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Prime Esperienze

Il sarto 1 parte


di nikole
25.01.2023    |    743    |    2 9.2
"Volevo rimanere a casa non volevo allontanarmi dagli amici con i quali avevo instaurato un “BUON RAPPORTO” ( leggi racconti precedenti), non ci furono ragioni..."
Eccomi di nuovo qua, per raccontarvi di me, incentivata da amici che hanno letto le mie precedenti avventure.
Avevo appena finito la 3 media, la mamma non potendomi lasciare solo a casa mi manda da dei suoi parenti che abitavano in un'altra città, naturalmente io non ci volevo andare, mi costrinse, i miei lavoravano e le mie sorelle , anche loro, erano state sistemate da altri parenti. Volevo rimanere a casa non volevo allontanarmi dagli amici con i quali avevo instaurato un “BUON RAPPORTO” ( leggi racconti precedenti), non ci furono ragioni ci dovetti andare per forza.
I miei mi accompagnarono e si trattennero un paio di giorni, dopo le solite raccomandazioni ci salutammo e partirono.
La zia in quel periodo era sola, il marito era all’estero per lavoro, non avevano figli, la zia non mi faceva mancare niente, ma io pensavo sempre a casa, per non farmi annoiare uscivamo spesso, andavamo a trovare suoi amici e parenti, con la speranza che io legassi un po’ con qualcuno di loro, erano tutti molto carini con me, mi facevano complimenti per come ero carino e educato, io diventavo rosso,erano comunque molto simpatici e divertenti, legai specialmente con uno, veramente , vista la mia timidezza fu lui a legare con me, parlandomi e facendomi domande, si dimostrò molto gentile con me, cercava di mettermi a mio agio, poteva avere poco meno di 40 anni, e faceva il sarto, aveva il laboratorio non molto lontano da casa zia, Dopo un po’ che parlavamo mi disse che se a casa di zia mi annoiavo potevo andarlo a trovare al laboratorio, così avrei passato unaa giornata diversa, accettai l’invito e gli promisi che sarei andato quanto prima Passarono un paio di giorni e mi presentai al laboratorio di Carlo (così si chiamava il sarto), mi accolse con un sorriso e mi fece accomodare, mi fece vedere il laboratorio che era anche il luogo dove abitava, era composto da una grande camera con un grosso banco , degli scaffali e un divanetto, poi aveva una camera da letto e un living con cucina e naturalmente il bagno.
Mi disse di mettermi comodo e di fare come se stessi a casa mia, intanto che completava l’imbastitura ad un pantalone, mi ero accomodata sul divanetto, indossavo pantaloncini corti, come al solito, mi guardavo in giro, e lui ogni tanto alzava lo sguardo , mi guardava e sorrideva, notai che ogni volta che alzava la testa il suo sguardo indugiava sulle mie cosce, completamente scoperte per i pantaloncini corti che portavo, stai comodo? Mi diceva, vuoi bere qualcosa? risposi di no , che stavo bene, finì il lavoro che stava facendo e venne a sedersi vicino a me.
