tradimenti
Svegliarsi con uno sconosciuto 1

16.05.2025 |
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"Inspirò profondamente, poi concluse con una punta di amarezza..."
Di solito, una relazione nasce con il corteggiamento, la conoscenza reciproca e, solo a posteriori con l’intimità. Qui si ribalta tutto: comincia e finisce con una sana scopata: ma in mezzo?
Il nostro respiro era rallentato.
In quell’ambiente ovattato ogni nostro gesto assumeva un suo particolare significato intimo e privato riservato solo a noi due,
La mia compagna ansimava mentre, abbracciata a me combatteva quella stupenda battaglia dell’’amore carnale: una lotta che non avrebbe mai visto dei vinti ma unicamente dei vincitori come accade nel Valhalla di norrena memoria.
Non ci servivano parole: ci toccavamo, ci accarezzavamo e ci appartenevamo in un crescendo di emozioni in cui, ogni gesto si tramutava all’istante in una tacita promessa.
Il calore di un abbraccio che cancellava ogni dubbio, il ritmo naturale che ci guidava senza bisogno di parole.
Ogni tanto ci fermavamo per assaggiarci, pur senza separarci
La nostre dita percorrevano lentamente la pelle del partner e le labbra si cercavano senza fretta in un susseguirsi di movimenti armoniosi.
La luce intensa del pomeriggio inondava la stanza, filtrando senza ostacoli dalle ampie finestre. I contorni degli oggetti erano netti, e ogni movimento risaltava sotto il sole alto nel cielo.
Il silenzio nella stanza era rotto solo dal respiro tranquillo di lei, ancora immersa nel sonno.
Il pomeriggio filtrava dalle finestre, inondando ogni angolo con una luce calda e dorata.
Egli si destò piano, ancora avvolto dal torpore di quel momento condiviso.
Con la punta delle dita, tracciò un gesto lieve sul seno della donna, quasi fosse un saluto silenzioso, prima di alzarsi.
Si mosse senza fretta, recuperando gli abiti sparsi nella stanza.
La luce del pomeriggio rendeva ogni cosa nitida.
Al lieve contatto di quella carezza la donna si destò e si stiracchiò nel letto, lasciando che il corpo si distendesse sotto il lenzuolo sfatto.
Un gesto naturale, inconsapevole, come chi ancora indugia in quel confine tra sonno e veglia.
Ella lo osservò in silenzio per qualche istante, poi, con voce impastata domandò:
— Ti alzi?
Egli si abbottonò la camicia con gesti lenti, quasi misurati, come se volesse allungare quel passaggio dal mondo privato alla realtà esterna.
La luce del pomeriggio, filtrando attraverso le tende socchiuse, dipingeva sul pavimento una trama dorata e instabile.
L’uomo sii voltò appena, un sorriso accennato sulle labbra, e con tono morbido le disse:
— Grazie, Clara.
— È stata un pomeriggio indimenticabile.
Ella si mise seduta sul letto.
Con un movimento fluido, il lenzuolo scivolò tra le sue dita mentre lo sollevava per coprire le sue nudità.
Il gesto fu istintivo, quasi impercettibile, ma rivelava quel sottile imbarazzo che accompagna il pudore.
Sollevò lo sguardo verso di lui, la fronte leggermente corrugata in un’espressione di sorpresa che non tentò nemmeno di nascondere.
Gli occhi si soffermarono su di lui, come se cercassero conferme nel volto che le era davanti.
— Clara?
Domandò, quasi incredula.
Poi scosse leggermente il capo, come a voler dissipare un dubbio assurdo.
— Io mi chiamo Mira.
La voce era ferma, priva di esitazione, ma intrisa di quel sottile disorientamento che nasce da un dettaglio inatteso.
E dopo un istante, quando le parole sembravano aver preso corpo, ella sollevò lo sguardo ancora una volta, fissandolo con maggiore intensità.
— Perché mi chiami così Alberto?
— Chi sarebbe questa Clara?
L'uomo rimase immobile per un istante, la camicia ancora aperta sulla pelle, il gesto di abbottonarla sospeso a metà.
