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Miguel, un nuovo amico 1•


di ElisaAle
16.03.2021    |    4.003    |    7 9.6
"Il capezzolo turgido vibrava sotto i suoi stimoli, il mio sesso si apriva sempre più umido ai suoi tocchi e la mia mano si muoveva sempre più rapida sul suo..."
Era un giugno di due anni fa, temperature ormai estive, già da
qualche settimana i pomeriggi in cui Sara era libera li passavamo in spiaggia; le giornate lunghe ci permettevano di stare fino a tardi e magari farci un aperitivo in relax come proprio quella sera.
Ero in coda al chiringuito per prendere i nostri due cocktails mentre lei aveva preso posto in un tavolino fronte mare.
Coperta da un pareo annodato dietro il collo ed il perizoma del costume ad un certo punto notai che l’uomo accanto a me mi stava guardando; qualche istante e si rivolse a me con un accento che non sembrava del luogo : “ciao non vorrei sembrarti sfacciato o inopportuno ma devo farti i miei complimenti”; io li per li restai un po’ sorpresa e gli risposi con un grazie e un sorriso.
Qualche secondo e avvicinandosi un poco riprese con un tono molto basso come per mantenere una certa privacy: “ ti ho notato anche prima in spiaggia e parlando professionalmente hai un seno a dir poco perfetto; non pensar male, sono un chirurgo plastico e ci ho messo un po’ a capire che non fossero naturali”
Rimasi impietrita e stupita. Lui vedendo la mia espressione subito si scusò, ed estraendolo dal portafogli che aveva in mano, mi porse un bigliettino da visita come per giustificare la sua uscita un po’ fuori luogo; “ non mi dire che mi sono sbagliato perche sarebbe una figura ancora peggiore di quella che ho appena fatto!!” Esclamò tornando alla distanza iniziale
Io gli sorrisi e gli risposi “ no no tranquillo, hai indovinato”
“Io sono Miguel piacere, come sul bigliettino ”
Miguel F.... diceva il bigliettino, chirurgia plastica ed estetica..... Un indirizzo di Valencia e dei numeri di telefono.
“Elisa piacere mio” risposi ancora un po’ in soggezione; sicuramente non era la prima volta che per le mie tette conoscevo qualcuno, ma era la prima volta per certo che succedeva in quel modo un po’ sfacciato.
La breve coda avanzava e quando al banco ordinai i nostri 2 gin tonic lui insistette per offrirceli per rimediare alla figuraccia.
Dopo aver tentato di rifiutare un paio di volte lo ringraziai e anche se non convinta, per gentilezza lo invitai a sedersi con noi; quasi con sollievo da parte mia, mi disse che era con un paio di amici ancora in spiaggia, prese le sue tre birre e dopo un saluto frettoloso ci separammo.
Subito raccontai l’accaduto a Sara e girandoci verso la spiaggia lo trovammo sulla sinistra ad una trentina di metri da noi vicino ad un ombrellone con una coppia; incrociammo il suo sguardo e rispondemmo al suo alzare leggermente la birra in segno di salute.
Ovviamente fu l’argomento dei primi minuti tra me e lei; era un bell’uomo sui 35-40 anni, fisico asciutto, capelli mossi sul biondo cenere.
Passata una mezz’ora, con i nostri drinks già finiti ed immerse nei nostri discorsi da donne, da dietro sentimmo “ è ancora valido l’invito di prima?”
Subito ci girammo e c’era lui, Miguel, con 3 gin tonic in mano; entrambe sorridemmo e lo invitammo a sedersi;
Si presentò a Sara la quale gli rispose aggiungendo “le mie invece sono vere!” E tutti cominciammo a ridere.
Dopo poco si rivelò una persona molto a modo e simpatica, capace anche di tener testa a due come noi.
Passammo un’oretta piacevole ed alla fine ci salutammo dicendoci che se il caso avesse voluto ci saremmo ritrovati li; io comunque avevo il suo biglietto da visita.
