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La mia vicina di casa


di Membro VIP di Annunci69.it bullsiculo20
24.11.2023    |    1.127    |    5 9.6
"Sentivo la mia cappella muoversi dentro di lei, separata dal mio dito solo da una sottile parete di carne..."
Da circa un anno, al piano superiore della mia abitazione si era trasferita una giovane coppia appena sposata.
Lei, Larissa, era una ragazza di ventisei anni; lui, Massimo, un uomo di mezza età alle seconde nozze.

Larissa, fin dal primo momento, mi colpì profondamente. Forse per il fisico — con quel sedere alto e tondo, la pancia piatta, il seno pieno ma armonioso, e quelle labbra carnose e invitanti — o forse per l’accento del suo paese, che suonava come un canto sensuale. Sin da subito, rappresentò una distrazione costante per i miei pensieri più peccaminosi.

All’inizio cercai di non dare troppo peso al fatto che il marito fosse spesso fuori per lavoro, assente da casa dalla mattina fino a sera. Tuttavia, saperla sola sopra di me, sentirla trafficare in casa, cantare ad alta voce con quella voce dolce e sbarazzina… mi faceva letteralmente impazzire.

Un giorno di primavera, con gli ormoni in subbuglio, decisi di tentare una provocazione, senza però esagerare. Non potevo permettermi un passo falso: un rifiuto avrebbe reso imbarazzante ogni futuro incontro, e avremmo continuato a vederci per chissà quanti anni ancora.

La giornata era calda, soleggiata: perfetta per prendere un po’ di tintarella. Sistemai una sdraio nel mio giardinetto e, invece del solito pantaloncino, indossai uno slip da piscina, lasciando in vista quel tanto che bastava per suscitare curiosità.

Mi stesi al sole, con gli occhi semichiusi, sentendo la luce calda sulla pelle. Sapevo che Larissa era in casa e speravo si affacciasse alla finestra. Nell’attesa, mi godevo la quiete del momento, anche se i pensieri, dentro di me, si facevano sempre più concreti e audaci.

A un certo punto, vidi la tenda della sua finestra muoversi. Non aprii gli occhi del tutto, preferendo mantenere lo sguardo socchiuso per non farla sentire osservata. Il mio corpo reagì d’istinto a quell’apparizione, con un fremito incontrollabile.

La tenda si richiuse, poi si scostò di nuovo. Stavolta la vidi chiaramente: Larissa era lì, affacciata, e il suo sguardo indugiava sul mio corpo, convinta forse di non essere vista. Dentro di me cresceva una tensione eccitante, difficile da contenere.

Decisi di osare ancora un po’. Sempre fingendo di dormire, iniziai a massaggiarmi lentamente sopra lo slip, senza gesti eccessivi, solo il minimo per stuzzicarla. Volevo che fosse lei a desiderarlo, non che si sentisse aggredita.

Il mio corpo reagiva sempre di più, e lo slip cominciava a tendersi, incapace di contenermi. Quando i nostri sguardi finalmente si incrociarono — anche se fugacemente — vidi in lei qualcosa che andava oltre la semplice curiosità: c’era desiderio.

Quando la tenda si richiuse per l’ultima volta, smisi lentamente di accarezzarmi. L’eccitazione era alta e non volevo lasciarmi sfuggire il momento. Attesi qualche minuto, mantenendo il respiro calmo, dandogli qualche tocco ogni tanto, giusto per tenerlo “sveglio”.

Fu allora che il campanello suonò. Il cuore mi balzò in petto.

Andai ad aprire, ancora in slip, e rimasi sorpreso dalla figura che mi piombò addosso: Larissa. Senza dire una parola, mi spinse contro il muro, incollando la sua bocca alla mia in un bacio caldo, affamato, carico di desiderio represso. La sua lingua cercava la mia con impazienza, mentre una mano scivolava tra noi, decisa, a cercare il mio sesso sotto il tessuto ormai teso dello slip.

Non perse tempo: liberò il mio membro, prendendolo nella mano calda e decisa, senza mai staccare le labbra dalle mie. Quando lo scoprì completamente, era già bagnato di desiderio.
«Mi stavi facendo impazzire…» sussurrò, con voce roca.

