Racconti Erotici > Prime Esperienze > Simona, la prima volta.
Prime Esperienze

Simona, la prima volta.


di Clelia_Rocco_coppia
28.12.2023    |    12.629    |    12 9.8
"Fino a trasformarsi in eccitazione..."
Sono Simona, mora, capelli lunghi lisci, occhi scuri mediterranei, fisico normale dalle forme non straripanti, ma armonioso e sensuale.
Adoro il sesso da sempre e tutto ha inizio durante la mia adolescenza.
Ho avuto come fidanzato e marito Piero, ma non è stato il mio primo uomo.
Da adolescente con lui erano solo baci e innocenti giochi erotici dentro il portone di casa, l'unico posto riservato dove stare tranquilli.
Stavo per compiere 16 anni e al terzo piano del palazzo proprio sopra di noi, abitava un uomo sui quarant'anni, scapolo, appena piacente, ma dotato di grande carisma e sottile perversione.
Spesso e volentieri lo vedevo passare con ragazze sempre differenti e potevo solo immaginare ciò che poteva accadere in quella casa.
La sua camera da letto, peraltro, si trovava proprio in corrispondenza della mia e tutte le volte mi masturbavo, ascoltando ciò che succedeva tre metri sopra di me. Sentivo chiaramente gemiti e urla delle donne che di volta in volta lui si portava in casa.
Un giorno ci ritrovammo in ascensore, io, Piero, una mia amica e ovviamente, lui, l’inquilino del piano di sopra.
Nell'ascensore troppo stretto, stavamo pigiati uno sull’altro. Io, con la mia amica al fianco, mentre Piero e lo sconosciuto dietro di noi. Appena chiusa la porta, sentii qualcuno che mi toccava le natiche, palpandomi sopra il tessuto e, immediatamente dopo, sotto la gonna, sulle natiche seminude. Ero incapace di esprimere un suono ma trovavo tutto terribilmente eccitante.
Dallo specchio interno all’ascensore vidi il vicino che mi fissava intensamente; non fu difficile capire che fosse lui a palparmi o almeno lo volli credere. Quando uscì, mi lanciò un’occhiata intensa e profonda; credo che la mia prima scopata vera, fu in quel frangente.
Per tutto il giorno rimasi con quella sensazione addosso di un rapporto sessuale mancato e durante la notte mi masturbai più volte per lenire il mio desiderio inappagato.
Due giorni dopo ci ritrovammo, sempre in ascensore, con quell’uomo ma questa volta da soli. Avvertii un brivido e contemporaneamente una fitta al basso ventre; lui, invece, appariva tranquillo, quasi distaccato.
Non Pigiai il bottone per andare al mio piano, lui mi mise una mano sul pube da sopra i jeans, iniziando a massaggiarmi la fica, senza mai staccare lo sguardo dal mio. Non Proferì parola e non avrei voluto che staccasse la mano dal mio ventre, mentre tra le cosce avevo giá un fiume in piena. Una volta al piano, prima di lasciare l’ascensore, mi palpò anche il culo con lascivia e lussuria, facendomi sentire la pressione delle dita al centro della fica.
Non lo incontrai per una settimana; ma non facevo altro che pensare a lui e alle sue mani, masturbandomi e godendo dappertutto: nei bagni di scuola, nel mio letto, sul water, in doccia; ero letteralmente tormentata da quella figura inquietante.
Finalmente, lo intravidi dall'androne, mentre stava per entrare in ascensore. Mi vide arrivare in fretta e furia e bloccò la chiusura delle porte. Guardandomi sornione, disse:
- Ti stavo aspettando, sali?
Senza indugiare risposi di si.
Appena chiuse le porte si piazzó di fronte a me, appoggiò la mano sulla parete accanto al mio viso e con l’altra mano aperta, come la volta precedente, la poggió sulla mia fica. Allargai le cosce istintivamente, eccitandomi senza ritegno, il fiato corto, giá affannoso. I capezzoli già dritti e turgidi. Appena l'ascensore si aprì, si diresse verso il suo appartamento e, varcata l'ingresso, lasció la porta aperta e, senza esitare lo seguii in casa sua.
