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Il marinaio


di ElisaAle
28.07.2019    |    23.860    |    22 9.4
"I tacchi sicuramente gli premevano contro, ma lui incurante continuava a stantuffarmi con sempre più decisione..."
Dopo tutti questi anni da ragazza innamorata e infedele la mia natura era ben chiara; inutile tentare di negarlo a me stessa pensando che l’uomo giusto mi avrebbe potuto tener lontana da certe situazioni.
Si perché seppur vivendo ormai da tanti anni una relazione perfetta, con un feeling totale sia sessualmente che non, rinunciare a certe avventure è sempre stato molto difficile; da non essere fraintesa e considerata come ragazza facile che la da a tutti, ma se la situazione è molto coinvolgente, lui bello e simpatico, interessante ma soprattutto con l’impossibilità di essere scoperta non mi son mai tirata indietro. Un insieme di fattori che non sempre è facile che coincidano specie qui sull’isola dove tutti sanno tutto di tutti.
Quella sera pareva proprio essere una di quelle situazioni; ero con Sara, la mia migliore amica qui, a prendere un aperitivo in un locale che non frequentavamo spesso; sopra le mura con vista al porto era anche frequentato dai marinai, per lo più nordeuropei o americani, delle barche private che durante la bassa stagione erano ferme qui. Fu proprio uno di questi ad approcciare con noi mentre aspettavamo il nostro drink al bancone. Non eravamo li per quello, anzi l’idea era di stare un po’ a chiacchierare tra di noi senza avere intorno gente conosciuta. Comunque John era simpatico e anche se inglese era di buona compagnia; e poi mi divertivo da matti sentire Sara parlare inglese.
La serata passava piacevolmente fino all’ormai palese invito ad accompagnarlo in barca; sicuramente pensava di giocare carte facili, bello, simpatico e la barca. Argomento toccato più volte durante la serata ma volutamente lasciato cadere da parte nostra, avevamo comunque capito che si trattava di una signora barca; 6 di equipaggio e la zona del porto dove era ormeggiata erano indizi abbastanza chiari.
Comunque entrambe avevamo motivi per rifiutare è così abbiamo fatto. Verso le 11.30 John ci salutò perché doveva correre per dare il cambio al suo collega per il turno di notte; io e Sara continuammo la nostra serata e parlando anche di lui e del suo invito decidemmo di tornare la sera successiva e lasciare il tutto al caso.
Il giorno dopo non facemmo altro che parlare su quello che avremmo fatto quella sera, ma Sara ad un certo punto mi chiamò dicendomi che non sarebbe potuta uscire; dopo un po’ decisi di andarci lo stesso, anche se sola, e vedere cosa sarebbe successo.
Nel prepararmi per la serata ero tra l’emozionata e lo spaventata; tutto questo però mi piaceva e come ogni donna curai ogni particolare anche nel vestire; cominciai con un trucco lieve, non troppo appariscente, un vestitino nero aderente nella parte superiore con una scollatura pronunciata al punto giusto, e un po’ piu morbido in quella inferiore per terminare a mezza coscia. Infine un paio di stivali neri aderenti tacco 12 completavano la mia mise. Mi infilai una giacca nera ed uscii in direzione bar della sera prima.
Al mio arrivo mi recai al bancone e ordinai uno spritz; mi guardavo in giro ma senza vedere John.
Avevo quasi finito il mio drink quando da dietro sentii la sua voce salutandomi; era con due amici che però dopo essersi presentati si allontanarono alla ricerca di un tavolo.
Era febbraio e pur non essendo freddo l’aria della sera si faceva notare un poco ma ero distratta da lui e dai suoi sguardi decisamente inequivocabili; mi mangiava con gli occhi. Raggiungemmo i suoi amici al tavolo e ordinammo un altro drink …. E poi un altro.