Qualche giorno quello stesso caso volle che lo ritrovai, li, in acqua mentre facevamo il bagno;
Entrambi non accompagnati, una volta fuori mi invitó a fargli compagnia al suo ombrellone. Passammo tutto il pomeriggio insieme raccontandoci un po di più di noi ( e parlando anche delle mie tette); lui era a Mallorca in vacanza, aveva una casa a poche centinaia di metri da li, e ci veniva abbastanza spesso; insomma alla fine riuscì a strapparmi il mio contatto “kik”( non amo mai dare il mio telefono)
Nei giorni successivi cominciammo a chattare, era divertente; lo vidi anche un pomeriggio sempre in quella spiaggia probabilmente cn la moglie e la figlia, i nostri sguardi si incrociarono ma entrambi facemmo finta di nulla; anzi fu un po’ la scintilla che fece scaturire una sorta di flirt sempre via chat.
Passati una decina di giorni ormai sapevamo molto l’uno dell’altra e ad un certo punto, mentre chiacchieravamo di cucina, mi invitò a cena per dimostrarmi che anche gli Spagnoli possono essere dei buoni cuochi; un po’ di esitazione di rito, ma in fondo la cosa mi divertiva, mi stuzzicava, così accettai l’invito per il venerdì seguente, quando lui sarebbe stato senza famiglia.
Pensai molto nei 2 giorni che mi dividevano dal fatidico giorno; ovviamente pensai anche a cosa sarebbe potuto succedere quella sera, se sarebbe stata una semplice cena tra amici o qualcosa di più intimo; certo è che non ero nuova a situazioni del genere e anche le chattate avute negli ultimi giorni lasciavo a intendere altre intenzioni.
La sera di quel venerdì, con la tensione alle stelle, decisi di prepararmi a dovere; anche se era una cena in casa volevo stupire piacevolmente il mio nuovo amico; dopo essermi leggermente truccata, presi dall’armadio un vestitino nero, schiena e spalle scoperte che scendeva da dietro il collo a coprire il seno con una scollatura non eccessivamente accentuata; aderente fino in vita esaltando le curve, si apriva poi in una gonna più morbida fino a mezza coscia. Accompagnai il vestito con dei sandali neri a strisce incrociate allacciati sopra la caviglia e con l’immancabile tacco 12.
Presi la borsetta giusto per telefono e portafogli, chiamai un taxi e mi diressi
all’indirizzo che mi aveva dato.
Era a solo qualche minuto da casa ed il cuore mi batteva forte come per un primo appuntamento. Avrei solamente goduto di una divertente cena o sarei cascata in qualcosa di più peccaminoso?
Arrivata era un condominio su tre piani allegramente colorato e con un giardino perfettamente curato.
Citofonai all’attico dell’ultimo dei tre portoni che davano sul cortile e salii.
Mi accolse Miguel, una camicia bianca, un pantaloncino al ginocchio blu e delle scarpe da barca blu e bianche;
Ci salutammo con dei baci sulla guancia e mi fece accomodare.
Il salone abbastanza spazioso si apriva con una vetrata su un terrazzo molto curato che dava sull’infinito del mare proprio li di fronte, a pochi metri. Qualche pianta esotica molto ben curata, un divanetto in legno con le sedute color corda ed un tavolino anch’esso in teak , finemente apparecchiato per 2; tutto era stupendo e luce della sera ne dava un contorno incantevole completato da una soffice musica lounge.
Miguel mi chiese se volessi cominciare con del vino bianco o preferissi qualcosa di più forte visto il nostro precedente aperitivo. Cominciammo con un buon vino alla temperatura perfetta spiluccando dei piccoli aperitivi che aveva preparato.
La cena passò meravigliosamente, la paella che aveva preparato era buonissima; come già si era dimostrato era un ottimo interlocutore, ed il tempo passò velocemente. Ormai buio il terrazzino era illuminato da una luce calda, sopra di noi le stelle e poco più in la il nero profondo del mare rotto solo da qualche fievole luce delle barche in rada. Mentre lui preparava i caffè mi alzai per andare ad ammirare il mare; ne sono sempre stata affascinata, il senso di pace e tranquillità di quella distesa è sempre coinvolgente.
