tradimenti
Il Gioco del Desiderio, 17

09.07.2025 |
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"Le dita di Silvia le scivolarono lentamente lungo le cosce, avvicinandosi sempre di più al suo centro..."
Silvia, mentre osservava distrattamente i suoi studenti estivi entrare in aula all’università, si lasciava trasportare dal ricordo vivido della visita nell’ufficio di Alessandro. Quel momento le aveva regalato giorni di appagamento, placando per un po’ la sua fame di avventure. Ma ora, quel desiderio tornava a farsi sentire, ancora più urgente, più acceso. Gli slanci di consapevolezza erotica sembravano moltiplicarsi di recente. Forse era colpa della gravidanza, si disse. Aveva letto che per alcune donne l’attesa può intensificare la sensualità. Qualunque ne fosse la causa, sentiva che doveva trovare un modo per placare quel fuoco, o ne sarebbe uscita fuori di testa.“Va bene ragazzi, iniziamo con il test”, annunciò Silvia, tirando fuori i fascicoli dalla valigetta tra un coro di mugugni rassegnati. Fece il giro dell’aula distribuendo i fogli uno a uno, mantenendo quel suo tono calmo ma deciso. “Avete tempo fino alla fine della lezione. Buona fortuna!”
Nel corso estivo serale di diritto tenuto da Silvia c’erano una quindicina di studenti. La maggior parte erano ragazzi che avevano avuto difficoltà durante l’anno e stavano cercando di recuperare il voto. Altri approfittavano dell’estate per anticipare qualche esame. Alcuni di loro erano volti noti, studenti già passati per le sue lezioni. Ma c’erano anche delle nuove presenze. Tre in particolare avevano catturato la sua attenzione fin dal primo giorno.
Sergio e Renato, ad esempio, erano due giocatori di basket dell’università. Non avevano potuto frequentare il corso durante l’anno accademico a causa degli allenamenti e delle partite, ma ora, per poter accedere al terzo anno di giurisprudenza, dovevano colmare quella lacuna. Silvia aveva subito notato che, a dispetto dello stereotipo, i due non erano affatto i classici “atleti senza cervello”. Anzi, i loro voti erano sorprendentemente alti, superiori a quelli della media dei compagni di squadra.
Le erano piaciuti sin da subito. Alti, fisici scolpiti, spalle larghe e fianchi snelli: incarnavano perfettamente il fascino atletico. Ma non era solo una questione estetica. Sergio e Renato avevano anche un modo garbato e rispettoso di porsi. Niente atteggiamenti da star, nessuna arroganza. Ascoltavano, partecipavano, e alla fine di ogni lezione si fermavano spesso al suo banco, con la scusa di fare due chiacchiere. Un’abitudine leggera, quasi innocente. Eppure, Silvia si accorgeva che quelle pause le lasciavano sempre addosso una strana vibrazione.
E poi c’era Noemi. La timida, riservata Noemi. Sembrava così giovane, quasi fuori posto rispetto agli altri. I suoi abiti erano sempre impeccabili, sobri ma di qualità: niente jeans sdruciti o magliette scolorite come la maggior parte degli studenti serali. No, Noemi indossava sempre un vestito. Un tocco elegante, forse anche un po’ troppo formale per un corso estivo, ma che sembrava calzarle a pennello.
Aveva dei bei capelli rossi, lunghi e curati, occhi verdi vivaci e un viso punteggiato da leggere lentiggini che le davano un’aria ancora più delicata. Si sedeva sempre in prima fila, composta, attenta. Parlava poco, e solo quando interrogata. Ma quando lo faceva, la sua risposta era sempre precisa, lucida, quasi impeccabile. Silvia l’aveva subito considerata una delle studentesse più brillanti del gruppo.
Proprio per questo rimase sorpresa quando, durante il test, notò che Noemi era l’unica ancora con la testa china sul foglio. Gli altri avevano già terminato e stavano consegnando i compiti, uno dopo l’altro. Ma Noemi sembrava bloccata, lo sguardo fisso, la penna che si muoveva a fatica. Qualcosa non tornava, e Silvia lo percepì come una piccola dissonanza nel quadro perfetto che si era costruita su di lei.
Sergio e Renato si avvicinarono alla cattedra e posarono i loro test davanti a Silvia.
“Tutto fatto, Professoressa Moretti”, disse Sergio con un sorriso, assumendo naturalmente il ruolo di portavoce.
Silvia alzò lo sguardo e li guardò entrambi, accennando un sorriso complice.
“Scommetto che avete fatto bene.”
“Oh, assolutamente,” rispose lui con finta modestia. “E se per caso abbiamo sbagliato le stesse domande, è solo perché studiamo insieme.”
I due si scambiarono uno sguardo malizioso, ridacchiando come se condividessero un segreto.
“Ne sono certa, ” replicò Silvia, lasciando trapelare un filo di ironia, prima di lasciarsi andare a una breve risata. Sapeva bene che non avevano bisogno di copiare: erano svegli, preparati, e con quella leggerezza tipica di chi sa di piacere. Per un istante si sentì più matura, quasi una figura da romanzo, osservando quei volti giovani e sorridenti. Ma bastò incrociare il loro sguardo che scivolava con disinvoltura sulle sue gambe per farle sentire tutt’altro che una professoressa di lungo corso.
La sua gonna, senza che se ne fosse accorta, si era sollevata un po’, lasciando scoperte le cosce. Un piccolo fremito le corse lungo la schiena, sottile come un’eco proibita. Involontariamente, o forse no, allargò leggermente le gambe, sentendo il tessuto sfiorarle appena.
“È vero, facciamo tutto insieme,” disse Sergio, lanciandole un’occhiata fugace ma eloquente. “Usciamo persino con la stessa ragazza.”