Mi accarezzò il viso, i capelli, poi scese, mi sfiorò, i seni eemi strizzo i capezzoli da sopra il sottile tessuto. Brividi e fitte di piacere tra le cosce mi assalirono. Mi Accarezzò i fianchi e sollevò la gonna, raggiungendo con una mano lo slip già umido per i miei umori, facendo scivolare più volte le dita lungo la fessura bagnata. Spostò l’intimo, introducendo un dito nel mio fiore ancora stretto e facendomi gemere per il piacere provocatomi. Quindi iniziò a torturarmi il clitoride, muovendosi rapidamente. Un lungo gemito uscì dalla mia bocca e fui costretta ad appoggiarmi con le spalle alla porta di ingresso. Una mano sulla mia spalla mi spingeva verso il basso. Mi accovacciai rapidamente sui talloni e lui, intanto, si era slacciato la cintura e con poche mosse aveva liberato quella che a me, da adolescente inesperta, sembrò una “bestia” perché non avevo visto ancora un cazzo vero da così vicino. Attesi con ansia che dicesse qualcosa, incantata di fronte a quella mazza che pulsava e che emanava un magnifico odore di minchia.
Con estrema lentezza sfioró con la cappella le mie labbra, poi vi fece scivolare l’asta rugosa e piena di vene, giá turgida e calda. Lo guardavo quasi ipnotizzata, poi spostai lo sguardo su quella carne pulsante che intanto, mi sfiorava le guance e dal piccolo foro sulla punta fuoriuscí una goccia timida; il desiderio di raccoglierla con la punta della lingua e sentirne il sapore era irresistibile.
Lui mi precedente di una frazione di secondo perché mi intimo:
- Leccala!
Il suono della sua voce e quell'ordine perentorio mi arrivarono direttamente in fica con una fitta di piacere.
Iniziai a leccare come una cagnetta, poi per istinto, lo presi in bocca quasi per metà e rimasi ferma, respirando a fatica con un forte odore di maschio che mi invadeva le narici e il cervello.
Ancora un altro ordine:
- Muoviti avanti e indietro, pensando a un lecca lecca o a un gelato, tira fuori la lingua mentre lo fai e fammela sentire su tutto il cazzo e sulla cappella!
Chiusi gli occhi e feci come mi aveva ordinato. Mi piaceva! Ero entusiasta di quello che stavo provando. Accarezzandomi i capelli, sentii che mi incoraggiava, fatto che oltre a lusingarmi, mi provocava una eccitazione quasi parossistica tale che aumentai i miei movimenti di bocca e di lingua con leccate e rumorosi risucchi.
Ero fiera di me perché i suoi gemiti e il suo respiro sempre più affannato mi davano la misura di quanto lui stesse apprezzando e quando lo sentii godere copiosamente nella mia bocca, ciò che mi mandò in estasi, eccitandomi da morire, furono i suoi rantoli di piacere che diventarono quasi urla di godimento.
Mentre assaggiavo il suo nettare bianco, gustandone il sapore acre e nello stesso tempo dolciastro, una parte fuoriusciva dagli angoli della bocca, mentre continuavo a leccare e succhiare, portandomi una mano tra le cosce e torturandomi ferocemente il clitoride. Sentire le sue mani sulla mia testa che mi accarezzavano e la sua voce suadente che accompagnava la mia performance, mi portò in breve tempo a rantolare, e urlare il mio piacere, godendo, ancora col suo cazzo infilato in bocca, succhiando e leccandolo fino all’ultima stilla di sperma ancora residuo.
Era stata una prima esperienza significativa, istruttiva oltre che illuminate perché da quel momento in poi prenderlo in bocca e sentir godere i miei maschi era una delle cose che più mi faceva eccitare per il senso di potenza e di possesso su di loro che mi conferiva.
Mentre ancora gustavo il suo sesso nella mia bocca, continuando ad accarezzarmi i capelli disse:
- Lo sapevo che avevi una bocca fatta apposta per fare pompini, le tue labbra carnose sono fatte apposte per accogliere il cazzo. Puoi ancora migliorare, ma abbiamo tempo.
Mi fece alzare e mi accarezzò tra le cosce sfiorando più volte la fessura per tutta la sua lunghezza fino alla rosellina, indugiandovi per qualche secondo e provocandomi strani brividi che non avevo mai provato.
