Prime Esperienze
La nostra prima esperienza

14.04.2025 |
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"Quando tutti ebbero messo i propri biglietti nel secchio – in totale una ventina – ci fu spiegato il gioco: a turno si pescava un biglietto e si doveva fare quanto scritto con la prima donna (o uomo)..."
Questa è una storia vera, un episodio particolare che ha segnato l’inizio di una nuova fase della nostra vita di coppia.Tutto è cominciato in modo inaspettato, una sera durante una cena tra amici. Una coppia con cui avevamo un bel rapporto ci fece capire, con mezze parole e sguardi complici, che c’era un’attrazione incrociata: a lei piacevo io, e a lui piaceva mia moglie. Non successe nulla quella sera, ma ci lasciò addosso una strana meraviglia, un misto di stupore e curiosità.
Nei giorni successivi, cominciammo a parlarne tra di noi. La cosa ci stuzzicava. Ci domandavamo se potesse esserci davvero qualcosa oltre quella semplice provocazione. Poi arrivò l'invito per un aperitivo, di sabato pomeriggio.
Accettammo, ignari che non sarebbe stata una semplice uscita. Quando arrivammo, scoprimmo che c'erano altre coppie presenti. Dopo qualche drink e tante chiacchiere, il clima si fece più rilassato. Fu allora che venne introdotto un gioco... molto particolare.
Ognuno di noi doveva scrivere due bigliettini e inserirli in un secchio. All’inizio ci sembrò strano, e così scrivemmo cose semplici, quasi innocenti. Quando tutti ebbero messo i propri biglietti nel secchio – in totale una ventina – ci fu spiegato il gioco: a turno si pescava un biglietto e si doveva fare quanto scritto con la prima donna (o uomo) al buio che ci si trovava davanti. Se uno dei due non gradiva, c'era un “pegno”: un atto sessuale completo, alla luce accesa.
Fu un'esperienza trasgressiva, spiazzante. A rendere tutto ancora più eccitante era il fatto che non si sapeva mai chi ci si sarebbe trovati di fronte. A turno pescavamo, e lentamente, le barriere e le inibizioni cominciavano a cadere.
A me e mia moglie fu dato l'onore di iniziare il gioco. Fummo i primi a pescare un bigliettino. Lei, un po’ emozionata, lo aprì e sorrise: il “compito” era quello di leccare la fica. Un inizio decisamente intenso, ma sembrava prenderla con naturalezza.
A quel punto, i maschi lasciarono la stanza e le luci furono spente. Le donne si mescolarono nel buio, ognuna prendendo posto in silenzio. Poi, uno alla volta, noi uomini rientrammo, senza sapere chi ci saremmo trovati davanti.
Entrai in silenzio, guidato solo dai sensi. Mi inginocchiai e cominciai. Senza dire una parola, trovai una donna, e iniziai a leccarla con passione, lasciandomi trasportare dall’eccitazione e dal mistero del momento. Subito mi accorsi che non poteva essere mia moglie: lei, infatti, lascia sempre un piccolo ciuffo, mentre lì era completamente depilata.
Ma non ci pensai due volte. Lasciai che la mente si spegnesse, seguendo solo l’istinto. Affondai la lingua con desiderio, come se non ci fosse un domani, preso completamente dal momento, dal gioco, e da quell’adrenalina sconosciuta che ci aveva travolti.
Il gioco durò qualche minuto. Quando uscimmo dalla stanza, sempre senza accendere la luce, ognuno di noi si prese un momento per sistemarsi e pulirsi, in silenzio, quasi con rispetto per quello che stava accadendo.
Ora toccava a me pescare il secondo biglietto della serata. Con un po’ di agitazione tra le dita, lo aprii: massaggio prostatico. Rimasi un attimo interdetto. Era qualcosa di completamente nuovo per me. La regola era chiara: se avessi rifiutato, mia moglie avrebbe dovuto pagare pegno... un pompino in piena luce davanti a tutti. L’idea non mi entusiasmava affatto, così decisi di accettare la sfida.
Uscimmo per pulirci nuovamente e prepararci. Poi rientrammo nella camera. Anche stavolta mi avvicinai alla prima donna che trovai nel buio, e subito capii che non era mia moglie. Premetto che per me era la prima volta con questo tipo di stimolazione, ma si percepiva chiaramente che per lei non lo era.
Mi sedetti sul divano. Lei mi fece sollevare le gambe con naturalezza, iniziò a leccarmi lo scroto, poi con delicatezza raggiunse il punto più intimo. Mentre con una mano mi accarezzava il sesso con lentezza, la sua lingua esplorava con sicurezza e precisione. Mi sentivo completamente disarmato, ma curioso.
Poi, piano piano, sentii un dito entrare, seguito da un secondo. In quel momento, una vocina calda e sicura mi sussurrò all’orecchio:
"Rilassati… fidati di me. Ti piacerà."
Non fece in tempo a finire la frase, che un’ondata di piacere mi travolse. Fu un’esplosione incontrollata, potente, come mai mi era successo prima. Quando finì, ancora un po’ tremante, lei mi guardò e sussurrò:
"Ti è piaciuto?"
