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Compagna di studi


di Calmatlantica
25.10.2016    |    18.895    |    5 9.3
"Usciamo ho il mio zainetto in spalla, andiamo alla scoperta del centro storico: viuzze, palazzoni, qualche mercatino..."
È una storia che avevo già pubblicato col precedente profilo, mi piace e la ripropongo. Buona lettura.


Frequentavo un corso a Trieste che mi impegnava un week end al mese dal venerdì alla domenica e in quei giorni alloggiavo li. Eravamo circa una ventina: io e una collega di lavoro, qualche emiliano, il resto tutti friulani. Nel mese di maggio accade una cosa: fine pausa di mezza mattina del sabato, le sedie disposte a cerchio, io sono tra i primi a sedermi, molti sono in piedi e chiacchierano, mi guardo intorno e i miei occhi cadono senza che me ne renda conto su un decolletè di un certo interesse che sporge da un vestitino molto sobrio gonna giacca e camicetta scollata. Era Patrizia. Piccolina, poco più di un metro e sessanta, mora riccia con capelli tagliati più corti ai lati e dietro, più lunghi davanti che creavano un pò di volume. Occhi azzurri, naso un pò pronunciato nell'ovale del viso. Corpo, lo notai solo in quel momento dopo mesi, da bambolina. Pelle molto chiara per una mora. Lei aveva 34 anni, io 29. Lei si gira, gli sguardi si incrociano e io vengo sorpreso con le mani (o meglio gli occhi) nella marmellata. Prendo coscienza di ciò che annacquava la noia in quella assolata mattina di maggio. Un po' di imbarazzo, non più di tanto. Lei si avvicina alla sedie, si accomoda due o tre posti più in la rispetto a me, ha un attimo di esitazione poi si rialza e sceglie il posto accanto a me, senza dire niente. Un segnale? Un messaggio? O solo una posizione meno esposta al sole? Le risposte arriveranno in seguito. Il corso prevede un addestramento alle tecniche di colloquio e ci sono parecchi esercizi da fare, quasi tutti consistono nel simulare un colloquio, uno conduce, l'altro fa la parte del paziente, un altro fa l'osservatore, poi si invertono i ruoli. Di solito la scelta del terzetto avviene per contiguità di posti, così quella mattina mi trovo a fare l'esercizio con lei. Non ricordo esattamente il tema della simulazione sta di fatto che parliamo di separazioni, di lutti, lei si apre va oltre la simulazione e mi parla di un suo amore finito male molti anni prima. Fine dell'esercizio, pausa pranzo. Continuiamo a parlare, lei è molto aperta, mi dice di essere curiosa di me, che mi ha sempre visto un pò distante ma che si è sentita a suo agio con me e che vorrebbe conoscermi, magari potremmo preparare l'esame finale insieme. C'era anche la mia collega di lavoro con noi, quindi sembrava un invito diretto a tutti e due. Racconta di sé: origini emiliane ma a Trieste fin da bambina, sposata con un bimbo di un anno, marito ingegnere che lavora all'estero, lei insegnante. Sembra molto presa dalla gestione del bimbo, per le frequenti assenze del marito. Nei due giorni che mancano alla fine di quel modulo parliamo spesso, si dice molto soddisfatta di sé come donna dopo anni in cui si tormentava e sopratutto soddisfatta del suo corpo....che trova attraente. La sera del sabato sarebbe anche venuta a cena con noi ma nessuno le avrebbe tenuto il bimbo. Scambiamo i numeri di telefono. Ci salutiamo....sempre la mia collega a fare da terzo incomodo.
Si avvicina il modulo successivo, giugno. L'albergo dove andiamo di solito è pieno. La chiamo le chiedo un suggerimento per un altro albergo. Mi risponde che quel fine settimana il marito è via e che ci ospiterebbe volentieri a casa sua. Ne parlo con la collega la quale è un po' contraria alla cosa ma alla fine si convince, per poi dirmi, a pochi giorni dalla partenza, che non sarebbe più venuta, per altri impegni sopraggiunti. Nel dirmi questo aveva un mezzo sorriso ;-).
Di nuovo a Trieste, è venerdì. Patrizia è molto carina, vestitino corto con bretelline, balconcino in vista. Mi dice che dopo la lezione mi vuole accompagnare in giro per Trieste per farmi vedere i quartieri del centro storico, il bimbo è dai nonni, per tutta la durata del corso, "meglio così"mi dice, "altrimenti devo fare i salti mortali per prenderlo e portarlo". Le propongo di cenare fuori, per sdebitarmi della sua ospitalità. Alle 17.00 terminano le lezioni. Usciamo ho il mio zainetto in spalla, andiamo alla scoperta del centro storico: viuzze, palazzoni, qualche mercatino. Lei mi racconta e mi spiega, sempre molto carina. Aperitivo al bar. Si apre di più, come la scorsa volta, parliamo del piacere che proviamo nello stare insieme, del fatto che il marito per lavoro è piuttosto assente, forse non solo per lavoro (dico io). Io le faccio dei complimenti sul suo essere brillante e socievole e per il suo aspetto fisico, a lei piace il fatto che io sia posato, educato, intelligente. Andiamo a cena. Ristorante vicino al porto, pesce, vino bianco, con lo sguardo comincio ad accarezzare la pelle delle sue braccia ed è come se la sentissi, morbida, liscia. Vedo il suo petto che si alza e abbassa lentamente quando respira, il ciondolo color azzurro che pende da una collanina di argento, azzurro come i suoi occhi, mi sale l'immagine di me che le bacio il petto e prendo in bocca quel ciondolo azzurro come i suoi occhi, mi sale l'immagine di me che le bacio il petto e prendo in bocca quel ciondolo. Comincio ad avere proprio voglia di lei. Anche adesso mentre scrivo il ricordo di quel momento mi eccita. Credo lei intuisca. Il suo sguardo diventa più fisso, luminoso. Il vino ci rende più sciolti, ridiamo, ci interrompe una telefonata della mia ragazza (eh si, eravamo insieme da qualche settimana) lei sa che sono ospite a Tieste di amici, non sa quali, le dico che sono a cena fuori con loro, non entro nello specifico.....le dico che ci sentiremo direttamente il giorno seguente, "sono stanco per il viaggio, andrò a dormire subito".