La sorpresa che gli attraversò il volto era più netta, quasi più intensa di quella di Mira.
— Alberto!?
Domandò l’uomo, con un tono che oscillava tra incredulità e nervosismo.
Si passò una mano tra i capelli, come se cercasse un filo logico dentro quella confusione improvvisa.
— Ma io... io mi chiamo Dario.
Il silenzio scese all’improvviso tra di loro.
I loro sguardi sgranati si intrecciarono in un istante che sembrava trattenere il fiato della scena, come se entrambi stessero cercando di decifrare l’assurdità di quella situazione.
Il silenzio si fece denso, carico di una tensione indefinita.
Entrambi si fissavano, come se cercassero nelle espressioni altrui la chiave di un enigma troppo assurdo per essere vero.
— Mira...
Sussurrò Dario, la voce incerta, quasi esitante.
— Io sono Dario, non Alberto.
Lei inclinò appena il capo, gli occhi brillavano di una confusione speculare alla sua.
— Ed io non sono Clara.
La sua voce era sicura, priva di esitazione:.
— Io mi chiamo Mira.
Un gelo improvviso attraversò l'aria, non per il freddo, ma per l’assurdità di quella scoperta.
Nulla di ciò che credevano di sapere sembrava più avere senso.
Dario si passò una mano sulla fronte, come a cercare un appiglio nella propria memoria.
— Io ricordo perfettamente.
— Ci eravamo dati appuntamento e tu … tu avevi detto di chiamarti Clara..
Mira era sempre più stupita!
— Ma cosa dici?
— Ci siamo sposati questa mattina e da sempre mi hai rivelato di chiamarti Alberto
— Sposati? Io non mi sono sposato con nessuno. Sono un uomo libero: libero come l’aria.
Al colmo della sorpresa, Mira strinse ulteriormente a sé il lenzuolo con un gesto rapido, come se esso fosse un fragile confine tra il suo corpo e l’aria.
La pelle ancora calda di quel momento condiviso sembrava fremere sotto la sottile barriera di tessuto.
Sollevò lo sguardo verso l’uomo, i suoi occhi brillarono di un misto di incredulità e fierezza
Non c’era paura in quell’espressione, solo il bisogno di affermare un confine, di ristabilire un equilibrio.
Con voce calma, ma ferma, le sue parole scivolarono nell’aria senza esitazione:
— Per favore, comportati da gentiluomo.
Dario rimase immobile un istante, quasi trattenendo il fiato
Indossò in tutta fretta i calzoni, raccogliendo gli altri suoi indumenti in un accrocchio ed abbassando leggermente lo sguardo.
La tensione che attraversava la stanza era palpabile, un gioco di emozioni trattenute e parole sospese:
— Dobbiamo risolvere questo pasticcio.
— Ci vediamo nella hall.
Uscì.
Dario chiuse la porta alle sue spalle, lasciando la stanza e immergendosi nel silenzio ovattato del corridoio
L’aria fresca gli fece avvertire ancora di più il disagio di trovarsi parzialmente svestito.
Con un gesto rapido sciolse l’accrocchio di vestiti che stringeva tra le mani e, senza perdere tempo, li indossò completamente.
Solo allora si raddrizzò, esalando un lungo respiro e cercando di ristabilire un minimo di lucidità.
Nel frattempo, Mira si era alzata e aveva indossato i suoi abiti con una rapidità quasi febbrile, lisciando i tessuti con mani leggermente tremanti
Dopo un ultimo sguardo allo specchio, come a cercare conferma di sé stessa, aprì la porta e raggiunse Dario nella hall dell’albergo.
La tensione tra loro continuava a farsi sentire
Si scambiarono occhiate cariche di imbarazzo, quasi cercando nei volti l’uno dell’altra il coraggio di pronunciare le prime parole.
Finalmente Dario ebbe il coraggio di iniziare: fece scorrere lentamente le dita lungo il bordo del bicchiere davanti a sé, lo sguardo perso in un punto indefinito della sala.