Questa volta fu Renato a ridere con gusto, come se quel dettaglio fosse solo uno dei tanti scherzi tra amici.
“Ma lei preferisce me,” aggiunse, strizzando l’occhio a Silvia con tono giocoso.
Silvia inclinò appena la testa, un sorriso enigmatico sulle labbra. Sapeva che stavano provocando, e che a modo suo, stava rispondendo al gioco.
"Ehi professoressa, perché non viene a vedere un nostro match qualche volta?" disse Sergio a Silvia, continuando a scherzare. "Poi potremmo prendere un drink a fine partita. Sarebbe fantastico un doppio appuntamento. O forse un triplo?"
"Caspita, caspita, cosa ne penserebbe mio marito?" scherzò Silvia. Di nuovo, un leggero brivido la percorse mentre guardava i volti sorridenti dei due bei ragazzi. Sapeva che quel tipo di conversazione era inappropriato con gli studenti, ma ormai la classe era quasi vuota.
"Sono sicuro che non gli dispiacerebbe", rispose Sergio. "Siamo sempre dei gentiluomini."
"Bene, allora glielo chiederò", rispose Silvia.
"Fantastico! Sono sicuro che te lo permetterà", disse Sergio con un gran sorriso. "Beh, dobbiamo scappare. Appuntamento bollente!" I due ragazzi uscirono dalla stanza, spingendosi e scherzando.
Improvvisamente, Silvia sentì un brivido umido tra le cosce mentre guardava i due giovani ragazzi in forma andarsene. Bel sedere, pensò. Quando tornò a guardare l'aula, era rimasta solo Noemi, ancora impegnata con il suo compito. "Tutto bene, Noemi?"
"Sì, io, io ehm, ho solo bisogno di altri pochi minuti."
"Va bene, ti do altri dieci minuti", disse Silvia, alzandosi, sistemando i fogli e riponendoli nella valigetta. Poi girò intorno e si appoggiò all'angolo della scrivania, aspettando che Noemi finisse. Silvia notò che Noemi continuava a lanciarle occhiate e che non sembrava scrivere. Mordicchiava nervosamente la punta della pena. È una ragazza così carina, pensò Silvia. Stasera, i suoi capelli rossi erano acconciati a riccioli. I riccioli a volte le ricadevano sul viso in modo grazioso. Noemi indossava un abito estivo giallo acceso con spalline sottili legate con fiocchi sulle spalle. Silvia notò che non aveva il reggiseno. Non ne aveva bisogno. Il suo seno prosperoso, candido, si ergeva senza bisogno di alcun sostegno.
Salì con lentezza sulla scrivania, con un gesto morbido ma intenzionale, lasciando che la gonna si sollevasse, godendosi lo sguardo che sentiva posarsi sulle sue gambe scoperte. Si sedette proprio di fronte a Noemi, accorciando le distanze con una naturalezza calcolata. Questa volta, quando la ragazza alzò gli occhi, il suo sguardo indugiò.
Silvia avvertì un brivido attraversarle il corpo quando si accorse che quegli occhi erano fissi sulle sue cosce, lì dove la pelle nuda si mostrava sopra l’orlo delle calze autoreggenti. Il cuore le accelerò il ritmo, mentre una tensione silenziosa ma intensa sembrava invadere la stanza. Lentamente, sciolse le gambe, lasciandole aprirsi con misurata lentezza.
Noemi non distolse mai lo sguardo. Silvia la osservava, percependo in quell’attenzione muta qualcosa di carico, profondo, quasi ipnotico. Sapeva che era una follia, ma in quel momento, con il desiderio che le scorreva sottopelle come corrente viva, smettere era semplicemente impossibile.
Il cuore le martellava nel petto. Nell’aria c’era qualcosa di denso, carico, una tensione palpabile che sembrava crescere a ogni secondo. Silvia sentì il desiderio insinuarsi tra i battiti e le ciglia, quel tipo di desiderio che non si può dissimulare con un sorriso professionale.
Senza dire nulla, e forse senza nemmeno pensarci davvero, lasciò che le gambe si sciogliessero lentamente, aprendosi in un gesto misurato, quasi naturale. Ma niente, in quell’istante, era lasciato al caso. Osservava Noemi con attenzione, cogliendo ogni minimo segnale. Gli occhi della ragazza non si staccavano dalle sue cosce, come ipnotizzati.
Un brivido caldo le salì lungo la schiena. Era perfettamente consapevole di ciò che stava facendo. Eppure non riusciva, e forse non voleva, fermarsi.
Gli occhi della ragazza si spalancarono, ma non abbandonarono mai le sue gambe, fissando l'apertura tra le sue cosce.
Sentendosi sfacciatamente audace, Silvia rimase seduta sulla scrivania con le gambe ancora aperte, lasciando che l’attimo si prolungasse. Si sentiva esposta, sì, ma anche incredibilmente viva. Era come se potesse percepire fisicamente lo sguardo di Noemi indugiare tra le sue cosce, lì dove il tessuto non copriva più nulla. Sapeva di essere bagnata, gonfia di desiderio, e quella consapevolezza la faceva tremare dentro.
Nella stanza, il silenzio era carico di tensione. Il respiro di Noemi era diventato più rapido, il petto le si sollevava ritmicamente sotto il vestito, e un leggero rossore le colorava il volto. Silvia colse ogni dettaglio con un brivido: la tensione tra loro non era più immaginata. Era reale. Palpabile. E stava crescendo.
“Il tempo è scaduto, tesoro,” annunciò Silvia con un leggero rammarico nella voce, che riecheggiò nell’aula ormai silenziosa.
Noemi sussultò, distogliendo per la prima volta lo sguardo dalle gambe di Silvia. Alzò gli occhi verso di lei, visibilmente imbarazzata e con il volto ancor più arrossato.
“Io, ehm, ho finito,” balbettò, porgendole il foglio mentre iniziava a raccogliere i suoi libri.
