Prime Esperienze

Paola


di sexasis70
06.07.2017    |    14.589    |    2 9.5
"Con la scusa di respirare meglio, mi slacciai i primi bottoni della camicetta..."
Questo racconto non è opera mia. Lo ha scritto la mia amica Paola, troppo timida per prendersene il merito.

I pensieri che girano in testa ad una quindicenne sono vari e turbinosi. Cambiano e si evolvono ad una velocità che non è comprensibile ai ragazzi e, a volte, perfino alle amiche. Le mie fantasie di allora coinvolgevano tutto e tutti. Protagonisti diversi in periodi diversi. Avevo fantasticato su alcuni ragazzi di quinta. Su amici di famiglia. Su attori e, ovviamente, calciatori. La mia fantasia più perversa, però, coinvolgeva Berlusconi. Si parlava tantissimo delle sue amanti, anche minorenni. Era il fascino del potere, l'irresistibile richiamo a sottomettersi al potere e al potente. Avrei voluto essere una dei suoi giocattoli (qualche tempo dopo sarebbero diventate famose come olgettine).
Ma erano solo sogni, mai avrei avuto il coraggio di realizzarli. In fondo la mia verginità era legata alla mia insicurezza e alla rapidità con cui cambiavano i miei oggetti sessuali.
Renato era un ragazzo di quinta. Uno su cui per qualche giorno si erano concentrate le mie fantasie solitarie. Non era altissimo ma decisamente ben fatto. Caratterialmente era serio, il classico ragazzo con la testa sulle spalle. Avrebbe frequentato l'università e di certo si sarebbe laureato. Sarebbe diventato un professionista affermato con una buona moglie ed una famiglia perfetta. Ecco avevo già programmato tutta la sua vita. A volte ponendomi come moglie a volte come amante a volte come semplice spettatrice. Un giorno, però, accadde una cosa che la mia inguaribile insicurezza non mi aveva mai permesso neppure di fantasticare. Renato mi inviò un sms. Frase banale ma simpatica. Ma che cosa poteva volere da me? In fondo parlavamo pochissimo e il mio numero ce l'aveva solo perchè una sera mi aveva accompagnato ad una pizza in comitiva.
In fondo, però, lui era un bravo ragazzo. Di questo ero certa. Così accettai. Un'ora dopo passeggiavamo al parco vicino la scuola.
Era un tiepido pomeriggio primaverile. Il parco era di buonumore con i suoi alberi fioriti. Passeggiavamo parlando del più e del meno. In realtà parlava solo lui e non ircordo neppure di che cosa. Non lo ascoltavo. I miei pensieri erano di nuovo volati via senza controllo. Pensavo alla sua bocca. A quanto avrei voluto sentire il sapore della sua lingua. A quanto avrei voluto sentire le sue mani accarezzare il mio corpo. A quanto avrei voluto che lui ammirasse il mio corpo nudo.
Si, ecco, quella era la cosa che avrei voluto di più in quell'istante: essere nuda davanti a lui e ricevere la sua attenzione e la sua ammirazione.
Ma io non mi sentivo bella. Mi ritenevo inguardabile. Mi sbagliavo.
"Allora che ne pensi?" mi chiese ad un certo punto. Mio Dio, di che cosa stava parlando? "Beh, non so..." dissi cercando di prendere tempo.
"Ma dai! Un'idea su Marco e Giulia te la sarai fatta, no? In fondo lei con te ci parla..." Ecco la spiegazione di tutto. Renato voleva informazioni sui nuovi piccioncini. Io e Giulia eravamo molto amiche e io sapevo tutto. O meglio, sapevo tutto quello che mi diceva lei.
Il punto che credo interessasse a lui era il sesso. Probabilmente voleva sapere se lo avevano fatto.