Infine, mettendomi due dita in bocca bagnate dai miei stessi piaceri aggiunse:
- Assaggia anche il tuo di piacere.
Come le altre volte, il suo ordine mi raggiunse la fica con una fitta di nuova eccitazione, leccai e succhiai quelle dita salate, avvertendo ancora nuovi brividi.
Quel pompino fu il primo di una lunga serie. Quasi tutti i giorni trovava il modo per mettermelo in bocca e farselo leccare, succhiare e godere nella mia bocca. Imparavo in fretta, ma ciò che più mi piaceva era che amavo sentirlo tra le labbra, in gola e sentirlo godere e rantolare per il piacere, sapendo che tutto il merito era della mia lingua e della mia bocca.
Seguivo i suoi consigli e miglioravo notevolmente nelle mie performance. A lui piaceva moltissimo, io intanto avvertivo il desiderio e l’esigenza di provare qualcosa di più consistente, soprattutto tra le mie cosce. La mia fica non si sentiva più appagata dalle mie e dalle sue mani anche se lui diceva che ero ancora troppo giovane per sperimentare il sesso completo.
…E finalmente arrivò il giorno in cui cambiò idea. Era un giorno in cui mi ritrovai da sola in casa per tutta la giornata. Trovai una scusa con il mio fidanzato e mi tenni libera per lui. Andai a suonare al suo campanello, venne ad aprirmi in vestaglia. Gli riferii che avevo tutto il tempo che voleva e, per tutta risposta, si slacciò la vestaglia, mettendo in mostra il suo sesso già rigido, e disse:
- Sorprendimi, oggi potrebbe essere un giorno speciale per te.
Smisi di parlare, mi inginocchiai presi il suo sesso tra le mani e iniziai ad accarezzarlo, come mi aveva insegnato, aprii le labbra e iniziai a spompinarlo, insalivandolo abbondantemente, facendo scivolare le mani lungo l’asta e leccando la cappella in maniera avvolgente. Lo ingoiai fino alle palle per poi tornare indietro e rifare lo stesso percorso. Dopo alcuni minuti in cui mi superai per portarlo fino in paradiso, lo sentii esplodere, quasi urlando, il suo piacere, tutto nella mia bocca, non perdendo una sola goccia del suo miele, anche i piccoli rivoli che fuoriuscivano dagli angoli della mia bocca, li raccolsi con le dita e li leccai con avidità. Sapevo che adorava questo mio modo di farlo godere, degustando la sua carne dura e pulsante e i suoi umori lungo la mia gola.
Appagato si sdraiò sul divano, mi guardò languidamente, fece un respiro profondo, come di chi ha preso una decisione importante:
- Masturbati e rimani in piedi, levati gli slip, alzati la gonna e fallo!
Un ordine secco, perentorio, che non ammetteva repliche.
Ogni sua richiesta, ogni suo ordine mi eccitava da morire. Divaricai in modo osceno le gambe e piano cominciai a toccarmi, in maniera alternativa il clitoride e penetrandomi con le dita; dopo un paio di minuti il mio desiderio cresceva a dismisura. Il suo cazzo si stava rianimando, tornando in vita. Mi aveva ordinato di guardarlo per tutto il tempo mentre mi masturbavo e più mi guardava più mi eccitavo perché la sensazione era che mi stava scopando con gli occhi. I movimenti delle mie dita divennero più veloci e profondi, ma non mi bastavano più. Il mio sesso era gonfio di desiderio e gli umori colavano tra le mie cosce. Iniziai a tremare per l’approssimarsi dell’orgasmo che sentivo sempre più vicino; ad ogni affondo delle dita contraevo i muscoli della vagina per sentirli di più. Il suo sguardo continuava a scoparmi e il suo cazzo era ormai completamente in tiro con la cappella gonfia e lucida e con un gran desiderio di sentirlo tutto dentro di me.
Ero al limite, con una mano mi penetravo e con l’altra torturavo il clitoride, gonfio e sensibilissimo, sarei esplosa da un momento all’altro.
- Vieni qui, avvicinati!
Mi ordinò. Lo raggiunsi a fatica, e non sapevo se avrei fatto in tempo perché i brividi e le convulsioni dell’orgasmo erano già partiti e la mia fica si preparava ad eruttare come un vulcano.