“Sembri un po’ agitata, Noemi. Il test ti è sembrato troppo difficile?” chiese Silvia con dolcezza.
“No, no, andava bene. Solo, avevo bisogno di un po’ più di tempo, niente di più.”
All’improvviso un impulso la spinse a fare un passo oltre la formalità.
“Senti, stavo per tornare a casa, ma ti andrebbe di mangiare qualcosa? C’è un bel pub a pochi minuti da qui.”
Noemi sembrava sorpresa, quasi sbalordita.
“Ehm, sì, certo,” rispose con un filo di esitazione nella voce, incapace di nascondere la meraviglia.
“Dammi solo un attimo per preparare le mie cose, arrivo subito.” Silvia si affrettò a raccogliere i documenti rimasti nella valigetta, poi raggiunse Noemi che l’aspettava già alla porta.
Arrivate al parcheggio, Silvia stava per invitare Noemi a seguirla a piedi, ma il suo sguardo cadde sulla vecchia macchina malconcia della ragazza.
Silvia aprì la serratura della sua BMW e insieme salirono a bordo.
“Bella macchina,” commentò Noemi con ammirazione. “Vorrei potermi prendere una così quando avrò un po’ di soldi.”
Le due chiacchierarono mentre si avviavano verso il pub. Trovarono un tavolo appartato e ordinarono un piatto di pennette al salmone affumicato per entrambe, accompagnato da un vino bianco freddo. Quando il cibo arrivò, Silvia osservò Noemi mangiare con un appetito quasi vorace, come se non avesse messo nulla sotto i denti da giorni.
Dai pochi commenti che la ragazza lasciava scappare, Silvia capì subito che la situazione economica di Noemi non era delle migliori.
“Quindi frequenti l’università con una borsa di studio?” chiese con gentilezza.
“Sì, professoressa Moretti. Purtroppo non potrei mai permettermi una università come questa da sola,” rispose Noemi, assaporando con piacere ogni forchettata.
“Qui però puoi lasciar perdere il ‘professoressa’, no? Silvia andrà benissimo,” la rassicurò Silvia con un sorriso amichevole.
“Va bene, Silvia,” replicò Noemi, il suo sorriso si fece più luminoso e i suoi occhi verdi scintillarono di un’inaspettata vivacità.
Silvia vedeva un fuoco in quegli occhi. Cosa bruciava? si chiese. Era il desiderio di fare qualcosa di sé, o solo il desiderio? Doveva scoprirlo. "Parlami di te, Noemi", disse Silvia mentre iniziava a mangiare.
“Beh, sono cresciuta in provincia di Cremona. Mia madre è morta quando avevo dodici anni, e mio padre, mio padre non si è mai davvero ripreso. Vivevamo in una piccola fattoria, lui era agricoltore. Dopo la morte di mia madre, papà non è riuscito a mandare avanti la fattoria, così alla fine abbiamo dovuto venderla. Sono andata a vivere con i miei zii a Lodi.”
Improvvisamente, Noemi si fermò, il viso che si tinse di un rossore improvviso.
“Cosa c’è che non va?” chiese Silvia, con voce dolce.
“No, non volevo raccontarti tutto questo,” ammise Noemi, abbassando lo sguardo.
“Ma io voglio ascoltare, ti prego, continua.”
“Va bene, me l’hai chiesto,” sospirò. “I miei zii facevano il possibile, ma avevano quattro figli e pochi soldi da dedicare a me. Così ho dovuto lavorare sodo, e per fortuna ho vinto una borsa di studio per quattro anni qui. Voglio laurearmi in giurisprudenza, ma non sono sicura di potermelo permettere davvero.”
Noemi si interruppe di nuovo, fissando a lungo il tavolo davanti a sé. Poi rialzò lo sguardo, questa volta con una determinazione nuova negli occhi.
“Voglio guadagnare abbastanza da poter comprare una fattoria per mio padre,” continuò, mentre un sorriso illuminava il suo volto. “E una BMW,” aggiunse con una punta di leggerezza.
“Poi chiamerò mio padre, e lui potrà aiutarmi con la fattoria. Cioè, se è ancora in giro. Non sta attraversando un buon periodo, credo che beva troppo.”
Silvia vide una lacrima formarsi all’angolo dell’occhio di Noemi, scivolare lenta sulla guancia. Il cuore le si strinse per quella ragazza così fragile e forte allo stesso tempo.
“Sono sicura che riuscirai a ottenere tutto quello che desideri. Non lasciarti scoraggiare. Sai, ci sono anche opportunità di borse di studio proprio per la facoltà di giurisprudenza,” le disse con calore.
“Sì, dovrei informarmi meglio, ma non ho avuto molto tempo ultimamente. Lavoro in un centro commerciale cinque giorni a settimana, e questo mi porta via un sacco di energie. Il resto lo passo a studiare, e ho dovuto impegnarmi davvero tanto per mantenere alti i voti.”
Silvia si accorse che, mentre parlavano, la sua simpatia per Noemi cresceva sempre di più. Era chiaro che quella ragazza era una lavoratrice instancabile, capace di trasformare le difficoltà in forza. Ascoltava ogni dettaglio della sua vita con attenzione, sorridendo ogni tanto, rapita dall’energia vitale che traspariva da lei.
“E questo è tutto,” concluse Noemi, quasi con un sospiro.
“E i ragazzi?” chiese Silvia, incuriosita.
“No, non ho molto tempo per loro. E poi, non so nemmeno quanto mi piacciano,” rispose Noemi, fissandola dritto negli occhi.
C’era qualcosa di indefinito, una piccola agitazione nell’aria. Silvia sentì una scossa attraversarla, improvvisa e intensa.
“Non ti piacciono i ragazzi?” domandò, con voce più bassa.
