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Prime Esperienze

Il campeggio e la rossa


di AgataC
11.09.2015    |    23.185    |    22 9.4
"Poi, quasi avidamente, cercai il suo bottoncino magico, e non appena la mia lingua cominciò a premerlo con decisione, i suoi gemiti si trasformarono in..."
Era l'estate del 2003 quando decisi di andare in campeggio con i miei amici. Era la famosa estate dal caldo soffocante e il campeggio ci avrebbe aiutato a staccare dall'afa soffocante della città. Il camping era a una trentina di chilometri dalla città; eravamo io, il mio migliore amico Nicola, Enrico e Lorenzo. Tra i quattro io ero l’unico ancora vergine e questo mi creava un po’ di disagio, sia per le battutine di scherno dei miei amici, sia perché morivo dalla voglia di penetrare una topa, e dai racconti degli altri pareva un’esperienza paradisiaca. Speravo che il campeggio sarebbe stata una buona occasione per perdere la verginità e coronare così i miei diciassette anni. Devo essere onesto, il motivo della mia tardiva verginità non è mai stato il desiderio di una prima volta magica e romantica. Piuttosto, il mio problema era esclusivamente fisico o almeno così credevo. L’enorme ostacolo che soccombeva tra me e la passera era il mio enorme cazzo dalla forma storta, come un manico d’ombrello . Un enorme mostro che –probabilmente alimentato dal mio carattere timido- mi aveva sempre causato imbarazzi anche nelle docce della palestra. Tuttavia mi premeva ancora di più l’idea di non poter compiere i diciotto anni vergine.
Arrivammo così nel camping, una pineta fresca costeggiata da mare cristallino. Lorenzo e Enrico senza indugio si precipitarono nell’acqua turchese del mare, mentre io e Nicola incominciammo subito a montare la tenda. Probabilmente la mia vita non avrebbe avuto la svolta decisiva, se non fosse stato per quella testaccia di Nicola che dimenticò i picchetti a casa e ben pensò di comunicarmelo a metà dell’opera. Infatti, deciso a non dormire in una tenda instabile, mi avventurai nella radura del camping alla ricerca di picchetti, quando improvvisamente mi si piazzarono davanti agli occhi due tette enormi con due capezzoli grandi e turgidi. Ebbene sì, la prima cosa che notai fu quella visto che l’obiettivo primario del mio viaggio era ‘’inzuppare il biscotto’’. Ma forse chiunque avrebbe guardato prima del viso quei due meloni imponenti. Comunque, alla fine mi impegnai per mettere a fuoco il resto del corpo. Aveva una criniera riccia, e i suoi boccoli rossi le incorniciavano alla perfezione l’esile viso. Le piccole rughe intorno agli occhi mi suggerirono che la sua età dovesse essere non meno che trentacinque anni.
Quando si accorse della mia presenza, mi sorrise e,guardando il mio martello che premeva sul costume, mi disse:
‘’Che c’è? Non hai mai visto un paio di tette? Comunque non ti scandalizzare ragazzo, qui dietro è situata una spiaggia per nudisti, mi è perfettamente concesso di girare con le zinne al vento’’.
Non posso non descrivere l’imbarazzo che mi pervase, ciononostante abbozzai un ‘’hai per caso dei picchetti?’’
‘’No tesoro, non li ho. Però ho molto di meglio! Qui dietro la spiaggia, non molto distante, è parcheggiato lo yacht di una mia amica. Ma siccome non c’è e oggi sono sola, mi farebbe piacere un po’ di compagnia lì dentro’’.
Riuscii solamente ad annuire. Per raggiungere lo yacht dovevamo nuotare per un centinaio di metri, ma neanche l’acqua gelida riuscì a smorzarmi l’erezione. Una volta sullo yacht ella non perse tempo: prese uno champagne da una vetrina e ne versò il contenuto in due coppe, poi si avvicinò e capii immediatamente che non avrei bevuto quello champagne. Infatti cominciò a versarmelo addosso e poi a pulirmi leccandomi tutto.
Non ci volle molto prima che la sua bocca arrivasse al bordo del costume e, mentre i suoi occhi mi fissavano avidamente, mi tirò giù il costume con i denti. Il mostro che le si presentò davanti non la spaventò, anzi:
‘’Ho sempre amato i cazzi strani, mi eccitano tantissimo’’
Non fece a tempo a finire la frase che la sua bocca inghiottì il mio fallo per intero, accompagnato da versi di piacere, come se stesse assaggiando un piatto succulento. Poi, improvvisamente, prima che facessi in tempo a metabolizzare l’accaduto, si girò di schiena e poggiandosi al divano mi ordinò:
‘’Ora piazzamelo in culo, in fretta!’’
Ero ancora in una sorta di stato di trance, avevo la pelle d’oca e il cazzo ancora umido e pulsante. Non riuscivo a crederci! Era successo tutto così in fretta, anche se pian piano lo stupore e la sorpresa iniziale svanirono, lasciando il posto a un eccitamento selvaggio; la visione di quel fantastico culo, quella schiena giovane, sinuosa e ancora macchiata dalla salsedine bianca, che il sudore lavava via poco a poco sulla pelle che fremeva vogliosa, mi fecero gonfiare ancora di più la cappella quasi fino a scoppiare.