Ad un tratto da dietro sentii la mano di Miguel carezzarmi dolcemente un fianco:“il tuo caffè”; rimasi immobile, il cuore cominciò a battermi violento nel petto,ero emozionata; “ti vanno due passi giù in spiaggia?” mi chiese con voce bassa.
Bevemmo i nostri caffè e scendemmo le scale fino in cortile dove una porticina di legno accedeva alla spiaggia; mi tolsi le scarpe, le presi in mano e cominciammo a passeggiare. La tensione era alta, lo si notava anche se continuavamo a chiacchierare; ad un certo punto gli chiesi se avesse mai fatto il bagno di notte e lui mi propose di farlo. Esitai qualche istante ma poi accettai; appoggiai le scarpe sotto uno degli ombrelloni di paglia e dandogli la schiena mi sfilai il vestito e nuda corsi subito in acqua; anche lui dopo essersi tolto tutto si tuffò.
L’acqua era calda e l’oscurità era rotta dalla luna ormai alta in cielo; la sensazione era bellissima; rimanemmo ad una certa distanza per qualche minuto come a proteggere la privacy altrui finche lui non mi si avvicinò e mi sussurrò “sei veramente bellissima”; io gli sorrisi e immergendomi mi allontanai.
“Ed ora come facciamo? Non abbiamo asciugamani” gli chiesi.
Fuori dall’acqua mi porse la sua camicia “ tieni mettiti questa; me la infilai, mi copriva giusto poco sotto il sedere, il seno s’intravedeva attraverso il tessuto bagnato ma non m’importava, ero felice e divertita. Lui s’infilò i pantaloncini, presi scarpe e vestito e di corsa ci dirigemmo su in casa; in bagno una volta asciutta e ripulita dalla sabbia mi rivestii e rinfilai le scarpe. Lui fece lo stesso e ricomparve in polo e pantaloncini, mi porse una hierba, un digestivo del luogo e ci accomodammo sul divano in terrazza.
La luce soffusa non nascondeva il cielo pieno di stelle sopra di noi; poco dopo molto delicatamente mí scostò i capelli umidi e salati scoprendo il collo, si avvicinò con le labbra e delicatamente mi baciò poco sotto l’orecchio. Un brivido mi percorse tutto il corpo ma non lo fermai; tentò di baciarmi ma io mi scostai offrendogli di nuovo il collo.
Sentii una sua mano appoggiarsi sulla coscia e accarezzarmi delicatamente; una mano curiosa che lentamente saliva insinuandosi poco innocentemente in parte sotto la gonna. Ormai non potevo più tirarmi indietro e comunque desideravo quello che stava per accadere.
Istintivamente allargai leggermente le gambe, come per dargli il permesso a proseguire; desideravo il suo tocco, volevo quelle sue dita delicate sul mio sesso ormai umido; ed ecco che lentamente le sentii salire fino a sfiorarmi; un brivido, un’altra scossa, mi percorse rapidamente tutto il corpo. Aveva un tocco delicato ma deciso, sapeva esattamente come dare piacere, sentivo le sue dita scorrere tra le labbra, dal clitoride fino ad infilarsi leggermente nella vagina.
Vedevo la sua eccitazione nei pantaloni; cominciai a carezzarlo, era duro e sotto il mio tocco si irrigidiva ancor di più. Gli slacciai i pantaloncini come per liberarlo da quella prigionia; abbassai leggermente i boxer e lo tirai fuori; cominciai a carezzarlo, lentamente su e giù mentre le sue labbra scendevano lungo il bordo del vestito fino a scoprire un seno forzando il leggero tessuto. Il capezzolo turgido vibrava sotto i suoi stimoli, il mio sesso si apriva sempre più umido ai suoi tocchi e la mia mano si muoveva sempre più rapida sul suo piacere.