“No, non è che, ” Noemi esitò. “Non ho molta esperienza con loro. Sono troppo impegnata per pensare a queste cose. E poi, io, io sono differ—” Si fermò di colpo, turbata, come se avesse rivelato troppo.
Silvia fissò Noemi negli occhi, sentendo il contatto leggero delle loro ginocchia sotto il tavolo. Per un istante pensò di spostare il suo ginocchio, ma decise di lasciarlo lì, godendo di quel calore che le attraversava. Quel semplice sfiorarsi le fece pulsare un desiderio che conosceva bene, ma che ora si faceva più forte, più urgente.
Con il cuore che le batteva forte, osò finalmente rompere il silenzio.
“Noemi, in classe, stavi guardando il mio vestito?” La sua voce era un soffio, quasi un invito.
Gli occhi di Noemi si spalancarono, colti alla sprovvista. La bocca si aprì, ma nessun suono uscì subito.
Silvia trattenne il respiro, fissandola con intensità, come cercando di leggere ogni pensiero nascosto.
Alla fine, Noemi abbassò lo sguardo, arrossita, e con un filo di voce, quasi un sussurro confidente, disse:
“Sì, ti guardavo.”
Il cuore di Silvia accelerò. Fece un passo ancora più vicino, la voce appena più calda, più roca.
“E ti è piaciuto ciò che hai visto, Noemi?”
Il silenzio si fece denso, poi lei rispose, ancora più piano, quasi tremando:
“Sì, tanto.”
Questa volta Silvia avvicinò leggermente il viso al suo, percependo il respiro caldo di Noemi.
“Sei sincera?” mormorò, sfiorandole appena la mano sotto il tavolo.
“No, non lo sono mai stata così,” confessò Noemi, il rossore sul volto diventando più profondo, ma con uno sguardo che parlava più di mille parole.
“Noemi, ti chiederò di fare una cosa,” sussurrò Silvia, la voce bassa e vibrante di un’emozione trattenuta. “Se dici di no, nessuno ne parlerà mai più. Ma se accetti, ne parleremo ancora un po’.”
Gli occhi di Noemi si spalancarono, un’espressione mista di sorpresa, confusione e paura che le attraversò il volto in un istante.
Silvia la fissò senza distogliere lo sguardo, il cuore che le martellava nel petto, mentre pronunciava quella frase carica di un desiderio proibito:
“Noemi, voglio che ti tolga le mutandine e me le dia.”
Trattenne il respiro, sospesa in un attimo eterno, in attesa di una risposta.
Noemi rimase immobile, gli occhi grandi e spalancati, fissi su di lei come magnetizzati. Il rossore le saliva dal collo fino al petto, il respiro si fece più corto. La mano tremante afferrò un tovagliolo, con cui si asciugò la bocca. Deglutì, nervosa, guardò intorno come cercando una via di fuga, poi si dimenò sulla sedia, quasi incapace di restare ferma.
Silvia percepì ogni battito accelerato, ogni esitazione, e dentro di sé un conflitto devastante. La sua mente razionale gridava all’allarme: quanto era pericoloso, quanto fragile era quel confine che stava per oltrepassare. Un passo falso e tutto sarebbe potuto finire nel peggiore dei modi.
Eppure, non riusciva a fermarsi. L’adrenalina scorreva nelle vene come un fuoco ardente, e quel desiderio proibito, quel brivido di trasgressione, l’avevano ormai inghiottita completamente.
Dopo una lunga pausa carica di silenzio, Noemi si chinò lentamente, il respiro affannato che tradiva il nervosismo. Le mani tremanti si infilarono sotto il vestito, sfiorando la pelle calda e vulnerabile. Con estrema delicatezza sollevò il tessuto e, quasi con timore reverenziale, si sfilò le mutandine, evitandole lo sguardo mentre gliele porgeva, accartocciate e fragili tra le dita.
Silvia si sporse verso di lei, il cuore che batteva forte, e con sicurezza prese quel dono intimo tra le mani. Lentamente aprì il tessuto setoso, portandolo al viso. Inspirò a fondo, lasciandosi avvolgere da quel profumo caldo, umido, carico di un desiderio silenzioso ma esplosivo. Un sorriso malizioso le sfiorò le labbra quando sentì il calore bagnato dell’inguine sfiorarle il naso, un richiamo irresistibile che le fece vibrare ogni fibra del corpo.
“Hai un profumo che incanta,” sussurrò con voce roca e bassa, un sussurro carico di brama.
Gli occhi di Noemi si spalancarono, increduli e vulnerabili, mentre il suo respiro si faceva corto, rapido, quasi affannoso, come se avesse corso una maratona di emozioni proibite. Il corpo tremava visibilmente, tradendo un mix di timore e desiderio, la tensione palpabile che si faceva carne e sangue, intrecciando i loro destini in un istante sospeso e carico di elettricità.
"Noemi, mio marito è fuori città. Voglio che tu venga a casa con me", disse Silvia, e fece una pausa, guardandola di nuovo negli occhi. "Vuoi farlo?"
"Sì", rispose lei con voce sommessa e quasi timida.
"Aspetta qui un attimo. Devo fare una telefonata veloce."
"Pronto", disse Claudio al telefono.
"Claudio," sussurrò Silvia, "ho solo un minuto. Porto qualcuno a casa con me. Sposta la macchina dal vialetto. Sarò a casa tra dieci minuti."
"Perché sussurri?" chiese Claudio.
"Non posso parlare ora, tesoro", sussurrò. Poi aggiunse: "Claudio, potresti rimanere nell'armadio per un po' stasera. Ti amo. Ciao."
Claudio fissò il telefono silenzioso per qualche secondo. Improvvisamente, si rese conto che doveva sbrigarsi. Riattaccò e corse verso la macchina.