Posai estasiato il mio sguardo sulla sua figa, la prima figa che vedevo dal vivo: umida, fremente e di un invitante rosa perla, sormontata dal buco del culo stretto e scuro. Poi si girò a guardarmi, aveva un’espressione indecifrabile, quei vogliosi occhi verdi coperti a metà da un ciuffo di capelli rossi mi guardavano ardentemente, come se la cosa che desiderasse di più al mondo fosse essere trapanata dal mio enorme cazzo. Si morse le labbra e vedendo la mia faccia imbambolata disse:
‘’Che aspetti? non vorrai dirmi che è la tua prima volta?’’
‘’A dire il vero sì’’ risposi io arrossendo ‘’ho sempre avuto paura che con un arnese così grande e storto non sarei mai riuscito a trombare’’
‘’Non preoccuparti, forse è meglio non iniziare dal culo’’
Senza aggiungere altro mi prese per il polso e mi tirò verso di lei, mi baciò appassionatamente, mi leccò le dita e le posò sul mio arnese per lubrificarlo. Infine, sempre a pecorina, si spinse bruscamente tutto il mio cazzo dentro di lei. La sensazione fu magnifica, in un secondo scivolare dentro quel buco umido e caldo che accoglieva il mio cazzo alla perfezione. Iniziai a muovermi piano e con cautela perché temevo che se avessi accelerato sarei venuto all’istante; a ogni pompata che davo in fondo alla sua figa lei ansimava e gemeva sempre di più e con voce smorzata mi incoraggiava ad andare più in fondo. Presto iniziò a stimolarsi il clitoride con due dita e a spingersi sempre più verso la base del mio randello, che nonostante fosse storto, entrava alla perfezione. Dopo qualche minuto mi stancai di andare piano e, preso da un’eccitazione incontrollabile, la strinsi per i fianchi e incominciai a montarla con foga, mentre lei iniziava a gemere sempre più forte e a bagnarsi, inondando di umori i miei testicoli.
La situazione era esageratamente eccitante, infatti non passò più di un minuto che sentii il mio orgasmo arrivare poderosamente. Uscii fuori appena in tempo e le inondai quella schiena snella e perfetta con un’abbondante sborrata.
‘’ Scusami’’ sospirai con un fil di voce.
‘’Per cosa?’’
‘’Per non averti fatto venire’’risposi con la faccia contorta in un’espressione di delusione.
Si girò e con gli occhi colmi di passione si passò una mano sul fondoschiena e raccolse il nettare della mia prima esperienza e me lo fece leccare dal dito.
‘’C’è ancora tempo, caro’’.
Capii allora che quella non era altro che l’inizio di una delle scopate migliori della mia vita.
Nel mentre cominciava a fare veramente caldo, tanto che iniziavo a sudare, il sole era al summit e non capivo più se le gocce di sudore che mi scorrevano lungo il corpo erano causate dal calore della giornata o dalle energie consumate dai due corpi ansimanti.
Finimmo in acqua. Tutto intorno a me vorticava, probabilmente a cause dell’enorme sbalzo di temperatura. Vidi lei e le sue snelle braccia nuotare verso riva, era avanti a me di una trentina di metri e non avrei avuto problemi a raggiungerla in poco tempo: il mio fisico me lo avrebbe permesso senza problemi, non per vantarmi, ma ero ben piazzato al tempo. Ero circa un metro e ottanta, la schiena solida e potente, e nel ventre gli addominali erano ben scolpiti. Ero abbastanza orgoglioso del mio corpo, se non fosse stato per quel problemino del mio arnese; ma in quel momento cominciò a balenarmi in testa che non era poi un’insormontabile problema un cazzo di ventitre centimetri (storto). Anche se quella ninfa –di cui non ho mai saputo il nome- non era venuta, non mi sembra neppure che avesse sputato sopra il piatto.
Quando arrivai a riva era scomparsa. Ero sdraiato sul bagnasciuga, inerme, i polpastrelli delle dita erano raggrinzite; non appena ripresi fiato, la mia mano, come impadronitasi di voler proprio, si scostò dal ventre e cominciò a pompare all’interno del costume.
‘’Che cazzo stai facendo?!’’ Nicola era in piedi di fronte a me, e il suo volto era contratto in un’espressione di ribrezzo, poi continuò ‘’Sei sparito da più di un’ora per cercare picchetti e invece ti stai segando sul bagnasciuga. Precisamente qual è il tuo problema?’’
‘’No Nico non hai la minima idea di quello che mi è successo! C’era una rossa maggiorata, cioè era una milf, mi ha invitato nel suo yacht e abbiamo scopato… e ancora non ci credo…’’
‘’Ah ah, questa poi è buona! Senti, sono il tuo migliore amico, non è necessario mentirmi. Comunque’’ continuò ridacchiando “se non ti disturba eccessivamente, potresti aiutarmi a mettere i picchetti? Li ho appena chiesti ad un signore” disse mostrandomi i picchetti dalla tasca del costume.