Ci spostammo in camera. Appena entrati, Larissa lasciò cadere ogni freno. Si inginocchiò davanti a me e cominciò ad assaporarmi con un’intensità che mi fece tremare le gambe. La sua bocca era calda, le sue mani seguivano il ritmo, stringendo e accarezzando ogni centimetro con maestria.

Dopo qualche minuto, la tirai su per le spalle, la baciai ancora, poi le sussurrai:
«Vieni sul letto.»

Obbedì con un sorriso malizioso. Si sdraiò e mi bastò sollevarle il vestito per vedere ciò che già avevo immaginato: la sua intimità, completamente depilata, nascosta solo da un lembo sottile di perizoma. Lo scostai con dolcezza, poi la raggiunsi, spingendomi dentro di lei con una lentezza che ci fece trattenere il fiato. Gemette piano, abbandonando la testa all’indietro, mentre io affondavo con profondità, sentendo il calore del suo corpo accogliermi completamente.

Il piacere era intenso, crescente. Le sollevai le gambe, le misi le mani sotto i glutei, e lei le appoggiò sulle mie spalle, stringendomi tra le cosce. La guardai: aveva un corpo meraviglioso, teso di desiderio. Le presi le mani e gliele portai al seno, invitandola a stringersi. Lei lo fece, continuando ad toccarsi mentre io la possedevo con un ritmo deciso ma controllato.

A un certo punto mi fermai, la fissai negli occhi e le dissi con un sussurro:
«Girati… voglio vederti da dietro.»

Obbedì senza esitazione, mettendosi a carponi sul letto. Il suo corpo sembrava scolpito nella carne e nel desiderio. Le labbra del suo sesso erano gonfie, visibili tra le cosce, e il contrasto tra quella vista e la curva perfetta del suo fondoschiena mi mandò in estasi. La penetrai di nuovo, da dietro, assaporando quella nuova angolazione, più profonda, più stretta. Larissa emise un gemito lungo, profondo, mentre il ritmo diventava sempre più intenso.

Dopo qualche minuto, mi fermai per accarezzarla con dolcezza. Le sfiorai il clitoride con un dito e il suo corpo reagì con uno scatto improvviso. Mise il volto contro il materasso per soffocare un urlo, poi, con lentezza, portò le mani all’indietro e si aprì le natiche da sola, offrendosi completamente.

Davanti a me, il suo corpo era una promessa di perdizione.

Cominciai a carezzarle l’ano, con delicatezza. Lei non disse nulla, e quando posizionai il glande all’ingresso, cominciai a spingere piano, con rispetto. Sentii il suo corpo cedere poco a poco, accogliendomi con sorprendente naturalezza.
Continuai così, con movimenti lenti e profondi, lasciando che l’istinto guidasse il piacere.

Larissa gemeva, ansimava, seguiva il ritmo delle mie spinte senza mai opporsi, anzi, accompagnandole. Ogni resistenza era svanita, sostituita da un abbandono totale.

Continuai a muovermi dentro di lei con lentezza, godendomi ogni centimetro di quel calore stretto e morbido.
Guardai l’orologio, annotando mentalmente l’ora, per tenermi sotto controllo. Non volevo cedere troppo in fretta: volevo gustarmi quel momento, farlo durare il più possibile.

Cambiai leggermente posizione, appoggiando un piede sul letto per avere un’angolazione diversa. Le raccolsi i capelli, tirandoli delicatamente all’indietro. Lei sollevò il viso e mi guardò, proprio mentre affondavo ancora, sentendo il mio bacino schiacciarsi contro le sue natiche.
«Sto per venire…» le sussurrai con voce roca.

La tirai a me con più forza, trattenendola per i capelli, e quando esplosi, fu con un piacere profondo e lungo, come se il tempo si fosse fermato. Sentii me stesso scivolare dentro di lei, riempiendola, mentre il suo corpo tremava ancora sotto il mio.