Risposi quasi senza fiato: "Io sì… ma tu?"
"Moltissimo."
Mi alzai, svuotato e leggero, e uscii dalla stanza con la sensazione di aver varcato una soglia, di aver lasciato qualcosa alle spalle... o forse di aver trovato una parte di me che non conoscevo.
Dopo il mio turno, si susseguirono altri cinque o sei bigliettini piuttosto semplici, quasi di transizione. La tensione sembrava essersi abbassata, ma bastò un attimo per riaccenderla. Fu pescato un nuovo biglietto, e questa volta recitava: pioggia dorata. A pescarlo fu una donna.
Le regole erano chiare: dovevamo obbedire. Come sempre, noi uomini uscimmo dalla stanza, mentre le donne prendevano posizione. Poi, al nostro rientro, ognuno di noi si avvicinò a una figura nel buio, seguendo il rituale ormai rodato.
Mi avvicinai a una donna che già dalla sicurezza nei movimenti faceva intuire una certa esperienza. Mi fece sdraiare per terra, dolcemente, e con una vocina bassa e sensuale mi sussurrò all’orecchio:
"Sei pronto ad accogliere questa pioggia?"
Un brivido mi attraversò la schiena. Risposi soltanto:
"Sì."
Pochi istanti dopo, fui investito da un calore improvviso che mi bagnò il volto, il petto, ogni parte di me. Il rumore dello scroscio era forte, quasi ipnotico, e mi mandò il sangue alla testa. Era un gesto potente, intimo e animalesco allo stesso tempo. Non avrei mai immaginato di provare una simile eccitazione in una situazione del genere.
Quando finì, ero completamente zuppo, ma non me ne importava. Mi sentivo vivo, acceso, sorpreso da me stesso... e profondamente eccitato.
Fino a quel momento avevo vissuto tutto intensamente, ma concentrato su di me, quasi dimenticando che anche lei – mia moglie – stava vivendo il suo lato di quell'esperienza. Eppure c'era, eccome. Non la vedevo, ma la immaginavo, nel buio di quella stanza, immersa anche lei in emozioni nuove, esplorando desideri che fino a poco tempo prima non avevamo mai confessato.
Mi raccontò in seguito – con quel tono tra il complice e il provocante – che anche per lei le cose erano cambiate proprio con il secondo biglietto. Ne pescò uno, lo aprì, e lesse: bacio profondo con la prima donna disponibile. Si guardò intorno nel buio, sentì le mani di un’altra donna che la sfioravano, e senza dire una parola, si lasciò andare.
Fu il primo vero confine superato. Mi disse che all’inizio era incerta, ma bastò il contatto delle labbra, il sapore diverso, le mani che si cercavano, per accendere in lei una scintilla che non aveva mai conosciuto prima. Si baciarono a lungo, con dolcezza e intensità, finché sentirono gli applausi sommessi degli altri.
In un altro giro, il biglietto estratto fu gioco orale con altro uomo. Anche lì, si ritrovò nel buio con uno sconosciuto. Si avvicinò, si inginocchiò davanti a lui, e iniziò lentamente, con calma e sicurezza. Mi confessò che pensava a me mentre lo faceva. Non perché si sentisse in colpa, ma perché quel gesto, così carico di erotismo e libertà, lo viveva come se fosse un’estensione del nostro legame, una dimostrazione di quanto eravamo diventati complici.
Disse che sentiva le mani dell'uomo tremare leggermente, e capì che anche per lui era qualcosa di speciale. Non solo sesso, ma una vera esperienza sensoriale e mentale. Quando si rialzò, sentì il suo sguardo seguirla nel buio, quasi con gratitudine.
In quel gioco non c’era solo trasgressione. C’era libertà, fiducia e un'intimità che, paradossalmente, ci aveva uniti ancora di più.
Eccomi, sono Laura. Ricordo perfettamente quel momento: fu estratto un biglietto che recitava semplicemente anale. Mi si gelò il sangue.
Nonostante avessi già vissuto quell'esperienza con mio marito, sentivo un'agitazione diversa, più intensa. Farlo con uno sconosciuto, in un contesto così carico di tensione ed eccitazione, era tutta un'altra cosa. Ma le regole erano chiare, e dentro di me sapevo che l'avrei fatto.
Come da prassi, i maschi fecero il loro ingresso nella stanza. Uno di loro mi scelse. Mi avvicinò con dolcezza, mi baciò il collo, sfiorò i miei seni con le mani esperte e poi scese lentamente, toccandomi il sedere con decisione. Qualche leccatina leggera, quasi esplorativa, e poi sentii un po’ di olio sulla zona, per facilitare ciò che sarebbe venuto.
Intanto, con la mano, cercai di toccarlo. Volevo capire con chi avevo a che fare, quanto fosse grande. E quando lo trovai… mi resi conto subito che era molto più di quanto fossi abituata.
Mi sussurrò all’orecchio:
"Sarò delicato."
Risposi con un filo di voce:
"Grazie."