Eran già un paio d’ore che chiaccheravamo e questo conoscerlo un po’ di più accrebbe il desiderio di combinarci qualcosa; ad un certo punto mi avvicinai di più e a bassa voce gli chiesi se l’invito della sera precendente era ancora valido; mi sorrise e mi disse:“certamente….. tra mezz’ora devo tornare in barca, puoi venire con me”
“No, meglio se ti raggiungo più tardi” risposi sempre senza che i suoi amici mi sentissero.
Mi diede le indicazioni del molo, del posto barca e nome della barca poi continuammo come se nulla fosse.
Quando fu ora di salutarci io rimasi ancora un po’ a chiacchierare con gli altri due.
Circa 20 minuti dopo anche io li salutai con la scusa di dover raggiungere il fidanzato, presi un taxi lasciando li l’auto e mi feci accompagnare al molo.
Il taxi si fermò esattamente di fronte alla poppa della barca.
John mi invitò a salire dicendo che non c’era bisogno di togliere gli stivali; passai la passerella, mi prese per mano accogliendomi nel pozzetto ed entrammo.
Era uno yacht di una trentina di metri, il salone molto grande, una tv enorme, un tavolo per una decina di persone ed un’ area relax con 2 divani. Mi tolsi la giacca e ci sedemmo sul divano sorseggiando un drink che aveva già preparato e chiacchierando. Ero tesa, sapevo che non ero li solo per chiacchierare, e che di li a breve sarebbe successo qualcosa.
John era un bel ragazzo, con un fisico tonico e ben definito, e quando ad un certo punto appoggiò la mano sulla mia coscia per accarezzarmi la tensione aumentò enormemente, ma lo lasciai fare;
Mi sentivo come indifesa, non tanto da lui, quanto dalle sensazioni che stavo provando. Ero emozionata, spaventata forse, ma allo stesso tempo desiderosa ed eccitata. Silenzio, avevamo smesso di parlare, si udiva solo una leggera musica di sottofondo appena percettibile ed il lieve fruscio della sua mano sulla mia pelle nuda; si avvicinò con le labbra ma io mi scostai girandomi lentamente dall’ altra parte; il bacio finí sulla gancia per poi spostarsi sul collo; ebbi un fremito, sentii la sua mano salire fino ad arrivare al seno. Cominciò a palparmi una tetta attraverso il sottile vestito nero, chiusi gli occhi e lo lasciai fare.
Ormai eravamo partiti, tornare indietro a quel punto era impossibile; la sua mano sempre più decisa si spostava da un seno all’altro, i capezzoli spingevano sul vestito, e d’un tratto la sua bocca si appoggiò sulla mia. “ John, mi spiace ma non bacio gli sconosciuti” dissi allontanando il viso sorridendo; anche lui accennò un sorriso dicendo “ok baby” e cominciò a baciarmi il collo.
Quella mano che ormai tormentava di piacere il seno cominciò a scendere sull’addome e poi sul ventre; le mie gambe inconsciamente si aprirono lasciandola passare agevolmente; il sottile vestito si interpose tra lei e il mio corpo. Mi stava palpando i genitali , brividi di piacere cominciarono a scorrere per tutto il corpo. John sembrava voler ritardare un “ vero” contatto e questo mi caricava di eccitazione. Quando ad un certo punto spostò la gonna e appoggiò la mano direttamente sul mio sesso ebbi un fremito; sentivo le sue dita scivolare tra le labbra umide e fuori finché ne infilò due dentro di me strappandomi un forte gemito.
“Mi piace che ti sia preparata prima di venire qui togliendoti le mutandine” mi disse sussurrandomi mentre mi masturbava con una maestria quasi femminile.
“ se pensi che non le abbia per te ne son lusingata, ma potrebbe non essere così… se invece pensi che sia venuta stasera per incontrarti…. Si son venuta sperando di trovarti” risposi io con voce quasi tremolante.