Respirò a fondo, cercando di mettere in ordine i pensieri prima di parlare:
— Io sono un fotografo freelance e avevo ordinato una modella per il mio servizio.
— L’agenzia mi aveva comunicato il suo nome: Clara, ma non la avevo mai conosciuta prima,
— Le avevo dato appuntamento in quel caffè dove, vedendo una bella ragazza sola ad un tavolo, ho pesato di averla riconosciuta.
Mira alzò le sopracciglia, incrociando le braccia in un gesto di riflessiva cautela.
— Una modella?
Lui annuì, tamburellando le dita sul tavolo con un ritmo distratto.
— Non la conoscevo.
— Era una nuova collaborazione, quindi non avevo idea di quale aspetto avesse.
Mira increspò appena le labbra, iniziando a intuire dove voleva andare a parare.
— E tu hai visto me da sola, in attesa ed hai pensato che fossi lei?
— Mi lusinghi, davvero.
Dario sospirò, abbassando lo sguardo con un mezzo sorriso ironico.
— Sì.
— Ho pensato fossi lei.
— Era logico.
— O almeno mi sembrava logico in quel momento.
— Tu invece?
Mira strinse le mani in grembo, le dita intrecciate con una pressione appena percettibile.
Cercava di raccogliere i pensieri, mentre lo sguardo di Dario restava fisso su di lei.
La rivelazione che Dario aveva appena condiviso era tanto assurda da sembrare surreale.
— Io... io avevo appuntamento con Alberto, mio marito.
Dario rimase in silenzio, lasciando che Mira trovasse il coraggio di spiegare.
Lei inspirò lentamente, come per dare peso ad ogni parola:
— Ci siamo conosciuti online.
— Non ci siamo mai visti, ma ci siamo comunque ritrovati innamorati cotti.
— Ci siamo sposati per corrispondenza ... tanto per fare una cosa diversa, originale.
Le dita di Dario si strinsero leggermente attorno al bicchiere, mentre Mira proseguiva.
— Avremmo dovuto incontrarci in quel caffè.
— Era il nostro primo momento insieme... dopo il matrimonio.
— L’idea sarebbe stata di andare poi in albergo e...
Si interruppe, lasciando le parole sospese nell’aria.
Lo sguardo di Dario si abbassò, l’ironia dell’intera situazione gli pesava sulle spalle.
— E invece hai trovato me.
—
— Ed io ho trovato te.
Un lungo silenzio cadde tra loro, mentre cercavano di metabolizzare il paradosso che li aveva travolti.
Dario la interruppe:
— Quindi io ho confuso la tua legittima “fame di sesso” con le voglie che alcune modelle hanno prima di posare per un servizio.
— … e ci siamo ritrovati in lotta nel medesimo letto
Concluse Mira-
— Ma che dici?
— Spose per corrispondenza?
— Come è possibile e soprattutto: è legale?
Mira intrecciò le dita, cercando le parole giuste per spiegare qualcosa che, a molti, poteva sembrare assurdo.
— So che può sembrare strano, ma il servizio di spose per corrispondenza non è solo un’idea romantica o bizzarra.
— È una realtà concreta, regolata da agenzie specializzate.
Dario la osservò con attenzione, senza interromperla.
— Esistono piattaforme che mettono in contatto persone da tutto il mondo e che, a richiesta, organizzano dapprima il matrimonio e poi il viaggio, generalmente della sposa, perche si congiunga Al marito.
— Non è come comprare qualcosa online, è più simile a un’agenzia matrimoniale internazionale.
Fece scorrere lentamente le mani sul tavolo, come se volesse dare peso alle sue parole.
— Io ed Alberto ci siamo conosciuti in chat.
— Pur abitando nella stessa città non abbiamo mai ceduto alla curiosità di incontrarci.
— Ci piaceva un mondo scambiarci frasi dolci, a volte maliziose, ma che si concludevano sempre con l’emoticon di un bacio!
— Ci sentivamo entrambi tranquilli e rilassati, protetti dalla distanza intercorrente tre noi e dall’anonimato, indispensabile in questo tipo di rapporti,
— . Non era un gioco, né un capriccio.