Tornammo finalmente alla tenda, ma signori, ciò che si presentò ai nostri occhi una volta aperta la zip della tenda, era ancora più incredibile della storia dello yacht.
La rossa (la mia ninfa rossa), stava segando Lorenzo ed Enrico. Stranamente, ciò che mi premette di fare più in quella situazione assurda, fu di girarmi per guardare la faccia di Nicola, che non a caso era rimasto a bocca aperta. Poi, improvvisamente, il mio cazzo ricominciò a pulsare. E lei lo sentì. Lo fiutò, e come una cagna in calore –fino a quel momento non aveva interrotto il lavoro iniziato ad Enrico e Lorenzo – e si precipitò gattonando all’altezza del mio cazzo. Ma stavolta non indugiò, con uno strattone mi tirò giù il costume fino alle cosce, la lingua si addentrò prima tra le palle e con un gesto rapido inghiottì fino alla base il mio mostro pulsante. Lorenzo ed Enrico continuavano a segarsi da soli e presto cominciò anche Nicola. Poi, alla stessa velocità con cui inghiottì il mio fallo, si spostò su quello di Nicola, che dimensioni era leggermente più corto del mio. Ma a lei sembrò non importare, era affamata di cazzo quella porca; la fissavo mentre con la lingua disegnava cerchietti sulla cappella di Nicola e nel mentre continuava a segarmi. Inaspettatamente Nicola la afferrò per la chioma rossa e le affondò violentemente la bocca fino alla base del cazzo e dopo una spinta ne segui un’altra, e poi un’altra e un’altra ancora, e mentre udivo il rumore dei testicoli che le sbattevano sul mento, pensai a quanto potesse soffocare con quell’arnese ficcato in gola. Così l’afferrai per le spalle e la tirai indietro.
“ Così la soffochi, idiota!”
Lei non proferì parola, ma capii che mi sbagliavo, quando cercai di raggiungere la sua caverna e la trovai ben lubrificata dei suoi umori.
“Dunque ti piace scopare forte?”
Il ragazzo verginello e timidino si era appena convertito in un pervertito voglioso di figa. Avrei voluto sbatterglielo subito dentro, con potenza, ma non potevo digerire l’idea di non farla venire nuovamente. Quindi cominciai ad usare la mia lingua al meglio, la quale prima esplorò il suo buchino più scuro e poi la sua conchiglia bagnata. Poi, quasi avidamente, cercai il suo bottoncino magico, e non appena la mia lingua cominciò a premerlo con decisione, i suoi gemiti si trasformarono in grida di piacere. Mentre le sue cosce mi attanagliavano con voga il viso, Enrico si accovacciò sul viso e bruscamente iniziò a pompare sull’orifizio orale della ninfa.
L’eccitamento era ormai direttamente proporzionale alla disinibizione, tant’è che Lorenzo e Nicola presero a sbatterle sulla pancia i loro arnesi. E la ninfa godeva, tra un rantolio e l’altro soffocato dal cazzo di Enrico. Poi finalmente esplose in un gigantesco orgasmo che le inarcò quella schiena sinuosa. Cionondimeno il suo eccitamento non svanì, con un rapido movimento si mise a pecora. Nicola fu il più sveglio e approfittò della situazione per mettersi dietro di lei e senza neanche lubrificare le ficcò in culo quel che avrei dovuto ficcarle io sin dall’inizio sullo yacht. Le fece male, si vide chiaramente, ma di quel dolore che aumenta la libido, infatti fu la prima a muoversi con disinvoltura per stimolare il cazzo di Nicola nel suo sfintere.
L’eccitamento mi stava devastando, così agii tempestivamente, mi misi sotto di lei, le posizionai le gambe intorno al mio bacino in modo che Nicola potesse proseguire la sua scopata, mentre simultaneamente io spingevo all’interno della sua fica. Dopo pochi minuti Nicola venne, ma il posto del culetto d’oro fu presto rimpiazzato da Enrico e poi da Lorenzo, che non tardarono a riempirle di sborra lo sfintere, che cominciava a grondare.
Ero all’apice del piacere, mi sarebbero bastati altri trenta secondi per venire all’interno della sua vagina, ma mi balenò in testa che non potevo concludere senza aver favorito della proposta iniziale fattami sullo yacht. La strattonai e la posizionai sdraiata, in modo da poter spingere con più potenza, le allargai le chiappe e posizionai la cappella sul suo buchetto ormai completamente dilatato. Poi spinsi, senza paura, con forza e tra un rantolio e l’altro le dissi
‘’Ti sfondo il culo”
Venni. Fu l’orgasmo più potente della mia vita. Per un momento mi sembrò di toccare il cielo con un dito. Ero partito vergine e inesperto, e ora finalmente, non soltanto non ero più vergine, ma ero anche l’ultimo a venire nel culo di una trentacinquenne rossa.
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