Ormai ero abbandonata alle sue attenzioni; mentre continuava con il mio sesso, avevo il vestito tirato giù fin sotto il seno esponendolo alla sua bocca e all’altra mano; ero ormai eccitatissima, gli umori inumidivano il mio intimo in abbondanza e i capezzoli duri e tesi non lasciavano dubbi al riguardo. Allungai una mano sui suoi pantaloni dove un’erezione non aspettava altro che essere nota; di dimensioni normali era però di una turgidità non indifferente. Non resistetti e dopo qualche carezza gli slacciai i pantaloni e vi infilai la mano; superati i boxer lo raggiunsi e rincominciai ad accarezzarlo; duro come fosse di marmo, presentava una leggera peluria alla base; la mia mano correva su e giù mentre le sue erano impegnate su di me.
Attraverso la polo si notava il corpo tonico e ben scolpito; la voglia, la curiosità crescevano sempre di più.
Ad un certo punto cominciò a scendere con la testa; mi baciava attraverso il vestito finché non si trovò in ginocchio di fronte a me; sollevò il tessuto che ancora nascondeva le mie intimità, io allargai un poco di più le gambe come ad invitarlo, e lui si avvicinò appoggiando delicatamente le sue labbra al mio sesso. Il suo tocco inizialmente molto delicato lentamente cresceva d’intensità: sentivo la sua lingua carezzarmi le labbra, prima all’esterno e poi all’interno separandole, aprendole come un morbido frutto maturo. Gli presi la testa con entrambe le mani e carezzandogli i capelli lo tenevo li. Era stupendo, usava la lingua in un modo perfetto stimolando ogni centimetro dal clitoride alla vagina.
Ad un certo punto si alzò in piedi, velocemente si tolse la polo e gli altri indumenti, mi prese per le gambe e abbassandosi puntò il pene al mio sesso; un secondo di esitazione, lo sentivo appoggiato, le labrra già aperte intorno a lui, fremevo per sentirlo dentro. Poi un affondo abbastanza deciso mi provocó un gemito che non riusciii a trattenere; súbito cominciò a penetrarmi mentre mi teneva per le gambe.
Era una sensazione strana, bellissima; se mi guardavo in giro vedevo un ambiente estraneo, lussuoso, i due drink sul tavolino ancora mezzi pieni e la musica di sottofondo. Lo sentivo affondare con sempre più decisione, vedevo il mio seno forzatamente fuori dalla scollatura che si muoveva seguendo le sue spinte e vedevo lui, il suo torace tonico e liscio; ci sdraiammo sul divano, io sotto e lui sopra di me; subito gli presi le spalle cn le mani e incrociai le gambe dietro la sua schiena. I tacchi sicuramente gli premevano contro, ma lui incurante continuava a stantuffarmi con sempre più decisione.
Era stupendo ma volevo dare io il ritmo; lo feci alzare e sedere sul divano e subito gli salii a cavalcioni.
Mentre lo cavalcavo mi sfilai il vestito restando solo con gli stivali. Lo fissavo negli occhi, piccoli gemiti sussurati uscivano dalla mia bocca, le sue mani mi tenevano saldamente i glutei e le mie sul mio seno impegnate in un’autopalpazione.
Sentivo il culmine avvicinarsi, le zone erogene farsi più sensibili; sentivo scariche per tutto il corpo, i muscoli si irrigidirono ed ecco che di colpo un orgasmo mi investì come un fulmine.
Dopo poco mi alzai in piedi lo guardai qualche istante, poi chinatami, appoggiai le mani sulle sue coscie, gli presi in bocca il pene e cominciai a leccarlo e succhiarlo; sentivo il suo sapore mischiato al mio, con la lingua gli passavo il glande tutt’intorno per poi affondarlo fino in gola. Inginocchiatami, non ci vollero più di cinque minuti per sentirlo tendersi tra le mie labbra per poi riempirmi la bocca del suo caldo piacere; tre getti copiosi e ravvicinati mi colpirono il palato seguiti da altre contrazioni mentre con le mani mi teneva la testa.
Lo leccai ancora qualche istante prima di sedermi accanto a lui.
Ci fu qualche attimo di silenzio, le nostre mani si toccavano, carezzavano, forse un po’ timidamente per la situazione non molto chiara.