Allora che mi racconti? Come te la passi? Cosa fai tutta la giornata? E io rispondevo dicendo che andava tutto bene e che la giornata la passavo a casa o facendo delle passeggiate, non conoscevo nessuno e quindi mi annoiavo un pò mi disse che potevo andare da lui quando volevo, la porta per me era sempre aperta, e che doveva considerarmi un vero amico, anche se era più grande di me. Era seduto proprio attaccato a me ( il divanetto era piccolo) e mentre mi parlava ogni tanto mi toccava la coscia , come se volesse rassicurarmi un po’, dai alzati prendiamo un po’ di misure che ti faccio un pantalone,mi disse, mi fece salire su uno sgabello, aiutandomi a salire prendendomi per i fianchi, iniziò a prendere le misure, poi mi disse: è meglio che togli il pantaloncino, dà fastidio per le misure che devo prendere, ero un po’ perplesso, dai non ti mangio mica e poi siamo tra uomini, mi sbottonò lui e mi abbassò le cerniera, così facendo sfiorò il mio cazzetto, poi lo sfilò tenendolo dalla parte delle cosce, le sue mani correvano e insistevano sulle mie cosce, mi chiese se facevo dello sport, gli dissi di no, e lui: hai delle belle cosce toniche proprio da atleta, e mentre lo diceva mi palpava le cosce con ambedue le mani, il contatto delle sue mani sulle cosce mi faceva piacere, sentivo un certo fremito, iniziò a prendere le misure posizionando il metro sotto il culo toccandomi le natiche a mani aperte, poi lo distese e lo fece accavallare all’altezza del mio pisello, il dorso della mano era a completo contatto del mio pisello, faceva scorrere il metro a destra e sinistra, strusciando il dorso della mano sul mio pisello, mi piaceva e mi stavo eccitando si fermò un attimo e mi guardò negli occhi , io ero impietrita e rossa in viso, mi fece girare un po’ e prese la misura del giro coscia, le sue mani erano proprio a contatto del perineo, sfilò il metro e palpandomi il culetto disse che avevamo finito, mi aiutò a scendere dallo sgabello, un'altra occasione per toccarmi il culo, continuava ad elogiare il mio fisico, diceva che stavo proprio bene che avevo delle bellissime cosce e un bel culetto, io sempre zitta e rossa in viso, mi sentivo in imbarazzo e la mia timidezza mi bloccava, aspetta un attimo, disse, forse ho un pantaloncino già fatto di un vecchio cliente, vediamo come ti sta, tornò con un pantaloncino, dai misuriamolo, togli quelli che hai, li tolsi e mentre indossavo i suoi, facevo fatica a farli salire, aspetta ti aiuto,sono le mutandine che danno fastidio, disse, troppo ingombranti, prese i pantaloncini per la cintola per e iniziò a tirare, non salivano allora infilò una mano dietro sistemò le mutandine facendole aderire bene al culo, la stessa operazione la fece sul davanti sistemando le mutandine a contatto del pisello , aveva il palmo della mano a contatto del mio pisello, tastava e accarezzava, iniziavo a sentire qualcosa sotto, allora presi il pantaloncino per il lembi e tirai, e lui dovette togliere la mano, sono un po’ stretti, disse, togliamoli e mentre lo diceva me li tirò dalle gambe i pantaloncini si abbassarono ma con loro anche le mutandine, le mie mani istintivamente corsero a coprire il pisello, mi vergognavo a farmi vedere nuda e specialmente il pisello, che non era molto grande, ma la cosa più imbarazzante era che sul cazzetto non c’era neanche un pelo, glabro e liscio come la seta, lui chiese scusa, e prese le mutandine e me le tirò su, dovetti togliere le mani e lui mi vide come mamma mi aveva fatto, ero diventata rossa e mi ero completamente bloccato, lui si dimostrò un vero signore, mi sistemò meglio le mutandine e non disse nulla per non mettermi in imbarazzo.
Ci andammo a sedere stavo per indossare i pantaloncini quando lui mi prese la mano e mi chiese di nuovo scusa per quello che era successo prima, e gli dispiaceva di avermi messo in imbarazzo, gli risposi che non era successo niente di grave, sono cose che possono succedere, lui continuò dicendo che ero proprio un bravo ragazzo e che la reazione che avevo avuto era normale, , considerando l’età, significa che sei molto sensibile e nel dirlo mi toccava le cosce ,io sempre con i pantaloncini in mano non sapevo cosa rispondergli, lo guardavo come per annuire, si stava instaurando un certo rapporto tra di noi, di vera amicizia, nonostante avessimo parecchi anni di differenza, mi incuteva fiducia e lo lasciavo parlare , era bello ascoltarlo, non mi rendevo conto che nel frattempo le sue mani insistevano sempre di più sulle mie cosce, non ti devi vergognare della reazione che ha avuto il tuo pisello è normale e mise la mano sul mio cazzetto, è normale che appena uno lo tocca questo reagisce e continuava a toccarlo, tentai di allontanare la sua mano, non facciamo niente di male, è normalissimo che due amici si divertano un po’, e la sua mano correva tra cosce e cazzetto che ormai era diventato duro, vedi ? mi disse anche lui vuole giocare, io tutta rossa in viso, riuscii a liberarmi , infilai i pantaloncini e scappai.