Lui, però, fu lesto chiuse le gambe mi attirò sopra di se e, conscia di quello che stava per succedere, mi fece posizionare sopra il suo cazzo, lo strofino appena lungo la fessura, trovò l’ingresso della vagina già tutta un lago e mi sverginò, facendomi sedere, forzando l’ingresso, in maniera lenta ma costante.
Un piccolo grido di dolore, un senso di pienezza e una iniziale difficoltà ad abituarmi a questa nuova forma di penetrazione, poi libertà assoluta.
Si distese, alzando il bacino e iniziò a penetrarmi lentamente ma con decisione. Gli affondi erano sempre più decisi e continuava a fissarmi nel modo che adorava e che mi eccitava da morire per tutto il tempo. Mi sentivo scopata due volte contemporaneamente, nella fica e nella mente. Trovai il ritmo e in perfetta sincronia lo accompagnai in una penetrazione devastante ed eccitantissima. Mi teneva per i fianchi mentre io mi strizzavo i capezzoli fino a farmi male, ma adoravo quella sensazione di dolore mista a piacere che mi devastava il corpo e la mente.
Finalmente ebbi il mio primo orgasmo con un cazzo piantato in fica che mi trapanava, scivolando tra le mie grandi labbra. Fu sconvolgente, straordinario, intenso ed esaltante. Tremando, urlai il mio piacere continuando a muovermi in preda alle convulsioni. Non avevo smesso di godere che sentii aumentare il ritmo dei suoi affondi, dando gli ultimi poderosi colpi al punto di esplodere dentro di me con un urlo animalesco, provocandomi un ulteriore imprevedibile orgasmo che mi lasciò ancora urlante e tremante per il nuovo piacere raggiunto.
Quasi svenni per l'estrema intensità. Crollai sopra di lui e lo abbracciai sussurrandogli parole dolcissime, ero follemente persa per quell'uomo.
Quel pomeriggio, mi fece godere altre tre volte. L’ultima fu devastante: a pecora sul divano, piegata e appoggiata alla spalliera, mi accarezzava le natiche e sentii scivolare le sue dita tra i glutei polposi; impugnò il suo cazzo e rifece il percorso con la cappella lungo la fessura, stuzzicandomi il clitoride.
Mi girai per guardarlo e lo vidi fare scivolare abbondante saliva sul mio strettissimo orifizio. Appoggiò la cappella e sentii spingere lentamente, ordinandomi di spingere per agevolarlo fino a sentire la cappella entrare.
Il dolore era forte, imponendomi di rilassarmi, lui iniziò a masturbarmi, toccandomi il clitoride. Mi rilassai e la situazione migliorò sensibilmente; era la prima volta “lì”.
A poco a poco il suo cazzo entrava sempre di più e io lo sentivo scivolare libero e stimolante. Fino a trasformarsi in eccitazione. Tutta la zona anale e vaginale era in subbuglio, mi ritrovai eccitatissima in un modo nuovo. Più totale, più intenso, più appagante. Ora andavo incontro a ogni suo colpo e sentivo il suo bacino sbattere sulle mie natiche. Iniziai a gemere in continuazione e il piacere saliva di intensità sempre di più. Ora gemevo e rantolavo e sapevo che presto avrei perso il controllo.
Mi afferrò per i capelli e mi urlò parole e insulti indicibili che mi eccitarono oltre ogni immaginazione. Mi sentivo così come lui mi definiva: troia, porca, puttana, cagna in calore. Ad ogni insulto rispondevo con un “SI” sempre più convinto, urlato.
Una manata sulla natica arrivò inaspettata, violenta e bruciante, avvertendola anche in fica con una fitta di piacere; così come tutte le altre. Non c’era più dolore ma solo il piacere dovuto al calore che si irradiava ad ogni percossa.
L’orgasmo arrivò come uno tsunami, lento, inesorabile, devastante; tremai, urlai e raggiunsi il piacere senza preoccuparmi di chi poteva sentire le mie urla. Non avevo mai provato un piacere così intenso e totale. Mente e corpo erano preda dello stesso godimento e, mentre continuavo a tremare in preda alle convulsioni lo senti esplodere dentro di me caldo, fluido, viscido, altrettanto devastante.


Per commenti e suggerimenti scrivete a Clelia:
[email protected]
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Simona, la prima volta.:

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni