Prime Esperienze
MARZIA E VITTORIO: LA MIA INIZIAZIONE - 1a parte


29.07.2014 |
14.551 |
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"E mentre Paolo mi inonda lentamente della sua calda urina i ricordi riaffiorano sempre più eccitanti..."
Mentre mi sto godendo lo sgocciolare della sborrata del mio Paolo, mi viene alla mente la prima sborrata che ricevetti nel culetto all'età di 17 anni: indimenticabile e ne vorrei ancora tante così.La prima volta generalmente non si scorda mai anche per me; mentre i ricordi affollano la mente, Paolo strofina il suo pene ancora in tiro sul mio sfintere e mi chiede se ho voglia di sentire il suo fluido giallo nelle mie viscere, io annuisco quasi a permettere di lasciar andare i ricordi a ruota libera e ritornare indietro nel tempo, durante lo svuotamento dell'uccello di Paolo nel mio intestino. Mi adagiai sul fianco sinistro trattenendo la sborra ancora rimasta dentro e rilassai lo sfintere, per lasciare entrare l'uccello che non ebbe difficoltà a infilarsi.E mentre Paolo mi inonda lentamente della sua calda urina i ricordi riaffiorano sempre più eccitanti.
Quel giorno ero fermo in piedi alla fermata del bus; non avevo notato dietro di me un uomo di mezza età, con uno spolverino scuro che si sedeva e si alzava toccandosi spesso il davanti. Quando, incuriosita dal rumore dietro di me, mi voltai, rimasi come impietrita davanti a quella scena: Vittorio si palpava guardandomi arrapato, le mani nelle tasche toccavano avidamente la patta aperta dei pantaloni, senza che si potesse intravedere alcunchè; iniziò a crescere in me un desiderio misto a paura: desiderio di vedere finalmente un pene vero in carne e la paura di farlo in pubblico, in mezzo alla strada; rimasi a pensare e nel frattempo volgevo a intermittenza lo sguardo un pochino altrove e un po' verso Vittorio; non sapevo cosa fare, alla fine decisi e mi incamminai allontanandomi dalla fermata del bus; buttai uno sguardo a Vittorio che subito prese a seguirmi.
Non sapevo cosa e come fare: al desiderio di conoscere il pene di Vittorio, mi si induriva il mio; poi pensavo che non potevo farlo in strada e mi si ammosciava; in alcuni momenti mi mancava anche il fiato.
Finalmente la via d'uscita: imboccai una tratto di strada alberato, un sentiero che portava in un piccolo giardino, sperando che non ci fosse tanta gente; Vittorio a quel punto si avvicinò e cominciò con le proposte 'lo vuoi vedere', 'sai quanto è duro', 'vuoi farmi un pompino'...alle quali rispondevo con mezzi toni, sillabe,...non capivo niente.
Seguii il sentiero senza una meta precisa, l'importante era non essere circondati da altre persone, non avere a vista d'occhio sguardi indiscreti: provavo sentimenti misti di vergogna, piacere, paura, godimento, mi sentivo le mutande tutte bagnate...e non di pipì.
Un capanno di attrezzi fu provvidenziale, dietro aveva qualche cespuglio e a quel punto mi appartai per far finta di fare il bisognino; Vittorio mi si affiancò e appena vide che stavo abbassando la cerniera mi disse 'quanto sei bona, guarda che bella cosa che ho'...aprì l'impermeabile e apparve immediatamente l'uccello, doveva esserselo già tirato fuori durante il tragitto, ben in tiro turgido e consistente.
Per un istante non capii più niente: finalmente un cazzo vero ! Ma non sapevo cosa fare....lui si avvicinò è mi disse 'ti piace il cazzo di Vittorio?'...non avevo parole, che emozione !...a quel punto lo presi in mano e immediatamente sentii un colpo dentro allo stomaco...stavo per venire e feci appena in tempo a tirarmelo fuori e sborrare...mi inginocchiai per direzionare il getto ed evitare di macchiare i pantaloni, fu così che Vittorio avvicinò il suo pene sulla mia faccia e fu così che per la prima volta presi l'uccello in bocca: un piacere indescrivibile, era quasi l'estasi, a quel punto presi a leccarlo avidamente, facendolo scorrere lungo tutta la guancia fino alle tonsille, non riuscivo quasi a smettere.
Vittorio, mentre gemeva di piacere, a intervalli me lo tirava fuori e me lo passava su tutta la faccia, per poi reinfilarlo dentro...ed io non riuscivo a fermarmi, lo desideravo immensamente dappertutto, tanto che con le mani mi calai i pantaloni e iniziai a sditalinarmi il culo.
Vittorio, a quel punto mi disse 'basta, vieni a casa mia che stai più comodo'; fu quasi una 'tortura' interrompere quei momenti...ma non potevo continuare e rischiare che qualcuno ci vedesse, fino a quel punto avevamo avuto fortuna...fu così che rapidamente mi vestii e gli chiesi dove abitasse, se non fosse tanto lontano.
Praticamente eravamo a circa un chilometro da casa sua e ci incamminammo rapidamente, lui avanti ed io dietro di un bel po' per non dare nell'occhio.
Arrivò davanti al palazzo e fece segno di suonare ad un campanello 3 volte; aspettai che fosse salito, poco dopo mi avvicinai al portone e suonai: ancora lo ricordo come il portone dell'estasi !
--- fine prima parte ---
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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