Ormai era chiaro che non si poteva più tornare indietro e comunque non avrei voluto farlo; mi abbassai avvicinando la bocca al suo membro turgido e lentamente lo accolsi. Lo succhiavo scendendo per la sua lunghezza mentre lui mi teneva dolcemente ma con fermezza la testa; poi sentii una mano scendere per la schiena e di nuovo raggiungere il mio sesso.
Quella tensione del primo incontro mi piaceva; lo scoprire un nuovo corpo, i sapori, ma soprattutto l’essere scoperta, toccata, accarezzata, tutto mi eccitava.
Mi misi in ginocchio sul tappeto di corda ai piedi del divano di fronte a lui, gli tolsi i pantaloni e i boxer insieme alle scarpe e rincominciai a succhiarlo; quel membro svettava turgido e dritto da quel corpo completamente depilato, i testicoli lisci e morbidi invitavano ad essere leccati e coccolati. Quando cominciai a scendere con lunghi affondi su di lui accogliendolo fino in gola lui mi prese di nuovo la testa e cominciò ad accompagnarmi con movimenti del bacino; scendevo fino ad accoglierlo tutto, tre o quattro volte prima di risalire per respirare e poi ripetere; gli piaceva, lo notavo, e mi piaceva, il sentirlo forzare tra le pareti della gola, in profondità; avrei continuato volentieri fino a farlo venire, ma volevo dì più, volevo la mia parte.
Dopo qualche minuto mi alzai e vi salii a cavalcioni infilandomici sopra con un gemito soffocato; ancora vestita cominciai a cavalcarlo. Lui mi teneva per i fianchi alzandomi il vestito ormai inutile; dopo poco me lo sfilai restando solo con le scarpe.
Lui immediatamente mi avvicinò a se e cominciò a leccarmi i capezzoli e palparmi il seno. Ero in estasi, inarrestabile, sentivo il piacere crescere mentre lo guardavo impegnato col mio seno.
Poi senza sfilarsi si alzò tenendomi in braccio per poi sdraiarmi sul divano; si sfilò la polo e cominciò a penetrarmi con decisione; io alzai le gambe e le incrociai dietro di lui come anche le braccia. I tacchi premevano sulla sua schiena ma pareva non importargliene; il ritmo aumentava ed il piacere saliva finché ecco che repentino e violento mi travolse come una tempesta; non riuscii a trattenere i gemiti e stringendomi forte a lui esplosi in un fantastico orgasmo.
Mollai un poco la presa, le gambe si scrociarono mentre lui continuava con affondi sempre più decisi; qualche minuto e di colpo si sfilò, prese il membro in mano e mi schizzò il suo piacere in abbondanza sul tutto ventre e fin sopra il seno, getti abbondanti che sembravano non finire; rimasi li qualche istante, piena del suo piacere inaspettatamente riversato sul mio corpo; mi sentivo sporca, sporca di un peccato lussurioso, sotto i suoi occhi appagati e colpevoli di quel piacere comune.
Mi alzai, e mi diressi al tavolo ancora semi apparecchiato, presi il tovagliolo usato per la cena e mi ripulii dello sperma che lentamente stava colando sul mio corpo.
Un’altra volta il piacere provato sovrastava la consapevolezza del peccato consumato. Entrambi in silenzio sentivo il suo sguardo dietro di me a qualche metro scrutarmi, ammirarmi nuda su quei tacchi mentre mi dirigevo verso la fine del terrazzo, ad ammirare il panorama. Lui mi si avvicinò indossando i pantaloncini; mi sentivo peccaminosa, mi piaceva e sarei rimasta a lungo così, nuda, in sua mostra; ma era tardi e dovevo tornare a casa prima del mio compagno che avrebbe finito di lavorare di li a poco. Mi rinfilai il vestito, ringraziai Miguel della serata e con un bacio sulla guancia lo salutai.
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