Per i due giorni successivi non ci andai, però ci pensavo spesso, poi mia zia mi disse che aveva telefonato Carlo e che mi aspettava per farmi misurare il pantaloncino.
Il giorno dopo mi presentai alle 16, ci salutammo e mi fece accomodare sul divanetto, smise di lavorare e si accomodò accanto a me, non fece nessun riferimento a quanto accaduto la volta precedente, ho abbozzato un pantaloncino , vediamo come va, disse, al che mi fece alzare e mi disse di provarlo, tolsi i pantaloncini che indossavo e infilai i suoi, si avvicinò, me li sistemò sulle cosce, sul culo e anche davanti , anche questi erano un po’ stretti, si abbottonavano a stento, mise la mano dentro per segnare dove doveva modificarli e , come la volta precedente, iniziò a toccarmi il culo, poi passò davanti sempre con la mano dentro, a contatto con il mio cazzetto, segnava dove doveva modificare, tirava, girava e palpava, mi chiedeva scusa, ma non riusciva a prendere bene la misura, e infilava la mano più dentro, io cercavo di aiutarlo , ma lui scansava la mia mano e infilava la sua, mi palpava e manipolava, il cazzetto si induriva e lui insisteva, mi spinse sul divanetto e ci sedemmo, continuava ad accarezzarmi il cazzetto, ormai durissimo, riuscì ad abbassarmi i pantaloncini, la mutandina no perché la tenevo stretta dai lembi, mi vergognavo a far vedere il mio cazzetto, con una mano mi teneva stretto il pisello e con l’altra prese la mia mano e se la portò sul proprio cazzo, ormai durissimo, cercavo di resistere e gli dicevo che non volevo, ma lui imperterrito mi stringeva il cazzetto e mi diceva che era solo un gioco che si faceva normalmente tra maschietti, specie con maschietti come me con delle bellissime cosce e un culetto meraviglioso, cercava di convincermi e di farmi cedere, e alla fine ci riuscì, mollai e mi rilassai, lui continuò a farmi la sega da sopra le mutandine, e io la facevo a lui, si staccò un attimo e in fretta e furia si tolse pantaloni e mutande, mettendo in luce un grosso cazzo pieno di peli, prese la mia mano e ce la poggiò sopra, era caldissimo e durissimo, iniziò ad accarezzarmi la pancia, anch’essa liscia e tonica, andava sempre più giù, la infilò nelle mutandine, mi accarezzava tutto, cercavo di impedirgli di scendere più giù, mi vergognavo del mio pisello quasi completamente glabro, al contrario del suo che era avvolto da una boscaglia, mi tolse la mano e se la riportò sul suo cazzo, con la mano arrivò fino a giù, indugiò un po’ sulla parte superiore del mio cazzetto, e mi accarezzava, era una zona molto liscia, senza peli, a quel punto mi rilassai del tutto, lui mi diceva di non preoccuparmi, era solo un gioco, gioco che mi piaceva tantissimo, aveva una mano sul mio cazzetto e con l’altra mi accarezzava le cosce, poi la poggiò dietro, mi fece alzare un po’ il culetto e la mise sotto, in pratica ero seduta sulla sua mano, improvvisamente si bloccò, prese la mia mano che era posizionata sul suo cazzo e iniziò a muoverla velocemente, sempre più veloce fino a quando eruttò un mare di sperma, non finiva più di uscire, sporcò tutta la mia mano e anche la sua, qualche schizzo andò a finire sulla sua pancia, finito di sborrare si accasciò sullo schienale, sfinito e credo anche soddisfatto, mi rilassai anche io, anche se non avevo goduto, comunque non sborravo però riuscivo a godere, e infatti appena rientrai a casa mi feci una sega pensando a cosa era successo e godetti tantissimo.

Continua…………
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