Tra Patrizia e me un leggero imbarazzo lascia lo spazio ad uno sguardo di intesa. Di nuovo vino, di nuovo chiacchiere e risate. usciamo, passeggiata sul lungomare prima di prendere il taxi per casa sua. Siamo molto vicini, lei si appoggia con i gomiti al muretto e guarda il mare, il vento mi porta il suo profumo, ho voglia di toccarla di sentire veramente la sua pelle. Mi chino su di lei e le bacio il collo, ricordo ancora la sensazione di calore, la pelle morbida, il suo profumo, la sensazione dei riccioli sul viso. Lei emette un lieve gemito, si gira e cerca la mia bocca, prima dei piccoli baci sulle labbra poi le lingue si incrociano, i corpi si abbracciano, la sento piccola tra le mie braccia, con la sua pelle, i seni duri contro il mio petto. Abbiamo voglia. Ricordo il viaggio in taxi come uno dei momenti di maggiore eccitazione della mia vita. Eravamo li insieme, tra pochi minuti avrei avuto quel suo piccolo corpo e ne avrei scoperto ogni piccolo particolare. L'attesa era estenuante e stuzzicante nello stesso tempo. Ci sfioravamo, ci guardavamo ci sorridevamo senza parlare. Casa sua. Inutile dire che, chiusa la porta, ci siamo di nuovo avvinghiati, baciati ma questa volta con voluttà, sul divano in salotto, cercandoci con le mani, io seduto, lei con le gambe stese sopra le mie, io le carezzo le cosce. "Vieni in camera" mi dice. Davanti al letto ho ancora l'immagine del vestito che le cade ai piedi,il suo corpo appena abbronzato, le mutandine e il reggiseno viola. Lei sposta le lenzuola e si stende. Io mi spoglio, rimango in boxer. La raggiungo. Distesi ci scambiamo dei lunghi baci, io le sfioro piano, con la mano, il viso, il braccio, le cosce. Lei porta le sue braccia al mio collo. Cerco con la mano la stoffa delle mutandine, le trovo, entro, sento un lago tra le sue gambe, giro intorno al suo sesso poi entro con un dito per poi cercare il suo clitoride che inizio a stimolare. I suoi baci sono più famelici, stringe la mia testa verso la sua. Dopo qualche minuto si scosta, toglie gli slip e il reggiseno, i suoi seni, una terza misura credo,mi appaiono di fronte bianchi, i capezzoli larghi e grossi, diversi nei. Non resisto mi tolgo i boxer eccitatissimo la stendo e le divorò quel seno che era era stata la causa indiretta di quel che stava succedendo, l'odore della sua pelle era assolutamente inebriante. Il mio sesso era nel pieno del suo turgore, lungo, grosso, duro. Lo avvicino al suo di sesso, lei mi accompagna con la mano e lo fa scivolare dentro di se con un sospiro. Ora siamo due corpi avvinghiati e ondeggianti. La macchia dei suoi capelli neri sul cuscino, il suo viso sconvolto da smorfie di piacere, la mia testa che ondeggia sul suo petto in cerca dei capezzoli e di quel ciondolo. Tra le sue gambe il mio corpo che spingeva ritmicamente. L'eccitazione era tanta, le sono venuto tra le tette. Mi girava la testa dal piacere. Dopo una doccia siamo rimasti un po a letto in silenzio, lei mi carezzava, mi baciava piano, non parlava ma reclamava la sua soddisfazione. Nuovamente e quasi distrattamente le appoggio una mano sul sesso, la stimolo, lei gradisce, sorride. Appoggio la bocca, lei è fradicia e la mia lingua si muove rapida riempiendosi dei suoi umori, quel sapore, quell'odore mi eccita nuovamente. È piccolina e io la giro pancia in giù. L'ho fatta godere a pecorina. Mentre gemeva di piacere le tenevo i seni e il mio viso era carezzato dai suoi riccioli che si muovevano alle mie spinte. Poi ci fu la notte seguente, meno frenetica in cui ci siamo gustati lentamente a vicenda, poi altre notti durante l'estate, i giorni in cui il marito era assente, il bimbo dormiva dai nonni e io dicevo di dover andare a Trieste a per preparare l'esame finale. A novembre di quell'anno, il '99 mi pare, la notizia che il marito veniva trasferito per lavoro in Inghilterra e lei lo avrebbe seguito. Ci siamo sentiti per un po' di mesi poi più nulla. Ogni tanto cerco il suo nome sui social network ma non l'ho ancora trovata. Ancora oggi quando la ripenso mi eccito...anche adesso.
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