pelle chiara dove si mise seduto.
“Balla per me” le disse.
Kristina lo guardò indecisa; la voce di lui era mutata diventando improvvisamente decisa e autoritaria; iniziò a muoversi al ritmo della musica davanti a lui ondeggiando il prorompente culo che sembrava esplodere sotto al vestito. Ora sapeva come sarebbe finita; sapeva che avrebbe tradito per la prima volta il suo ragazzo, ma non le importava; sopraffatta dall’eccitazione del momento ripassava le scene più perverse che si era immaginata quando si toccava la fica nella vasca da bagno o alla sera tra le coperte del suo letto

Lui si sbottonò i pantaloni e si prese in mano il cazzo già in completa erezione iniziando una lenta sega mentre la guardava ballare. Lei lo vide nella penombra delle luci e sentì la fica inumidirsi, era in imbarazzo e indecisa su come comportarsi, una parte di lei ancora avrebbe voluto reagire e andarsene, magari con una scenata nella notte ormai silenziosa del piccolo paesino; invece continuò a ballare accentuando se possibile i movimenti del culo, girandosi verso di lui per mostrarglielo meglio.
“Levati il vestito”, lo sentì dire.
Il fatto che fosse lui a comandare le permetteva di non pensare a come comportarsi; non era abituata ad una situazione simile e anche se, malgrado l’alcool che rallentava i suoi pensieri, affiorasse di tanto in tanto un senso di colpa nei confronti del suo ragazzo, l’eccitazione che sentiva salire ebbe la meglio. Si sfilò il vestitino che le parve uno straccetto una volta gettato sul tappeto, e rimase con soltanto i sandali e il prezioso tanga nero con i fili d’argento che era diventato improvvisamente un protagonista inaspettato della serata. Continuò a muoversi al ritmo della musica.

“Ora basta, prendimelo in bocca”.
Smise di ballare, si avvicinò a lui, lentamente si mise in ginocchio davanti a lui ancora seduto sul divano, chinò la testa verso il suo cazzo iniziando a leccargli l’asta come aveva visto fare nei film porno che spesso accompagnavano le sue masturbazioni. Il cazzo dell’uomo, oltre ad essere più lungo di quello del suo ragazzo era più largo di quelli con cui aveva avuto finora a che fare; è vero che aveva della mani affusolate e non troppo grandi ma non le era mai capitato di non riuscire a chiuderne la circonferenza fra il pollice e l’indice. Immaginò a come sarebbe stato essere penetrata; allargata dal quel cazzo, e la sua figa iniziò a bagnarsi. Si impegnò nel pompino al massimo delle sue capacità lappando i testicoli dell’uomo, soppesandoli con la lingua e dedicando loro lunghe ciucciate per poi ripartire dal basso e risalire il cazzo fino al glande, ingoiarlo il più possibile come avrebbe fatto una donna esperta.
Mauro sembrava apprezzare; la prese per la coda di cavallo tirandola all’indietro e costringendola a guardare verso di lui, si chinò su di lei e le ficcò la lingua in bocca obbligandola a passare dalla sua bocca al cazzo e viceversa.
Intanto le passava il piede tra le gambe e sopra la figa trovandola già umida. Come quasi tutte le croate anche Kristina era completamente depilata e per qualche motivo questo eccitava Mauro ancora di più.
La posizionò sul divano e le alzò le gambe; si mise sopra di lei manovrando nella mano il suo membro a sfiorare la fica di lei penetrandola di tanto in tanto di qualche centimetro per poi ritrarsi. Kristina mugolava e gemeva; le gambe sulle spalle dell’uomo, completamente offerta a lui.
La penetrò d’un tratto, con un unico colpo che le affondò il cazzo fino alle palle; urlò; le sembrava che sua fica non potesse dilatarsi in quella maniera, si sentiva completamente aperta, squarciata. L’uomo iniziò a pomparla vigorosamente estraendo con abilità il cazzo per poi ripiombarle dentro.
Venne una prima volta quando lui le si schiacciò sopra e accelerò i colpi, inarcò le piante dei piedi aprendo le gambe più che riusciva e con un lungo gemito colò copiosamente arrivando a bagnare i testicoli dell’uomo.
“Mettiti a pecora”.
La fece girare sul divano schiacciandole la testa in modo da costringerla ad inarcare la schiena offrendo completamente il culo alla sua vista. Le si posizionò dietro e riprese a sbatterla con un ritmo crescente; i coglioni contro il culo abbondante ed elastico di Kristina.
“Ora ti inculo” disse.
Lei mugolò un lungo no di rifiuto ma qualcosa dentro di lei voleva che fosse quello il punto di arrivo della serata, cercò debolmente di sottrarsi mentre lui; ripresa la coda di cavallo, le impediva qualunque via di fuga. Appoggiò il cazzo all’ano di lei e guidandolo con la mano cercò di infilarvi il glande; lei si ritrasse stringendo i muscoli del sedere e lui le mollò un forte ceffone sul culo che le lasciò il segno arrossato delle dita della mano. Non oppose più resistenza e Mauro; sfondato il primo argine dal glande, spinse altri centimetri di cazzo nel culo di lei. La figa di una donna è delimitata dal collo dell’utero che qualunque cazzo di medie dimensioni raggiunge, il gioco lo fa il diametro e l’esperienza dell’uomo. Il culo è diverso, il culo è infinito e un cazzo di dimensioni notevoli può penetrare fino in fondo; fino alla pancia, Kristina si sentiva completamente riempita e posseduta; si lasciò cadere supina sul divano e Mauro le fu sopra senza darle tregua. La inculò nuovamente schiacciandola contro il divano; si mise in piedi dietro di lei, le alzò il culo e affondò nuovamente nell’ano completamente dilatato. Ad ogni affondo lei gridava, mugolava… e iniziava a godere nuovamente.
Mauro se ne accorse e iniziò a toccarle la fica infilando due dita all’interno; sentiva il suo cazzo separato solo da una sottile membrana di carne dalle sue dita, Kristina iniziò a venire copiosamente sulla sua mano e le sue gambe tremarono per un nuovo squassante orgasmo.
Venne anche lui.
Rapidamente sfilò il cazzo, prese la testa di Kristina e la costrinse a riprendere il cazzo in bocca stringendole la testa contro la vita, iniziò a scoparle la bocca con rapidi colpi lasciandola in apnea e poi la inondò con due getti di sborra che le arrivarono diritti nella gola; fu obbligata a ingoiare rapidamente sentendosi soffocare.
Placata la sua voglia Mauro si lasciò cadere sul divano e Kristina rimase seduta sul tappeto, completamente nuda ma con ancora addosso i sandali da schiava che aveva deciso di indossare quella sera.
Le dolevano i piedi; lentamente li slacciò e li tolse, si alzò a fatica sentendosi le gambe cedere e raccolse il suo vestito e le mutandine. Si guardò intorno ma non trovò uno specchio per guardarsi, immaginava il trucco colato sul viso che le avrebbe reso una maschera grottesca.
Guardò l’uomo che si era appisolato con la bocca leggermente aperta; nudo, col cazzo ormai a riposo e riverso da una parte. Visto ora dimostrava gli anni che aveva, i peli grigi sul petto, i muscoli pettorali che iniziavano, pur lentamente, a cedere.

Scese silenziosamente dalla barca con le scarpe in mano e si avviò lungo il porto verso l’appartamento di Ana; a est stava per albeggiare e in giro non c’era nessuno, si sentivano ancora le cicale.
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