— Abbiamo chattato per mesi, ci siamo raccontati tutto … e ci siamo scoperti innamorati cotti l’uno dell’altra.
Dario annuì lentamente, iniziando a capire.
— E il matrimonio per corrispondenza?
Mira inspirò profondamente.
— Questo è stato la logica conclusione del nostro rapporto.
— Ci siamo conosciuti senza esserci mai visti.
— Ci siamo innamorati senza esserci mai fisicamente frequentati.
— La nostra era soprattutto una congiunzione dell’anima; quella dei corpi una conseguenza trascurabile.
— Ci siamo quindi iscritti ad una agenzia ed abbiamo lasciato che organizzasse tutto lei,
— Stamane ci è arrivata la comunicazione digitale di matrimonio legalizzato ed abbiamo concordato di vederci per consumare immediatamente.
— Il sesso sarà pure una componente secondaria nel rapporto ma tutti siamo umani e ci piace comunque tanto,
Dario curioso la sollecitò::
— Scusa ma non avevi neppure esperienze precedenti con quell’agenzia?
Mira abbassò lo sguardo per un istante, poi tornò a fissare Dario con un’espressione sincera:
— No.
— Non avevo mai avuto una relazione seria con un ragazzo.
Inspirò lentamente, scegliendo le parole con cura.
— Ero vergine.
— Non solo nel senso fisico, ma anche emotivo.
— Ho sempre pensato che il coinvolgimento romantico fosse qualcosa di grande, e difficile da gestire e volevo essere pronta.
Dario annuì, lasciandole spazio per continuare.
— Non ho mai trovato qualcuno con cui sentirmi davvero sicura, qualcuno che valesse la pena di un rischio.
Fece scorrere distrattamente le dita sul bordo del tavolo.
— Poi è arrivato Alberto.
— Non avevamo una storia convenzionale, ma questo era proprio ciò che mi faceva sentire tranquilla.
— Era un legame di parole, di emozioni, di pensieri, senza il peso del mondo reale.
Si interruppe per un istante, poi aggiunse con un sorriso appena accennato:
— Mi sembrava giusto che la nostra prima volta insieme fosse direttamente legata al nostro matrimonio.
— Un passaggio naturale.
Mira si prese qualche istante prima di rispondere, lasciando che le emozioni si assestassero dentro di lei.
— Mi aspettavo un incontro romantico e, al di là dell’errore tu sei stato incredibilmente dolce, attento, premuroso.
— Hai una delicatezza che certamente non tutti posseggono.
— Anche in questa situazione assurda, hai saputo rispettarmi e capire la mia inesperienza guidandomi per il meglio
Abbassò lo sguardo per un momento, poi lo rialzò con una luce incerta negli occhi.
— Tornando al mio racconto: finalmente avremmo avuto il primo vero contatto dopo tutto quello che abbiamo condiviso in chat.
— Pensavo fosse un momento unico, speciale ... il primo passo di una vita che avremmo costruito attraverso parole, pensieri, sogni.
Dario annuì, senza interromperla.
— Ma allo stesso tempo... era anche un test.
Le sue dita si strinsero leggermente in grembo.
— Mi domandavo se avremmo funzionato davvero, fuori da quelle conversazioni, da quelle schermate.
— Se tra noi ci sarebbe stata quella stessa magia che avevamo costruito virtualmente
— . Se guardandoci negli occhi avremmo capito che era tutto vero e che era giusto.
Inspirò profondamente, poi concluse con una punta di amarezza.
— Ed eccomi qui a rispondere a te, invece che ad Alberto.
Lo guardò per un attimo, con un’espressione che tradiva un pensiero fugace.
— Sai cosa è assurdo?
Dario inclinò leggermente il capo, curioso.
— Parlando con te, mi rendo conto di una cosa.
Scosse la testa, divertita dalla stranezza di ciò che stava per dire.
— Che non sono pentita.
— L’errore c’è stato ma non provo rimorsi, forse perché la tua dolcezza e la tua correttezza mi hanno comunque impressionata.
— Adesso però parlami un po’ di te.