Noemi e Silvia camminarono verso il parcheggio in silenzio. Sembravano entrambe calme. Tuttavia, dentro di loro, i loro cuori battevano all'impazzata. Per Silvia era il brivido della seduzione; per Noemi, era un sogno segreto che si avverava.
Silvia fece salire Noemi in macchina e si sedette al posto di guida. Accese il motore, ma non partì. Girandosi sul sedile, guardò la timida ragazza seduta nervosamente accanto a lei. Si sporse e le scostò delicatamente un ricciolo di capelli dal viso. Poi le fece scivolare un'unghia rosso vivo lungo la guancia, raschiando delicatamente la pelle morbida. Sentì Noemi rabbrividire, mentre l'unghia le percorreva la guancia, il collo e la spalla. Quel tocco delicato e sensuale le fece venire la pelle d'oca.
Noemi iniziò a dimenarsi sulla sedile mentre la donna anziana le passava delicatamente l'unghia sulla spalla. Poi, sentì che si fermava e sentì un leggero strattone al fiocco che teneva sollevata una spallina del suo vestito. Girò la testa e vide che il dito era dentro un anello del fiocco. Guardò Silvia con timore ed eccitazione.
Silvia tirò il fiocco verso di sé molto lentamente, dando ad Noemi il tempo di protestare. Non pronunciò parola, tirò un po' più forte, con il dito che le tremava. Il laccetto si srotolò lentamente, quasi al rallentatore. Poi, all'improvviso, il sottile cordino di cotone si slacciò, lasciando cadere il lembo del suo vestito.
Noemi inspirò bruscamente, sentendo il vestito scivolarle giù. Era trattenuto precariamente da un seno prosperoso.
La mano di Silvia si spostò lentamente sull'altra spalla, sfiorando delicatamente la pelle morbida con il dito. Di nuovo, inserì il dito nel fiocco e tirò lentamente finché il fiocco non fu quasi slegato, poi si fermò. Guardò i begli occhi verdi di Noemi. Con gli occhi fissi nei suoi, diede un ultimo strattone. Il fiocco si slacciò, lasciando cadere la parte anteriore del piccolo prendisole di Noemi, lasciando entrambi i seni scoperti.
"Oh Dio", gemette Noemi, immobile per lo shock. La sua mente correva e il suo corpo tremava mentre lottava contro l'impulso di tirarsi su la maglietta. Sapeva di volerlo, ma era spaventata e rabbrividiva come un passero spaventato. In qualche modo sapeva che quello era un punto di svolta nella sua vita.
Lo sguardo di Silvia si spostò sul suo seno ora scoperto. Lo fissava con palese lussuria.
Il seno di Noemi era perfettamente rotondo, con lentiggini sparse sulla superficie. Gli splendidi globi erano grandi come arance, appoggiati perfettamente sul suo petto. I capezzoli sodi erano rosa, lunghi e contornati dai suoi areole grandi quanto un quarto di dollaro.
Silvia sentì Noemi tremare mentre si allungava e le metteva una mano dietro la testa. La tirò a sé finché le loro labbra non si sfiorarono. Silvia esitò, aspettando che lei mostrasse qualche segno di resistenza, o di sottomissione. Quando vide gli occhi di Noemi chiudersi e la bocca aprirsi, non poté resistere. Premette le labbra sulle sue.
Entrambe le donne gemevano contemporaneamente.
Le labbra di Noemi, calde e vellutate, si arrendevano al tocco famelico di Silvia, che le esplorava con una passione bruciante. La lingua di Silvia si insinuò, audace, nella bocca socchiusa di Noemi, accendendo un fremito elettrico quando Noemi, con un sussurro roco, iniziò a succhiarla, avida. Le loro lingue si intrecciavano in un duello febbrile, mentre la mano di Silvia scivolava lungo la spalla di Noemi, scendendo lenta fino a reclamare la curva piena di un seno.
Un gemito profondo sfuggì a Noemi quando le dita di Silvia si chiusero sul suo seno, stringendo con una pressione possessiva che esaltava la carne morbida e turgida. Un’ondata di desiderio travolse Noemi, facendole girare la testa, il mondo ridotto a un vortice di sensazioni: la bocca umida e insaziabile di Silvia, la sua mano che accendeva ogni nervo, il calore che le consumava entrambe in un’estasi senza confini.
Silvia sentiva il cuore di Noemi martellare contro il suo palmo, un battito selvaggio, come ali di un uccello in trappola. Le sue dita danzavano sul seno, stringendo la carne calda e turgida, inseguendo con urgenza il capezzolo eretto. Le loro bocche si divoravano, lingue intrecciate in un bacio famelico, mentre Silvia pizzicava il capezzolo, l’unghia che graffiava appena, scatenando un gemito spezzato, un grido di piacere che vibrava nell’aria.D’un tratto, Silvia si staccò, il respiro corto, gli occhi accesi. "Andiamo," sibilò, la voce un ringhio di desiderio. Afferrò Noemi, trascinandola verso l’auto. Le gomme stridettero, sputando ghiaia in una nube furiosa, mentre l’auto schizzava via dal parcheggio, l’asfalto che urlava sotto la loro corsa, spinta da una tensione che bruciava come fuoco.
Noemi rimase seduta in un silenzio sbalordito, con il vestito ancora in vita e il seno ancora scoperto mentre guidavano veloci lungo la strada. Si lasciò cadere sul sedile, sperando di trovare un po' di protezione dagli sguardi delle auto di passaggio. Eppure, non si mosse per coprirsi. Il suo corpo formicolava in tutto il corpo e sentiva ancora le labbra di Silvia sulle sue e la sua mano sul seno.
Silvia lottava disperatamente per mantenere la velocità entro i limiti. L'ultima cosa che voleva era essere fermata da un poliziotto. Tuttavia, trascorreva il tempo guardando la strada e la ragazza sexy e seminuda seduta accanto a lei.
