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Prime Esperienze

Una notte, una voce 1° parte


di Calmatlantica
30.11.2017    |    3.047    |    1 9.8
"I capelli biondi erano sparsi su un piccolo cuscino che usava come guanciale e una ciocca isolata le era scivolata sul petto..."
PARTE 1

"Una notte di ordinaria magia"

Il corpo di Barbara ondeggiava steso sul divano blu, nella penombra il bagliore del piccolo schermo appoggiato sul tavolino sottostante, ne esaltava le forme. Piccola, sinuosa, candida, abbandonata completamente sui cuscini scuri come fossero la sua cornice naturale. Era uno spettacolo che solleticava sensazioni di burro e vaniglia, di fiori notturni, di succhi prelibati. Lei, consapevole degli occhi che la guardavano, la scrutavano, la bramavano, era intimamente fiera di sé e sottilmente eccitata.
Barbara giaceva supina, i grandi seni si spandevano sul torace, i capezzoli puntavano verso l'alto, dritti, appuntiti. I capelli biondi erano sparsi su un piccolo cuscino che usava come guanciale e una ciocca isolata le era scivolata sul petto.
Con gli occhi chiusi, come "la voce" le aveva ordinato, aveva la precisa sensazione delle proprie gambe appena piegate e aperte, o meglio, aperta aveva soprattutto la sinistra, perché la destra era bloccata dallo schienale del divano ma questo non gli impediva di accogliere quello che le stava dando un irrefrenabile piacere in quel momento, un piacere che la portava ad inarcare ritmicamente la schiena seguendo le onde di energia che partivano dal suo sesso.
Sentiva il profumo dei suoi capelli, quello del bagnoschiuma della recente doccia, quello della crema-corpo che si era data, essenze che la sua pelle restituiva come un indistinto "odore di femmina". "La voce" parlò ancora e le fece balenare il pensiero che quel suo odore di femmina lo sentiva anche Luca eccitandolo a dismisura, quel pensiero la infiammò, la sua schiena si inarcò rimanendo sospesa in quella posizione, il suo sesso si fece ancora più accogliente, dalla bocca le uscì un gemito, acuto, breve, poi un altro, poi uno più lungo e si trovò in preda ad un orgasmo come da tempo non sentiva. Dentro di lei il membro di Luca o quello che era convinta fosse il membro di Luca le dispensava delle spinte poderose che via via si stavano affievolendo per lasciarla al retrogusto del piacere.
Man mano che si riaveva, spossata ma appagata, si faceva strada un certo senso di sorpresa, di meraviglia, di tenerezza e a quel punto si ricordò di Stefano.