Io allungai la mano presi il suo drink e glielo passai, presi il mio e guardandolo dissi” un brindisi alla nostra serata”
Il silenzio era stato rotto e tutto sembrava lentamente tornare alla normalità eccetto per il fatto che fossimo ancora nudi.
Passati alcuni minuti e sciolta la tensione, John si offrì di mostrarmi il resto della barca; feci per prendere il vestito per rinfilarmelo ma mi fermò “ ti prego resta così, voglio ammirarti”. Io un po’ in soggezione lo lasciai cadere sul divano e lo seguii giù per la scaletta che portava alla cucina e alle cabine.
Me le mostrò tutte e per ultima quella armatoriale a prua; era là più grande, sembrava una suite d’albergo, con il bagno privato munito di vasca idromassaggio ed una doccia enorme. Realmente non dava l’impressione di essere in una barca ma in un comodo hotel.
I suoi occhi non mi mollavano un secondo, mi sentivo osservata, ammirata…. E mi piaceva; il fatto che lui indossasse i pantaloni ed io completamente nuda, se non per gli stivali, procurava quel senso di sottomissione mentale che manteneva l’eccitazione di entrambi accesa…. Ed in lui si notava!
Stavo percorrendo il corridoio quando mi sentii prendere per i fianchi; le sue mani in una presa decisa appena sopra le anche, e la sua bocca sul collo baciandomi delicatamente, subito provocarono dei brividi…
Mi fermai qualche istante a gustarmi quelle attenzioni; la luce era soffusa ed il silenzio assoluto, si udivano solo i rumori dei nostri movimenti. Sentivo la sua erezione attraverso i pantaloni appoggiata dietro, sui glutei, mentre le sue mani ora erano sul mio seno stuzzicandone i capezzoli gia turgidi.
Era come un momento idilliaco, quasi surreale; avevo ancora il sapore del suo orgasmo in bocca ma ero di nuovo eccitata. Il mio corpo stimolato dal suo, dalle sue labbra, era un fremito unico; con la mano raggiunsi quel membro turgido e cominciai ad accarezzarlo. Poco dopo ero già dentro ai sui pantaloni, avvolgendolo con la mano e massaggiandolo vigorosamente.
D’un tratto mi prese e mi portò dentro la cabina che stava alla nostra destra; subito, sul letto, gli tolsi i pantaloni e lo presi di nuovo in bocca. Lui immobile mi lasciò fare; scendevo con decisione fino a far sparire quel membro dentro la mia bocca per tutta la sua lunghezza; lo sentivo superare con decisione la curva del cavo orale per insinuarsi con forza in gola. Mi piaceva, affondavo quasi come per ingoiarlo, mentre lui mi teneva con entrambe le mani la testa.
Qualche minuto e poi gli salii a cavalcioni; ci guardammo negli occhi senza dire nulla, mentre con una mano portai della saliva tra le natiche; poi con la stessa mano presi il suo membro e me lo puntai li, sul buchino; forzai un pochino, una scossa, e subito lo sentì farsi strada dentro di me.
Cominciai a cavalcarlo, lo sentivo entrare tutto, scivolare senza sforzo tra le pareti lisce del retto.
Il ritmo lentamente aumentava, il contatto del clitoride cn il suo pube morbido di peluria appena accennata mi eccitava. Lui sotto di me cominciò ad accompagnare gli affondi con un movimento del bacino deciso.
Ero in estasi e mi sentivo un po’ “porca”, forse per la situazione più che per l’atto in se; senza sfilarmi da quel membro appoggiai i piedi accanto al suo bacino e le mani alle sue caviglie; le mie gambe divaricate, i piedi ben piantati al letto su quei tacchi 12 e appoggiata indietro, cominciai a muovermi su e giù su quel pene. Lo sentivo infilarsi per tutta la sua lunghezza dentro di me; io lo guardavo e lui guardava il mio sesso umido e poco più indietro il suo membro sparire ritmicamente dentro il mio corpo. Mi teneva per le caviglie epresto cominciò ad accompagnare i miei affondi.