Le luci delle auto di passaggio e dei lampioni mettevano in risalto il seno nudo di Noemi, che era seduta immobile sul sedile.
Sembrò un viaggio interminabile, carico di attese e silenzi carichi di significato, prima che finalmente imboccassero il vialetto di casa di Silvia. Senza dire una parola, lei premette il telecomando e aprì la porta del garage, poi guidò l’auto al suo interno con gesto deciso.
Appena le saracinesche si chiusero alle loro spalle, un senso di sollievo e complicità la avvolse. Il cuore batteva all’impazzata, la mente non riusciva più a ragionare con chiarezza. Il desiderio era ormai troppo forte per lasciar spazio alle preoccupazioni.
Nemmeno pensò alle conseguenze, ai vicini, a chi avrebbe potuto notare la ragazza, ancora seminuda, nel sedile accanto al suo. In quel momento, tutto ciò che contava era il battito accelerato del cuore, il respiro caldo nell’abitacolo, e quella tensione magnetica che sembrava consumarle dall’interno.
Una volta al sicuro nel garage, Silvia corse verso la portiera del passeggero mentre Noemi si sedeva al suo posto. La aprì e allungò la mano per prenderle la mano. Tirò in piedi la ragazza stordita e la abbracciò. Silvia non riuscì a reprimere un gemito quando i morbidi seni nudi di Noemi le premevano contro il petto. Le loro labbra si incontrarono in un bacio appassionato.
Noemi non riuscì a resistere al fascino di Silvia. Né lo voleva. Si abbandonò a lei, il suo corpo quasi collassò tra le sue braccia.
Le sue mani cercarono e trovarono i glutei sodi della ragazza. Li strinse, affondando le unghie con fermezza, ma senza violenza, nella morbida carne.
Questa volta il gemito di Noemi si perse nella bocca indagatrice di Silvia, soffocato dalle loro labbra che si contorcevano.
Silvia accompagnò Noemi velocemente in casa, lasciando la portiera della macchina e quella della cucina aperte per sbaglio. Trascinò la ragazza, che non opponeva resistenza, attraverso la cucina e su per le scale. Strinse la mano di Noemi in modo rassicurante mentre la conduceva in camera da letto. Silvia non prestò attenzione alla porta dell'armadio né al marito seduto dietro lo specchio.
Claudio quasi sobbalzò dalla sedia quando vide sua moglie accompagnare la giovane rossa nuda in camera da letto. Si aspettava tutto tranne questo. Osservò con eccitazione la moglie accompagnare la ragazza, molto nervosa, al letto e invitarla a sedersi.
Silvia si fermò davanti ad Noemi e si portò le dita alla camicetta. Le tremavano le dita mentre iniziava ad aprirla. Quando fu aperta, coprendole a malapena il seno, se la sfilò dalle spalle, lasciandola cadere sul tappeto dietro di sé. Sentiva gli occhi di Noemi sul suo petto, quasi bruciandole la carne. Ogni nervo del suo corpo sembrava in fiamme; la sua vagina gocciolante pulsava e i capezzoli le formicolavano. Poi infilò le dita nella cintura della gonna e la spinse lentamente sui fianchi, lasciandola cadere a terra.
Lo sguardo di Noemi si spostò rapidamente dal seno alla vagina rasata della sua professoressa. Trattenne il respiro per la sorpresa quando vide il suo sesso perfettamente rasato. Fissò le labbra interne gonfie, ora molto gonfie e luccicanti per l'eccitazione. Improvvisamente, fu affascinata dalle dimensioni delle sue labbra. Sapeva che le sue erano molto più piccole, appena visibili tra le grandi labbra esterne e i radi peli rossi dell'inguine. Tuttavia, Noemi non aveva nulla con cui fare paragoni. Non aveva mai avuto l'opportunità di guardare la vagina di un'altra donna.
"Sdraiati", sussurrò Silvia inginocchiata ai piedi di Noemi.
Noemi obbedì in silenzio. Poi, sussultò quando Silvia le sollevò le gambe e le allargò. Sentiva che Silvia la stava guardando. Non si era mai sentita così esposta, il viso le bruciava per l'imbarazzo. Eppure, il suo corpo pulsava di eccitazione.
Gli occhi di Silvia si posarono sull’intimità di Noemi, colta tra ombra e luce, in un silenzio quasi sacro. C’era qualcosa di profondamente naturale e disarmante in quel corpo esposto con fiducia: una bellezza nuda, autentica, che la fece trattenere il respiro. C'era un luccichio di liquido sui peli sul monte di Venere, ma a parte questo, le labbra esterne nascondevano i suoi tesori.
Noemi giaceva immobile, il viso rivolto di lato, gli occhi chiusi. Si morse piano il labbro, come per trattenere il turbinio che le si agitava dentro. Il suo respiro era lento, ma incerto, e il petto si sollevava a ritmo irregolare.
Attendeva. Cosa, forse non lo sapeva nemmeno lei. Ma il suo corpo lo sapeva.
Un brivido la attraversò quando sentì delle dita leggere sfiorarle l’interno coscia, come un tocco che non chiedeva il permesso, ma nemmeno imponeva. Solo un invito, sussurrato sulla pelle.
Le dita di Silvia le scivolarono lentamente lungo le cosce, avvicinandosi sempre di più al suo centro. Se la prendeva comoda, stuzzicando sia lei che Noemi. Quando raggiunse la parte superiore delle cosce della ragazza, le toccò delicatamente le labbra esterne del sesso. Vide i suoi fianchi contorcersi e sentì il suo corpo tremare. Poi, usò le dita per aprire delicatamente le labbra di Noemi.