Chissà che cosa aveva raccontato Marco. Beh, i racconti di Giulia erano stati piuttosto piccanti. Ma non volli dire nulla. "Non so molto. Ma credo che non ci sia granché da sapere". Renato non si mostrò deluso. Mi sarei aspettata un frettoloso saluto ma non accadde. Cambiò radicalmente discorso. "Ci verrai alla festa di Alessandro?" Ero spiazzata. Era un invito o stava parlando a caso? "Tu vorresti che venissi?" chiesi a mia volta. "Si." disse deciso "Lo vorrei davvero". Un brivido mi attraversò la schiena. Stavamo flirtando. Io stavo flirtando con Renato, uno degli oggetti delle mie fantasie. L'eccitazione saliva e l'ansia cresceva. Stavo perdendo lucidità e rischiavo di fare un casino. "Allora verrò!" dissi con tono fintamente deciso. Lui se ne accorse. "Non volevo metterti in difficoltà" disse rassicurante. "Il fatto è che tu mi piaci molto e volevo fartelo capire". Stavo per svenire. "Mi prendi in giro?" chiesi, non riuscendo più a sostenere la parte della ragazza sicura di se. Ora nella mia testa si affollavano pensieri di ogni genere. Passeggiate mano nella mano. Sguardi invidiosi delle ragazze che ambivano a Renato. Baci dolci. Ma sopra tutte queste romanticherie si piantò come un chiodo un pensiero: volevo che fosse lui a prendere la mia verginità. Volevo toccarlo. Volevo toccare il suo viso, il suo corpo, il suo uccello. No, uccello non mi piaceva, io volevo toccare il suo cazzo.
Di nuovo mi estraniai completamente, tanto da non sentire le sue parole. "Paola! Paola! Ti senti bene?" mi chiese. Era un po' in ansia. "Si" dissi "ti dispiace se ci sediamo?" Ci mettemmo in un posto appartato tra gli alberi. Istintivamente lo avevo condotto io lì. Ora desderavo solo cadere tra le sue braccia... e non solo.
Con la scusa di respirare meglio, mi slacciai i primi bottoni della camicetta. La scollatura non passo inosservata. "Hai un seno bellissimo." disse. "Tu sei sempre così diretto?" "Si, sempre" rispose. Allora feci una cosa che mai avrei creduto possibile, gli presi una mano e la misi sul mio seno. "Anch'io" risposi.
Prima che Renato si riprendesse dalla sorpresa gli misi una mano sulla patta dei pantaloni. "Voglio essere diretta anch'io. Sto facendo cosa che non mi appartengono. Sto dicendo cose che escono da sole dalla mia bocca. E' come se fossi ubriaca... Io... Non capisco..." Mi abbracciò. Fu tenero e rassicurante. Restammo abbracciati per diversi minuti. Poi il mio lato più nascosto riprese il sopravvento. Con la mano gli strinsi l'uccello. Stavolta non mi fermò. Completamente obnubilata dall'eccitazione glielo tirai fuori e cominciai a masturbarlo. Vidi il piacere e la sorpresa sul suo volto. Soprattutto il piacere. In quel momento avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto. Ma lui non chiese. Accettò quel regalo che gli stavo facendo. Io continuai a masturbarlo con ritmo regolare. Non avevo esperienza ma forse per una cosa del genere la teoria che avevo studiato poteva bastare. Venne sulla mia mano.
Fu solo in quel momento che mi resi conto che stavo mettendo la mia reputazione nelle mani di un ragazzo che conoscevo appena. Fui pervasa di nuovo da un brivdo. Ma stavolta era di paura. Ma lui mi leggeva dentro, evidentemente. "Non preoccuparti. Questo resterà tra noi" disse e mi diede un fazzoletto. Mi pulii la mano e poi gli diedi un bacio. Lui prese la mia mano e la baciò. Non sapevo ancora che cosa sarebbe successo ma ero fiduciosa che questo momento sarebbe rimasto solo nostro. E per questo sarebbe rimasto scolpito nella mia memoria come uno dei momenti più felici.
Ed è ancora così.
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