Stefano accolse con gioia quei gemiti di piacere intenso che sentiva da Barbara, non gli sembrava possibile. Aveva realizzato la sua fantasia più intima e inconfessabile. Il suo piccolo pene, quel suo tanto vituperato attrezzo di cui si vergognava le rare volte che doveva fare la doccia nei bagni della caserma, si era risvegliato ed ora puntava dritto e duro davanti a sé.
Sarà stato vedere la propria donna godere posseduta in quel modo bizzarro dal suo più caro amico, sarà stato vedere quel "membro" di dimensioni spropositate che lui avrebbe voluto toccare e che aveva in qualche modo toccato, sarà stata quella "voce" che gli aveva riservato un trattamento coi fiocchi, come lui sognava, con tanto di epiteti come "frocetta", "cornuto", "impotente", "fascista di merda", che lo aveva costretto a mettersi a 4 zampe e ad abbaiare o guaire. Sarà stato quell'abbigliamento a cui era stato costretto dalla "voce" per umiliarlo: canotta bianca sollevata per far risaltare la pancia da birre e tramezzini, collane in pietra della moglie, orecchini con pendente, slip piegati internamente a formare un ridicolo perizoma e cappellino da ciclista. qualsiasi cosa fosse stata ad eccitarlo così, ormai non gli importava più, era prossimo a godere, come la sua donna. Proprio lei accortasi dell'eccitazione estrema del marito, si preoccupò affinché non perdesse l'occasione e rivolta al portatile sul tavolino del salotto pregò la "voce" di non fermarsi e di occuparsi di Stefano. La "voce", un accento del nord, non particolarmente bella ma decisa, usciva proprio dal computer e prese ad insultare pesantemente Stefano: " lo senti frocetta? Quella vacca della tua donna ha goduto, ha goduto con Luca, il tuo cazzetto non è in grado di farla godere". "...E tu miserabile cornuto fascista, anche tu vorresti quel bel cazzo del tuo amico no? Te lo prenderesti in bocca vero? Perchè sei uno schifoso culattone, è per questo che la tua troia vorrebbe farsi inculare da un immigrato africano." "Schifoso!"
Il turpiloquio fu interrotto dalla voce di Barbara che diceva "si! È esploso!"
Stefano dopo un lungo massaggio a quel minuscolo cazzetto era venuto, proprio li in salotto inginocchiato in segno di sottomissione, mentre guardava la moglie masturbarsi con il simulacro del pene di Luca, sottoposto a quelle umiliazioni verbali della "voce". Ora guardava la macchia di sperma davanti a se e cominciava a sentirsi male, sapeva che era lo scotto da pagare, era finalmente soddisfatto, fiero di avere realizzato la sua fantasia, ma ora dentro di se la vergogna e il senso di colpa bussavano forte.
Non aveva mai ritenuto fosse possibile tutto questo finché non ne aveva visto i risultati davanti a sé. Chi l'avrebbe mai detto che una sera grazie a quella videochat avrebbe potuto realizzarsi una tale magia?
Barbara stava ora ringraziando quel misterioso interlocutore: "sei un grande Dottorfreud"."Sei riuscito a farci godere!" "Da tempo cercavamo di dare sfogo a queste nostre fantasie, non c'è stato verso di soddisfarle dal vivo con quei tre imbecilli che abbiamo incontrato finora, l'abbiamo fatto in questo modo assurdo!" "ora però non sparire ti vogliamo incontrare ancora" la voce, fino a quel momento in silenzio rispose "vedremo" e chiuse la videochat. Stefano, col suo misto di esaltazione e vergogna si rifugiò in bagno.
Al suo ritorno, dopo essersi ricomposto, Stefano trovò Barbara che armeggiava nuda con quello che nel gioco era stato il cazzo di Luca. Era una bottiglia di birra da 33cl avvolta da un foulard per ammorbidirla e da diversi strati di cellofan. Quello strano personaggio della chat lo aveva suggerito, Dottorfreud, "la voce”, perché di lui si poteva sentire solo la voce provenire da una schermata completamente nera. La cosa aveva reso il gioco molto inquietante. Solitamente di fronte a situazioni del genere bscuck, questo era il loro nick in chat, interrompevano la sessione e passavano a conoscere qualcun altro. A loro interessava un bull in carne ed ossa e molta carne sopratutto quindi erano molto interessati a vedere più che a sentire ma quella voce li aveva irretiti, amichevole, curiosa, li aveva rassicurati e aveva stimolato la loro voglia di raccontarsi. Mai a nessuno avevano raccontato intimamente le loro fantasie sessuali così particolari, nemmeno a quei tre bull improvvisati che si erano offerti di esaudirli ma non erano andati oltre un aperitivo in qualche locale del centro di Milano. Era stato bello raccontarsi, sentirsi capiti, non giudicati. Era stato bello soprattutto per Stefano non sentirsi escluso come da tutti quelli che volevano solo una scopata con Barbara. Da li come niente "la voce" li aveva spostati in un altra dimensione come per magia, semplicemente a parole e con le parole aveva dato sostanza ai loro desideri, guidandoli in un mondo che esploravano, anche se virtualmente, per la prima volta. Era come se a parlare non fosse un'altra persona ma la loro stessa fantasia. Che brividi vedere Luca, l'amico d'infanzia possedere con il suo corpo muscoloso Barbara e che eccitazione per lei sentire il corpo di luca su di sé, liscio, possente e con quel pene le cui dimensioni si potevano tranquillamente desumere dalla sagoma che occhieggiava da sotto gli slip ogni estate, al mare, nella loro isola. Avevano squarciato un velo, avevano capito che si, era possibile! Stefano già si proiettava al giorno seguente quando in caserma sarebbe dovuto essere di nuovo quel sott'ufficiale bastardo che inquadra le reclute, che sensazione immaginarsi uno di quei ventenni alti e atletici tra le cosce di Barbara, mentre lui con la sua pancia e il suo piccolo cazzo sarebbe stato li a guardare umiliato, chissà se sarebbe mai riuscito ad arrivare a tanto, fino a quella sera le riteneva solo fantasie, ora non ne era più convinto, si sentiva più sicuro dei suoi desideri. Barbara provava tenerezza per Stefano e da quando lui le aveva confessato queste sue fantasie aveva tanto desiderato soddisfarle, come d’altra parte si era scoperta molto eccitabile dagli sguardi famelici di altri uomini.
I due stavano li, si guardavano con rinnovata complicità senza parlare, intanto Barbara sorridendo ammiccante aveva liberato la bottiglia di birra dal cellofan, scivoloso perché bagnato dei suoi umori. Stefano si era alzato per prendere il cavatappi e poi a turno bevevano quel liquido schiumoso e amarognolo come se bevessero la sborra del loro amico. Non poterono più trattenere delle sonore risate. Quando la bottiglia era ormai vuota Barbara guardò seria e pensierosa Stefano e disse "sai a cosa sto pensando?" E cercò con lo sguardo il suo cellulare......

Continua
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