Era come se stesse aprendo i petali di un fiore, osservando gli intricati dettagli della natura. Le labbra interne rosa del sesso di Noemi erano incollate insieme dal suo succo. I polpastrelli di Silvia le separarono, lasciando il lubrificante trasparente sospeso a fili attraverso il foro. Fissò le labbra rosa e pulsanti come se cercasse di memorizzare ogni dettaglio. Poi, fece un respiro profondo e chiuse gli occhi per il piacere, mentre sentiva l'odore dell'eccitazione di Noemi.
All'improvviso Silvia non poté più aspettare e la sua lingua uscì dalla bocca per premere sulla carne bagnata.
"Oh Dio, oh Gesù, ahhhhhh!!!" urlò Noemi quando sentì la lingua di Silvia spingersi nel suo buco.
"Mmmm!!!" gemette Silvia, assaporando il dolce succo di Noemi. La sua lingua e la sua bocca si riempirono rapidamente del sapore della ragazza. Poi, succhiò le sue delicate labbra come se stesse succhiando una succosa fetta d'arancia, il dolce nettare che le colava dalle labbra al mento.
Claudio non aveva una visuale ottimale dall'armadio perché le due erano di traverso rispetto a lui. Si sporse in avanti sulla sedia per vedere meglio mentre si accarezzava il cazzo eretto. Poteva vedere la testa di sua moglie muoversi su e giù tra le gambe della ragazza. Dal modo in cui la ragazza si dimenava, sapeva che Silvia stava facendo un buon lavoro. Era solo un po' sorpreso dalla rapidità con cui aveva imparato. Dopotutto, Silvia non aveva mai avuto un'esperienza con una donna prima di Letizia. Doveva essere naturale, pensò.
"Oh Dio, oh Dio, oh Dio!!!" gemette Noemi mentre il suo corpo iniziava a irrigidirsi. Si era data piacere molte volte pensando a quel momento. Tuttavia, era persino meglio di quanto avesse immaginato. Quando sentì le labbra di Silvia chiudersi intorno al suo clitoride e iniziare a succhiarlo, si chinò coraggiosamente e le afferrò la testa, stringendola forte. I suoi fianchi si sollevarono dal letto e lei si bloccò. Ogni muscolo del suo corpo si tese.
"Oh, oh, oh, oh", grugnì mentre iniziava a tremare e un orgasmo tremendo la travolse.
Silvia si aggrappò mentre il corpo di Noemi si dimenava sul letto. Le afferrò le cosce per tenerla ferma, mentre la sua bocca continuava a succhiarle il clitoride gonfio.
All'improvviso, Silvia sentì la propria vagina pulsare. Strinse le gambe, stringendo le labbra gonfie. Un brivido le corse lungo la schiena mentre un rapido orgasmo la percorse.
Quando Silvia riuscì di nuovo a pensare lucidamente, si rese conto che le mani di Noemi le avevano allentato la presa sulla testa. Il suo corpo giaceva sotto di lei, tremando dolcemente. Continuò a baciare a lungo i morbidi petali delle sue labbra sessuali, leccandone di tanto in tanto il succo. Presto, la sentì ricominciare a reagire. Ci fu un piccolo gemito e i suoi fianchi iniziarono a muoversi leggermente. Anche Silvia gemette e ricominciò a leccarla con passione.
Passò un'ora prima che Silvia finalmente tirasse fuori il viso impregnato di liquido saturo dalle gambe di Noemi. Aveva perso completamente la cognizione del tempo e del numero di volte in cui Noemi era venuta. Sorrise alla ragazza, con la faccia unta di liquido.
"Lasciami andare a lavarmi", disse Silvia.
“No”, sussurrò Noemi e aprì le braccia a lei.
Silvia si spostò sul letto e si lasciò abbracciare da lei. Le loro labbra si unirono immediatamente.
Quando si separarono, Noemi sembrò di nuovo timida, come se avesse qualcosa da dire. "Potresti, potresti, ehm, insegnarmi?" disse, mentre il suo viso si colorava di nuovo di quel bel rossore.
"Ti insegno cosa?" disse Silvia come se non capisse cosa intendesse. Voleva sentirglielo dire.
"Per, sai, per darti piacere."
"Dimmi, dimmi che vuoi leccarmi la figa", disse Silvia, e quelle parole la eccitavano tanto quanto Noemi.
"Io, io, voglio leccare la tua figa", disse Noemi esitante.
Silvia si alzò e si spostò sul letto. Prese un cuscino e se lo mise sotto i fianchi, poi allargò le gambe. "Vieni qui e mettiti tra le mie gambe, in ginocchio", disse. Sembrava più un ordine di quanto intendesse.
Noemi obbedì, muovendosi rapidamente finché non si ritrovò in ginocchio tra le gambe di Silvia, in attesa di istruzioni. I suoi occhi fissavano la vagina sollevata di Silvia. Poteva vedere che le labbra erano ancora piene di sangue e pulsavano. C'era un'incredibile quantità di liquido che ricopriva la superficie, facendole brillare tutta la zona pubica. Le labbra esterne erano lisce e morbide, senza un'imperfezione. Era più bello di quanto osasse persino sognare.
"Usa la lingua prima sulle mie cosce e intorno alla mia figa. Procedi lentamente e stuzzicami con la lingua prima di succhiarmi le labbra in bocca. Succhiale delicatamente e poi mordile leggermente. Spingi la lingua nel mio buco e poi succhialo con la bocca . Prenditi il tuo tempo e fai quello che pensi mi possa piacere, ma evita il mio clitoride finché non sarai pronta a farmi raggiungere l'orgasmo."
Poi Silvia si sdraiò sul letto e aspettò, con le ginocchia piegate e le cosce ben divaricate.