Quando mi ritirai, lo feci lentamente. Il suo corpo rimase lì, offerto, con il respiro affannato. Il suo ano era ancora socchiuso, e dalle sue profondità cominciavano a colare gocce del mio seme, formando piccole bolle lucide. Lei si lasciò cadere sul letto, sfinita, e io mi stesi accanto a lei, accarezzandole la schiena e le natiche con lentezza.

Le passai un dito sul punto esatto in cui l’avevo penetrata, trovandolo ancora aperto e caldo. Poi mi alzai e andai in bagno a lavarmi. Dopo pochi secondi, mi raggiunse. Si sedette sul bidet, cominciando a pulirsi. Mi sorrise senza dire nulla, poi tornò in camera.

La seguii poco dopo e mi sdraiai di nuovo accanto a lei. Aveva ancora il vestito arrotolato sui fianchi, come una ciambella di stoffa. Le accarezzai la pelle, e lei, con un gesto lento, mi posò una mano sul membro.
«Ti sei lavato?» chiese.
«Sì.»
«Ti dà fastidio se ti tocco?»
«No, fai pure.»

Dopo qualche carezza, si sollevò leggermente, per poi posizionarsi davanti a me, con il viso all’altezza del mio sesso.
«Fatti leccare ancora», disse con voce bassa, quasi affettuosa.

Il mio tempo di recupero era breve. Cominciò a leccarmi con lentezza, e presto mi ritrovai di nuovo duro e teso. Le sue mani lo accarezzavano con sapienza.
«Sei stato attento e gentile… anche se mi hai presa a lungo e in profondità. Si vede che ci sai fare», sussurrò.
Poi aggiunse, sorridendo: «Ma credo di aver avuto qualche esperienza anch’io.»

Le sorrisi.
«Hai fatto l’amore la prima volta presto?»
«A sedici anni… sia di fronte che di dietro. I preservativi costavano troppo, e molti ragazzi preferivano “quel” modo. Ma non mi piaceva. Tu sei diverso: tu hai fatto l’amore con me, in tutti i sensi.»

«L’importante è che ti sia piaciuto. È stato bello per entrambi, no?»
«È stato bello già dalle prime carezze… sei bravo a toccare la fica», disse, ridendo piano.
«E tu sei bravissima con le mani. Mi hai eccitato ancora.»

«Allora perché non mi scopi di nuovo?», propose, provocante.

Non servivano altre parole. La tirai sul bordo del letto, sollevai le sue gambe e la penetrai. Mugolò qualcosa a fior di labbra, mentre io affondavo di nuovo dentro di lei. Dopo qualche istante mi chiese:
«Scopami ancora come prima…»

Obbedii. Uscito dalla sua vagina, spostai il glande appena in basso e con una leggera spinta mi ritrovai di nuovo dentro il suo corpo, nella parte più stretta e nascosta. Questa volta, con meno sensibilità ma più controllo, potei prolungare il piacere.

Cominciai ad accarezzarle il clitoride con una mano, e con l’altra le infilai lentamente un dito nella vagina. Sentivo la mia cappella muoversi dentro di lei, separata dal mio dito solo da una sottile parete di carne.

I suoi gemiti diventarono più intensi, più rapidi. Si contorse sotto di me, finché non raggiunse un orgasmo violento, repentino. Prese un cuscino e se lo portò al viso per soffocare un urlo, mentre il suo corpo tremava scosso dal piacere.

Aspettai che si calmasse, poi ripresi a spingerle dentro tutto il mio desiderio con colpi più forti, finché anch’io raggiunsi il culmine, ancora una volta.

Mi guardò negli occhi, ancora con il respiro corto.
«Mio marito non scopa così… lo sai, vero?»
«Mi fa piacere che ti sia piaciuto», risposi.

Ci alzammo. Io tornai in bagno, lei venne subito dopo a lavarsi di nuovo. L’orologio segnava quasi l’ora in cui Massimo sarebbe tornato. Mi diede un ultimo bacio, morbido e profondo, poi sussurrò:
«È stato bellissimo… ti penserò tutta la notte.»

Salì nel suo appartamento, per preparare la cena a suo marito.
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