Dario restò in silenzio per qualche istante., quindi si fermò un istante, afferrò il bicchiere davanti a sé e bevve un sorso, come per prendersi un attimo di pausa mentre rifletteva.
— Sai?
— Da quando ero ragazzo la fotografia mi ha sempre affascinato.
Il tono della sua voce si fece più morbido, quasi nostalgico.
— Vedevo il mondo attraverso l’obiettivo prima ancora di capirlo con gli occhi.
— Le luci, le ombre, i dettagli nascosti:tutto aveva un significato.
Posò il bicchiere, scorrendo le dita lungo il bordo, ancora assorto nei suoi pensieri.
— Per questo ho deciso di farne la mia professione.
— Ora lavoro come fotografo freelance, e oggi... oggi avrei dovuto incontrare una modella.
Mira inarcò un sopracciglio, incuriosita.
— Una modella?
Dario annuì e accarezzò la superficie del tavolo con la punta delle dita, un gesto quasi involontario:
— Sì, una ragazza di nome Clara.
— Capelli lunghi castani …
Mira si fermò un attimo, poi portò una mano ai capelli, accarezzandoli con un gesto istintivo.
— Lunghi, castani.
Dario proseguì:
— Occhi verdi …
Mira sbatteva le palpebre, quasi divertita.
— Anche i miei lo sono.
Dario la osservò, poi scosse la testa con una risata breve, sollevando appena le sopracciglia per l’assurdità della coincidenza:
— Ora tutto ha ancora più senso.
Dario rimase in silenzio per un attimo, lasciando che la consapevolezza dell’equivoco sedimentasse dentro di lui.
Portò nuovamente il bicchiere alle labbra, ma stavolta il sorso fu più lento, come se cercasse di guadagnare qualche secondo per riorganizzare i pensieri.
— Quindi... niente shooting fotografico.
Mira trattenne un sorriso.
— Direi proprio di no.
Dario poggiò il bicchiere e tamburellò le dita sul tavolo, riflettendo.
— È surreale, vero?
— Pensavo di dover effettuare un servizio fotografico ed invece mi sono ritrovato a vivere un’esperienza completamente diversa.
Sollevò appena le sopracciglia, guardando Mira con una nuova luce negli occhi.
— La cosa assurda è che, nonostante tutto, non mi dispiace affatto.
Mira incrociò le braccia, osservandolo con attenzione.
— Non te ne penti nemmeno un po’?
Dario fece una pausa, poi scosse la testa.
— Come potrei?
— Questo incontro, per quanto strano, mi ha fatto scoprire una persona intrigante, fuori da ogni aspettativa.
— Non era programmato, ma certe cose sfuggono ai piani, vero?
La tensione tra loro si fece più tangibile.
Non era imbarazzo, non era disagio.
Era la strana consapevolezza comune che, pur avendo vissuto entrambi lo stesso errore, niente di ciò che era accaduto poteva essere definito un passo falso.
Dario continuò a riflettere su Mira
Due or!.
Due ore che sembravano essere state infinite eppure troppo brevi.
Dario si ritrovò a pensare, quasi con sorpresa, a quanto fosse stato facile stare con Mira.
Il tempo aveva avuto una strana elasticità ad ogni momento vissuto con lei e gli sembrava di aver assaporato ogni secondo senza mai averne avuto abbastanza.
Già sentiva la tentazione di ripeterle.
Il problema, e lo sapeva, era quello di convincere nuovamente lei a concederglisi.
Mentre parlavano, mentre la osservava muoversi con naturalezza, gli fu chiaro che Mira non era solo una presenza piacevole.
Ella era aperta, brillante, piena di vita.
La sua spontaneità lo affascinava come pure la leggerezza con cui affrontava le cose, senza mai sembrare superficiale.
Era estroversa, disponibile, sincera e Dario si accorse che gli sarebbe piaciuto davvero conoscerla meglio.
Non era solo il ricordo di ciò che avevano vissuto in quelle due ore bensì la convinzione che anche all’indomani avrebbe voluto poterla rivedere.
CONTINUA ?????
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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