Noemi rimase seduta a fissare il cavallo sollevato di Silvia. Poteva vedere il succo che colava dal buco e le colava tra le guance. Lentamente, si portò ai gomiti, allargando ulteriormente le cosce di Silvia. Come le era stato detto, iniziò a leccare delicatamente la carne calda della coscia di Silvia, prima una, poi l'altra. Avvicinandosi alla vagina, iniziò a sentire il sapore del succo che le colava lungo le cosce e sentì l'odore della sua eccitazione. L'odore iniziò a farle girare la testa. Era muschiato ma dolce e diverso da qualsiasi altro odore avesse mai sentito prima. La sua vagina aveva ricominciato a pulsare.
Silvia aveva gli occhi chiusi e gemeva sommessamente. Le tremavano le gambe e desiderava disperatamente afferrare la testa della ragazza e infilarsela nell’inguine. Tuttavia, si trattenne, aspettando che Noemi prendesse l'iniziativa. Sentì la lingua salire sopra la vagina e poi leccarle il ventre, facendola tremare e sussultare. Poi, sentì il suo respiro sulle labbra gonfie. Inspirò profondamente e aspettò. "Ohhhhhhhh!!! Oh Gesù, oh Dio", gemette mentre Noemi apriva la bocca e le succhiava la carne dentro.
Noemi gemette piano, un suono profondo, come se le salisse dal centro del petto. Le sue labbra cercarono quelle di Silvia con fame crescente, esplorandole prima con delicatezza, poi con un’intensità che sorprese entrambe. I movimenti erano istintivi, guidati dal desiderio più che dal pensiero, e Silvia sentì un fremito attraversarle i fianchi, come un’onda calda che partiva da quel punto di contatto.
A un certo punto, Noemi si ritrasse appena, tenendo le labbra di Silvia tra le sue, come a volerle trattenere ancora un istante, prima di lasciarle andare con un gesto quasi giocoso. L’aria tra loro sembrava carica di elettricità, e Silvia gemette piano, incapace di trattenere il piacere che la stava travolgendo.
Allora Noemi lo fece di nuovo, come per assaporare ogni reazione, ogni vibrazione nascosta nella pelle, e Silvia capì che la ragazza non era più solo allieva, ma complice di un desiderio che ormai aveva preso il controllo.
Presto, Noemi stava succhiando e leccando la sua amante come se l'avesse fatto un milione di volte. Tuttavia, non l'aveva ancora penetrata. Infine, spinse le gambe di Silvia al petto, quasi trasformandola in un doppio. Poi, usò le dita per allargare le labbra carnose. Alzò lo sguardo verso Silvia, i suoi begli occhi verdi scintillanti. Con la lingua fuori dalla bocca il più possibile, abbassò la testa, tagliando le pareti viscide ed entrando nel corpo della sua amante.
"Oh Signore, Noemi," urlò Silvia mentre la ragazza cominciava a usare la lingua come un pene, spingendola dentro e fuori.
La stanza si riempì improvvisamente del suono di risucchio della bocca di Noemi sulla vagina di Silvia. Silvia tremava di desiderio. Voleva disperatamente la bocca di Noemi sul suo clitoride.
"Per favore, per favore Noemi", gemette.
Noemi sapeva cosa voleva. "Dimmi, dimmi cosa vuoi", sussurrò, ribaltando la situazione a Silvia.
"Per favore Noemi, succhiami il clitoride. Dio, succhialo", urlò Silvia, quasi in preda al panico.
Noemi aprì la bocca e succhiò il clitoride gonfio all'interno.
"Ahhhhhhhh!!! Oddio, sto per, sì, sì, sì, ohhhhhh!!!" Silvia urlò e il suo corpo andò in convulsioni. Afferrò la testa della povera ragazza e le spinse i fianchi verso l'alto, nella sua bocca succhiante. Sembrava che nella testa di Silvia esplodessero fuochi d'artificio. Il suo orgasmo continuò senza sosta mentre la ragazza continuava a succhiare, senza mai staccare le labbra dal piccolo nodulo.
"Oh, Gesù Noemi", ansimò finalmente Silvia e allontanò delicatamente la testa riluttante della ragazza. Le tremavano ancora le gambe mentre teneva il viso di Noemi tra le mani, a distanza di sicurezza dal suo inguine ancora pulsante. Poi la sollevò e la prese tra le braccia. Le coprì il viso di baci in segno di apprezzamento. "Dio, è stato, è stato incredibile", disse Silvia senza fiato. "Wow! Devi averlo già fatto prima."
Noemi sorrise orgogliosa. "No, mai", disse, arrossendo graziosamente.
Silvia la tirò finché non fu tra le sue braccia. In pochi minuti, si addormentarono entrambe.
Claudio era seduto sulla sua sedia, a ripulirsi dopo aver raggiunto l'orgasmo tre volte. Era esausto e voleva dormire, ma non sapeva come uscire dalla stanza. Alla fine, si appoggiò allo schienale e si appisolò.
Diverse ore dopo, Claudio si svegliò di soprassalto. Quando aprì gli occhi, vide Silvia seduta sul viso di Noemi, il suo viso contratto dal piacere, gemiti che le uscivano dalle labbra. Tuttavia, dopo i tre orgasmi di Claudio, non aveva più energie. Si riaddormentò.
Erano circa le 5 del mattino quando si svegliò di nuovo e vide che le due donne dormivano sfinite, con i corpi nudi aggrovigliati. Sollevò il corpo irrigidito dalla sedia, aprì silenziosamente la porta e uscì dalla stanza. Percorse il corridoio fino a una camera da letto per gli ospiti, chiuse a chiave la porta e si addormentò.
(CONTINUA)
P.S. Un grazie di cuore per aver preso il tempo di leggere la nostra storia! Speriamo che vi abbia catturato l'immaginazione e vi abbia lasciato un ricordo piacevole. Se volete condividere le vostre impressioni, un commento o un like sarebbero molto apprezzati. Il vostro feedback è sempre prezioso per noi! A presto, con il prossimo episodio. Laura.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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