Poi accadde. Sentii il suo membro entrare lentamente, ma con decisione. Mi sembrava di essere aperta, trafitta, inondata da una sensazione mista di piacere intenso e un leggero dolore che, a modo suo, contribuiva all’eccitazione.
Spinse dentro, fino alla base. Ero completamente colma. Ogni muscolo teso, ogni respiro carico. Il momento più intenso arrivò quando sentii la sua cappella gonfiarsi dentro di me… e poi, all’improvviso, quel liquido caldo, profondo, che mi fece fremere. Non aveva resistito, era venuto dentro di me, lasciandomi un brivido caldo e un ricordo indelebile.
Quando uscì, mi guardò un attimo, mi sussurrò "Scusa", e si allontanò in silenzio.
Io rimasi lì, ancora piegata, ancora piena, con il cuore che batteva forte e la sensazione di aver superato una soglia che non immaginavo nemmeno esistesse.
Fortunatamente, i bigliettini successivi mi permisero di riprendermi un po’ da quella penetrazione così intensa. Erano prove più leggere, quasi di passaggio, che mi aiutarono a rilassarmi e tornare in sintonia con me stessa. Ma il gioco aveva ancora qualcosa da dire.
Arrivammo così al penultimo bigliettino. Lo aprii e lessi: scopata.
Un brivido mi percorse la schiena. E la sorte, beffarda, volle che proprio lui—lo stesso uomo che poco prima mi aveva posseduta con tanta forza nell’anale—fosse di nuovo davanti a me. Ci riconoscemmo subito, senza bisogno di parole. Si avvicinò con un sorriso e mi baciò dolcemente, poi mi sussurrò:
"Tranquilla… stavolta uso il preservativo. Ma dimmi, come vuoi essere scopata?"
Ancora incredula, ma anche eccitata, risposi con un filo di voce:
"Questa volta… faccio io."
Lo feci sdraiare, lo guardai dritto negli occhi e senza esitazioni mi impalai su di lui, in uno spegnicandela deciso e sensuale. Lo presi tutto dentro di me, sentendo il suo membro scomparire completamente nel mio corpo. Era grosso, lungo, liscio… perfettamente depilato. Sentivo ogni centimetro scorrere in me.
Ma ad un tratto, con un cambio improvviso, lui si sollevò, mi prese con decisione e disse:
"Ora comando io."
Mi fece sdraiare pancia all’aria, prese il controllo e iniziò a scoparmi con colpi forti, profondi, regolari. Io restai lì, inerme ma completamente aperta, abbandonata a quel ritmo deciso. Mi stava prendendo, senza freni, fino in fondo. Sentivo il piacere crescere, trasformarsi in qualcosa di viscerale.
Alla fine venne di nuovo, stavolta nel preservativo, ma il calore del suo corpo, la potenza dei suoi respiri, il peso di quel momento… tutto restò impresso in me.
Quando uscì da dentro di me, mi guardò per un attimo. Il nostro respiro era affannato, carico. Mi sentivo esausta… ma viva. Quella scopata era stata un'esplosione. Un marchio. Un ricordo impossibile da cancellare.
Come tutte le cose belle e travolgenti, anche questo gioco emozionante e carico di sensualità stava giungendo al termine. Rimaneva solo un ultimo biglietto, quello che avrebbe chiuso definitivamente la serata. Lo aprii con le mani ancora tremanti per l’eccitazione accumulata, e lessi: sborrata libera.
Un po’ mi tranquillizzò. Il mio corpo era esausto, provato da ore di piacere e penetrazioni intense. In parte desideravo che tutto finisse lì, con una nota dolce, intima, personale.
Decidemmo che per quest’ultima prova sarebbero stati i nostri partner a portarci al piacere finale. Le luci vennero accese, quasi a voler restituire a tutto un volto, una realtà. Francesco si avvicinò con calma, sorridendo, e con tono naturale mi chiese com’era andata. Ma nei suoi occhi c’era tutt’altro: desiderio, tensione, voglia di chiudere in bellezza.
Iniziai ad accarezzarlo, a masturbarlo lentamente, quasi come un gesto d’affetto. Ma lui non era dello stesso umore: mi prese con decisione, lo scoprì con cura e me lo spinse in gola senza esitazioni, profondo, tanto da farmi quasi mancare il respiro.
"Questa è la tua punizione," sussurrò con un ghigno complice.
Mi scopò la bocca con forza, come se fosse una vera e propria penetrazione. I suoi movimenti erano intensi, ritmici, carichi di un’ultima, feroce eccitazione. Dopo pochi minuti, lo sentii vibrare tra le mie labbra… e poi esplodere. Mi riempì la bocca del suo caldo piacere, e io, senza esitazione, ingoiai tutto, assaporando ogni goccia con una gioia silenziosa, come un tributo finale a quella serata indimenticabile.
Ci rivestimmo, ci salutammo con sorrisi pieni di segreti, e ognuno tornò alla propria vita.
In auto, io e mio marito iniziammo a parlare. A ridere, a confrontarci, a rivivere ogni istante…
Ma questa, beh… questa è un’altra storia.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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