Poco dopo mi fece mettere a carponi per rinfilarsi subito tra le mie natiche; il suo pene scivolava facilmente dentro di me regalandomi quelle sensazioni forti che adoro, come anche la presa decisa delle sue mani sui fianchi;
Mi penetrava con sempre piu decisione con quel vigore che tanto mi piace; sentivo il suo corpo sbattere rumorosamente sui miei glutei per poi ritrarsi e ripetere l’affondo. Dei gemiti che tentavo di soffocare accompagnavano quell’atto quasi animalesco.
Si sfilò, mi fece girare e coricare sul letto; mi guardò qualche istante, in ginocchio tra le mie gambe divaricate con quel membro umido di sesso che puntava dritto, eretto; gli sguardi si incrociarono, il desiderio di continuare, di raggiungere l’apice, era chiaro; sollevai le gambe divaricate, con una mano cominciai a carezzarmi il sesso bagnato di umore ; si avvicinò, gli presi il pene e lo puntai ancora li dietro. Un mio gemito accompagnò il suo affondo lento e costante; scese completamente su di me, il suo corpo aderiva al mio il suo torace premeva il mio seno. Cominciò a muoversi, affondi lunghi, profondi, lo abbracciai per stringerlo a me, ma sembrava non bastarmi; incrociai le gambe dietro la sua schiena, ero completamente avvinghiata a lui; i tacchi ancora premevano sul suo corpo, sicuramente non in modo piacevole ma sembrava non importargli; mi penetrava sempre con più forza, mi baciava sul collo, mentre si reggeva sulle braccia piegate per non pesarmi più del dovuto. Era stupendo, quei baci, lo strusciare del suo pube sul mio sesso, sentivo la forza maschile; dei brividi cominciarono a pervadermi, i muscoli si irrigidirono, mi strinsi ancor di più a lui, a quel corpo tonico, ed ecco che come una esplosione giunsi all’apice del piacere, un piacere lungo, forte, sicuramente udito anche dai vicini di barca. Allentai la presa e lui si fermò: “ no non fermarti, continua, voglio sentire anche il tuo piacere”
Immediatamente riprese ma poco dopo mi fece girare pancia in giù . Ero sua, a sua totale disposizione, così mi sentivo e così volevo essere. Con una mano mi allargò i glutei e subito si rinfilò dentro di me; non so esattamente per quanto tempo ma cominciò a penetrarmi con una forza quasi bruta incitato anche da me che gli dicevo “ più forte… più forte”, in una sodomizzazione direi brutale, maschile. Lo volevo sentir esplodere e ecco che ad un certo punto un calore mi invase il ventre; era il suo piacere, liberato più a fondo possibile dentro di me.
Rimase fermo qualche istante prima di sfilarsi e coricarsi al mio fianco, in silenzio, i nostri sguardi si incrociavano, sorrisi timidi ci ricordavano quanto fosse stato bello ciò che era appena finito.
Era tardi, dovevo tornare a casa, mi alzai dal letto, e mi diressi al bagno; una rinfrescata generale e poi uscendo gli dissi “ devo andare, a casa ho un fidanzato che mi aspetta”
“ sei fidanzata?” Mi chiese stupito ancora dal letto.
“ si, da 7 anni, se è un problema non ti lascio il mio contatto “ risposi sorridendo ancora nuda dalla porta. “mi accompagni o salgo da sola?”
Si infilò i pantaloni e ci dirigemmo nel salone al ponte superiore. Mi rinfilai il vestito, presi il telefono e chiamai un taxi.
Ci salutammo con un abbraccio e un bacio sulla guancia, percorsi la passerella e salii sul taxi.
Recuperata la macchina mi diressi a casa; erano le 5.30, il fidanzato già dormiva, mi spogliai e mi infilai a letto.
I pensieri su ciò che era accaduto quella sera mi tennero sveglia per un po’ mentre, di nuovo nuda, abbracciavo un altro corpo, quello del mio amato compagno
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